Tra le più alte voci della poesia del 900 americano,Marianne Moore è poco conosciuta in Italia e con questa poesia ho pensato di farla conoscere sul forum. Curiosamente,nel dire che la poesia deve essere semplice,parlare delle piccole cose,in realtà,essendo vicina al modernismo di Pound e Eliot,in realtà non lo è per nulla.La sua poesia, anzi, quella che paradossalmente lei non ritiene poesia, ci offre un profilo di donna aperta verso gli altri e insieme austera, la cui visione del mondo è mediata dall’esperienza altrui e mai diretta, l’immagine di una persona che rifiuta gli eccessi, la pompa, il pathos e fa del successo un motivo di crescente sorpresa. come si addice a una natura plasmatasi nel rigore presbiteriano.Sarà Eliot a definire con precisione la poesia della Moore: «La versificazione di M.M. è tutt’altro che “libera”. Molte sue poesie seguono schemi formali non solo rigidi, ma talvolta complicati e hanno il movimento elegante di un minuetto.Il metodo compositivo si ripete con regolarità. Marianne prende appunti su di una frase colta per caso, due o tre parole felici che le vengono in mente, senza sentirsi obbligata a scrivere. Il tema solitamente è presentato nella prima strofa in modo diretto per venire successivamente commentato con citazioni di dialogo, quasi che intervenisse un interlocutore, poi il racconto si dipana (9). Marianne scava nella memoria, trova riferimenti storici, operei viste nei musei, brani letterari, partiture musicali. Come nel mito platonico della caverna nelle sue descrizioni gli animali e gli oggetti sono ombre, forme rivelatrici di un mondo che esiste e che non è dato conoscere se non nelle sue imperfette apparenze. Allorché il materiale a sua disposizione assume una certa consistenza, la composizione diventa febbrile. Marianne viene trascinata dalle parole come da una forza di gravità ed esse si aggregano in grappoli, si organizzano come cromosomi in una cellula. Si ha l’impressione di un procedimento a spirale, che parte da un nucleo occasionale, scelto tra i temi prediletti, in genere di carattere naturalistico, per poi avvitarsi in descrizioni dettagliate, alle quali per associazione si collegano disquisizioni di genere estetico ed etico, divagazioni, riferimenti storici e scientifici. Ciò che appare evidente è l’amore per tutto “il creato”, specie per gli esseri più misconosciuti di cui la Moore rivela ignote virtù. Segnatamente in questa composizione,ci dice cosa per lei è poesia,per poi in realtà immetterci in questo gorgo di sensazioni tutt'altro che semplice trovo bellissima la frase in cui dice che la poesia non deve essere come “giardini immaginari con rospi veri dentro”.