Vedo che siete quasi tutti a buon punto, e il mio libro ancora non arriva :??
Mi sa che mi toccherà leggerlo da sola...però è dura resistere e non leggere i vostri commenti!:OO
io ho letto solo le prime 50 pagine...tu quando pensi di iniziare?
È proprio quello che avrei preferito continuasse a fare. Farci immaginare le cose senza per forza dirle fuori dai denti. Lo ha fatto per tutto il libro. Almeno fino al punto dove sono arrivato. Improvvisamente non usa più metafore proprio quando su quell'argomento c'è ne stava bene una?Invece secondo me ha fatto bene a dirlo.
Insomma, ok che si tratta di un romanzo, ma è comunque un romanzo che racconta di pedofilia. Lo fa in termini raffinati e senza scendere in dettagli turpi, ma sarebbe un po' troppo "comodo" far finta che non ci siano questi aspetti. Humbert è un omone che va con una ragazzina non ancora del tutto maturata (psicologicamente, ma anche fisicamente), e va bene, ce lo racconta con metafore idilliache e tanti ghirigori delicati, ma racconta pur sempre questo, e secondo me è giusto mettere qua e là qualche dettaglio che ci ricordi pur sempre che non si tratta di una bella storia d'amore ostacolata dal caso (come ho letto in alcune recensioni :?).
Credo anche io che questo romanzo non sia solo questo, ma è anche questo,e nasconderlo sarebbe stato scorretto. Soprattutto perché avrebbe comunque potuto essere molto più turpe e pieno di dettagli orribili, cosa che invece non fa... ma sarebbe come scrivere un romanzo avente per protagonista un serial killer e fare finta che le sue vittime non provino mai dolore, solo perché può essere "disturbante" per il lettore leggere di questo :boh:
Credo invece che Nabokov sia molto bravo a mantenersi in equiibrio, ci presenta bene i pensieri e le "motivazioni" di Humbert, così che noi possiamo non dico empatizzare con lui, ma almeno riconoscerlo non come la macchietta del "cattivo cattivo sintesi di ogni male" (non voglio dire che sia un personaggio positivo, ma mi pare anche ovvio che non si possa parlare di "bene" e "male" come categorie ermetiche.... mi sto spiegando? Mi sa di no ), ma al tempo stesso mostra anche, di riflesso, tutto ciò che una situazione del genere implica, perché non è un romanzo che parla di scampagnate per i boschi, e chiudere gli occhi di fronte alle cose più brutte non credo sia la soluzione migliore (forse è la meno spiacevole, quello sì). E al tempo stesso lo fa in maniera "elegante", senza violenza e dolore gratuito, solo suggerendolo.
Mi sa che mi sono persa da sola, spero si sia capito un pochino quello che avevo in testa
Non vedo l'ora che tu arrivi più avanti...Io sono solo al capitolo 16 della prima parte.
Se vogliamo parlare della sessualità deviata di Humbert e vogliamo credere alle parole di Nabokov (perché metterle in dubbio?) abbiamo una grande possibilità: analizzare in modo razionale i pensieri di un malato che sa di essere malato. Quando sentiamo notizie di questo tipo inorridiamo (io per primo) senza avere la possibilità di entrare nella testa di un pervertito e capirne le spinte.
Tutto ciò non significa che dobbiamo perdonare i pedofili, ci mancherebbe.
Voglio solo dire che, all’interno della finzione romanzesca, abbiamo la possibilità di ascoltare i pensieri del pervertito, di ascoltare i suoi dilemmi interiori e le sue sofferenze. Sempre che la cosa ci interessi, ma, d’altronde, di questo parla il romanzo.
"L'euforia che mi pervadeva al pensiero di nuove delizie non era orribile, ma patetica. Io la definiscopatetica. Patetica... perché nonostante il fuoco insaziabile del mio appetito venereo avevo ogni intenzione di proteggere, con la più fervida determinazione e preveggenza, la purezza di quella bimba dodicenne."
mi sono appena resa conto di aver letto un autore russo che non mi ha spinta sull'orlo del suicidio.
Cominciavo a temere di essere il solo a pensarla così...COMMENTO FINALE CON SPOILER
Dunque, mi sono appena resa conto di aver letto un autore russo che non mi ha spinta sull'orlo del suicidio.
Tralasciando questo, a me è piaciuto perché non è il diario di un pedofilo ma la narrazione di un amore disperato malato senza speranza, perché è scritto indubbiamente bene e perché ti coinvolge.
Humbert non si giustifica e fa senza dubbio schifo ma lui è a suo modo innamorato di Lolita e se vogliamo guardare la "rispetta" molto di più di Quilty che la rapisce solamente per farla prostituire.:W
Humbert sa di sbagliare, sa di avere un problema ENORME, sa che quello che fa a Lolita la segnerà per tutta la vita, sa che le sta facendo male ma non puo' farne a meno; la scena in cui la sbircia in bagno e coglie uno sguardo di profonda tristezza e disperazione nello specchio, stringe il cuore.
E devo dire una parola anche in favore di Lolita perché l'ho distrutta per tutto il romanzo, dicendo che in realtà "ci stava" e non capendo che "ci stava" perché non aveva scelta, perché era sola al mondo a, a suo modo, Humbert le offriva protezione, questo l'ho capito solo nelle ultime pagine.
Morale, è un ottimo libro, lo consiglio e consiglio anche di non farsi influenzare dal comprensibilissimo disgusto e rifiuto mentale che l'argomento può suggerire, se si riesce a superare alla fine questo libro ti lascia qualcosa, almeno a me è successo così.
Humbert si sta facendo finalmente qualche problemino ad andare in giro per motel con la piccola Lo.
A proposito .. .. nonostante accetti di andare a letto con il patrigno è assai acida con lui.
Mi domando ancora se è sentimentalmente coinvolta oppure no :?
Sei sulla buona strada :wink:...Mentre Charlotte, la signora Humbert, muore, io penso ai capricci formali di Nabokov.
Il romanzo è narrato in prima persona, ma , senza preavviso, alle volte l'autore passa alla terza prendendo così le distanze dal protagonista.
Un'altra cosa che ho notato è che c’è un gioco, continuo, ripetuto, sui nomi. Alle volte mi pare che dietro ci sia quasi una “volontà onomatopeica” (John, Jean; Leslie, Lousie; Harold Haze; Humbert Humbert). Lolita non è sempre Lolita: a volte Lo, altre volte Dolly, altre ancora con nomi diversi. Charlotte è la signora Humbert o Haze, a seconda.
in tutto questo c’è quasi un prendere le distanze da quella realtà oggettiva delle cose, le cose che hanno nomi e cognomi. Da quella stessa realtà che ha trasformato il protagonista in un “diverso”, in un pervertito, un maniaco.
Il malato che sa di essere malato, vuole allontanarsi dalla realtà, cambiandole nome e, allo stesso tempo, forse prendendosi gioco di lei.
Beale, colui che ha investito la moglie, improvvisamente viene chiamato Frederick, per poi essere abbreviato in Fred.
Ma, forse questa sorta di ironica musicalità non ha niente a che vedere con una presa di distanza artistica, forse è la stessa che ritroviamo, come qualche critico ha sostenuto, nei contesti amorosi, quando si vezzeggia qualsiasi cosa, trasformando la realtà oggettiva con le lenti dell’amore.
Sei sulla buona strada :wink:...
Mentre Charlotte, la signora Humbert, muore, io penso ai capricci formali di Nabokov.
Il romanzo è narrato in prima persona, ma , senza preavviso, alle volte l'autore passa alla terza prendendo così le distanze dal protagonista.
Un'altra cosa che ho notato è che c’è un gioco, continuo, ripetuto, sui nomi. Alle volte mi pare che dietro ci sia quasi una “volontà onomatopeica” (John, Jean; Leslie, Lousie; Harold Haze; Humbert Humbert). Lolita non è sempre Lolita: a volte Lo, altre volte Dolly, altre ancora con nomi diversi. Charlotte è la signora Humbert o Haze, a seconda.
in tutto questo c’è quasi un prendere le distanze da quella realtà oggettiva delle cose, le cose che hanno nomi e cognomi. Da quella stessa realtà che ha trasformato il protagonista in un “diverso”, in un pervertito, un maniaco.
Il malato che sa di essere malato, vuole allontanarsi dalla realtà, cambiandole nome e, allo stesso tempo, forse prendendosi gioco di lei.
Beale, colui che ha investito la moglie, improvvisamente viene chiamato Frederick, per poi essere abbreviato in Fred.
Ma, forse questa sorta di ironica musicalità non ha niente a che vedere con una presa di distanza artistica, forse è la stessa che ritroviamo, come qualche critico ha sostenuto, nei contesti amorosi, quando si vezzeggia qualsiasi cosa, trasformando la realtà oggettiva con le lenti dell’amore.