152º minigruppo - Lolita di Vladimir Nabokov

ila78

Well-known member
Fino Capitolo 25 spoilerissimi

Ieri sera ci ho dato dentro. :mrgreen:

Devo dire che mi sta piacendo abbastanza, la storia si fa avvincente, specie da quando Humbert medita di far fuori la mogliettina per "godere liberamente" della figliastra e il destino gli da una bella mano, lei era abbastanza insopportabile (facevano una bella coppia però, lui pervertito, lei strega bigotta....:mrgreen:) ma di certo non meritava di fare la fine ingloriosa che ha fatto.
E ora "paparino" è andato a prendere la "figlioletta" (che mi sembra sempre meno innocente ad ogni riga....:paura:) facendole credere che la mamma è malata e progetta di imbottirla di sonniferi per palpeggiarla a suo piacimento, tra parentesi non credo che la bimba abbia bisogno di essere sedata per lasciarsi palpeggiare; 2 minuti dopo che erano il macchina gli era già saltata addosso chiedendogli se erano amanti. :paura:
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Ma come, lo dice nella premessa l'autore

non vorrei dire stupidaggini, potrei anche essere smentita, ma io ho sempre interpretato la premessa (molto interessante quello che ha scritto C0C0, non lo ricordavo...) come una parte del romanzo, soggetta quindi a sua volta alla finzione narrativa. Il romanziere Nabokov non scrive una prefazione al suo romanzo, ma comincia il suo romanzo con una premessa che per questo fa parte integrante della storia (anche se io l'ho letta alla fine, forse sbagliando) e come tale va interpretata... Questo almeno è quello che ho capito io... :?
 

isola74

Lonely member
cap. 20- spoiler

ieri sera crollata miseramente al capitolo 20.... ma dopo l'idea dell'annegamento nel lago mi sa di aver intuito quale possa essre il colpo di scena:OO

la moglie mi fa una pena, non tanto per le idee omicide del marito, ma per le altre idee:evil::evil:
 

bonadext

Ananke
non vorrei dire stupidaggini, potrei anche essere smentita, ma io ho sempre interpretato la premessa (molto interessante quello che ha scritto C0C0, non lo ricordavo...) come una parte del romanzo, soggetta quindi a sua volta alla finzione narrativa. Il romanziere Nabokov non scrive una prefazione al suo romanzo, ma comincia il suo romanzo con una premessa che per questo fa parte integrante della storia (anche se io l'ho letta alla fine, forse sbagliando) e come tale va interpretata... Questo almeno è quello che ho capito io... :?

Io ho capito il contrario :boh: Comunque è la storia di un pedofilo, come purtroppo se ne sentono troppo spesso, vera o non vera mi sta disturbando parecchio.

Ormai al punto dove sono arrivato sono perduti, due morti che camminano... :paura::W
 

ila78

Well-known member
Mi sto chiedendo che fine farà tutta questa passione cieca e sfrenata per Lo una volta che l'avrà avuta (non dubito che riuscirà nel suo intento....:paura:) e avrà soddisfatto tutte le sue più o meno perverse fantasie. :boh:
Lo, a quel punto, avrà perso ai suoi occhi la tutta la sua aurea magica di ninfetta innocente da traviare o sbaglio? (ribadisco, se quella è innocente io sono una top model ma vabbè :boh:).
 

bonadext

Ananke
Mi sto chiedendo che fine farà tutta questa passione cieca e sfrenata per Lo una volta che l'avrà avuta (non dubito che riuscirà nel suo intento....:paura:) e avrà soddisfatto tutte le sue più o meno perverse fantasie. :boh:
Lo, a quel punto, avrà perso ai suoi occhi la tutta la sua aurea magica di ninfetta innocente da traviare o sbaglio? (ribadisco, se quella è innocente io sono una top model ma vabbè :boh:).

Ila in parte hai visto giusto, ma ricorda che rimane sempre una bambina di 13/14 anni, a quell'età è scontato obbedire alle persone che ti stanno accanto tutto il giorno, e quando hai un pervertito come "genitore" puoi solo rimanere succube a lui. Restare segnato per la vita.

SPOILER CAPITOLO 25
Da quando sono saliti in macchina dopo il campeggio io avevo intuito che sarebbe stato un viaggio "senza ritorno", nel nulla... un viaggio alienante senza futuro, senza vita... mi sembra di vedere quei film "road-movie" drammatici americani...:W
 

bonadext

Ananke
parte seconda - capitolo 2

L'inizio della seconda parte è veramente alienante e noioso, i capitoli sono lunghi e ripetitivi. Sto facendo fatica a proseguire, il disgusto presente in me nella prima parte sta lasciato il posto a una rabbia crescente, a un senso di impotenza. Seguire la rovina di una bambina è qualcosa di devastante :W

Sono curioso di sapere le vostre reazioni arrivati a questo punto :)
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
mie opinioni sul libro in genere, per cui potete evitare per non farvi influenzare!

Sono curioso di sapere le vostre reazioni arrivati a questo punto :)

non resisto a dirti la mia.... da questo punto in poi ho alzato bandiera bianca!!!!! il libro che fino a quel momento non mi era affatto dispiaciuto ha cominciato ad annoiarmi in un modo mortale..... :MM non vedevo l'ora di finirlo e non lo finivo mai!!!!! però peccato, secondo me proprio il fatto che il tema fosse così scottante si prestava bene a un'interpretazione letteraria... io sono del'idea che nella letteratura sia concessa qualsiasi cosa, non bisogna confonderla con la realtà! Io non sono mai riuscita a dare giudizi etici/morali sui libri che leggevo, anzi... se l'intento è dichiaratamente quello mi stufano, mentre mi piace vedere le cose da un pnto di vista diverso, anche se peccaminoso o scandaloso... ma questo libro... nada, non mi è arrivato. Che peccato.
 

Jessamine

Well-known member
capitolo 25 spoiler

Allora, alla fine mi sono decisa a leggere anche io la premessa, e sinceramente l'ho intesa come Ayu, insomma, molto in sile Manzoni che grida di aver trovato un manoscritto :wink:
Comunque, sono un po' di corsa e non ho il tempo di riflettere bene su quello che ho in testa, però volevo segnarmi comunque un paio di cose che mi hanno colpita.

- Humbert è sempre più disgustoso, quando dice che con la ex moglie bastava una sberla o torcerle il polso dolorante per farle fare quello che voleva, mi ha fatto ancora più schifo di prima
- la mamma di Lola mi ha disgustata ancora di più, quando scopre il diario del marito dice "non vedrai più quella stupida mocciosa". È gelosa della figlia, non prova la minima pietà nei suoi confronti. Cioè, per lei Humbert è un porco perché pensa ad un'altra, non perché quest'altra è sua figlia e ha dodici anni
- non mi stupisce per niente cheLola sia vagamente infatuata del lumacone, del resto lui è di bella presenza, somiglia al suo attore preferito, non ha mai avuto attenzioni e affetto (il padre morto, la madre una pazza egoista gelosa di lei), insomma, posso capire che a dodici anni, quando si comincia a provare una certa curiosità per l'altro sesso, lei si senta attratta da questa figura. Poi è ovvio che dovrebbe essere l'adulto a porre dei freni :W
È nell'età peggiore, quella in cui si è bambini e non lo si è... è anche abbastanza normale che faccia la sfacciata, da un certo punto di vista, il problema è che secondo me non sa nemmeno lei con cosa sta giocando. A dodici anni ci può essere interesse nei confronti del sesso (insomma, quando vado a prendere a scuola la mia ripetizionante, che è in prima media, sento di tutto :mrgreen:) ma è molto inconsapevole, non ci può proprio essere la maturità per fare sul serio. Lei si atteggia un po' da grande donna, ma alla fine è una ragazzina. "Ci prova" con Humbert, ma secondo me non ha ben chiaro nemmeno lei quello che sta facendo, è del tutto inconsapevole. E il problema è che finché questo atteggiamento resta fra coetanei, sono tutti inconsapevoli e dunque amen, in realtà succederà ben poco, ma se incontri un pervertito come Humbert, be', la cosa diventa pericolosissima :paura:
 

bonadext

Ananke
domanda per chi è arriavato al cap 23

Ma vedo che state tutti condannando la madre di Lo, per me è una donna "normale" e seria che avrebbe tutelato la figlia. In più ha alle spalle il trauma di perdere un figlio. E tra l'altro lei amava davvero il mostro. E solo grazie a lei si poteva evitare la rovina, che per lo shock causatogli dal mostro è finita sotto una macchina. Un conto è essere una madre severa, un'altro è andare in pasto al pedofilo :OO
 

Jessamine

Well-known member
Ma vedo che state tutti condannano la madre di Lo, per me è una donna "normale" e seria che avrebbe tutelato la figlia. In più ha alle spalle il trauma di perdere un figlio. E tra l'altro lei amava davvero il mostro. E solo grazie a lei si poteva evitare la rovina, che per lo shock causatogli dal mostro è finita sotto una macchina. Un conto è essere una madre severa, un'altro è andare in pasto al pedofilo :OO

Sicuramente meglio una madre così che un pedofilo, ma di certo quella non è la madre che augurerei a qualcuno!
Ripeto, a me la frase che ha detto su Lo quando ha scoperto delle mire di Humbert ha sconvolto, era comunque sprezzante nei confonti della bambina! Quando mai una madre sana di mente che scopre che un pedofilo è invaghito della figlia le da della stupida mocciosa? :paura:
 

ila78

Well-known member
Ma vedo che state tutti condannando la madre di Lo, per me è una donna "normale" e seria che avrebbe tutelato la figlia. In più ha alle spalle il trauma di perdere un figlio. E tra l'altro lei amava davvero il mostro. E solo grazie a lei si poteva evitare la rovina, che per lo shock causatogli dal mostro è finita sotto una macchina. Un conto è essere una madre severa, un'altro è andare in pasto al pedofilo :OO

Ha ragione Jess, era gelosa delle attenzioni che Humbert dedicava alla figlia, anche il fatto di volerla spedire via (prima che scoprisse il diario) e barricarla in un istituto religioso denota il fatto che come Humbert voleva liberarsi di lei, lei voleva liberarsi della figlia. Non era a posto nemmeno lei, secondo me.

Per quanto riguarda l'"inconsapevolezza" di Lo io non ne sono così sicura....tutto mi sembra meno che una bambina ingenua e non ci vedo niente di "giocoso" nelle sue "avances". :boh:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
E se tutta la superficie del romanzo non fosse altro che una grande metafora per raccontare altro?

Se andiamo al di là del bene e del male, al di là della pedofilia e dell'incesto, forse troviamo qualcosa di importante.
 

bonadext

Ananke
Sicuramente meglio una madre così che un pedofilo, ma di certo quella non è la madre che augurerei a qualcuno!
Ripeto, a me la frase che ha detto su Lo quando ha scoperto delle mire di Humbert ha sconvolto, era comunque sprezzante nei confonti della bambina! Quando mai una madre sana di mente che scopre che un pedofilo è invaghito della figlia le da della stupida mocciosa? :paura:

Anche se parlava così gli voleva bene a modo suo e l'avrebbe tutelata. Lo è una bambina viziata e la madre non gli ha mai fatto mancare niente. I figli a quel'età possono essere "difficili" da gestire specialmente se entrano in contrasto con i genitori, che in questo caso era solo la madre. Questo è il mio parere sulla madre, poi ognuno può pensarla come vuole, di sicuro non è una madre troppo amorevole :wink:

PS: inoltre per la storia del collegio ce da considerare che erano altri tempi (anni '40)
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
non vorrei dire stupidaggini, potrei anche essere smentita, ma io ho sempre interpretato la premessa (molto interessante quello che ha scritto C0C0, non lo ricordavo...) come una parte del romanzo, soggetta quindi a sua volta alla finzione narrativa. Il romanziere Nabokov non scrive una prefazione al suo romanzo, ma comincia il suo romanzo con una premessa che per questo fa parte integrante della storia (anche se io l'ho letta alla fine, forse sbagliando) e come tale va interpretata... Questo almeno è quello che ho capito io... :?
Hai capito perfettamente. Il romanzo NON è tratto da una storia realmente accaduta. La "Premessa" è un'introduzione alla narrazione ed è importantissimo leggerla.
Per chi non ce l'ha sull'ebook, come non c'è l'aveva Zingaro, io posso vedere se c'è l'ho sul mio pdf. Ma comunque sarebbe in inglese. Nel caso fatemi sapere...
 

bonadext

Ananke
Ma allora se la premessa non è un'introduzione al romanzo, ma è parte del romanzo stesso :??, perchè l'hanno saltata tutti? :? :boh:
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
E se tutta la superficie del romanzo non fosse altro che una grande metafora per raccontare altro?

Se andiamo al di là del bene e del male, al di là della pedofilia e dell'incesto, forse troviamo qualcosa di importante.
Anche io ho riflettuto molto su questa cosa. Se mi date tempo vi scrivo le mie considerazioni e i miei dubbi...
Ottima supposizione Zingaro; le tue lo sono spesso.

Intanto, prima di scrivervi le mie, leggetevi questo, che spero vi interessi:

ALBERTO ARBASINO: VLADIMIR NABOKOV
L’autore di Lolita è un anziano signore d’aspetto delizioso, grigio e ben vestito di grigio, somigliante in viso a un Palazzeschi riposato e altero. Ha una moglie che non lo lascia mai e pare efficientissima, tutta perfetta – carnagione freschissima, capelli bianchi ben pettinati, bella figura, belle perle, bell’abito nero, bella stola di visone – e sediamo in una bella saletta del Grand Hotel di Roma.
E la prima volta che vengono insieme in Italia; ma praticamente si tratta per tutt’e due del primo vero viaggio qui. Sono stati, sì, a Milano, per pochi giorni, tutt’e due: però tanti anni fa, da bambini; e allora naturalmente non si conoscevano ancora. In seguito non hanno più avuto motivi per passarci, se non una breve gita in macchina di lui a Ventimiglia, dalla Costa Azzurra, poco prima della guerra.
Queste scoperte italiane vogliono assaporarle con calma, quindi: il soggiorno durerà a lungo. Lasciano Roma presto, perché fa brutto tempo, e hanno freddo. Ma hanno già deciso di stabilirsi nei dintorni di Napoli, e risalire verso la Toscana quando il tempo sarà più bello.
«Voi trovate tutti che il vostro paese si sta involgarendo… sento dire», osserva Nabokov. «Ma uno straniero, arrivando per la prima volta, vede soprattutto le cose eterne, le più semplici: e queste bastano a convincermi che l’Italia pare il posto più elegante di tutti… Piove, fa brutto tempo: non importa. Noi siamo già incantati».
Si fa presto a trascinarlo a parlare del libro. Se ne stanno dando i giudizi più incredibili, e in tutto il mondo lettori e critici lo vedono in maniere assolutamente diverse: comico, da morir dal ridere, oppure sinistro, dannato, diabolico; poema altissimo sulla nozione stessa d’Amore, oppure torbida guida agli Stati Uniti d’oggi; allegoria della vecchia Europa che corrompe la giovane America, o metafora della giovane America che spinge la vecchia Europa alla perdizione; orrida pornografia, bassa carnalità, oppure sofisticatissimo entertainment su modi e temi d’innumerevoli autori illustri, da Balzac a Freud, da Aristofane a Proust, a Dickens, a Turgenev…
Nessuna meraviglia se i primi contenutisti leggendo senza sapere perdessero un po’ la testa, trovandoci dentro tutto: i rapidi tormenti del signore maturo e della ragazzina innocente-perversa; la scorribanda attraverso paesaggi straordinari e sconcertanti; gli episodi più tragici, sempre mescolati al grottesco più sconveniente; e soprattutto, due protagonisti indimenticabili: un grosso cervello ossessionato da una sola mania fissa, e una figurina vivissima che gioca a tennis e mangia gelati e salta sui letti, ma che cosa pensa, nessuno lo sa; e un elegantissimo giuoco sulle parole e sulle frasi, elaborate e un po’ turgide… Anche i recensori inglesi vengono fuori con i giudizi più disparati, all’uscita del romanzo a Londra, proprio in questi giorni.
Nabokov sta confrontando questi articoli appena ritagliati. Uno dice che Lolita è morale, un altro che è molto osceno. Altri, che è un capolavoro di stile immaginifico, null’altro che una satira degli orrori della vita moderna, un sermone edificante sul pericolo di trattare gli esseri umani come oggetti, un resoconto clinico, una visione lirica. Rebecca West non lo ama affatto, lo trova tristissimo e deprimente, eppure lo paragona al brano soppresso dei Demoni su Stavrogin e la bambina… Domandiamo a lui cosa ne pensa.
«Saprete bene qual è la mia opinione», fa: «per me, il vero senso del libro è che si tratti di un affare amoroso tra l’autore e la lingua inglese. Mi premeva soprattutto di piegare il linguaggio alle esigenze più incredibili, raggiungere effetti di una sofisticazione inaudita, da illusionista, nonostante che sia stata una vera tragedia l’aver dovuto abbandonare la mia lingua nativa, il russo, così più ricco, docile, magico, in tutto. Naturalmente le interpretazioni possibili di Lolita sono moltissime; ma io sono d’accordo con tutte. In fondo, la diversità delle reazioni è il miglior complimento che si possa fare a un autore. Più sono, meglio è.
Ho avuto anche delle manifestazioni di antipatia, naturalmente; ma sono stato abbastanza fortunato, perché di solito venivano da scrittori che non mi interessano affatto. Quindi la disistima è reciproca, e tutto va bene. Ci sono poi stati anche casi di persone, come il più grande scrittore inglese vivente, E.M. Forster, che non amano il libro, ma lo difendono con decisione da tutte le accuse che sono state fatte. E si è visto anche il contrario: gente che ha adorato il libro, anche troppo, lo so, lo so; ma parlandone o scrivendone lo condannano, fanno gli scandalizzati…
Riesce più interessante, da un certo punto di vista, dare un’occhiata a quello che diventa il “lolitismo” nelle manipolazioni dei giornali popolari, nei fumetti, nelle rivistine che di solito si occupano tutt’al più delle attrici. Vengono fuori delle cose pazzesche, che col libro non hanno più nessun rapporto. Però il fatto più sorprendente di tutti mi pare l’interesse di tanta gente incolta, semplice, priva di educazione letteraria, che non ha l’abitudine di leggere molti libri: eppure passano attraverso l’ostacolo di uno stile così complicato, arrivano al cuore della faccenda, e capiscono subito tutto…».
«Riceviamo moltissime lettere di questo tipo di lettori», dice la signora Nabokov, «e non finiscono di stupirci. Pensate, ne arrivano parecchie che cominciano così: “sono una massaia di paese, sono fuori tutti, la bambina è a scuola, e così approfitto di questo momento di tempo libero per scriverle, e dirle che il suo libro mi è piaciuto tanto…”. Di queste, qualcuna tiene per l’uomo, e parecchie per la ragazzina. Le cameriere del nostro albergo, a Parigi, l’avevano letto tutte, e l’avevano trovato una storia commoventissima. Non volevano ammettere che fosse anche un po’ da ridere».
Nabokov manda giù un sorsino di whisky, e aggiunge: «Naturalmente, molti lettori più smaliziati sostengono che il libro non vale tanto per la rappresentazione di un caso umano, ma piuttosto come un reportage un po’ visionario dell’America d’oggi vista con gli occhi di un vecchio europeo abbastanza fradicio di cultura. Secondo me, invece, Lolita non va preso come un documentario sugli Stati Uniti, come sarebbe assurdo del resto fidarsi di Gogol come reporter della Russia del suo tempo, o di Dante come reporter della società medioevale. Lo sguardo di un artista è sempre un fenomeno più complesso, violentemente soggettivo: e la realtà, in fondo, l’ho sempre guardata in questo modo. Da bambino, sembra che avessi delle notevoli doti artistiche, e anzi, avevo cominciato a dipingere. Il mio insegnante di pittura, come prima cosa, mi ha detto: “adesso siediti, e disegnami una cassetta delle lettere”. Naturalmente, avevo sempre visto cassette delle lettere, ogni giorno. Ma al momento di disegnarne una, di rappresentarla, mi sono accorto che non ci riuscivo: non la vedevo più. Sono uscito, e la prima che ho visto mi sembrava tutta diversa da come la ricordavo. La vedevo, cioè, con occhi diversi. E con Lolita capitava lo stesso: gli occhi girano intorno alla realtà, e praticamente sono loro che le danno forma.
A Roma, per esempio, le cose che mi si sono presentate immediatamente più vivide sono le vecchine che danno da mangiare ai gatti per la strada. I miei amici italiani si stupiscono quando lo dico: loro sono tanto abituati a quello spettacolo, che non le vedono neanche più. Ma certi aspetti insoliti, meno familiari, non cessano d’impressionarmi profondamente, ogni volta: mi ha colpito molto, per esempio, vedere i sacrestani dell’Ara Coeli sbattere i tappeti della chiesa sulla scalinata, davanti a un mondo di macchine che passavano e di vigili che facevano contravvenzioni: una combinazione di storia, di mito, e di realtà moderna, che quasi mi commuove ogni volta… Anche l’America, tutto sommato, con i miei occhi europei, devo averla vista così…».
Riparliamo subito di Lolita. «Io lo giudico un libro molto più tragico che comico», dice: «che cosa è, infatti, se non la storia di una bambina triste in un mondo tristissimo?». «Ma se invece di essere narrato dall’uomo, fosse scritto da Lolita stessa», interrompe la signora Nabokov, «sarebbe altrettanto triste?». Nabokov riprende: «A tanta gente il mio protagonista fa pietà. A me, niente. Dopo tutto, ha avuto quello che voleva, e lo sconta amaramente. Se si ragiona così, basandosi sulla pietà, si fa come quelle stupide che compiangono i poveri vincitori dei quiz truccati alla televisione americana: ma come si fa a commiserarli, con tutti i soldi che hanno vinto? Paghino…».
Fa piacere, o no, scrivere un libro simile? Non si soffre un po’, per caso? «No», dice lui, «soffrire, proprio no. Fatica sì, tanta, per raccogliere tanto materiale, tante informazioni, su argomenti che dopo tutto non si conoscono troppo: leggersi libri di medicina, carte topografiche, sentenze di tribunali di minorenni… Ho fatto un lavoro di schedatura tremendo, né più né meno che come quando si fanno dei lavori accademici (dopo tutto, il mio genere di lavoro è sempre molto professorale…). Però è stato un libro molto difficile da scrivere, per quanto divertente: moltissime pagine le ho dovute eliminare o rifare. Io volevo soprattutto che la parte ossessiva, un po’ ipnotica, si mescolasse strettamente alla parte che è puro scherzo: così ci si diverte al giuoco, ma nello stesso tempo si rimane turbati, trovandosi coinvolti in una situazione angosciosa…».
Non prevede che adesso gli correranno dietro tutti a domandargli che cosa pensa delle ragazze italiane? «Che generalizzazioni volgari!» dice: «sarei pronto a rispondere che detesto parlare così a vanvera: non è la prima volta, capirete, che mi vengono a fare domande simili…». «E vero, è vero», conferma la signora, «da un paio d’anni non ci vengono a chiedere altro, vero caro?». «Certo, cara», fa lui, «e poi, dimmi, ne conosci tu di ragazze italiane?». «Non mi pare», fa lei; «di ragazzi italiani, o figli di italiani, sì, in America ne conoscevamo qualcuno; ma di ragazze italiane no: forse in America non ci vengono…».
E quelle che vede in strada? Asciutte come la Bardot, tale quale come nel resto del mondo; ma è una moda che fra tre mesi sarà finita. Ai miei tempi, invece, tutte come Greta Garbo (il mio ideale è ancora quello…). Devo dire, però, aggiunge, «che le donne italiane sembrano molto più originali delle altre, nella vita di ogni giorno: molto più libere da atteggiamenti fatti in serie… hanno gesti meravigliosi… questo è il vero amore “artistico” per la vita… anche la cameriera che porta le salviette ha dei gesti meravigliosi…». «Si vede che sarà una cameriera artista», ribatte la signora Nabokov.
E adesso? «Scriverò l’avventura del romanzo Lolita nei diversi paesi; e me ne viene fuori una storia abbastanza divertente per il “NewYorker”. Poi sto pensando a un nuovo libro, che sarà completamente diverso. Lolita si fa una volta sola… Tutti si metteranno a fare i paragoni… Pazienza: me lo aspetto già».
Ma insomma, cos’è Lolita, in realtà? «Che domande… che domande… inutili… Sarebbe meglio rilassarsi, di fronte a quel libro che è soltanto una storia, e non cercarvi un “messaggio” che non c’è… La morale del libro è il libro stesso. Volete spiegarvi la sua morale? Leggetelo!».

di Alberto Arbasino. Da "Sessanta posizioni", Feltrinelli, Milano 1971
 
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