8° Poeticforum - Le poesie che amiamo

Nerst

enjoy member
bella l' immagine soprattutto della prima frase, quella riferita agli occhi che diventano chiavi, chiavi per leggere lo sguardo dell' amato, che non nasconde il suo animo all' amata, che può aprire le porte del suo cuore e leggerne l' intimo contenuto. Nella memoria sono celati i ricordi di viaggi fatti insieme e riviverli nella mente è tutto quello che resta alla persona. Ci si perde nei ricordi, sorridendo. Ed infine la fiamma di un amore che non si spegne.
Assai gradevole.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La vita solitaria di Giacomo Leopardi

"Amore, amore, assai lungi volasti
Dal petto mio, che fu sì caldo un giorno,
Anzi rovente. Con sua fredda mano
Lo strinse la sciaura, e in ghiaccio è volto
Nel fior degli anni. Mi sovvien del tempo
Che mi scendesti in seno. Era quel dolce
E irrevocabil tempo, allor che s'apre
Al guardo giovanil questa infelice
Scena del mondo, e gli sorride in vista
Di paradiso. Al garzoncello il core
Di vergine speranza e di desio
Balza nel petto; e già s'accinge all'opra
Di questa vita come a danza o gioco
Il misero mortal. Ma non sì tosto,
Amor, di te m'accorsi, e il viver mio
Fortuna avea già rotto, ed a questi occhi
Non altro convenia che il pianger sempre.
Pur se talvolta per le piagge apriche,
Su la tacita aurora o quando al sole
Brillano i tetti e i poggi e le campagne,
Scontro di vaga donzelletta il viso;"


Questa non è una semplice poesia ma il manifesto poetico e di vita di Giacomo, giovane che sente la passione e le vibrazioni anche erotiche dell'attrazione e dell'amore ma come sempre questo palpito sfugge, resta solo il ricordo lontano, non vissuto, che a volte ritorna alla memoria quando incontra una ragazza del villaggio. Ho provato a pensare un sentimento simile al giorno d'oggi, ma non riesco a vivere il pessimismo di Leopardi come attuale, ogni volta che ci penso mi sembra che si crogioli troppo nella sua infelice abulia.
 
G

giovaneholden

Guest
Alejandra Pizarnik,purtroppo morta suicida in giovane età,è tra le figure più importanti della poesia argentina del 900. Tutta la sua opera si fonda sul rapporto con la depressione e il male di vivere,non per niente l'ho giustamente trovata accostata in alcuni commenti alla nostra Alda Merini. In particolare questa mi ricorda tante liriche sull'amore disperato ma anche con lampi di felicità,e qui invece il parallelo corre alla grande Anna Achmatova. Si legge la complicità dei due amanti,gli occhi chiavi entrano nella serratura dello sguardo dell'altro,il muro custodisce il loro segreto,la paura di non poter fermare l'attimo gioioso si esprime con parole e poesie che in un cero qual modo riescono a farlo. Allora grazie al ricordo il fuoco ne fa una incessante esploratrici dei sentimenti. Affascinante poesia per la complessità dei temi trattati in un così breve spazio.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Eccoci qui per commentare la prossima poesia :)

Tomas Transtromer - Stazione


Un treno è entrato in stazione. È fermo, vagone dopo vagone,
Ma nessuna porta si apre, nessuno scende o sale.
Ci sono veramente delle porte? Là dentro un brulichio
Di uomini rinchiusi che vanno su e giù.
E scrutano dai finestrini immobili.
Fuori lungo il treno cammina un uomo con un martello.
Urta le ruote che debolmente risuonano. Tranne qui.
Qui il rumore aumenta incomprensibilmente: un fulmine,
Il rintocco dell’orologio della cattedrale,
Il rumore della circumnavigazione del globo
Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.
Tutto canta. Ve lo ricorderete. Andate avanti.
 
P

ParallelMind

Guest
Io penso che l'autore abbia voluto lanciare un messaggio all'uomo occidentale.
Il treno potrebbe essere la societa`stessa,la vita di routine capitalista dove nessuno sale e scende,un po`come in Matrix.
E quindi l'uomo col martello chissa`e`lui o qualche rivoluzionario che si affatica inutilmente.
Ma ecco che qualcosa riporta tutto alla sua vera dimensione,qualcosa che gira,forse la vita,il tempo
l'essenza intima e profonda di tutte le cose e quindi delle persone.
Tutto canta..cosa?la bellezza forse.
O forse e`il contrario ed e`un fragore che segue la devastazione.
Non ci e`dato saperlo.Ma personalmente vorrei vederci un messaggio di speranza.
 

IreneElle

Member
Eccoci qui per commentare la prossima poesia :)

Tomas Transtromer - Stazione


Un treno è entrato in stazione. È fermo, vagone dopo vagone,
Ma nessuna porta si apre, nessuno scende o sale.
Ci sono veramente delle porte? Là dentro un brulichio
Di uomini rinchiusi che vanno su e giù.
E scrutano dai finestrini immobili.
Fuori lungo il treno cammina un uomo con un martello.
Urta le ruote che debolmente risuonano. Tranne qui.
Qui il rumore aumenta incomprensibilmente: un fulmine,
Il rintocco dell’orologio della cattedrale,
Il rumore della circumnavigazione del globo
Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.
Tutto canta. Ve lo ricorderete. Andate avanti.

Una poesia che sembra essere puramente descrittiva, ma che è tanto criptica, specialmente nell'ultima parte dove la descrizione del treno acquisisce un alto valore simbolico. E' ardua l'interpretazione, ci ho pensato un bel pò.
Ho provato a documentarmi sull'autore anche per cercare di capire meglio ed ho scoperto che ha vinto il premio Nobel per la poesia con la seguente motivazione : "attraverso le sue immagini dense e nitide, ha dato nuovo accesso alla realtà". Ed ho scoperto che a causa di un ictus ha perso l'uso della parola, oltra al fatto che in un'altra sua poesia Dal Marzo '79 espone chiaramente la sua poetica, volta a vedere la parola come negativa e a cercare nel silenzio e nel metalinguaggio una via di espressione.

Con queste poche ma essenziali nozioni mi sembra molto più chiara la poesia in questione e assumono un certo significato: uomini rinchiusi , che scrutano dai finestrini immobili; essi non parlano, si muovono, ma in spazi stretti e guardano la realtà al di fuori da finestrini. Ciò che arriva è un Là dentro un brulichio.
Fuori c'è un uomo con un martello, neanche lui parla, ma ha uno strumento con cui produce un rumore, un rumore aumenta incomprensibilmente e c'è una descrizione di quali rumori naturali, urbani e metafisici lui sente: un fulmine, Il rintocco dell’orologio della cattedrale, Il rumore della circumnavigazione del globo Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.

Niente parla, ma Tutto canta.

Bella!
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Tomas Transtromer - Stazione


Un treno è entrato in stazione. È fermo, vagone dopo vagone,
Ma nessuna porta si apre, nessuno scende o sale.
Ci sono veramente delle porte? Là dentro un brulichio
Di uomini rinchiusi che vanno su e giù.
E scrutano dai finestrini immobili.
Fuori lungo il treno cammina un uomo con un martello.
Urta le ruote che debolmente risuonano. Tranne qui.
Qui il rumore aumenta incomprensibilmente: un fulmine,
Il rintocco dell’orologio della cattedrale,
Il rumore della circumnavigazione del globo
Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.
Tutto canta. Ve lo ricorderete. Andate avanti.


I primi cinque versi mi fanno pensare all'immobilità della vita quotidiana, alla mancanza (spesso) di stimoli e di cambiamenti, all'incapacità di prendere iniziative affinché le cose migliorino; questa vita in cui troppe volte non si scende e non si sale, e siamo davvero "uomini rinchiusi che vanno su e giù".
Poi mi perdo e non riesco più a dare un'interpretazione alle parole del poeta, le ruote che debolmente risuonano sembrerebbero indicative di un leggero risveglio che potrebbe dare il via a qualcosa di più importante, ma "tranne qui", qui dove? Forse si tratta di una sorta di scossone interiore, quel cambiamento improvviso che sembra svegliarci con violenza da un torpore che pareva eterno ed è così che il treno - il nostro mondo - si solleva metaforicamente e tutto intorno sembra cantare?
 
P

ParallelMind

Guest
Tomas Transtromer - Stazione


Un treno è entrato in stazione. È fermo, vagone dopo vagone,
Ma nessuna porta si apre, nessuno scende o sale.
Ci sono veramente delle porte? Là dentro un brulichio
Di uomini rinchiusi che vanno su e giù.
E scrutano dai finestrini immobili.
Fuori lungo il treno cammina un uomo con un martello.
Urta le ruote che debolmente risuonano. Tranne qui.
Qui il rumore aumenta incomprensibilmente: un fulmine,
Il rintocco dell’orologio della cattedrale,
Il rumore della circumnavigazione del globo
Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.
Tutto canta. Ve lo ricorderete. Andate avanti.


I primi cinque versi mi fanno pensare all'immobilità della vita quotidiana, alla mancanza (spesso) di stimoli e di cambiamenti, all'incapacità di prendere iniziative affinché le cose migliorino; questa vita in cui troppe volte non si scende e non si sale, e siamo davvero "uomini rinchiusi che vanno su e giù".
Poi mi perdo e non riesco più a dare un'interpretazione alle parole del poeta, le ruote che debolmente risuonano sembrerebbero indicative di un leggero risveglio che potrebbe dare il via a qualcosa di più importante, ma "tranne qui", qui dove? Forse si tratta di una sorta di scossone interiore, quel cambiamento improvviso che sembra svegliarci con violenza da un torpore che pareva eterno ed è così che il treno - il nostro mondo - si solleva metaforicamente e tutto intorno sembra cantare?


A me quel tranne qui ha fatto pensare a questa vecchia canzone di Robin Hood
 

Nerst

enjoy member
Mi ha fatto pensare ad un' ambientazione fantasma questa poesia. Raccapricciante l' immagine degli uomini intrappolati nei vagoni che camminano su e giù, come se non fossero coscienti di ciò che fanno. L' uomo fuori, poi, cammina e chissà qual' è la sua meta. Mi fa pensare al tempo che si ferma, o al desiderio che a volte abbiamo che il tempo si possa fermare, ma resta un desiderio, perchè l' orologio scandisce l' infinito tempo che va avanti...e noi con lui.
 
G

giovaneholden

Guest
Thomas Transtromer - Stazione

Il treno come metafora della vita è spesso utilizzato,con il suo viaggiare incessante con le stazioni che scandiscono i vari momenti dell'esistenza,dove si medita sugli avvenimenti di cui si è protagonisti. Ricordiamo,dato che siamo sotto Pasqua,che anche la cappelle della Via crucis vengono definite "stazioni". L'interpretazione mistica mi sembra calzante,con l'uomo che sonda col martello le ruote,pronte a ripartire. Il poeta non sente che il suo treno possa ripartire,ma invece c'è un'esortazione a cogliere il risuonare del martello,sorta di diapason che ci dice che si canta,si va avanti. Questa associazione viaggio-canto mi ricorda la poetica dei sogni degli aborigeni australiani,così ben descritta ne La via dei canti di Bruce Chatwin.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Passiamo alla prossima poesia...l'avevo proposta nella Giornata della Memoria


L’APPELLO DEL MATTINO

Il sole sorge sul campo di Auschwitz,
Splendente di un bagliore roseo
Stiamo tutti in fila, giovani e vecchi,
Mentre nel cielo scompaiono le stelle.

Ogni mattino stiamo qui per l’appello
Ogni giorno, con la pioggia o con il sole
Sui nostri volti sono dipinti
Dolore, disperazione, tormento.

Forse proprio ora, in queste ore grigie,
A casa mia piange un bambino
Forse mia madre sta pensando a me…
La potrò mai rivedere?

In questo momento è bello sognare ad occhi aperti,
Forse proprio ora il mio innamorato mi pensa
Ma — Dio non voglia — se
Andassero a prendere anche lui?

Come su uno schermo argentato
L’azione continua splendida
Poco lontano arriva qualcuno
In una limousine nuova e brillante.

Scendono con lentezza e con grazia,
Le “Aufseherinnen” (1) indossano abiti blu.
Ci trasformiamo immediatamente in pilastri di sale,
Numeri, nullità inanimate.

Ci contano con arroganza sprezzante
Loro — la razza più nobile
Sono i tedeschi, la nuova avanguardia
Che conta la marmaglia a strisce, senza volto.

All’improvviso, come per una scossa elettrica, rabbrividiamo
Al pensiero che simile a un razzo ci balena in testa
Costei deve essere anche una moglie o una madre
Una donna… E anche io sono una donna…

La pellicola sensazionale si svolge lentamente
“Achtung!” Sistemare la fila!
Questo è un momento davvero speciale,
Si avvicina il “Lagerkommandant”.

È possibile che il mondo sia tanto pericoloso?
Un fischio e, in un attimo, il silenzio
Fra di noi pronunciamo una preghiera quieta
Ma c’è qualcuno che ci può sentire?

Il sole è di nuovo alto nel cielo,
Brillanti e rosei sono i suoi raggi.
O Dio caro, Ti chiediamo
Arriveranno giorni migliori?

Krystyna Zywulska, settembre 1943

(1) Sorveglianti
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
L'avevo trovata sul sito "La Shoah e la memoria" La Shoah e la Memoria e fa parte di una raccolta intitolata The Auschwitz Poems, che contiene poesie scritte durante la prigionia nel lager o successivamente da sopravvissuti o parenti di internati.
Sono tutte toccanti e significative, ho scelto questa perché chiara, semplice, e ciò che mi sconcerta è che non vi leggo disperazione, ma solo rassegnazione.
Chi scrive è nata dalla parte sbagliata, fa parte della "marmaglia a strisce"; per un attimo pensa alla vita, quella vera, che ha lasciato, ma presto il grido perentorio della sorvegliante la riporta al presente, e la fa rabbrividire pensando che quella che ha davanti è una donna come lei, probabilmente una moglie e una madre. Sconcertante immaginare una kapò nazista nei panni di una mamma affettuosa, che dopo il "lavoro" torna a casa e accudisce i bambini.
 

Nerst

enjoy member
Che angoscia! Le righe di questa poesia ci ricordano il male incarnato. I pensieri della donna volano oltre le recinzioni del campo, sul quale neanche le stelle splendono. Pensieri d' amore, pensieri alla famiglia, pensieri di sopravvivenza sono oggetto delle domande della donna, che vede dinanzi a se uomini che hanno il potere decisionale su chi vivrà e chi morirà. Ma la speranza che i giorno cambieranno sono vivi come i raggi del caldo sole.

Dopo aver letto la poesia mi chiedo: fino a che punto si può avere la forza di vivere? Il "desiderio" di morire sarà stato un pensiero fisso? o il desiderio di sopravvivenza sarà stato vivo in chi ha visto l' inferno?
 
P

ParallelMind

Guest
Proprio oggi hanno commemorato all'estero le vittime del Shoah..
*
 

rina

New member
Mio angelo

Come un fiocco di neve che
lentamente si scioglie al suolo,
volteggia leggero il mio pensiero.

Si posa su morbide ali e piume d'argento,
bagnando di lacrime dolci amari
i miei sogni trasportati dal vento.
Più di ogni luce, il suo candore abbagliante,
ferisce i miei'occhi velati dii pianto
sommesso e silente.

Nel silenzio dell'anima, scende la neve
a tracciare solci profondi di gelo,
e tu fiocco, sfuggi dal dentro,
per scioglierti al calore di
quell'abbraccio di ali e piume d'argento.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Come un fiocco di neve che
lentamente si scioglie al suolo,
volteggia leggero il mio pensiero.

Si posa su morbide ali e piume d'argento,
bagnando di lacrime dolci amari
i miei sogni trasportati dal vento.
Più di ogni luce, il suo candore abbagliante,
ferisce i miei'occhi velati dii pianto
sommesso e silente.

Nel silenzio dell'anima, scende la neve
a tracciare solci profondi di gelo,
e tu fiocco, sfuggi dal dentro,
per scioglierti al calore di
quell'abbraccio di ali e piume d'argento.

Ciao Rina e benvenuta nel poeticforum, sei tu l'autrice di questa poesia? La commenteremo alla fine :)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
La prossima poesia è di Fernando Pessoa :)

Stanca Essere


Stanca essere, sentire duole,
pensare distrugge.
Estranea a noi e fuori,
frana l'ora e tutto in essa frana.
Inutilmente l'anima piange.
A cosa serve? E cosa deve servire?
Abbozzo pallido e lieve
del sole invernale che ride sul mio letto…
Vago sussurro breve.

Delle piccole voci con cui il mattino
si desta,della futile promessa
del giorno,morta sul nascere,
nella speranza assurda e remota
nella quale l'anima confida.
 
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