Difficile dare una risposta univoca, la casistica è molto ampia, sia in termini di riscontri oggettivi, sia per quanto concerne la teoria. Esistono (?) diverse forme di psicosi, ognuna con le sue caratteristiche proprie, e non tutte prevedono, come notava Bobbi, la labilità dei processi di pensiero, anzi. Importante è distinguere le due grandi biforcazioni della patologia, che a sua volte separa modalità e ragioni del delitto: da una parte siamo abituati a crimini brutali, efferati, dettati più dall'alterazione di un momento che non da una pianificazione antecedente al fatto, in questi casi di umore fortemente disturbato, la coscienza viene inibita in gran parte, tanto da non ritenere, in alcune circostanze, nessuna traccia mnestica dell'accaduto. Va detto che questo tipo di disturbo non si manifesta dal nulla, esistono sempre dei precedenti di comportamento violento, risalenti il più delle volte all'adolescenza. Tracce minime, trascurabili nel contesto della routine quotidiana, imputabili a cause specifiche e ritenute innocue, ma vi sono sempre episodi pregressi. A sentire un'altra teoria, ed è quella dell'analisi transazionale, forse la più interessante sorta dalla psicanalisi, v'è come una relazione vincolante tra i componenti di un gruppo, sia esso la famiglia od altro: Berne si riferisce a questo complesso di norme col termine gioco, ovvero la manipolazione di ognuno verso ognuno, nel tentativo di attuare un copione, è quindi possibile che all'interno di un nucleo profondamente immerso in certo tipo di gioco, possa darsi mutua compiacenza da parte dei familiari, a livello psicologico e non sociale: questo sarebbe il meccanismo della sottrazione all'evidenza.
Dall'altra parte, all'opposto dei disturbi dell'umore, abbiamo quelli della personalità. Chiaramente queste distinzioni prendono in considerazione l'alterazione prevalente, tutta la struttura del soggetto è comunque coinvolta. Con questo secondo tipo di disturbo però si giunge ad una certa complessità, qui possiamo riassumerla due filoni: l'io passivo e succube o l'io reattivo. In questo tipo di soggetto le funzioni intellettive e del pensiero possono conservarsi intatte, tanto da consentire la rappresentazione e poi esecuzione di un delitto spesso architettato sapientemente e poi capacità dissimulatorie eccezionali. Il mostro di Firenze e compagnia bella rientrano in questa categoria, così come anche i pedofili. Il pedofilo presenta spesso abilità sbalorditive nel procacciarsi le giovani vittime, e, dopo, nel discolparsi: davvero, sanno essere prodigiosi. In questo secondo caso, quindi, è molto più difficile per i familiari o chi per loro intuire un possibile problema di fondo, ricordiamo che abbiamo a che fare con persone dal grande controllo di sé sull'umore e sul pensiero, sono scaltri e guardinghi, e, di poi, ritorna comunque il motivo del gioco nelle loro relazioni, per cui è più semplice che un certo tipo di criminale venga svelato da esterni, piuttosto che da persone vicine.