41° Minigruppo - La nausea di Jean-Paul Sartre

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Lin89

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Appena rileggo tutta la parte sull'esperienza per bene e magari arrivo a Sabato, formulo una teoria. :mrgreen:
 

Lin89

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Allora, ho riletto Martedì Grasso. Forse ho capito, cercherò di spiegarmi.

Gli arriva la lettera di Anny, l'ex fidanzata. E secondo me parte tutto da qui. Il passato lo rincorre ed è entrato prepotentemente nella sua vita molto tranquilla. E da qui Roquentin inizia a fare delle riflessioni interessanti su tutto il passato in generale.

Quando dissuggello la lettera la mia delusione mi ringiovanisce di sei anni. E' da qui che inizia a riflettere seriamente. Ritorna nel passato con la mente, a quando nel 1924 scartava, come ora, una piccola lettera di Anny che all'apparenza sembrava dovergli dire un mucchio di cose, in realtà saranno solo due righe. Ricomincia a ricordare alcuni stralci della sua vita soprattutto legati ad Anny. Passato e presente si fondono un pochetto e Roquentin non credo ami questa invadenza.

Poi il nostro baldo giovane, se ne va da Camillo, in via degli Orologiai. Dopo aver odinato carne e fagioli, continua a ricordarsi di momenti di vita vissuta insieme ad Anny e diciamo che ce la presenta come una vera stronza (lasciatemi passare il termine per favore :mrgreen:), ma lui nonostante tutto continua ad amarla (eh, come lo capisco...).
Poi c'è questo pezzo: Sorrideva. Prima ho perduto il ricordo dei suoi occhi, poi quello del suo lungo corpo. Ho ritenuto quanto più a lungo ho potuto il suo sorriso, e poi, tre anni fa, ho perduto anche quello. Or ora, bruscamente, nel prendere la lettera dalle mani della padrona, mi è tornato; m'è parso di vedere Anny che sorrideva. Cerco di ricordarmelo ancora; ho bisogno di sentire tutta la tenerezza che ella mi ispira - è qui, questa tenerezza, vicinissima, non chiede che di nascere. Ma il sorriso non ritorna: è finito. Resto vuoto e secco.
E' evidente che per quanto si sforzi non riuscirà mai a ricordare perfettamente e volontariamente quello che vuole. I ricordi per quanto vividi, non sono la realtà. Il passato sfugge, non può essere rivissuto tale e quale nel presente. E' un momento che rimane lì per sempre, anche se qualcuno del passato come Anny ritorna a fargli visita.

Poi nel locale entra un uomo e Roquentin rimette nel portafogli la lettera di Anny pensando: [...] mi ha dato quello che poteva; non posso risalire alla donna che l'ha presa in mano, che l'ha piegata e messa dentro la busta. Che non sia proprio possibile pensare a qualcuno nel passato? Fintanto che ci siamo amati non abbiamo permesso che il più infimo dei nostri istanti, la nostra più piccola pena si distaccasse da noi e restasse indietro. I suoni, gli orori, le sfumature della luce, persino i pensieri che non si dicevano, tutto, portavamo con noi e restava vivo: non avevamo mai cessato di gioirne e di soffrirne al presente. [...] Tre anni in un solo presente. [...] E poi, quando Anny m'ha lasciato, di colpo, in un solo blocco, i tre anni sono sprofondati nel passato. Non ho nemmeno sofferto, mi sono sentito vuoto. Poi il tempo ha ripreso a scorrere e il vuoto si è fatto più grande. [...] tutto s'è annullato. Ed ecco, il mio passato non è più che un enorme buco [...] Tutto quello che so della mia vita mi sembra d'averlo appreso dai libri.

E' evidente che Roquentin si accorge del fatto che ogni cosa passata rimane nel passato. Nel presente ogni cosa viene vissuta per come è e viene portata con sè sempre, soprattutto in amore. Poi quando Anny l'ha lasciato, è finito tutto e tutto è diventato passato, tutto è rimasto nel passato e non potrà più essere riportato a galla com'era prima, nè i ricordi nè tantomeno le persone, anche se queste ritornano prepotentemente nel nostro presente, perchè il tempo scorre e tutto cambia.

Poi il nostro amico si accorge che l'uomo entrato prima lo osserva e ciò lo infastidisce non poco. Poi come al solito Roquentin inizia a pensare per i fatti propri e fa una scoperta. Per loro... (intende la gente di cui parla la riga prima) è in questo momento che fa la scoperta come quando si ha l'illuminazione geniale. è un'altra cosa. Sono invecchiati in un altro modo. Vivono in mezzo alle cose ereditate, ai regali, ed ogni mobile per loro è un ricordo. Pendole, medaglie, ritratti, conchiglie, fermacarte, paraventi, scialli. [...] Il passato è un lusso da proprietari. Ed io dove potrei conservare il mio? Non ci si puà mettere il pasasto in tasca; bisogna avere una casa per sistemarvelo. Io non possiedo che il mio corpo; un uomo completamente solo, col suo corpo soltanto, non può fermare i ricordi, gli passano attraverso. Non dovrei lagnarmi: il mio solo desiderio è stato d'esser libero.

Roquentin capisce che la memoria e i ricordi vanno aiutati in qualche modo e se non li si associa o li si lega a degli oggetti concreti e fisici, spariscono. La mente e il corpo soli non riescono a trattenere i ricordi. Lui non l'ha fatto, non ha legato i ricordi a delle cose, lui è completamente solo anche in questo senso. All'inizio del libro tutto, io ho una frase de L'Eglise di Louis-Ferdinand Celine: E' un giovane senza importanza collettiva, è soltanto un individuo. Credo sia la descrizione perfetta di Roquentin stesso.

Poi Roquentin capisce che l'uomo entrato poco fa è simile a lui, neanche lui ha un passato, ma è ancora più immerso nella solitudine. Poi entra il dottor Rogè. E dopo un po' succede che i due si osservano a vicenda. Roquentin osserva: Che belle rughe! le ha tutte: i lunghi tratti trasversali sulla fronte, le zampe d'oca, le pieghe amare agli angoli della bocca; senza contare le corde di pelle giallastra che gli pendono sotto il mento. Ecco un uomo fortunato: si vede lontano un miglio che ha dovuto soffrire, che ha vissuto. Del resto se lo merita il viso che ha; non ha esitato un istante circa il modo di trattenere ed utilizzare il suo passato: l'ha impigliato, semplicemente; l'ha trasformato in esperienza [...].

Ed ecco il passo successivo della riflessione, c'è gente che non riesce a trattenere il passato e gente che lo impiglia trasformandolo in esperienza. Lui e il signor Achille appartengono al primo gruppo, il dottor Rogè al secondo.
Poi Roquentin vedendo che il signor Achille ha in qualche modo lasciato il primo gruppo per entrare nel secondo ([...]ci crede davvero, lui, all'Esperienza. Non alla sua, nè alla mia: a quella del dottor Rogè., si incazza non poco e se la prende con i "professionisti dell'esperienza": medici, preti, magistrati e ufficiali che la gente considera "conoscitori l'uomo come l'avessero fatto loro."
Roquentin è convinto che si ingannano tutti, che non esistono solo i professionisti ma anche i dilettanti dell'esperienza, come i segretari, i commercianti, quelli che ascoltano gli altri al caffè. Tutti si sentono pieni di esperienza raggiunta una certa età, [...] Vorrebbero farci credere che il loro passato non è perduto, che i loro ricordi si sono condensati, si sono mollemente convertiti in Saggezza.

Ed ecco quello che secondo me è il punto nevralgico di tutto: Spiegano il nuovo con il vecchio, e il vecchio l'hanno spiegato con avvenimenti più vecchi ancora, [...] tutto sommato, non hanno mai capito niente... [...] pensano che non c'è niente di nuovo sotto la cappa del cielo.

Roquentin sostiene, secondo me, che ogni situazione seppur simile a situazioni passate nostre o di altre persone non è mai uguale! Semplicemente ogni situazione è nuova perchè si trova in questo periodo con queste persone che sono necessariamente diverse da quelle del passato e da quelle di altre situazioni. Ma la gente non si smuove più di tanto di fronte a situazioni simili ma diverse perchè le associa a quelle avute nella loro esperienza e credono, ingannandosi, di sapere come comportarsi. Il tempo cambia tutto e tutto non è mai uguale.

Poi continuando ad osservare il dottor Rogè pieno della sua esperienza, Roquentin si accorge di una cosa: La verità m'appare d'un tratto: quest'uomo morirà presto. Di sicuro lo sa anche lui; basta che si sia guardato ad uno specchio: di giorno in giorno rassomiglia sempre più al cadavere che sarà. Ecco che cos'è la loro esperienza [...]: è la loro ultima difesa. Il dottore vorrebbe pur credervi, vorrebbe mascherarsi l'insopportabile realtà: ch'egli è solo, che non ha capito nulla, che non ha passato; [...]
E poi dopo, il nostro amico va a casa.

Minerva, credo che quest'ultima riflessione poi si ricolleghi alla frase sui vecchi che hai postato tu. Vorrei sapere che ne pensi, sempre se sei riuscita a leggere tutto sto pippone. Perdonami, ma non sono riuscita a sintetizzarmi meglio. :mrgreen:
 

Minerva6

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Sei stata davvero un portento :wink:.
Peccato che io sono ancora convalescente dall'influenza e non riesco a risponderti subito.Ma lo farò,lo giuro sui Beatles :mrgreen:.

Intanto posto queste altre frasette (a ricopiare ci riesco):

Senza dubbio al suo letto di morte,nell'ora in cui,da Socrate in poi,si è convenuto di pronunciare qualche frase elevata,egli avrà detto alla moglie,come uno dei miei zii disse alla sua,che lo aveva vegliato per dodici notti:-In quanto a te,Teresa,non ti ringrazio:hai fatto solo il tuo dovere-.Quando un uomo arriva a tanto bisogna fargli tanto di cappello.


Non sono una femminista sfegatata,ma questa cosa qui non mi è affatto piaciuta.Meno male che le cose oggi sono cambiate (sono cambiate,vero?)

E per ricongiungermi al tuo discorso sul passato:

Come posso sperare di salvare il passato di un altro,io che non ho avuto la forza di trattenere il mio?

La vera natura del presente si svelava:era ciò che esiste,e tutto quel che non avevo presente,non esisteva.Il passato non esisteva.Affatto.Né delle cose e nemmeno del mio pensiero.Certo,avevo capito da un pezzo che il mio presente mi era sfuggito.Ma fino a quel momento credevo che si fosse soltanto ritirato fuori dalla mia portata.Per me il passato non era che un collocamento in pensione....
 

Lin89

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Ed era vero, me n'ero sempre reso conto: non avevo il diritto d'esistere. Ero apparso per caso, esistevo come una pietra, una pianta, un microbo. La mia vita andava a capriccio, in tutte le direzioni. A volte mi dava avvertimenti vaghi, a volte non sentivo che un ronzio senza conseguenze.

Sindrome d'inferiorità, passano i secoli ma tutti prima o poi ne soffrono anche solo per un secondo.
 

Lin89

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Non sono una femminista sfegatata,ma questa cosa qui non mi è affatto piaciuta.Meno male che le cose oggi sono cambiate (sono cambiate,vero?)

Sono arrivata alla frase incriminata. Ci sta che l'abbia scritto sul serio... Però io sento parecchia ironia in quel passo lì. Un po' come quelle battute di quei comici che basano il loro pezzo sugli stereotipi maschili e femminili in contrasto, tra marito e moglie soprattutto. Per inciso, in realtà avrebbe anche ragione. E' dovere della moglie prendersi cura del marito, e viceversa ovviamene. ;) Lo ammetto, in quel passo lì mi è scappato un sorriso.
 

Minerva6

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Ed era vero, me n'ero sempre reso conto: non avevo il diritto d'esistere. Ero apparso per caso, esistevo come una pietra, una pianta, un microbo. La mia vita andava a capriccio, in tutte le direzioni. A volte mi dava avvertimenti vaghi, a volte non sentivo che un ronzio senza conseguenze.

Sindrome d'inferiorità, passano i secoli ma tutti prima o poi ne soffrono anche solo per un secondo.

Questa frase non me la ricordo,mi sa che me la sono persa :?...in che giorno sta?
 

Minerva6

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Sono ancora bloccata a metà di Lunedì (pag 125)...l'influenza dei giorni scorsi non mi ha permesso di leggere.
Cercherò di recuperare.
 

Lin89

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Tranquilla, io il Lunedì lo devo ancora iniziare. :mrgreen:

Quella frase comunque sta nel pomeriggio del sabato. :)
 

Lin89

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Penso - gli dico ridendo, - che siamo tutti qui a bere e a mangiare per conservare la nostra preziosa esistenza, e che non c'è niente, niente, nessuna ragione d'esistere.

Il fulcro di tutto il libro, a mio parere. :)
 

Minerva6

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Ho iniziato mercoledì e ho un bel pezzo di lunedì da postare,ma si è rotto il mio pc e con questo piccolo di riserva non riesco a scrivere...è troppo lento e si blocca.Spero di riuscire a comprare presto il nuovo.
 

Lin89

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Sono a trenta pagine dalla fine.

Finalmente incontriamo la famosa Anny. Pare quasi tutto uguale, invece è tutto cambiato. :)
Il nostro amico riesce anche a inquadrare per bene cosa sia la Nausea e l'esistenza in generale. E' parecchio pesante, ma meraviglioso.

Qualche bella frasetta:

Ho voglia di andarmene, d'andarmene in qualche posto dove sia veramente al mio posto, dove m'ingrani... Ma il mio posto non è in nessun luogo; io sono di troppo.

Ed ora lo so: io esisto - il mondo esiste - ed io so che il mondo esiste. Ecco tutto. Ma mi è indifferente. E' strano che tutto mi sia ugualmente indifferente: è una cosa che mi spaventa. Questa frase l'ho sentita particolarmente vicina a me... Ho provato l'indifferenza di cui parla...

Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione.
Un sunto perfetto, direi. :)
 

Lin89

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Finito! Seguono SPOILER!!!

Ho consumato le ultime trenta pagine come niente. Roquentin lascia tutto, compreso il libro (descritto come la sua unica ragione di vita), e va via. Se ne ritorna a Parigi. Se ne va immerso nella Nausea, annoiato e indifferente a tutto, tranne alla musica a quanto pare. Riascolta infatti quella sua canzone preferita al caffè per l'ultima volta e capisce che se iniziasse a scrivere qualcosa, un libro d'avventura magari, rimarrebbe qualcosa di lui e non sarebbe "di troppo" come ripete per le ultime cinquanta pagine. Quindi credo sia un finale abbastanza positivo e aperto e mi piace come finale. Avvertivo un certo contrasto tra il finale e tutto il resto del libro, una piccola speranza ecco...

A quanto pare l'Autodidatta è gay. Non ci voleva un genio per capirlo, almeno io l'ho intuito appena Roquentin l'ha descritto. :mrgreen:

Che dire? Libro pieno zeppo di riflessioni sull'esistenza in generale. In molti punti ha rispecchiato il mio pensiero, in tanti altri rispecchiava proprio la mia esperienza. Mi ha fatto sentire meno sola, devo ammetterlo, nonostante il libro sia impregnato di solitudine. :)
 

Minerva6

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Mi alzo di scatto: se soltanto potessi smettere di pensare,andrebbe meglio.
I pensieri,non c'è niente di più insipido.
E poi ci sono le parole,dentro i pensieri,le parole incompiute,le frasi abbozzate che ritornano sempre
.

E poi segue un bel lungo pezzo dedicato al pensiero (esisto perchè penso ne è la sintesi) che vorrei postare ma per colpa del pc che si blocca e va lento non posso fare :W.

Mi è venuta in mente questa poesia di Pessoa a riguardo,la conosci?


Non sto pensando a niente

Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
E’ come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...


Quando Roquentin vede la coppia di fidanzati al ristorante:
si sentono a loro agio,trovano che il mondo è bello così com'è,e ciascuno dei due,
provvisoriamente attinge il senso della propria vita in quella dell'altro.
Fra poco quei due nno faranno più che una vita sola,una vita lenta e tiepida che non avrà più alcun senso - ma loro non se ne accorgeranno.


Ciascuno ha la sua piccola fissazione personale che gli impedisce di accorgersi
che esiste;non c'è uno che non si creda indispensabile a qualcuno o a qualche cosa.


Questa frase la pronuncia l'Autodidatta:
La vita ha un senso,se ci si sforza di dargliene uno.Bisogna soprattutto agire,
gettarsi in qualche impresa.Se in seguito si riflette,ormai il dado è tratto,si è impegnati.
(mi trovo d'accordo,ma magari fosse così facile!)
Lo sto trovando un personaggio molto interessante,forse a volte più interessante del protagonista.
 
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Minerva6

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A me mancano ancora 80 pagine...ogni tanto però vieni a controllare ciò che posto.
Poi ti avviserò quando riuscirò a terminarlo.
 

Lin89

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Traquilla che ti leggo! :)

A me l'Autodidatta piace anche, più per la sua ingenuità. E' comunque l'opposto di Roquentin, così come Anny invece gli è complementare, e più che farmi simpatia, non mi dà altro. Roquentin invece lo preferisco. Sarà forse l'esperienza simile. :mrgreen:

Anche a me è piaciuta moltissimo la parte sul pensiero e l'esistenza e la poesia di Pessoa che hai postato non la conoscevo, la trovo stupenda. :)
 

Minerva6

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Infatti dell'Autodidatta sono state proprio l'ingenuità e la genuinità a colpirmi.
Anche di Roquentin condivido diverse opinioni,mentre di Anny devo ancora farmi un'idea,sono arrivata al punto in cui si sono rincontrati.
Mi mancano una cinquantina di pagine.Posso dire che la storia sta diventando più appassionante e che,se viene presa per le singole parti,risulta meno pesante.
Ho tante frasi sottolineate,ma ho dimenticato il libro a casa (ora sono dai miei genitori),quindi le posterò in seguito
 

Minerva6

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Interessante il discorso di Anny sui momenti perfetti (che però alla fine non esistono :BLABLA),i loro segni premonitori e lo stoicismo.

Ho trovato varie assonanze tra me e il protagonista,solo che attualmente il mio stato di Nausea e il mio "mi sopravvivo",sono causati da terzi e non imposti da me stessa.Se ho sentito Roquentin vicino per le esperienze emotive provate,ho anche nutrito rabbia nei suoi confronti perchè ho avuto l'impressione che,essendo libero sentimentalmente,poteva ancora decidere "da solo" per la sua vita (e il finale sembra far presagire che lo farà).
Sto infatti vivendo una particolare situazione personale (troppo complicata e personale,appunto,per descriverla qui :wink:) che mi costringe a "sopravvivermi".

Io invece non avevo affatto intuito l'omosessualità dell'Autodidatta (non sono un genio :mrgreen:) e mi è dispiaciuto per come è andata a finire...certo,avrebbe potuto evitare di comportarsi così in un luogo pubblico,ma non meritava assolutamente la ghettizzazione che gli è stata inflitta.
Avrei voluto saperne di più sul seguito,ma non essendo il protagonosta,dovevo aspettarmelo che non sarebbe stato approfondito.

Lettura impegnativa che avevo abbandonato anni fa,ma che ho avuto piacere di riprendere.
Devo ammettere che se non l'avessi letto nel minigruppo non sarei mai stata spinta a portarlo a termine. Grazie,Lin :)!

Lascio ancora aperto per ulteriori commenti e per inserire le altre citazioni.
 

Minerva6

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-Sì,una collera da malato: mi tremavano le mani,il sangue m'è salito alla testa,e infine han cominciato a tremarmi anche le labbra.
(conosco bene queste sensazioni,purtroppo :W!)

-E come si potrebbe biasimare uno che vi viene a dire: io ho disposto della mia vita così e così,e adesso sono perfettamente felice?

-Signore,si è proprio obbligati a farsi degli amici in senso così stretto? I miei amici sono tutti gli uomini.
(Umanitario e molto utopistico,ma cmq è una cosa positiva...se fosse così per tutti forse ci sarebbe meno violenza al mondo :roll: -anche se servono pure gli amici "stretti" :wink:)

-Ho voglia d'andarmene,d'andarmene in qualche posto dove sia veramente al mio posto,dove m'ingrani...Ma il mio posto non è nessun luogo;io sono di troppo.
(anche questa frase mi ha fatto ritornare in mente il pensiero del mio amato Pessoa...anche se l'autore portoghese è riuscito a catturare la mia anima in maniera più profonda :ad:)

-L'esistenza non è qualcosa che si lasci pensare da lontano: bisogna che v'invada bruscamente,che si fermi su di voi,che vi pesi greve sullo stomaco come una grossa bestia immobile-altrimenti non c'è assolutamente più nulla. (questa grossa bestia però mi sta pesando un po' troppo :paura:)
 

Lin89

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Interessante il discorso di Anny sui momenti perfetti (che però alla fine non esistono :BLABLA),i loro segni premonitori e lo stoicismo.

Non è che non esistono i momenti perfetti, è che sono spariti. Anny si rende conto della vanità dell'esistenza come Roquentin ma in maniera diversa. Ecco perchè dico che come personaggi mi sembrano complementari. :)

Ho trovato varie assonanze tra me e il protagonista,solo che attualmente il mio stato di Nausea e il mio "mi sopravvivo",sono causati da terzi e non imposti da me stessa.Se ho sentito Roquentin vicino per le esperienze emotive provate,ho anche nutrito rabbia nei suoi confronti perchè ho avuto l'impressione che,essendo libero sentimentalmente,poteva ancora decidere "da solo" per la sua vita (e il finale sembra far presagire che lo farà).
Sto infatti vivendo una particolare situazione personale (troppo complicata e personale,appunto,per descriverla qui :wink:) che mi costringe a "sopravvivermi".

Non so se essere liberi sentimentalmente ci dia la capacità di poter decidere da soli la propria vita. Non sono solo i sentimenti a indirizzarci. Almeno non solo quelli amorosi. A mio parere Roquentin non è libero per nulla dai sentimenti. E' indifferente a tutto, è annoiato, è nauseato. Paradossalmente l'indifferenza è un sentimento. Anzi è l'assenza dei sentimenti che ti "obbligano" verso una certa condotta. E' infatti quando riascolta quella canzone Some of these days che lo scuote un po' che ricomincia a "sentire" qualcosa dentro di lui. C'è una speranza verso la fine, un risveglio in lui di qualcosa.

Io invece non avevo affatto intuito l'omosessualità dell'Autodidatta (non sono un genio :mrgreen:)

Mi stai implicitamente definendo un genio? U_U Lo sapevo già. :mrgreen:

e mi è dispiaciuto per come è andata a finire...certo,avrebbe potuto evitare di comportarsi così in un luogo pubblico,ma non meritava assolutamente la ghettizzazione che gli è stata inflitta.
Avrei voluto saperne di più sul seguito,ma non essendo il protagonosta,dovevo aspettarmelo che non sarebbe stato approfondito.

Credo che al tempo era forse uno dei pochi metodi per ottenere qualche soddisfazione in questo senso. Senza dimenticare che l'Autodidatta era abbastanza ingenuo e l'ingenuità di solito si paga e anche a caro prezzo. Ha comunque dimostrato dignità, cosa che me lo fa apprezzare. Mi piace pensare che quella scena sia la denuncia da parte di Sartre verso una società che emargina. Poi magari era omofobo, ma vabbè, spero di no. :mrgreen:

Lettura impegnativa che avevo abbandonato anni fa,ma che ho avuto piacere di riprendere.

Devo ammettere che se non l'avessi letto nel minigruppo non sarei mai stata spinta a portarlo a termine. Grazie,Lin :)!

Lascio ancora aperto per ulteriori commenti e per inserire le altre citazioni.

Grazie a te. :D
 
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