Allora, ho riletto Martedì Grasso. Forse ho capito, cercherò di spiegarmi.
Gli arriva la lettera di Anny, l'ex fidanzata. E secondo me parte tutto da qui. Il passato lo rincorre ed è entrato prepotentemente nella sua vita molto tranquilla. E da qui Roquentin inizia a fare delle riflessioni interessanti su tutto il passato in generale.
Quando dissuggello la lettera la mia delusione mi ringiovanisce di sei anni. E' da qui che inizia a riflettere seriamente. Ritorna nel passato con la mente, a quando nel 1924 scartava, come ora, una piccola lettera di Anny che all'apparenza sembrava dovergli dire un mucchio di cose, in realtà saranno solo due righe. Ricomincia a ricordare alcuni stralci della sua vita soprattutto legati ad Anny. Passato e presente si fondono un pochetto e Roquentin non credo ami questa invadenza.
Poi il nostro baldo giovane, se ne va da Camillo, in via degli Orologiai. Dopo aver odinato carne e fagioli, continua a ricordarsi di momenti di vita vissuta insieme ad Anny e diciamo che ce la presenta come una vera stronza (lasciatemi passare il termine per favore
), ma lui nonostante tutto continua ad amarla (eh, come lo capisco...).
Poi c'è questo pezzo:
Sorrideva. Prima ho perduto il ricordo dei suoi occhi, poi quello del suo lungo corpo. Ho ritenuto quanto più a lungo ho potuto il suo sorriso, e poi, tre anni fa, ho perduto anche quello. Or ora, bruscamente, nel prendere la lettera dalle mani della padrona, mi è tornato; m'è parso di vedere Anny che sorrideva. Cerco di ricordarmelo ancora; ho bisogno di sentire tutta la tenerezza che ella mi ispira - è qui, questa tenerezza, vicinissima, non chiede che di nascere. Ma il sorriso non ritorna: è finito. Resto vuoto e secco.
E' evidente che per quanto si sforzi non riuscirà mai a ricordare perfettamente e volontariamente quello che vuole. I ricordi per quanto vividi, non sono la realtà. Il passato sfugge, non può essere rivissuto tale e quale nel presente. E' un momento che rimane lì per sempre, anche se qualcuno del passato come Anny ritorna a fargli visita.
Poi nel locale entra un uomo e Roquentin rimette nel portafogli la lettera di Anny pensando:
[...] mi ha dato quello che poteva; non posso risalire alla donna che l'ha presa in mano, che l'ha piegata e messa dentro la busta. Che non sia proprio possibile pensare a qualcuno nel passato? Fintanto che ci siamo amati non abbiamo permesso che il più infimo dei nostri istanti, la nostra più piccola pena si distaccasse da noi e restasse indietro. I suoni, gli orori, le sfumature della luce, persino i pensieri che non si dicevano, tutto, portavamo con noi e restava vivo: non avevamo mai cessato di gioirne e di soffrirne al presente. [...] Tre anni in un solo presente. [...] E poi, quando Anny m'ha lasciato, di colpo, in un solo blocco, i tre anni sono sprofondati nel passato. Non ho nemmeno sofferto, mi sono sentito vuoto. Poi il tempo ha ripreso a scorrere e il vuoto si è fatto più grande. [...] tutto s'è annullato. Ed ecco, il mio passato non è più che un enorme buco [...] Tutto quello che so della mia vita mi sembra d'averlo appreso dai libri.
E' evidente che Roquentin si accorge del fatto che ogni cosa passata rimane nel passato. Nel presente ogni cosa viene vissuta per come è e viene portata con sè sempre, soprattutto in amore. Poi quando Anny l'ha lasciato, è finito tutto e tutto è diventato passato, tutto è rimasto nel passato e non potrà più essere riportato a galla com'era prima, nè i ricordi nè tantomeno le persone, anche se queste ritornano prepotentemente nel nostro presente, perchè il tempo scorre e tutto cambia.
Poi il nostro amico si accorge che l'uomo entrato prima lo osserva e ciò lo infastidisce non poco. Poi come al solito Roquentin inizia a pensare per i fatti propri e fa una scoperta.
Per loro... (intende la gente di cui parla la riga prima) è in questo momento che fa la scoperta come quando si ha l'illuminazione geniale.
è un'altra cosa. Sono invecchiati in un altro modo. Vivono in mezzo alle cose ereditate, ai regali, ed ogni mobile per loro è un ricordo. Pendole, medaglie, ritratti, conchiglie, fermacarte, paraventi, scialli. [...] Il passato è un lusso da proprietari. Ed io dove potrei conservare il mio? Non ci si puà mettere il pasasto in tasca; bisogna avere una casa per sistemarvelo. Io non possiedo che il mio corpo; un uomo completamente solo, col suo corpo soltanto, non può fermare i ricordi, gli passano attraverso. Non dovrei lagnarmi: il mio solo desiderio è stato d'esser libero.
Roquentin capisce che la memoria e i ricordi vanno aiutati in qualche modo e se non li si associa o li si lega a degli oggetti concreti e fisici, spariscono. La mente e il corpo soli non riescono a trattenere i ricordi. Lui non l'ha fatto, non ha legato i ricordi a delle cose, lui è completamente solo anche in questo senso. All'inizio del libro tutto, io ho una frase de
L'Eglise di Louis-Ferdinand Celine:
E' un giovane senza importanza collettiva, è soltanto un individuo. Credo sia la descrizione perfetta di Roquentin stesso.
Poi Roquentin capisce che l'uomo entrato poco fa è simile a lui, neanche lui ha un passato, ma è ancora più immerso nella solitudine. Poi entra il dottor Rogè. E dopo un po' succede che i due si osservano a vicenda. Roquentin osserva:
Che belle rughe! le ha tutte: i lunghi tratti trasversali sulla fronte, le zampe d'oca, le pieghe amare agli angoli della bocca; senza contare le corde di pelle giallastra che gli pendono sotto il mento. Ecco un uomo fortunato: si vede lontano un miglio che ha dovuto soffrire, che ha vissuto. Del resto se lo merita il viso che ha; non ha esitato un istante circa il modo di trattenere ed utilizzare il suo passato: l'ha impigliato, semplicemente; l'ha trasformato in esperienza [...].
Ed ecco il passo successivo della riflessione, c'è gente che non riesce a trattenere il passato e gente che lo impiglia trasformandolo in esperienza. Lui e il signor Achille appartengono al primo gruppo, il dottor Rogè al secondo.
Poi Roquentin vedendo che il signor Achille ha in qualche modo lasciato il primo gruppo per entrare nel secondo (
[...]ci crede davvero, lui, all'Esperienza. Non alla sua, nè alla mia: a quella del dottor Rogè., si incazza non poco e se la prende con i "professionisti dell'esperienza": medici, preti, magistrati e ufficiali che la gente considera
"conoscitori l'uomo come l'avessero fatto loro."
Roquentin è convinto che si ingannano tutti, che non esistono solo i professionisti ma anche i dilettanti dell'esperienza, come i segretari, i commercianti, quelli che ascoltano gli altri al caffè. Tutti si sentono pieni di esperienza raggiunta una certa età,
[...] Vorrebbero farci credere che il loro passato non è perduto, che i loro ricordi si sono condensati, si sono mollemente convertiti in Saggezza.
Ed ecco quello che secondo me è il punto nevralgico di tutto:
Spiegano il nuovo con il vecchio, e il vecchio l'hanno spiegato con avvenimenti più vecchi ancora, [...] tutto sommato, non hanno mai capito niente... [...] pensano che non c'è niente di nuovo sotto la cappa del cielo.
Roquentin sostiene, secondo me, che ogni situazione seppur simile a situazioni passate nostre o di altre persone non è mai uguale! Semplicemente ogni situazione è nuova perchè si trova in questo periodo con queste persone che sono necessariamente diverse da quelle del passato e da quelle di altre situazioni. Ma la gente non si smuove più di tanto di fronte a situazioni simili ma diverse perchè le associa a quelle avute nella loro esperienza e credono, ingannandosi, di sapere come comportarsi. Il tempo cambia tutto e tutto non è mai uguale.
Poi continuando ad osservare il dottor Rogè pieno della sua esperienza, Roquentin si accorge di una cosa:
La verità m'appare d'un tratto: quest'uomo morirà presto. Di sicuro lo sa anche lui; basta che si sia guardato ad uno specchio: di giorno in giorno rassomiglia sempre più al cadavere che sarà. Ecco che cos'è la loro esperienza [...]: è la loro ultima difesa. Il dottore vorrebbe pur credervi, vorrebbe mascherarsi l'insopportabile realtà: ch'egli è solo, che non ha capito nulla, che non ha passato; [...]
E poi dopo, il nostro amico va a casa.
Minerva, credo che quest'ultima riflessione poi si ricolleghi alla frase sui vecchi che hai postato tu. Vorrei sapere che ne pensi, sempre se sei riuscita a leggere tutto sto pippone. Perdonami, ma non sono riuscita a sintetizzarmi meglio.