24° Minigruppo - Kafka sulla spiaggia di Murakami Haruki

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francesca

Well-known member
Velmez,
hai proprio ragione su tutte le cose dei tuoi due post precedenti.
Anche a me Tamura rimane abbastanza antipatico come ragazzino, m devo dire che in questo forse è un personaggio riuscito, perchè se ci pensi bene gli adolescenti che sembrano sicuri di sé, anche un po’ arroganti, ma che in fondo in questo modo nascondono le proprie insicurezze, non sono tipi tanto simpatici.
E hai ragione anche sul fatto che Murakami sembra però non riuscire a caratterizzare bene i personaggi, perché tutti tutto il loro filosofeggiare sembra in realtà il corso dei pensieri di un’unica persona. Non so però se magari è un effetto voluto, un modo per intrecciare ancora di più le loro storie.
Però, nel caso di Hoshino questo tipo di caratterizzazione lo rende inverosimile.
Ieri ho finito il capitolo XXXVII proprio nel momento clou, quando finalmente Nakata arriva alla biblioteca!
Solo che questa alternanza delle storie funziona bene, si spezza il filo sempre sul più bello e ti viene sempre voglia di andare avanti.
Avevo quasi la tentazione di saltare a piè pari il capitolo di Tamura che segue, ma mi sono trattenuta. Poi avevo sonno e quindi ho lasciato andare del tutto.

Francesca
 

velmez

Active member
In effetti non è che Murakami non sia capace di caratterizzare i suoi personaggi (in Norwegian Wood sono ben tipicizzati), magari è voluto... per rendere di più il senso di empatia e comunicazione tra le due storie.

Credo che nel week end lo finirò! Sono piuttosto curiosa dei possibili risvolti finali!
 

francesca

Well-known member
Finito

Finito ieri.
Che dire, sono frastornata. In pratica, sì, è vero è finito, ma mi h alasciato una tale quantità di domende che mi sembra impossibile che sia tutto qui.
Non ho capito praticamente niente, mi sfuggono milioni di cose.
Alla fine qual è il collegamento fra Nakata, Hoshino, la signora Saeki, Tamura, Sakura…
Cioè, sì, va bene, la signora Saeki era mamma di Tamura, Sakura non so se era veramente la sorella, ma Nakata? Che c’entra Nakata con tutti loro? Perché lui e la signora Saeki hanno mezz aombra? Cosa li accomuna? Qual è il mistero dell’incidente accaduto a Nakata? Cos’è quella cosa che esce dalla bocca di Nakata morto? Cosa c’entra il fluato per catturare le anime?
Insomma, a vrei voluto che ogni pezzo tornasse a posto, e invece sì, sono riuscita a comporre qualcosa, ma i sono rimasti in mano tanti di quei tasselli che mi chiedo se quello che ho ricostruito non sia sbagliato, non può avanzare così tanta roba.
Insomma, fondamentalmente per me è un libro non capito.
Allora mi chiedo: è perché non sono stata in grado di capirlo? È perché è volutamente stato scritto così? Non c’è niente da capire?
O non ho gli strumenti per capirlo, perché la cultura giapponese è così lontana dalla nostra che non si riesce a dare significati a cose, immagini che invece in quel contesto lo hanno?
Come quando uno vede un film di Hayao Miyazaki: ogni volta sento che dietro la trama, dietro ogni personaggio, ogni avvenimento o “presenza” più strana, ci sono riferimenti culturali, religiosi, un modo di pensare e percepire la realtà che sfuggono a noi occidentali, o almeno a chi come me non conosce bene quel mondo.

Mi rimane una frase, quasi il sigillo del libro:
la vita è una metafora…
sì, ma una metafora di cosa?
Non ricordo di non aver mai avuto così tante domande alla fine di un libro.
Velmez non vedo l'ora di sentire le tue impressioni, se hai qualche rispostina...
Francesca
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Meno male che allora i dubbi a fine lettura non sono rimasti solo a me :mrgreen:.
Nella mia breve recensione finale ho cercato di trovare una giustificazione,concludendo che le vicende si svolgono tra sogno,magia e realtà,tanto che questo romanzo può essere definito una favola moderna.Quindi ho accettato il fatto di non aver capito bene i legami tra i protagonisti e parte dello svolgimento della storia perchè il genere del romanzo è più improntato verso il soprannaturale e il fantastico,piuttosto che verso una logica che tenda alla razionalizzazione degli eventi.
 

velmez

Active member
Finito anch'io!
A me il finale invece mi ha dato un senso di pace: per me è come se le cose fossero andate a posto naturalmente...
Non mi viene da pormi le domande che ti sei posta tu... se ci rifletto, effettivamente, sono delle incognite, ma non mi creano ostacoli alla percezione del libro...
La signora Saeki ha l'ombra a metà, perchè l'altra se n'è andata con la morte del suo fidanzato: da lì in poi ha sempre vissuto a metà.
Nakata, con l'incidente, ha perso la possibilità di avere una vita "normale": ha sempre vissuto a metà (il sintomo più esplicito credo sia il suo analfabetismo).
Sono due anime che hanno perso la possibilità di vivere pienamenmte, questo le accomuna.
Poi credo che sia tutto improntato su ciò che il personaggio VUOLE vedere: il padre di Nakata (scultore e artista, di cui la Signara Saeki si è innamorata al punto di aver paura di perderlo: quindi non poi così malvagio) per Nakata è Johnny Walker: venditore di whisky (lui non beve alcolici), uccisore di gatti (gli unici che capiscono e ascoltano Nakata) e aspiratore di anime (forse responsabile della sua "perdita" quindi...)
Per quanto riguarda l'incidente, quello che esce a Nakata dalla bocca, la storia delle anime e il purgatorio nella foresta... qui si entra nella cultura giapponese, dove spiriti e divinità vivono a stretto contatto con la realtà. Il destino, le anime, gli spiriti sono concetti accettati!
Mi ha fatto piacere il fatto che, almeno paragonato agli altri romanzi di Murakami, qui qualche strascico kafkiano è percepibile, anche se in modo meno arbitrario...

Tutto sommato mi ci ero affezionata!
 

francesca

Well-known member
Comunque anche a me il finale del libro ha dato un senso di pace, mi è sembrato pervaso dalla luce e dall'atmosfera che c'è dopo una tempesta, quando tutto, gli alberi, la terra, il cielo, piano piano rinizia a respirare e ancora gocciolante e malconcio si sgranchisce alla sole ritrovato.
Il posto nascosto nella foresta, questo limbo al confine fra la realtà e il sogno, fra la vita e la morte, mi ha invece dato un senso di claustrofobia, non mi ha trasmesso pace, solo tristezza. Non mi piace l'idea della rinuncia dei propri ricordi, mi sembrano l'unica cosa che fanno ricca una persona, è da lì che si trae la forza per vivere il presente e immaginare il futuro.
E in fondo comunque è anche il messaggio del libro, perchè la signora Saeki sì, ha rinunciato ad averli, erano troppo dolorosi, erano una prigione, ma è anche vero che ha chiesto a Tamura di vivere per ricordarla, come se quello fosse l'unica strada per cui la sua vita non diventasse del tutto inutile.

Insomma spunti di riflessione ce ne sono veramente tanti.
Ho finito il libro domenica e ieri ho fatto pausa di riflessione, mi aggiro fra i pensieri su ciò che ho letto orfana di Nakata, Tamura, Oshima tutti loro...
Mi soffermo a ripensare ad alcuni momenti, alcune frasi che hanno detto.
Ancora non mi sono congedata del tutto da loro.
E questo non mi capita sempre, è merito del libro.
Ne approfitto per ringraziarti, Velmez, è stato un piacere leggere con te questo libro.
Grazie, spero ci saranno altre occasioni per altre letture.

Francesca
 

velmez

Active member
la signora Saeki ha vissuto una vita di soli ricordi, per questo quando è riuscita a riscrivere quello che gli è successo, a fare il punto come dice lei, ha esaurito la sua ragione di vita...
credo che il significato sia più un "accettare i ricordi, ma andare avanti, cercando di non vivere nel passato e di non farsi condizionare troppo da esso..."

comunque è vero di spunti ce ne sono moltissimi: ho iniziato Saramago, ma mi capita spesso di pensare a Kafka sulla spiaggia...

anche a me ha fatto piacere leggere il libro insieme a te!
dopo la sfida cercheremo qualcos'altro da leggere!!:mrgreen:
 

francesca

Well-known member
beh, direi anche di sì
se abbiamo altri spunti o idee sul libro possiamo anche scrivere sulle bacheche.
Grazie Minerva

Francesca
 
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