Destinazione Laos

ila78

Well-known member
Ziggy qui ci sono almeno un paio di bonifici da fare.....

La smetti di pagare la gente per farti i complimenti? :mrgreen::ABBB

Ps la Ila te l'ha SEMPRE detto.:wink:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Su quale sponda la felicità?

p.s. (pre scriptum): grazie a tutti per aver migliorato le mie giornate con le vostre gentilezze.

Suppongo che essendo il Laos tra i paesi meno industrializzati al mondo, il famoso dato del PIL sia anch'esso tra i più bassi. Non sono al corrente delle percentuali, ma posso dire con certezza che la stragrande maggioranza delle persone lavora la terra, mentre solo una piccola parte è impiegata nel terziario.
Non esiste una vera e propria produzione di consumo, di conseguenza quei pochi oggetti industriali vengono da oltre confine, spesso dalla Cina o dalla Thailandia e costano un occhio della testa; per un letto ci vogliono due stipendi, per un tavolo quattro.

Dunque i laotiani si fanno tutto da soli e l’economia ha un andamento diverso, quasi rovesciato rispetto a quello che troviamo nel mondo industrializzato.
I prodotti artigianali costano pochissimo, quelli industriali tantissimo.
Da qui l’esperienza straordinaria di trovarsi continuamente di fronte a oggetti lavorati a mano, a poco prezzo e bellissimi. Pezzi unici i letti, pezzi unici le stampe e pezzi unici le sedie. I laotiani hanno una manualità straordinaria, li vedi continuamente intrecciare corde di seta, tirare fili di paglia o tagliare piante in forme strane. Lentamente, tutto molto lentamente, perché non hanno ordini da evadere o clienti da soddisfare.

L’arte di fare le cose si coniuga con la ricchissima natura sub-tropicale che dà i suoi frutti con infinita generosità. Il bambù è tra i legni che più si presta a essere lavorato e, in mano a questi artisti inconsapevoli, diventa qualsiasi cosa: tavoli, sedie, bicchieri, piatti, attrezzi, impalcature, coperchi, lampioni stradali, altalene, cannucce.

Sui giornali leggiamo spesso concetti che andrebbero analizzati in controluce, deformati come sono da una prospettiva a senso unico. Vedere con gli occhi è sempre meglio che leggere. Ad esempio esistono delle statistiche sulla felicità, sul benessere, sulla qualità della vita, quasi come se queste tre terminologie fossero sinonimi e quasi come se fossero dati perfettamente inquadrabili. La qualità della vita e il benessere sono generalmente legati al prodotto interno lordo e quasi per nulla a quei valori astratti e indefiniti che ci fanno ridere o sorridere, gioire o semplicemente divertire.
Come si fa a quantificare il benessere di una persona? E come quella di un’intera nazione? I sorrisi spontanei avranno pure un peso sul concetto di felicità? E come facciamo a chiuderli in un parametro, in un numero, in un grafico? Quanti saranno i tramonti e le aurore che ci daranno brividi di piacere durante la nostra esistenza? Quanti i libri che accenderanno il nostro spirito, i baci da innamorati e le fette di torta al cioccolato? Davvero possiamo pensare che solo il tipo di lavoro che uno fa, il quanto guadagna e il tipo di oggetti di cui si circonda possano fare la sua felicità? Quand’è che una persona impazzisce? E quando può sentirsi in diritto di sentirsi depresso? Quando ci spegniamo ci sentiamo in colpa, perché in fondo non ci manca nulla. Ma la depressione, credo io, può essere un campanello d'allarme che ti dice che anche se hai tutto, forse l’hai ottenuto nei modi sbagliati e che, forse, non è quella la tua strada.

In quest'ottica la depressione è una grande opportunità, un momento da cogliere, perché sei tu stesso che ti stai parlando, per una volta senza intermediari e senza statistiche.
Siamo ancestrali, anche nello spirito e lo spirito ci parla attraverso il corpo che smette di voler mangiare, smette di voler bere, smette di voler vivere, anche se hai la casa più bella del mondo, mangi aragoste e bevi vino francese.

C’ è un concetto che non sopporto, ma che spesso mi ritrovo sotto gli occhi: l’ansia, lo stress e la depressione sono le malattie del benessere. Che grande stupidata! Come dire che se non stai bene è perché stai bene.
Io sono contento quando vedo un cane che mi fa le feste o quando parlo di calcio con gli amici. Chi può indicizzare queste cose? Lavorare un oggetto con un lieve sorriso deve rientrare tra le cose che rendono felici un popolo. Altrimenti parliamo di consumo di cose e di persone, di un logoramento materiale e fisico continui, quasi una specie di tossica necessità di avere e distruggere. Si smetta di parlare di benessere come di un qualcosa legato al concetto di crescita economica, come se quest'ultimo fosse l’unico parametro degno di essere alimentato con la nostra vita.

Dunque, così come Tiziano Terzani anni prima, anch'io ero seduto ad un tavolino di un bar di Vientiane e vedendo stendersi drappi di grattacieli thailandesi sulla riva opposta del Mekong, pure io mi sono chiesto: "su quale sponda la felicità?".
 

SALLY

New member
Bellissimo questo tuo ultimo scritto Ziggy....e soprattutto veritiero, personalmente la felicità (per me eh ) sta dalla parte senza grattacieli...l'ho sperimentata da quando ho perso il lavoro, facevo la segretaria, tutto il giorno dentro un ufficio, io sono molto bucolica e per me era davvero una fatica...ora le mie finanze si sono ridotte alla metà, però faccio le mie cosette artigianali e prima di comprare provo a fare e aggiustare io, ho sempre avuto molta manualità, passo tantissimo tempo coi miei cani, con 1000 euro ho comprato una vecchia panda con 200.000 km (comunque è un anno che va...:mrgreen:) e anche se non ho più le possibilità di prima mi sono accorta che sono molto più soddisfatta della mia vita. :D
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Bellissimo questo tuo ultimo scritto Ziggy....e soprattutto veritiero, personalmente la felicità (per me eh ) sta dalla parte senza grattacieli...l'ho sperimentata da quando ho perso il lavoro, facevo la segretaria, tutto il giorno dentro un ufficio, io sono molto bucolica e per me era davvero una fatica...ora le mie finanze si sono ridotte alla metà, però faccio le mie cosette artigianali e prima di comprare provo a fare e aggiustare io, ho sempre avuto molta manualità, passo tantissimo tempo coi miei cani, con 1000 euro ho comprato una vecchia panda con 200.000 km (comunque è un anno che va...:mrgreen:) e anche se non ho più le possibilità di prima mi sono accorta che sono molto più soddisfatta della mia vita. :D

Che meraviglia Sal...grazie del tuo post, molto bello.

Che lavoro fai adesso? Come guadagni i tuoi soldi, se posso chiedere?
 

SALLY

New member
Che meraviglia Sal...grazie del tuo post, molto bello.

Che lavoro fai adesso? Come guadagni i tuoi soldi, se posso chiedere?

Certo, figurati...faccio le pulizie nelle case,non ho neanche provato a cercare altro, visto l'età, e anche li si trova poco, perchè tutti tirano a prenderti il meno possibile e poi ci sono le straniere che lavorano per pochi euro l'ora, io mi sono tenuta tre persone che vogliono le italiane (dicono che puliscono meglio) e di euro me ne danno 10 l'ora, lavoro 4 giorni a settimana e ho tempo per cucire, a casa, coi miei cani, e vendo per passaparola delle amiche, via internet, e d'estate faccio le fiere dell'artiginato, certo, prima avevo 1200 euro al mese, 14°, 13°, ferie pagate e malattia, ma stavo tutto il giorno dalle 9 alle 18 dentro un ufficio, sempre di corsa, un sacco di gente da sopportare anche se non hai voglia...non c'è paragone come tipo di vita...sempre per me eh....
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
La ricchezza nella guerra

Nei mercatini del Laos si trovano oggetti bellissimi. Molti di essi sono simboli di pace, incisi un po' ovunque, su orecchini, anelli o forchette. Sembra una specie di mania, questa della pace, quasi come se il popolo ne volesse sentire l'eco continuamente.

In Laos manca tutto ciò che non è materia prima, tutto ciò che non è grezzo, tutto ciò che non viene direttamente dalla natura. Manca dunque il prodotto lavorato, mancano le leghe e manca l’acciaio. In sostanza non c’è niente, a parte la foresta e la terra.
Quando per miracolo un contadino trovava del ferro, dell’alluminio o del rame, lo utilizzava in tutti i modi immaginabili e in molti altri che a noi non verrebbero in mente.
Nell’ultimo mezzo secolo, però, c’è una grande novità: di ferro ce n’è in abbondanza, se ne trova ovunque e quasi quasi vien da buttarlo vista l'eccessiva abbondanza. Ce n'è nei fossi, lungo le strade e nei campi. Una grande ricchezza piovuta dal cielo, purtroppo però non in senso metaforico. Sono i resti delle bombe, utilizzati dalla gente per fare simboli di pace, barche, porte e vasi da fiori.
Molti recinti sono fatti di palizzate a forma di bomba e inizialmente pensi ad una specie di macabra attrattiva per turisti, finché non capisci che, in realtà, quelle sono bombe per davvero.

Nel sud del paese molti hanno anche le barche a forma di bomba smezzata, che sono anch'esse delle vere e proprie bombe smezzate. E i remi sono, pure loro, ricavati dai resti piovuti dal cielo.
Si narra che nella provincia meridionale del Laos un b52 americano venne abbattuto dalla contraerea laotiana. Considerando che il Laos una contraerea non ce l’aveva, con tutta probabilità l’episodio non è mai realmente avvenuto. Ma mettiamo che quel velivolo fosse per qualche motivo caduto per davvero; ebbene pare che i contadini fossero usciti dalle loro capanne e avessero tastato il sotto pancia dell’aereo per capire se quel grosso uccello fosse maschio o femmina.

I laotiani non c’hanno mai capito niente di ciò che gli capitava e più ci siamo impegnati a spiegarglielo, meno ci hanno capito.
Ancora oggi se chiedi il perché di tanta devastazione nessuno ha una risposta, alzano le spalle, convinti come sono che una cosa tanto priva di logica non possa avere una spiegazione razionale. Ti parlano di angeli, demoni, punizioni divine e cose così.

Si limitano a raccogliere i pezzi delle bombe e con quelli fare oggetti che servono per la vita di tutti i giorni, spiegandoci, loro a noi, che anche con i resti della morte si può ricavare una speranza, qualcosa che servirà a qualcuno.
 
Ultima modifica:

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Il mio compleanno in Laos

Il giorno del mio quarantesimo compleanno mi sono regalato un giorno diverso. Pagaiavo al tramonto e un grosso sole rosso sprofondava nelle acque del Mekong. Un monaco mi sorpassava su una piccola barca a motore un po’ troppo rumorosa. Si è girato a guardarmi e mi ha fatto l’occhiolino, con il suo bel vestitone arancio che scivolava nel vento. Poi è diventato tutt'uno col tramonto e non lo distinguevo più tanto bene.

Mi sono commosso di questa semplicità e mi sono commosso perché mi so ancora commuovere per così poco. Io spesso piango per niente, mentre le cose pesanti mi bloccano le lacrime.

Allora ho salutato la prima parte della mia vita, che se ne stava andando come il sole in quel momento, che in realtà non se ne andava per davvero, era solo scivolato sotto l’orizzonte pronto a sbucare nuovamente, e ho accolto la seconda che arrivava facendomi l'occhiolino, pronta ad aiutarmi nelle difficoltà nate dalla prima.
 

ila78

Well-known member
Il giorno del mio quarantesimo compleanno mi sono regalato un giorno diverso. Pagaiavo al tramonto e un grosso sole rosso sprofondava nelle acque del Mekong. Un monaco mi sorpassava su una piccola barca a motore un po’ troppo rumorosa. Si è girato a guardarmi e mi ha fatto l’occhiolino, con il suo bel vestitone arancio che scivolava nel vento. Poi è diventato tutt'uno col tramonto e non lo distinguevo più tanto bene.

Mi sono commosso di questa semplicità e mi sono commosso perché mi so ancora commuovere per così poco. Io spesso piango per niente, mentre le cose pesanti mi bloccano le lacrime.

Allora ho salutato la prima parte della mia vita, che se ne stava andando come il sole in quel momento, che in realtà non se ne andava per davvero, era solo scivolato sotto l’orizzonte pronto a sbucare nuovamente, e ho accolto la seconda che arrivava facendomi l'occhiolino, pronta ad aiutarmi nelle difficoltà nate dalla prima.

Ehm......pagaiavi? Tu? Sei proprio sicuro? Io ho visto un video che raccontava un'altra cosa.

:mrgreen:

Ps Smack!
 

malafi

Well-known member
Questo è plagio.
Altri hanno scritto riguardo ai loro primi 40 anni ....

Scherzi a parte, bellissima immagine che riempie lo stomaco di farfalle.TUNZZZ
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
un mondo in un caffè

Il tempo di un caffè e mando una mail. Il tempo di un caffè e ti faccio avere il documento. Il tempo di un caffè e preparo le slide. Il tempo di un caffè e arrivo. Di corsa, faccio più presto che posso, tu intanto vatti a prendere un caffè.


“Bersi un caffè insieme” non è sempre sinonimo di momento leggero, di distensione. *A volte devi prenderti un caffè con qualcuno per motivi professionali. E non fa differenza se quel caffè proprio non ti va perché magari ne hai già presi sei nelle ultime tre ore. Mica lo bevi per piacere, ma solo per creare quel momento di finta distensione indispensabile alla finta atmosfera rilassata in cui puoi chiedere cose serie. Che poi, voglio dire, dopo il settimo caffè, c’avrai la pressione a mille e non puoi essere disteso.

Se devi chiedere un aumento, andarsi a bere un caffè insieme può essere un buon escamotage. E va rigorosamente bevuto in fretta. Velocemente. E’ una micro pausa in mezzo alla frenesia, non un momento per pensare. Non è che devi fare yoga, devi solo staccare un attimo. Che poi in realtà non è vero che “stacchi”, perché sei lì a sorridere a qualcuno in un reciproco atteggiamento di ipocrisie che entrambi sperate finisca presto.


Pensate poi se il barista ci mettesse un’ora a prepararlo. Intollerabile. La filosofia del caffè è quella della velocità, della finta pausa, della corsa. Un caffè al volo. Da mandare giù bollente all’occorenza. E’ un po’ che aspetto il mio caffè. Ma quanto ci mette? Devo andare a lavorare. Devo andare a prendere i figli a scuola. Devo andare. Devo devo devo. Andare andare andare.

Durante la mia traversata motociclistica in Laos mi è capitato di imbattermi in un villaggio Khmu (si legge Camù). I Khmu *sono una delle cento e rotte etnie del paese. Il signore che ci accolto nella sua catapecchia era un contadino, perché tutti sono contadini. Coltivava caffè. L’arabico. Una qualità molto forte, un po’ troppo per i miei gusti, ma oggettivamente ottimo. Mi ha preso i chicchi dal telo dove stavano riposando, scegliendomi i migliori. Poi li ha pestati a mano con un pestello. Ha acceso un fuoco, lì fuori, in mezzo ai maiali e alle galline. Prima di tutto questo ha dovuto procurarsi la legna, ovviamente. Poi ha messo a bollire un pentolino d’acqua. Dopo venti minuti l’acqua bollente è stata fatta filtrare sul caffè macinato. L’acqua filtrava nel bicchiere goccia dopo goccia, ci avrà messo un altro venti minuti prima di attraversare completamente il colino.

Poi ho dovuto aspettare che si raffreddasse. Dopo un’oretta ho potuto bermi il mio caffè, nel frattempo ho chiacchierato con questa persona, questo Khmu, che è diventato un mio conoscente, ho avuto frotte di bambini che per niente timorosi si arrampicavano su ogni parte del mio corpo minimamente scalabile, ho riso, scherzato, ho preso un cagnetto tra le braccia e ho pure imparato qualche parola di Khmu.

Il tempo di un caffè e ho conosciuto un mondo.
 

malafi

Well-known member
Un like è poco.
Perchè questa volta non è solo il racconto di un'esperienza del tuo viaggio condita con le tue sensazioni. Ormai a quelle ci hai 'abituato'.

Questa volta hai caratterizzato e descritto benissimo uno dei riti dei nostri tempi, dandogli una chiave di lettura tanto semplice quanto intensa.
Mentre lo leggi, pensi: è esattamente ciò che avrei voluto dire, lo scrittore mi ha letto nel pensiero ........

Con una differenza: io l'ho pensato, lo scrittore l'ha scritto. E l'ha scritto bene.

Sai cosa mi ha ricordato quel pezzo: uno dei tanti pensieri che compone uno dei miei libri preferiti 'La prima sorsata di birra', dove l'autore tratteggia con poche e semplici parole i sentimenti che ci animano in alcuni piccoli riti, che in fondo sono i piccoli piaceri della vita.
 
Alto