mariangela rossi
New member
Non so se "fiabesca" sia il termine giusto. A me fa quest'impressione. Prendo alcune frasi dal primo capitolo:
“ Drogo pensava a come potesse essere la Fortezza Bastiani, ma non riusciva a immaginarla. Non sapeva neppure esattamente dove si trovasse, né quanta strada ci fosse da fare. Alcuni gli avevano detto una giornata di cavallo, altri meno, nessuno di coloro a cui aveva chiesto c’era in verità mai stato. […]
A un carrettiere Giovanni domandò quanto tempo ci fosse per arrivare alla Fortezza.
“La fortezza?” rispose l’uomo “quale fortezza?”
“La Fortezza Bastiani” disse Drogo.
“Da queste parti non ci sono fortezze” fece il carrettiere. “Non l’ho mai sentito dire.” […]
Guardateli, Giovanni Drogo e il suo cavallo, come sono piccoli sul fianco delle montagne che si fanno sempre più grandi e selvagge. […] Tutto il vallone era già zeppo di tenebre violette, solo le nude creste erbose, a incredibile altezza, erano illuminate dal sole quando Drogo si trovò improvvisamente davanti, nera e gigantesca contro il purissimo cielo della sera, una costruzione militaresca che sembrava antica e deserta. Giovanni si sentì battere il cuore poiché quella doveva essere la Fortezza, ma tutto, dalle mura al paesaggio, traspirava un’aria inospitale e sinistra.
Girò attorno senza trovare l’ingresso. Benché fosse già scuro nessuna finestra era accesa, né si scorgevano lumi di scolte sul ciglio dei muraglioni. Solo un pipistrello c’era, che oscillava contro una nube bianca. Finalmente Drogo provò a chiamare: “Ohilà!” gridò “C’è nessuno?”.
Dall’ombra accumulata ai piedi delle mura sorse allora un uomo, un tipo di vagabondo e di povero, con una barba grigia e un piccolo sacco in mano. Nella penombra però non si distingueva bene, solo il bianco dei suoi occhi dava riflessi. Drogo lo guardò con riconoscenza. “Di chi cerchi, signore?” domandò.
“La Fortezza cerco. E’ questa?”
“Non c’è più fortezza qui” fece lo sconosciuto con voce bonaria. “E’ tutto chiuso, saranno dieci anni che non c’è nessuno.” “E dov’è la Fortezza allora?” chiese Drogo, improvvisamente irritato contro quell’uomo.
“Che Fortezza? Forse quella?” e così dicendo lo sconosciuto tendeva un braccio, ad indicare qualcosa. In uno spiraglio delle vicine rupi, già ricoperte di buio, dietro una caotica scalinata di creste, a una lontananza incalcolabile, immerso ancora nel rosso sole del tramonto, come uscito da un incantesimo, Giovanni Drogo vide allora un nudo colle e sul ciglio di esso una striscia regolare e geometrica, di uno speciale colore giallastro: il profilo della Fortezza. Oh, quanto lontana ancora. Chissà quante ore di strada, e il suo cavallo era già sfinito. Drogo la fissava affascinato, si domandava che cosa ci potesse essere di desiderabile in quella solitaria bicocca, quasi inaccessibile, così separata dal mondo. Quali segreti nascondeva? Ma erano gli ultimi istanti. Già l’ultimo sole si staccava lentamente dal remoto colle e su per i gialli bastioni irrompevano le livide folate della notte sopraggiungente “
Questo senso di indeterminatezza su tutto ciò che riguarda il forte, la sua apparente inaccessibilità, l'appello al lettore, il vagabondo che sorge dall'ombra, la stessa parola incantesimo sono tutte cose che mi fanno pensare a una favola.
Certo solo per quanto riguarda l'atmosfera. Il libro nell'insieme è serio, profondo, e affronta un grande tema.
Sai ho letto il libro molto tempo fa, certo rileggendo questi brevi e comunque introduttivi passaggi forse hai proprio ragione, potremmo parlare anche di atmosfera fiabesca...