Shoofly
Señora Memebr
Esiste una psichiatria ad indirizzo fenomenologico, che ha nulla da spartire con quelle psichiatria, a cui tu hai rivolto certe considerazioni.
to' giusto quella che ho tentato di difendere (poveretta) fino a poco fa....
Esiste una psichiatria ad indirizzo fenomenologico, che ha nulla da spartire con quelle psichiatria, a cui tu hai rivolto certe considerazioni.
O sarà che ho l'allergia a discorsi fatti in un certo modo?
Comunque, son d'accordo sul discorso. Ma il punto è: leviamo di mezzo la psichiatria, o la riformuliamo? Leviamo di mezzo la scienza (psichiatria, psicologia, ecc.), o la riformuliamo? Io ho visto riproporsi una psichiatria come scienza di un uomo non oggettivabile. Esiste una psichiatria ad indirizzo fenomenologico, che ha nulla da spartire con quelle psichiatria, a cui tu hai rivolto certe considerazioni.
ma perché partire dalla contrapposizione anormalità/normalità?
non sarebbe meglio partire dall'ESSERE (ciò che tenta la Daseinanalyse, per intenderci)?
Shoofly ha scritto:spesso l'impossibilità di trovare risposte nasce da domande mal poste...
Probabilmente ti sarai svegliato male, Apart; o, chi lo sa, sarà la luna piena.
O magari hai ragione, e mi serve lo psicanalista.
Siamo alle solite ..tra il dire e il fare
Data l'esigenza appena creatasi di una 'apertura di dialogo', direi che sto ancora aspettando.
non ha mai l'aura di normalizzare alcunchè ma di migliorare la qualità della vita di ogni singola persona
Difatti, qualche ora fa scrivevo alla Shoo queste parole
Ho anche spiegato le mie simpatie per la fenomenologia e l'esistenzialismo, proprio in forza del loro divincolarsi dalla psichiatria stessa per trasformarsi in qualcosa di simile alla filosofia. Heidegger ha colto nel segno introducendo il concetto di essere-nel-mondo, di progetto, e su questa linea si muove la psichiatria contemporanea.. basta leggere Basaglia per capire quali siano i principi e dove sia avvenuto lo stupro fattuale di tutto il sistema: applicarlo non è semplice come teorizzarlo. Tuttavia, se cambiano i metodi - e accade sempre, col tempo -, l'istituzione non muta la sua natura censoria e normalizzatrice. L'umano non è umano proprio quando dovrebbe esserlo.
Per quanto mi riguarda, ben venga la fenomenologia, ne farò oggetto di tesi, mica storie. Le ragioni le ho esposte prima: la sua validità sta nel discostarsi dalla psichiatria tradizionale. Laddove uno psichiatra kraepeliniano vedrebbe ovunque malattie mentali, il fenomenologo analizza in termini di progetto, di essere-nel-mondo, non nega e non patologizza la diversità se questa non presenta le caratteristiche della malattia: prima tra tutte, la sofferenza. In altre parole, tenta un rimedio al dolore, interviene su uno stato di disagio, non in via preventiva, a dire: non giudica.
Ma un problema per me difficilmente risolvibile rimane l'essenza stessa della psichiatria in quanto istituzione. Vogliamo darne una spiegazione in termini logici? Va bene. Il problema si fa ricorsivo: la vecchia storia su chi controlla i controllori e i controllori dei controllori e così via. E si fa scottante quando ci chiediamo se la scienza preposta a stabilire cosa scientificamente e giuridicamente è normale, sia normale in se stessa. La domanda è la stessa già fatta in precedenza: possiamo affermare che la normalità esiste? Se sì, chi deve curarsene?
Un commento così lo stavo aspettando.
Siamo sicuri che la tua attività, par la parte concernente la psichiatria, non cerchi di normalizzare? Chi decide quale sia la giusta qualità della vita? Scommetto che se abitassi in una stalla insieme a delle mucche pulciose, nessuno dei lettori di questo post esiterebbe a dichiararmi pazzo: quando io potrei benissimo non soffrire del mio stato ed essere anzi felice. Qui si innesta la psichiatria, a decidere in merito a quel che è pontificando su come dovrebbe essere. Quando tiri fuori il concetto di 'qualità della vita', non vai alla cieca, hai in mente quale possa essere, più o meno, l'obiettivo verso cui tendere. Ma ciò non è scontato. Non prenderesti mai in considerazione delle mucche pulciose, eppure la felicità di un uomo può anche passare da una stalla.
Un commento così lo stavo aspettando.
Siamo sicuri che la tua attività, par la parte concernente la psichiatria, non cerchi di normalizzare? Chi decide quale sia la giusta qualità della vita? Scommetto che se abitassi in una stalla insieme a delle mucche pulciose, nessuno dei lettori di questo post esiterebbe a dichiararmi pazzo: quando io potrei benissimo non soffrire del mio stato ed essere anzi felice. Qui si innesta la psichiatria, a decidere in merito a quel che è pontificando su come dovrebbe essere. Quando tiri fuori il concetto di 'qualità della vita', non vai alla cieca, hai in mente quale possa essere, più o meno, l'obiettivo verso cui tendere. Ma ciò non è scontato. Non prenderesti mai in considerazione delle mucche pulciose, eppure la felicità di un uomo può anche passare da una stalla.
Quindi dovrei credere nella voglia di stimolarmi alla ricerca di D.? Come no! Un po' come quando gli psichiatri si rivolgono a educatori e infermieri parlando di sindrome dissociativa, psicosi d'innesto, ecc. e di altre baggianate simili. Io lo vedo più come un esercizo di retorica, il suo, nonostante condivida pienamente il suo discorso. E' un'opinione. Mi sbaglierò.
Io sono un tecnico e con tale approccio mi avvicino ad un argomento che fa parte del mio lavoro quotidiano. Oramai si lavora in rete e sulle risorse relativizzando e personalizzando ogni intervento inserendolo in un progetto personale che non ha mai l'aura di normalizzare alcunchè ma di migliorare la qualità della vita di ogni singola persona utilizzando gli strumenti fattibili e disponibili in un approccio solitamente sistemico e multiprofessionale dove al centro e ad anello con gli altri sta proprio la persona gestore e fruitore dell'intervento stesso, intervento che diventa quindi dinamico dove la psichiatria è uno dei campi messi a disposizione del percorso riabilitativo ed è in condivisione con tutti gli altri.
Un commento così lo stavo aspettando.
Siamo sicuri che la tua attività, par la parte concernente la psichiatria, non cerchi di normalizzare? Chi decide quale sia la giusta qualità della vita? Scommetto che se abitassi in una stalla insieme a delle mucche pulciose, nessuno dei lettori di questo post esiterebbe a dichiararmi pazzo: quando io potrei benissimo non soffrire del mio stato ed essere anzi felice. Qui si innesta la psichiatria, a decidere in merito a quel che è pontificando su come dovrebbe essere. Quando tiri fuori il concetto di 'qualità della vita', non vai alla cieca, hai in mente quale possa essere, più o meno, l'obiettivo verso cui tendere. Ma ciò non è scontato. Non prenderesti mai in considerazione delle mucche pulciose, eppure la felicità di un uomo può anche passare da una stalla.
Sono daccordo con te. Al punto che sono convinto che nessun psichiatra (degno di essere considerato tale) si permetterebbe di fare diagnosi di malattia ad un uomo che decide di vivere con le mucche pulciose. Ma diversa cosa è la malattia mentale quando questa significa riduzione della libertà, del libero arbitrio. Pensiamo un attimo al disturbo ossessivo compulsivo, alla ritualità obbligata a cui è sottoposto il malato per ridurre la sua angoscia. Scusate ma se un farmaco riesce a liberare questo individuo dal suo stare male non credo che qualcuno possa gridare allo scandalo nell'usarlo. il problema della relazione tra medicina (non solo la psichiatria) ed istituzione è un problema enorme che viene strumentalizzato da ambo le parti.di sicuro non sta nè a me nè a te giudicarlo, tanto meno alla psichiatria, non ho la minima idea che cosa sia per te qualità della vita, come non ce l'ho per nessuno. Se la tua felicità sono le mucche che mucche siano, (perchè pulciose poi quando sono animali godibilissimi ed affabilissimi con cui vivere, mai giudicare) :MUCCA e poi la felicità di un uomo passa per la stalla, questo è un assioma.
Embè? Ti sembra poco? :sbav:
PS non ho voglia di discutere Apart...
Gli psichiatri non vanno a prendere le persone a casa loro obbligandole a fare terapia perché lo decidono la mattina appena svegli.
L'epoca della caccia alle streghe è finita da un bel pezzo!!
Quoto elisa e lillo al 100%
Il fatto è che le leggi non sempre vanno di pari passo con la scienza.
Apart ha scritto:D'accordissimo. E' una questione su cui pedagogia e filosofia dell'educazione si interrogano da chissà quanto. Eppure si educa, e si ritiene che bisogna educare. Ma chi ci autorizza a farlo? In nome di cosa? E sarebbe meglio non educare?
lillo ha scritto:Ma diversa cosa è la malattia mentale quando questa significa riduzione della libertà, del libero arbitrio. Pensiamo un attimo al disturbo ossessivo compulsivo, alla ritualità obbligata a cui è sottoposto il malato per ridurre la sua angoscia. Scusate ma se un farmaco riesce a liberare questo individuo dal suo stare male non credo che qualcuno possa gridare allo scandalo nell'usarlo.
Apart ha scritto:Ritornando alla caccia alle streghe, è vero, non esiste più, ma esistono ancora, nella riflessione e nella pratica della cura, modi (sottili) della psichiatria di manifestare il proprio dominio, e una certa distanza. E non soltanto nei confronti di coloro che vengono ancora chiamati pazienti.
E intendo essere provocatorio quando parlo della pedofilia. E' questa una malattia? Può un istinto essere una malattia? No, assolutamente no, la pedofilia, come tutte le alternative all'eterosessualità, è un mero orientamento: la sua - giusta - stigmatizzazione può aversi in sede giuridica, quando se ne condannino gli effetti e si constati il danno su un altro cittadino, nella fattispecie minore; l'essere intimamente dannosa per la società non ne conclude essere malattia, non ci autorizza a dichiararla anormale. E per ora qui mi fermo.
Qualcuno che dice le cose come stanno! Non mi stupisce, finora sei il solo ad avere qualcosa da dire.