All'inizio lascia un po' sconcertati, ma è quel tipo di sconcerto che porta a desiderare di non staccarsi dal libro.
Ci si chiede dove voglia andare a parare, Chuck. Dove porteranno quelle frasi taglienti e geniali, quella violenza (gratuita?), la descrizione di un'insoddisfazione che non trova soluzione né riscatto se non nel "toccare il fondo", nel distruggere tutto quanto circonda i protagonisti, per poi giungere al totale annientamento di se stessi. La risposta a questa domanda non si trova, se non nel Colpo di Scena (come l'avete definito voi, spero che sia lo stesso
) che dà un senso, a suo modo (ma si fa sempre per dire!), al delirio del protagonista e che costituisce il vero pugno nello stomaco (stavolta metaforico) all'interno del romanzo. Mi chiedo come sia stato possibile riprodurlo nel film. Mi sa che devo proprio vederla, questa trasposizione.
Potrei dire che è un libro giovanile ma in realtà, se l'avessi letto a vent'anni, non sarei riuscita ad apprezzarlo,anzi mi avrebbe turbato forse troppo per portare avanti la lettura.
Oggi dico solo che le parole per descrivere questo libro mi mancano. E' stata una lettura fatta più che altro di sensazioni, è come se fossi incappata per qualche sera in un genio tragico del quale non riesco a parlare.
Ho adorato le parti grottesche, come la scena del ristorante e quelle delle riunioni dei Comitati dei malati, uniche situazioni in cui si percepisce un minimo di solidarietà umana. Tra tutti spicca un unico personaggio davvero vivo, quello di Marla.