Proust, Marcel - Alla Ricerca del Tempo Perduto

sergio Rufo

New member
sono contento , El Tipo, che Proust ti sia piaciuto cosi' tanto. Del resto una lettura cosi' monumentale deve, necessariamente, essere premiata da una sensazione di contentezza per averla affrontata. Ci mancherebbe che alla fine uno si dica: mamma mia che schifo...dopo ore di lettura.
Proust non corre questo rischio: la sua opera rimane fondamentale nel panorama letterario europeo dell'ultimo secolo.
Naturalmente questo non lo esime da qualche piccola critica: il vizio ad esempio di avere la pretesa che un lettore osservi se stesso nei minimi particolari, oppure, malattia ancora piu' grave , l'assurda premessa che il mondo sia esclusivamente ricerca del ricordo...interiore. Interiorita' di una coscienza che svanisce come il tempo.....: Proust in fondo e' un nostalgico e come tutti i nostalgici non conosce la virtu' del dimenticare, ma si sa, lui era un vizioso....del vizio della " memoria"
 

Mizar

Alfaheimr
Proust in fondo e' un nostalgico e come tutti i nostalgici non conosce la virtu' del dimenticare, ma si sa, lui era un vizioso....del vizio della " memoria"
Secondo me, invece, è anche questo il senso della Recherche. Ricordo il Ritrovato e l'oblio.
 

Al-Mutasim

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io ho letto Un amore di Swann che fa parte del primo romanzo. Devo dire che l'ho trovato scorrevole e di facile comprensione anche se i dettagli, le minuzie e i particolari descritti lo rendono quasi didascalico. Vorrei continuare perchè è stata una piacevole esperienza

E' proprio quello il bello. Non c'è una trama è solo un ritratto fine a se stesso
 

Al-Mutasim

New member
ciao El Tipo, come stai? Certo, ho letto Proust anni fa. Non tutta la Ricerca, pero'. Che dirti? ottima lettura naturalmente, ma a mio modo di vedere, da incontrare una volta sola nella vita . Specificatamente nel momento di idealizzazione massima di se stessi e del mondo. Dopo e' meglio abbandonare il "nevrotico" Proust uomo che su una tortina e' capace di imbastire tutto un "suo" passato.
dici bene quando dici che sembra tutto distaccato...: hai colto nel segno e del resto a differenza di un'interiorita' proiettiva, quella di Proust e' l'esatto contrario: e' allontanante.Il mondo di Proust e' parallelo , e' una sua rappresentazione come direbbe Schopenhauer.
La visione di Proust allarga a dismisura il mondo ( il suo) proprio perche' lo allontana da se' e ne osserva cosi' i minimi particolari con una macro lente d'ingrandimento...ma questo non fa di lui un buon psicologo, anzi, proprio perche' troppo psicologo inizia a divenire un tipo sospetto.
Rimane il fatto che la tua scelta estiva di lettura e' decisamente di qualita': Proust, prima o poi, va' letto di sicuro.
Forse per divenire piu' critici?

Ciao el tipo.

ottimo commento
 

ayuthaya

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All'ombra delle fanciulle in fiore

Ci sono libri che non sono solo libri, e neanche "solo" capolavori... Sono qualcosa di talmente grande, e profondo, da chiedersi come sia stato possibile concepirli e come sia possibile per noi, oggi, recepire anche solo un pezzettino del loro immenso valore...

Ci ho messo un mese e mezzo per finire il secondo volume della Recherche (anche se comunque sono andata lenta e me lo sono gustata appieno), perchè una cosa è innegabile: Proust non è solo un poeta inarrivabile, non è solo un conoscitore straordinario dell’animo umano e delle sue più intime dinamiche... è anche un "nevrotico", la cui sensibilità (intesa proprio come "impressionabilità" rispetto a tutto ciò che lo circonda) è talmente elevata da far sì che non possa fare a meno di sezionare la propria vita in ogni suo più piccolo ed elementare aspetto, cercando, soppesando, analizzando, rivoltando senza posa... La stessa precisione, la stessa esasperante meticolosità egli la riversa poi nella scrittura, che straborda di riferimenti, citazioni, digressioni, rimandi avanti e indietro ad altri punti della sua stessa colossale opera... è indubbio che Proust non sia proprio quel che si dice uno "scrittore epigrafico", ma questa sua incontenibile verbosità è un vortice da cui è difficile non farsi trascinare e nel quale io mi sono pienamente ritrovata e riconosciuta. Leggere Proust è un'esperienza incredibile, sconvolgente ed... estenuante (se a questo secondo termine è possibile dare un’accezione tutta positiva)!

Potrei scrivere mille cose su questo libro (...e temo che lo farò!!!), ma quello che forse più mi ha più colpito è il modo in cui Proust rapprenta la relazione indissolubile fra la realtà e la nostra coscienza. Nessuna oggettività è riconosciuta in ciò che ci circonda, perchè anche la "materialità" nella quale siamo immersi (le nozioni di tempo e spazio, gli odori, i rumori, i sapori...) giunge a noi deformata dal filtro della nostra percezione, che è qualcosa di "unico e irripetibile" proprio come ognuno di noi... E non solo! Qualsiasi elemento (una camera d'albergo, un gruppo di alberi, la visione fugace di una persona che ci colpisce, l'attesa di un piacere a lungo rimandato - per fare qualche esempio tratto dal romanzo) è protagonista di un dialogo continuo e intimo con la nostra anima: suscitando emozioni, risvegliando ricordi che credevamo sopiti, fungendo da depositario delle nostre paure e delle nostre aspettative... Ogni gesto, ogni pensiero, ogni nostra più piccola sensazione si rivela quindi uno spiraglio aperto su quel mondo sconfinato e insondabile che è la nostra coscienza. E tutto questo Proust lo descrive in modo sublime, in pagine che sono pura poesia...

Esporre la trama di questo secondo volume sarebbe difficile e inutile, perchè appunto ciò che conta in Proust non è la “vicenda” ma il suo meccanismo interno, che – come ho detto – viene analizzato in modo microscopico, a volte eccessivo...
Però vale la pena dire che il libro è diviso in due parti: una, "Intorno a Madame Swann" ruota, appunto, ancora una volta, intorno alla famiglia Swann e all’amicizia che lega il Narratore a Gilberte, suo primo amore; la seconda "Nomi di paesi: il paese" racconta il soggiorno a Balbec, località balneare che fino a quel momento faceva parte della numerosa sfilza di luoghi, oggetti, persone, situazioni talmente ambiti e desiderati dal protagonista da trasfigurarsi in qualcosa di mitologico (col rischio di una possibile, ma in questo caso scongiurata, cocente delusione). Gli argomenti di questa seconda parte sono talmente vari e briosi da far meritare a questa sezione un posto d’onore fra tutte quelle che compongono i due volumi da me letti finora: nell'esperienza che il protagonista vive a Balbec si sente tutta la vivacità e la freschezza che solo la rottura di una routine, alla quale pure ci sentiamo affezionati, ci regala, mentre la conoscenza - per gradi successivi - delle "fanciulle in fiore" ci offre pagine di una bellezza incomparabile...

Insomma: come altri capolavori che ho avuto la fortuna di leggere, questo ulteriore piccolo passo nel viaggio della Recherche è stata un'esperienza difficile, ma unica. E visto che in questi casi non so mai come concludere... se scrivo "meraviglioso" basta???
 

Bacci

New member
Ci sono libri che non sono solo libri, e neanche "solo" capolavori... Sono qualcosa di talmente grande, e profondo, da chiedersi come sia stato possibile concepirli e come sia possibile per noi, oggi, recepire anche solo un pezzettino del loro immenso valore...

Ci ho messo un mese e mezzo per finire il secondo volume della Recherche (anche se comunque sono andata lenta e me lo sono gustata appieno), perchè una cosa è innegabile: Proust non è solo un poeta inarrivabile, non è solo un conoscitore straordinario dell’animo umano e delle sue più intime dinamiche... è anche un "nevrotico", la cui sensibilità (intesa proprio come "impressionabilità" rispetto a tutto ciò che lo circonda) è talmente elevata da far sì che non possa fare a meno di sezionare la propria vita in ogni suo più piccolo ed elementare aspetto, cercando, soppesando, analizzando, rivoltando senza posa... La stessa precisione, la stessa esasperante meticolosità egli la riversa poi nella scrittura, che straborda di riferimenti, citazioni, digressioni, rimandi avanti e indietro ad altri punti della sua stessa colossale opera... è indubbio che Proust non sia proprio quel che si dice uno "scrittore epigrafico", ma questa sua incontenibile verbosità è un vortice da cui è difficile non farsi trascinare e nel quale io mi sono pienamente ritrovata e riconosciuta. Leggere Proust è un'esperienza incredibile, sconvolgente ed... estenuante (se a questo secondo termine è possibile dare un’accezione tutta positiva)!

Potrei scrivere mille cose su questo libro (...e temo che lo farò!!!), ma quello che forse più mi ha più colpito è il modo in cui Proust rapprenta la relazione indissolubile fra la realtà e la nostra coscienza. Nessuna oggettività è riconosciuta in ciò che ci circonda, perchè anche la "materialità" nella quale siamo immersi (le nozioni di tempo e spazio, gli odori, i rumori, i sapori...) giunge a noi deformata dal filtro della nostra percezione, che è qualcosa di "unico e irripetibile" proprio come ognuno di noi... E non solo! Qualsiasi elemento (una camera d'albergo, un gruppo di alberi, la visione fugace di una persona che ci colpisce, l'attesa di un piacere a lungo rimandato - per fare qualche esempio tratto dal romanzo) è protagonista di un dialogo continuo e intimo con la nostra anima: suscitando emozioni, risvegliando ricordi che credevamo sopiti, fungendo da depositario delle nostre paure e delle nostre aspettative... Ogni gesto, ogni pensiero, ogni nostra più piccola sensazione si rivela quindi uno spiraglio aperto su quel mondo sconfinato e insondabile che è la nostra coscienza. E tutto questo Proust lo descrive in modo sublime, in pagine che sono pura poesia...

Esporre la trama di questo secondo volume sarebbe difficile e inutile, perchè appunto ciò che conta in Proust non è la “vicenda” ma il suo meccanismo interno, che – come ho detto – viene analizzato in modo microscopico, a volte eccessivo...
Però vale la pena dire che il libro è diviso in due parti: una, "Intorno a Madame Swann" ruota, appunto, ancora una volta, intorno alla famiglia Swann e all’amicizia che lega il Narratore a Gilberte, suo primo amore; la seconda "Nomi di paesi: il paese" racconta il soggiorno a Balbec, località balneare che fino a quel momento faceva parte della numerosa sfilza di luoghi, oggetti, persone, situazioni talmente ambiti e desiderati dal protagonista da trasfigurarsi in qualcosa di mitologico (col rischio di una possibile, ma in questo caso scongiurata, cocente delusione). Gli argomenti di questa seconda parte sono talmente vari e briosi da far meritare a questa sezione un posto d’onore fra tutte quelle che compongono i due volumi da me letti finora: nell'esperienza che il protagonista vive a Balbec si sente tutta la vivacità e la freschezza che solo la rottura di una routine, alla quale pure ci sentiamo affezionati, ci regala, mentre la conoscenza - per gradi successivi - delle "fanciulle in fiore" ci offre pagine di una bellezza incomparabile...

Insomma: come altri capolavori che ho avuto la fortuna di leggere, questo ulteriore piccolo passo nel viaggio della Recherche è stata un'esperienza difficile, ma unica. E visto che in questi casi non so mai come concludere... se scrivo "meraviglioso" basta???

Bello, grande commento!!! :) Direi che fai venire proprio voglia di leggerlo!
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Bello, grande commento!!! :) Direi che fai venire proprio voglia di leggerlo!

E' perchè lei ci mette passione ed entusiasmo in entrambe le fasi... :)
Certo, il materiale di partenza deve essere buono, dalla Yoshimoto, di certo, non si cava nulla.. :mrgreen:

Il passaggio centrale su ciò che viene tanto desiderato e mitizzato (corredato dalla rottura della routine) è veramente molto pertinente e ben scritto! :)
 

Karmelj

New member
Che ne parliamo a fare?
Un capolavoro assoluto; una vetta della letteratura mondiale di ogni tempo; un libro che narra della stesura di se stesso; una creazione che riflette sul creato
Arte al quadrato


P.S. (1)
Credo di essere l'unico al mondo ad aver apprezzato La parte di GuermanteS non meno delle wagneriane Fanciulle in Fiore o_O

P.S (2)
Mi rivolgo a voi, o potenziali lettori. Non lasciatevi traviare: prendete rigorosamente la traduzione di Raboni !


Aò, pure Daniele la pensa così, aò !

L'edizione BUR non va bene?
 
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