11° Poeticforum - Le poesie che amiamo

G

giovaneholden

Guest
Larkin,Rilke,Maclaus,Collins

La poesia di Larkin la definirei "pessimismo realistico". Un'amara considerazione sulla vita e sulle pieghe che può prendere nel passaggio generazionale,apprezzo questo esprimere in versi taglienti,quello che secoli di retorica hanno cercato di occultare. Rilke è affascinante e profetico invece,sulle tuttora irrisolte disparità di genere,la strada per la parità è ancora lunga senza dubbio. Maclaus argutamente ci descrive,sotto una forma poetica aggraziata nei primi versi quello che un giovane poeta si aspetta da quella che per lui è "Poesia",ma poi amaramente giunge alla conclusione che anche qui valgono le regole della nostra società che viaggia per "conoscenze".Collins infine ribalta ancora questa catena poetica che è passata dal pessimismo al disincanto,rimettendo in gioco il comportamento degli adulti,che se fosse libero come quello dei bambini,creerebbe all'inizio imbarazzo,ma siamo così sicuri che spazzando le convenzioni non ci porterebbe a un mondo più vero di quello attuale?
 
P

ParallelMind

Guest
Concordo con buona parte della poesia di Mclaus,tranne il finale un po`masochistico.
Perche`la poesia,come l'amore non e`qualcosa che scrivi su di un pezzo di carta,non e`un gesto.
Si libra nell'aria libera,ed e`l'essenza di tutte le cose,quelle buone almeno.
Alcuni poeti,scrittori con le loro parole riescono a coglierla,a trasmetterla,ma essi da se`non creano nulla,sono solo testimoni del miracolo della vita e della passione che sospinge l'animo umano,in tutte le sue forme migliori.
 

maclaus

New member
come ironicamente ho cercato di spiegare testè, questa poesia è quasi un esercizio stilistico buttato in faccia a qualcuno che si spacciava poeta, mentre "scopiazzava" a mani basse qua e là... mi trovavo (purtroppo "obbligato") in un contesto dal quale cerco di tenermi lontano - un concorso letterario - e siccome già per mia natura non sopporto quel genere di manifestazione, ero particolarmente nauseato dalla piega che aveva preso la serata ed ho reagito nel solo modo che conosco: scrivere...:wink:
 

alessandra

Lunatic Mod
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Un giorno esisterà la fanciulla e la donna: come avete già scritto, quel giorno sembra ancora lontano ... dai più tremendi casi di femminicidio alla semplice vita quotidiana in cui, ancora spesso e volentieri, sembra naturale che i maggiori sacrifici, materiali o emotivi, gravino sulle spalle della donna, a tante relazioni anche molto giovani in cui ancora troppo spesso l'uomo, o il ragazzo, mostra un atteggiamento possessivo e soffocante nei confronti della compagna (capita anche il contrario, certo, ma più raramente) ogni giorno possiamo constatare che, come diceva bouvard, la speranza dell'autore è incompiuta.


Esser poeti: come "esercizio di stile", come dice il suo autore, mi sembra riuscito :D E' ironica e rende perfettamente l'idea e il paradosso che il cinico perseguimento del proprio interesse abbia contaminato perfino il mondo incantato della poesia!
 

alessandra

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Passiamo alla quarta proposta :D

Billy Collins - Lo sviluppo del bambino

Lo sviluppo del bambino

Com'è sicuro che ai pesci preistorici spuntarono le gambe
e lasciarono le spiagge per andare a spasso nelle foreste
sviluppando alcuni verbi irregolari per le loro
prime conversazioni, così anche i bambini di tre anni
entrano nella fase dell'insulto.

Ogni giorno ne arriva uno nuovo che si aggiunge
al repertorio. Stupida Testa di Rapa,
Grossa Faccia di Fogna, Cacca-per-Terra
(quest'ultimo mi suona un po' Navajo)
li strillano dal livello-ginocchia, i musetti
rossi per la sfida.
Niente che Samuel Johnson si sarebbe spaventato a profferire
in un pub, ma in fondo i pargoletti non stanno provando
a distruggere qualche fatuo dilettante dell'Illuminismo.

Stanno solo tormentando i loro colleghi mocciosi
o attirando l'attenzione dei giganti
lassù con i loro cocktail e il fiato cattivo
a dire scemenze baritonali ad altri giganti,
aspettando di insultarli dopo averli ringraziati
per la splendida festa e aver sentito chiudersi la porta.

I grandi risparmiano le fantasie rabbiose
per cose come un martello traditore, catene da neve,
treni in partenza mancati per pochi secondi,
però nei loro cuori adulti sanno bene,
anche se minacciano di spedire Timmy a letto
per queste maniere orribili,
che i loro capi sono Stupidi Ciccioni,
le loro mogli Sceme Testevuote
e che loro, loro stessi sono Signori Cretinetti.
 

alessandra

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Lo sviluppo del bambino

E' dalla prima volta che l'ho letta che mi ha stregato, anche se non so bene il motivo, continuo a rileggerla, la trovo geniale nella sua brillante e vivace semplicità, densa e piena di colore come una vera storia per bambini e adulti monelli. Sottolinea l'inutilità della "serietà" dei grandi, spesso eccessiva di fronte a cose tutto sommato risolvibili e poco interessanti, contrapposta al mondo interiore, fantasioso, discolo e ancora infantile che abbiamo dentro, ma che non sta bene mostrare, un mondo che, soffocato dalle incombenze dell'età cosiddetta adulta, si cela ad uno sguardo esterno poco attento, ma che nel nostro animo spesso continua a prendere il sopravvento e salvaguarda la poesia della nostra esistenza. D'istinto ho pensato (confessione pericolosa :mrgreen:) a me e mia sorella, che talvolta facciamo ancora le gare di parolacce :mrgreen:
 

alessandra

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Sono curiosa di sapere cosa pensate di questa poesia...certo è particolare...solo a me piace? :mrgreen:
 

maclaus

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francamente, non rientra nei canoni della poesia come la intendo io... o per lo meno, personalmente, la catalogherei come prosa... Per quanto concerne il contenuto, non mi entusiasma neppure tanto...:wink:
 

alessandra

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Eccoci alla quinta proposta, di Salvatore Quasimodo :)

IMITAZIONE DELLA GIOIA
Dove gli alberi ancora*
abbandonata più fanno la sera,*
come indolente*
è svanito l'ultimo tuo passo*
che appare appena il fiore*
sui tigli e insiste alla sua sorte.*

Una ragione cerchi agli affetti,*
provi il silenzio nella tua vita.*

Altra ventura a me rivela*
il tempo specchiato. Addolora*
come la morte, bellezza ormai*
in altri volti fulminea.*
Perduto ho ogni cosa innocente,*
anche in questa voce, superstite*
a imitare la gioia.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Imitazione della gioia

Tremendamente malinconica ... non c'è maggiore tristezza del ricordo sfumato di una gioia che a malapena si intravede, di cui non si godono più nemmeno le reminiscenze.
Penso ad un vecchio rassegnato, che ormai dalla vita non si aspetta più niente, e che non trova vero sollievo nemmeno nel pensiero del passato.
 

maclaus

New member
è una poesia nichilista, per molti versi "angosciante"... E' il Quasimodo più cupo che non lascia spiragli di speranza. Triste.
 
P

ParallelMind

Guest
Io vi trovo una grande bellezza in questi versi di Quasimodo,una grande onesta`che e`poi forse l'essenza della vera poesia.
Le poesie non devono raccontare sogni,non hanno bisogno di andare nel surreale.
Le poesie ci raccontano la vita,raccontano di noi stessi.
E anche io penso come Quasimodo che ogni istante di vita vissuto nella sua irrepetibilita`lo rende stupendo.Proprio oggi per caso pensavo a quando portavo lo zaino coi libri pesanti di scuola..eppure era un peso cosi`dolce che chissa`per quanto ancora mi sarebbe piaciuto portarlo.
Ecco vedete,questa poesia vuole insegnarci a saper gioire davvero dei momenti lieti e spensierati della vita,perche`un domani il mondo cambia e noi con esso e i teneri ricordi sono alla fine tutto quello che di prezioso ci rimane dell'Innocenza perduta.
 

bouvard

Well-known member
Passiamo alla quarta proposta :D

Billy Collins - Lo sviluppo del bambino
Lo sviluppo del bambino
Com'è sicuro che ai pesci preistorici spuntarono le gambe
e lasciarono le spiagge per andare a spasso nelle foreste
sviluppando alcuni verbi irregolari per le loro
prime conversazioni, così anche i bambini di tre anni
entrano nella fase dell'insulto.
Ogni giorno ne arriva uno nuovo che si aggiunge
al repertorio. Stupida Testa di Rapa,
Grossa Faccia di Fogna, Cacca-per-Terra
(quest'ultimo mi suona un po' Navajo)
li strillano dal livello-ginocchia, i musetti
rossi per la sfida.
Niente che Samuel Johnson si sarebbe spaventato a profferire
in un pub, ma in fondo i pargoletti non stanno provando
a distruggere qualche fatuo dilettante dell'Illuminismo.
Stanno solo tormentando i loro colleghi mocciosi
o attirando l'attenzione dei giganti
lassù con i loro cocktail e il fiato cattivo
a dire scemenze baritonali ad altri giganti,
aspettando di insultarli dopo averli ringraziati
per la splendida festa e aver sentito chiudersi la porta.
I grandi risparmiano le fantasie rabbiose
per cose come un martello traditore, catene da neve,
treni in partenza mancati per pochi secondi,
però nei loro cuori adulti sanno bene,
anche se minacciano di spedire Timmy a letto
per queste maniere orribili,
che i loro capi sono Stupidi Ciccioni,
le loro mogli Sceme Testevuote
e che loro, loro stessi sono Signori Cretinetti.

Lo stile di questa poesia è davvero poco "poetico", almeno nel senso in cui tradizionalmente intendiamo le poesie, è uno stile che ricorda più la prosa. Sembra che il Poeta ci voglia spiegare lo "sviluppo" di un bambino raccontandoci - come farebbe appunto uno scrittore, e non rimando come farebbe invece un poeta - la loro scoperta del mondo. Le parolacce, gli insulti, sono, per un bambino di tre anni, espressioni normali, niente affatto indice di maleducazione, perché gli "spilungoni" lassù sempre pronti a riprenderli per ogni marachella, le usano anche loro, perciò pensano sia consentito esprimersi in quel modo. Poverini, non hanno ancora imparato la lezione più importante: gli adulti predicano bene, ma razzolano spesso male. Non a caso di fronte ad un bambino maleducato, restano sempre esterrefatti, chiedendosi dove mai abbia imparato certe cattive abitudini, e magari se lo chiedono mentre buttano a terra la cicca della sigaretta, o parcheggiano in doppia fila.
 
Ultima modifica:

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Prossima poesia, non è la prima volta che propongo Vivian Lamarque, mi piace tanto :YY

IL SIGNORE D'ORO di Vivian Lamarque

Era un signore d'oro. Un signore d'oro fino, zecchino.
Per il suo carattere duttile e malleabile, per il suo caldo dorato
colore, per il luccichio dei suoi occhi, era un signore molto
ricercato.
I corsi dei fiumi venivano deviati, i fondali scandagliati e setacciati,
ma i signori che affioravano brillavano poco, erano signori
pallidi, opachi, non erano d'oro vero, erano signori falsi.
Non avevano aurifere vene?
No, le loro lente vene scorrevano quasi del tutto essiccate in
direzione dei loro minuscoli cuori, a fatica.
E dov'era il signore d'oro vero?
Lontano, in una casa assolata, pigro e paziente, aspettando di
essere trovato, in un angolino, il signore d'oro luccicava.
 

Nerst

enjoy member
Bella, più che una poesia è una narrazione dolce. Il signore d' oro non si è voluto fast trovare
Come se attedesse il momento giusto per apparire dal fondale o la persona giusta a cui regalare il luccichio dei suoi occhi. Mi è piaciuta, tenera e fiabesca.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Mi piace tanto da averla postata, ma non so scrivere niente al riguardo...
Rileggendola ci vedo qualcosa che non mi torna ... "il signore d'oro per il suo carattere etc. è molto ricercato" poi però dice che, pigro e paziente, aspettava di essere trovato :? Ciò che mi è piaciuto di questa poesia è stato proprio l'ultimo verso contrapposto alla frase precedente "i signori che affioravano brillavano poco..." Mi piace l'idea che la vera bellezza stia in ciò che non si nota tanto, in questo mondo che sembra appartenere agli egocentrici.
Credo che il vero senso sia questo, anche se tutto cambia se il signore era molto ricercato, o forse era ricercato proprio perché aspettava tranquillo di essere trovato?:mrgreen:
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Inserisco la prossima bella proposta :)

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
-- Eugenio Montale
 

maclaus

New member
E' la mia poesia preferita di Montale.
Esprime un profondo senso di amore e rispetto verso l'altra persona che mi commuove ogni volta che la rileggo...:ad:
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Come ho detto, l'avevamo già commentata in un precedente Poeticforum, ma l'ho voluta lasciare anche perché ci sono molti nuovi utenti, che non l'hanno mai commentata.
Vedo ora che è stata la prima poesia in assoluto del primo Poeticforum :) http://www.forumlibri.com/forum/poesia/12751-1-poeticforum-sperimentale-le-poesie-che-amiamo.html
Montale dedicò questa meravigliosa poesia alla moglie, che aveva problemi alla vista, ma, in realtà, dotata forse di una sensibilità particolare, vedeva ciò che pupille pur meno offuscate non vedono. Era lei la sua vera guida, mentre scendevano quei reali o metaforici milioni di scale. E lui continua a scenderle col pensiero, sempre guidato da lei. Splendida testimonianza di un amore davvero eterno, che continua a vivere anche se la persona amata non è più presente fisicamente.
 
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