Dostoevskij, Fedor - Delitto e castigo

estersable88

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“Delitto e castigo” è, come ci spiega lo stesso Dostoewskij, il racconto dettagliato delle vicende accadute al giovane Raskolnikov, ex studente, ridotto all’indigenza dalla mancanza di denaro e di lavoro, oppresso dall’aura protettiva della madre e della sorella e per di più misantropo. Per uscire dalla sua condizione di uomo ordinario e per elevarsi a quella di uomo straordinario, Raskolnikov decide di uccidere una vecchia usuraia che vive delle altrui sventure. Raskolnikov si prefissa di liberare la società da questo “pidocchio” e di donare il suo oro agli altri, così porta a termine con successo il suo piano delittuoso, uccidento fortuitamente anche la sorella della vecchia, sopraggiunta durante l’omicidio. Da questo momento Raskolnikov vive tra il senso di colpa e la strenua e lucida difesa di sé, tra la misantropia e il bisogno di verità e giustizia anche nei rapporti con chi lo circonda. Dopo un lungo travaglio interiore gli eventi e le riflessioni lo inducono a costituirsi per scontare il suo castigo e la sua condanna.
Creando il personaggio di Raskolnikov, Dostoewskij ha voluto rappresentare la condizione (per nulla inconsueta) di un uomo, un giovane, che si dibatte tra il proprio io che vuole emergere ed affermarsi come straordinario e le rigide convenzioni di una società che lo vorrebbe stretto tra studio, lavoro e famiglia condannandolo all’ordinarietà. Con un incedere a tratti lento ed angosciante ed a tratti guizzante e vivo, l’autore ripercorre il travaglio psicologico, umano e concreto di quest’uomo che mai, fin quasi alla fine del romanzo, si ritiene colpevole: egli ha ucciso la vecchia e sua sorella, ma non vuole che quest’azione si definisca delitto giacché egli ha liberato la società da un peso. E infatti riflette che forse ciò che è considerato sbagliato è solo un fattore estetico: se egli avesse ucciso con le bombe forse sarebbe stato giustificato ed in questo si vede la sua critica alla società ed alla giustizia che punisce lui, uomo “superiore” e non chi fa la guerra. Così Raskolnikov è ossessionato da questi pensieri, da queste idee fisse, intrappolato nella condizione che con l’omicidio lui stesso ha creato, ed oscilla costantemente tra delirio e folle lucidità.
Ma in questo lungo romanzo, uno dei maggiori di Dostoewskij, non c’è solo Raskolnikov: sono tanti i personaggi che in vario modo incidono sulla storia e sulle decisioni del giovane. Ci sono la madre e la sorella, ci sono i due diversi ma entrambi abietti pretendenti di quest’ultima, ci sono gli amici (o presunti tali) di Raskolnikov e poi c’è Sonja, personaggio di infinita dolcezza, con la quale Raskolnikov si confiderà e che arriverà ad amare. E poi c’è un ultimo messaggio che l’autore vuole lasciarci: il libro non si chiude con la condanna di Raskolnikov a scontare il castigo, anzi nelle ultime pagine si avverte chiaramente la possibilità di una rinascita, di una riapertura alla vita, di un passaggio dalla colpa all’espiazione.
Per concludere… Questo è un libro importante che mi è piaciuto molto. Personalmente non riesco ad inserirlo nei miei libri preferiti ed ancora, a lettura ultimata, non me ne spiego la ragione. Resta il fatto che “delitto e castigo” fa parte dei capisaldi della letteratura e dovrebbe starsene lì, nella libreria di ognuno di noi, con i segni visibili delle ore impiegate per leggerlo: è un libro che va vissuto, letto e riaperto a distanza di tempo perché ci sarà sempre qualcosa che ci è sfuggito, una riflessione nuova che non avevamo fatto… è sempre così coi grandi libri, o almeno, io la penso così.
 

MadLuke

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Creando il personaggio di Raskolnikov, Dostoewskij ha voluto rappresentare la condizione (per nulla inconsueta) di un uomo, un giovane, che si dibatte tra il proprio io che vuole emergere ed affermarsi come straordinario e le rigide convenzioni di una società che lo vorrebbe stretto tra studio, lavoro e famiglia condannandolo all’ordinarietà.

Mi sa che ti sei un po' partito per la tangente... :)
Lo scopo di Dostoevskij, profondamente cristiano, era proprio il contrario: mostrare come i tentativi di fondare una morale, autonoma e indipendente siano destinati a fallire, a prescindere dall'intelligenza o dalla razionalità con cui la si elabora.
Invece solo aderendo al senso religioso che ognuno ha dentro, ascoltandolo così come è, senza volerci costruire sopra nulla di proprio si corrisponde l'amore divino, rappresentato da Sonia, immagine amorevole della Madonna, e si può trovare la pace.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Mi sa che ti sei un po' partito per la tangente... :)
Lo scopo di Dostoevskij, profondamente cristiano, era proprio il contrario: mostrare come i tentativi di fondare una morale, autonoma e indipendente siano destinati a fallire, a prescindere dall'intelligenza o dalla razionalità con cui la si elabora.
Invece solo aderendo al senso religioso che ognuno ha dentro, ascoltandolo così come è, senza volerci costruire sopra nulla di proprio si corrisponde l'amore divino, rappresentato da Sonia, immagine amorevole della Madonna, e si può trovare la pace.
Il concetto che tentavo di esprimere è un po' diverso e ad un livello precedente (meno approfondito) del tuo. Cercavo di spiegare l'immagine che l'autore dà di Raskolnikov, come di un uomo combattuto tra ciò che è e ciò che si vorrebbe che fosse. Poi probabilmente hai ragione tu quando affermi che l'autore volesse dare un altro insegnamento, ma ciò che io percepisco dalle pagine è questo. Tra l'altro ho letto altri commentatori (ben più preparati di me) che davano questa mia interpretazione. Concordo, poi, sull'immagine che dai di Sonja.
 

malafi

Well-known member
Se avessi letto questo romanzo senza conoscere titolo ed autore avrei detto: caspita, che bel libro! Costruito bene, con una caratterizzazione dei personaggi eccezionale, scritto da un fine psicologo, persino avvincente in certe parti e con epilogo ... che non mi aspettavo, non scontato (parlo proprio del capitolo 'epilogo', non di come termina la vicenda del protagonista)

Ma se penso che ho appena letto Delitto e Castigo del grande Dosto ... boh, c'è qualcosa che non mi convince appieno. Non convince me, sia chiaro, non ho l'ardire di mettere in discussione un capolavoro universale.
Non saprei nemmeno dire che cosa non mi abbia convinto: solo leggendolo non mi sembrava di avere per le mani questo gran capolavoro.

Forse lo stile narrativo, forse un po' di confusione negli eventi che si intrecciano, forse uno spaccato di una società che non conosco e che mi pare molto (troppo) romanzato .... ma no, dai, è inutile cercare spiegazioni alla mia parziale insoddisfazione. Anche la Gioconda non mi è piaciuta, ma mica mi metto lì ad analizzare le motivazioni... così è se vi pare (cit. :mrgreen: )
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Dopo quattro (se non ho perso il conto) tentativi falliti, finalmente sono riuscito a finirlo. Era nella mia libreria da anni, tenuto come qualcosa di prezioso, ma curiosamente non sono mai riuscito ad arrivare alla fine (non ero mai andato molto oltre il delitto, in effetti).
Di certo non è un romanzo che si fa leggere facilmente, specie comparato con uno di Ken Follett o di Stephen King. È una prosa difficile, vuoi per i nomi, vuoi per il focus volutamente posto sulla psicologia dei personaggi, più che sulle azioni, vuoi anche per certe pagine troppo dense per essere lette così, a velocità naturale.
Delitto e castigo richiede una lettura ponderata, attiva, non ha senso (o è addirittura impossibile) leggerlo in modo passivo, tutto uguale. A volte devi rallentare, altre fermarti a riflettere e fare il punto della situazione, altre ancora le pagine scorrono come niente fosse.
Dostoevskij entra nei suoi personaggi così profondamente da mettere quasi paura. Non tutti sono delineati allo stesso modo, eppure tutti hanno un loro scopo. Ma quelli più importanti incarnano in sè temi eterni come la pazzia, la malattia, la morte, l'amore, il desiderio di vivere, la pietà.
E però tutto si incastra alla perfezione. Molto bello, secondo me, il finale, anche se forse "d'altri tempi". Tutto si poteva volendo sbrigare in poche pagine, ma l'autore qui vuole sviscerare i suddetti temi, credo, fino all'osso, mettendo un perché dopo l'altro, senza accontentarsi di una mezza risposta.
Sono sicuro che meriti almeno una seconda lettura, ho la sensazione di non aver "letto" tutto ciò che c'è da leggere, ma già adesso mi sento di consigliarlo.
Non prendetelo come un qualunque romanzo dei nostri giorni, lasciatevi guidare dall'autore, pagina per pagina, al passo che vuole lui. Penso che sia il modo giusto per riuscire ad arrivare all'ultima pagina e sentire di aver capito, almeno in parte, il messaggio dell'autore. Perché, almeno così è stato per me, ogni personaggio rispecchia noi stessi in uno o più momenti della nostra vita.
 
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