All'ombra delle fanciulle in fiore
Ci sono libri che non sono solo libri, e neanche "solo" capolavori... Sono qualcosa di talmente grande, e profondo, da chiedersi come sia stato possibile concepirli e come sia possibile per noi, oggi, recepire anche solo un pezzettino del loro immenso valore...
Ci ho messo un mese e mezzo per finire il secondo volume della Recherche (anche se comunque sono andata lenta e me lo sono gustata appieno), perchè una cosa è innegabile: Proust non è solo un poeta inarrivabile, non è solo un conoscitore straordinario dell’animo umano e delle sue più intime dinamiche... è anche un "nevrotico", la cui sensibilità (intesa proprio come "impressionabilità" rispetto a tutto ciò che lo circonda) è talmente elevata da far sì che non possa fare a meno di sezionare la propria vita in ogni suo più piccolo ed elementare aspetto, cercando, soppesando, analizzando, rivoltando senza posa... La stessa precisione, la stessa esasperante meticolosità egli la riversa poi nella scrittura, che straborda di riferimenti, citazioni, digressioni, rimandi avanti e indietro ad altri punti della sua stessa colossale opera... è indubbio che Proust non sia proprio quel che si dice uno "scrittore epigrafico", ma questa sua incontenibile verbosità è un vortice da cui è difficile non farsi trascinare e nel quale io mi sono pienamente ritrovata e riconosciuta. Leggere Proust è un'esperienza incredibile, sconvolgente ed... estenuante (se a questo secondo termine è possibile dare un’accezione tutta positiva)!
Potrei scrivere mille cose su questo libro (...e temo che lo farò!!!), ma quello che forse più mi ha più colpito è il modo in cui Proust rapprenta la relazione indissolubile fra la realtà e la nostra coscienza. Nessuna oggettività è riconosciuta in ciò che ci circonda, perchè anche la "materialità" nella quale siamo immersi (le nozioni di tempo e spazio, gli odori, i rumori, i sapori...) giunge a noi deformata dal filtro della nostra percezione, che è qualcosa di "unico e irripetibile" proprio come ognuno di noi... E non solo! Qualsiasi elemento (una camera d'albergo, un gruppo di alberi, la visione fugace di una persona che ci colpisce, l'attesa di un piacere a lungo rimandato - per fare qualche esempio tratto dal romanzo) è protagonista di un dialogo continuo e intimo con la nostra anima: suscitando emozioni, risvegliando ricordi che credevamo sopiti, fungendo da depositario delle nostre paure e delle nostre aspettative... Ogni gesto, ogni pensiero, ogni nostra più piccola sensazione si rivela quindi uno spiraglio aperto su quel mondo sconfinato e insondabile che è la nostra coscienza. E tutto questo Proust lo descrive in modo sublime, in pagine che sono pura poesia...
Esporre la trama di questo secondo volume sarebbe difficile e inutile, perchè appunto ciò che conta in Proust non è la “vicenda” ma il suo meccanismo interno, che – come ho detto – viene analizzato in modo microscopico, a volte eccessivo...
Però vale la pena dire che il libro è diviso in due parti: una, "Intorno a Madame Swann" ruota, appunto, ancora una volta, intorno alla famiglia Swann e all’amicizia che lega il Narratore a Gilberte, suo primo amore; la seconda "Nomi di paesi: il paese" racconta il soggiorno a Balbec, località balneare che fino a quel momento faceva parte della numerosa sfilza di luoghi, oggetti, persone, situazioni talmente ambiti e desiderati dal protagonista da trasfigurarsi in qualcosa di mitologico (col rischio di una possibile, ma in questo caso scongiurata, cocente delusione). Gli argomenti di questa seconda parte sono talmente vari e briosi da far meritare a questa sezione un posto d’onore fra tutte quelle che compongono i due volumi da me letti finora: nell'esperienza che il protagonista vive a Balbec si sente tutta la vivacità e la freschezza che solo la rottura di una routine, alla quale pure ci sentiamo affezionati, ci regala, mentre la conoscenza - per gradi successivi - delle "fanciulle in fiore" ci offre pagine di una bellezza incomparabile...
Insomma: come altri capolavori che ho avuto la fortuna di leggere, questo ulteriore piccolo passo nel viaggio della Recherche è stata un'esperienza difficile, ma unica. E visto che in questi casi non so mai come concludere... se scrivo "meraviglioso" basta???