A story of the London fog
“I film muti sono la forma più pura del cinema”, afferma Alfred Hitchcock nella sua celeberrima intervista a Truffaut, e il suo
The lodger: a story of the London fog ne è un incantevole esempio. Questo film del '27 è a detta del maestro stesso “il suo primo vero film”, quello in cui per la prima volta riesce ad esprimersi pienamente. E' qui che per la prima volta il regista compare in un cameo (anzi, due), abitudine che non mancherà di reiterare in tutti i suoi film successivi... quattro decenni di capolavori che però non mi impediscono di ritenere questa una delle sue migliori opere in assoluto.
Nella nebbiosa Londra degli anni '20, un serial killer che si firma “the Avenger”, il vendicatore, uccide ogni martedì una giovane donna bionda. Tutta la città ne parla, molti ci scherzano sopra con leggerezza: che i fatti di cronaca nera appassionino le masse non è un fenomeno recente. Tra questi c'è anche una coppia di anziani che gestisce una pensione assieme alla bionda figlia Daisy, la quale si guadagna da vivere indossando sulle passerelle i caratteristici abiti e cappellini che andavano di moda allora.
Quando giunge un nuovo pensionante (un ipnotico
Ivor Novello con gli occhi contornati dalla matita nera), un giovane di una disarmante bellezza diafana e dal fascino ambiguo, Daisy piano piano se ne innamora e ne è ricambiata (giungono inaspettate alcune scene di un delicato romanticismo). Ma prima la madre, e poi il fidanzato respinto (che disgraziatamente è un poliziotto), cominciano a sospettare che quello strano giovane sia proprio l'assassino seriale che tutta Londra cerca...
Molti sono gli elementi che contribuiscono a rendere questo film memorabile: l'atmosfera londinese, lo stile anni '20, la musica azzeccatissima, la suspense che si mantiene a livelli altissimi dall'inizio alla fine, il senso di identificazione che si crea coi personaggi, le trovate del regista (in una scena vediamo dal basso il pensionante camminare nervosamente nella sua stanza attraverso il pavimento di vetro), lo humour che nei suoi film non manca quasi mai...
Insomma, se credete che i film muti non facciano per voi date una chance a The lodger: credo, e spero, che vi farà cambiare idea!