Destinazione Laos

ayuthaya

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Cioè tu mi dici adesso così su due piedi che sei stata in laos!??

Si atterro a l.p.

Alle quattromila isole sei stata?
Il mio obiettivo è arrivare fino a li, al confine con la Cambogia, ma non so se riuscirò ..


.

Be'... faccio prima a dirti dove NON sono stata! :mrgreen::HIPP:wink:
Scherzi a parte, l'Asia e l'America Latina (e anche il Nord Europa) le ho girate parecchio... :MUCCA In Laos non sono stata moltissimo (una settimana circa), perchè faceva parte di un viaggio durato un mese che ci ha portati, oltre che in Laos appunto, anche in Cambogia e in una regione della Cina, lo Yunnan (oltre a Bangkok e... Ayuthaya!!! ;))... Del Laos quindi ho visto solo Luang Prabang (splendida!) e Vientiane (meno)... Credo che la zona che meriti di più sia il Nord, quella delle minoranze etniche (esattamente come per la Thailandia)! Tu hai in programma di andarci?

Anch'io sono sempre molto tentata di parlare dei miei viaggi, la cosa che più amo al mondo... ma se già è difficile bloccarmi quando si parla di libri, coi viaggi ancora peggio, quindi è meglio che mi faccia da parte... In ogni caso ti seguirò con interesse!

@ VA: vero!!!! ma in certi luoghi del mondo il "fascino risiede persino lì... :paura::wink::HIPP
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Be'... faccio prima a dirti dove NON sono stata! :mrgreen::HIPP:wink:
Scherzi a parte, l'Asia e l'America Latina (e anche il Nord Europa) le ho girate parecchio... :MUCCA In Laos non sono stata moltissimo (una settimana circa), perchè faceva parte di un viaggio durato un mese che ci ha portati, oltre che in Laos appunto, anche in Cambogia e in una regione della Cina, lo Yunnan (oltre a Bangkok e... Ayuthaya!!! ;))... Del Laos quindi ho visto solo Luang Prabang (splendida!) e Vientiane (meno)... Credo che la zona che meriti di più sia il Nord, quella delle minoranze etniche (esattamente come per la Thailandia)! Tu hai in programma di andarci?

Anch'io sono sempre molto tentata di parlare dei miei viaggi, la cosa che più amo al mondo... ma se già è difficile bloccarmi quando si parla di libri, coi viaggi ancora peggio, quindi è meglio che mi faccia da parte... In ogni caso ti seguirò con interesse!

@ VA: vero!!!! ma in certi luoghi del mondo il "fascino risiede persino lì... :paura::wink::HIPP

So che il nord meriterebbe per una serie di motivi, ma volendo raggiungere le 4000 isole che sono all'esatto opposto non so se ce la farò...comunque considera che abbiamo un itinerario di massima, ma può darsi che lo cambieremo in corsa...quindi in sostanza...non so ancora...
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
So che il nord meriterebbe per una serie di motivi, ma volendo raggiungere le 4000 isole che sono all'esatto opposto non so se ce la farò...comunque considera che abbiamo un itinerario di massima, ma può darsi che lo cambieremo in corsa...quindi in sostanza...non so ancora...

I viaggi sono fatti di scelte! Ogni volta che sono ripartita da qualche Paese, ho sempre rimpianto qualcosa che avevo rinunciato di vedere... ma è il piccolo prezzo da pagare se si vuole viaggiare molto non avendo tutto il tempo che si vorrebbe! Alla fine fai presto a dimenticare quello che non hai visto e ad emozionarti per quello che invece hai visto... :MUCCA
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Cluster bomb e fratellanza

Comincio più o meno dalla fine.

Ho visitato il centro UXO a Vientiane, la capitale del Laos. Il centro Uxo è sostanzialmente un museo in cui ti viene mostrato quali sono stati gli effetti dei bombardamenti sul Laos durante la guerra del Vietnam, che meglio sarebbe chiamare non già "guerra d'Indocina", ma "guerra del Sud est asiatico".

I contadini si sono ricostruiti gambe, braccia e mani con quello che avevano a disposizione, spesso con i resti delle bombe stesse. Paradosso, ingegno, inferno e bellezza.

Ma parliamo un po' degli ordigni inesplosi sull'ex "sentiero di Ho Chi Min".

Le cluster bomb (bombe a grappolo in italiano) sono uno strumento di morte da far accapponare la pelle.

Ne esistono di diversi tipi, tra i quali quelle anti uomo, che sono proprio quelle utilizzate dagli Stati Uniti durante la guerra. Queste piccole bombe, ciascuna della dimensione di un arancio, sono raggruppate all’interno di una “madre” che durante il volo si apre e le lascia cadere a casaccio sul territorio sottostante.

Una cluster antiuomo generalmente non uccide, una cluster antiuomo generalmente ti lascia senza una gamba o senza un braccio. La logica è che per lo stato nemico risulta economicamente più pesante un invalido rispetto ad un morto. Già sarebbe terribile la cosa di per sè, ma se a questo aggiungiamo che il Laos era neutrale e se aggiungiamo pure che i contadini a cui volavano via gli arti nulla sapevano di questa guerra, ma volevano solo coltivare il riso in pace, capiamo l'inutile tragedia.

Il Laos, nel territorio che faceva parte del famoso sentiero di Ho Chi Min, sentiero attraverso il quale i vietcong penetravano nel sud del paese, è stato il paese più bombardato, in assoluto, del pianeta terra. Si parla di qualcosa come due milioni di tonnellate di bombe sganciate in un territorio vasto su per giù come l’Emilia Romagna. Un territorio molto fertile, anche se non il più fertile del Laos, completamente raso al suolo. Sono cadute più bombe su quel sentiero che in tutto il mondo durante tutta la seconda guerra mondiale.

Gli americani ragionarono seriamente se utilizzare l’atomica, ma alla fine decisero di no, in quanto l’opinione pubblica avrebbe mal digerito una cosa di quel tipo.

Quindi vomitò tutto il resto del proprio arsenale su questo sentiero. Milioni di bombe al fosforo, al napalm e cluster bomb.

Non esiste, oggi, in tutta la regione un solo individuo che non abbia subito direttamente, o indirettamente attraverso padri, madri o nonni, mutilazioni terribili, come la perdita di una gamba, di un braccio o di mezza faccia.

Per completare il bel quadretto, vi dirò che le cluster bomb, all’epoca, ma forse anche oggi, non erano perfette. Nel senso che non tutte esplodevano al contatto col suolo, molte (si calcola circa la metà o poco meno) semplicemente si depositarono sul terreno, dormendo placidamente per diversi anni.

Il risultato è che, ancora oggi, molto di quel territorio è infestato di piccole arance, spesso ormai sepolte dalla terra, che al contatto col piede esplodono, mutilando il mal capitato. Il mal capitato è spesso bambino, perchè tanti, tantissimi sono i bambini in quella regione e perchè loro giocano fregandosene. A bambini di 3-4 anni viene insegnato nelle scuole a riconoscere le bombe sul suolo. Un bel inizio di vita, non c'è che dire.

Pochi anni fa è stato firmato un trattato internazionale per la non proliferazione e il non utilizzo di queste cluster bomb che evidentemente fanno a pezzi non solo gli uomini e le donne, ma anche la Convenzione di Ginevra. L’Italia ha aderito, Stati Uniti e Russia no. E i russi le utilizzano tutt’ora sulla Siria. Vergogna. E vergogna a Iran, Cina, Arabia Saudita, Israele, Libia, India, Pakistan e Brasile che nemmeno loro hanno firmato il trattato.

Allora il punto che volevo raccontarvi, che è un punto luminosissimo in questa macchia tutta nera, è che ho visto un ragazzo laotiano di una trentina d’anni indossare una maglia che riportava la bandiera a stelle strisce. E mi diceva una cosa del tipo: sono per la fratellanza. Non un minimo sentimento di odio, ma solo sorrisi verso gli occidentali e gli americani in visita. Che non sempre, gli uni e gli altri, si comportano benissimo.

Saremmo capaci di tanto, noi che ci scaldiamo come ossessi per molto, ma molto meno?
 
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Zingaro di Macondo

The black sheep member
Zingaro com'è il MEKONG visto da vicino?


E' molto affascinante. E parecchio bello.

Il Mekong è la linfa del Laos, un paese tra i meno industrializzati al mondo che però, per fortuna, ha una terra molto fertile.

Sono praticamente tutti contadini in Laos e non fanno nessuna fatica (si fa per dire!) a far crescere il riso un po' ovunque, grazie alle piogge monsoniche che da maggio ad agosto arrivano con la giusta dose di acqua e senza devastare il territorio come succede da altre parti nel mondo.

E poi c'è lui, il Mekong appunto, che l'acqua non la fa mai mancare nemmeno durante la stagione secca, che è quella durante la quale ho visitato il paese.

Per il mio compleanno mi sono regalato una pagaiata nelle sue acque, mentre un grosso sole rosso scendeva dall'orizzonte. Il cielo e il Mekong erano arancione e azzurri e io mi sono commosso di fronte a tanta bellezza, un po' anche perchè ho fatto i conti con alcuni miei pensieri.

Il Mekong è un fiume molto potente, perchè molte sono le zone montagnose che lo fanno precipitare in magnifiche cascate. Per questo il governo ha costruito diverse centrali idroelettriche che danno energia, credo, a quasi tutta la popolazione.

Fa da confine naturale e politico tra il Laos e la Thailandia ed è molto suggestivo, in alcune città, vedere a poche decine di metri l'altro paese, la Thailandia appunto, così diversa seppur così vicina. I grattacieli e i palazzoni in Laos non esistono, così come non esistono quelle grandi luminarie pubblicitarie che a fianco delle capanne mi hanno fatto pensare che il moderno sta scivolando sotto il cappotto della tradizione. E non ci sta sempre bene, non alla vista perlomeno.

Il Mekong credo sia parecchio inquinato, questo lo devo ammettere. Nasce in Tibet e attraversa la Cina prima di piombare sul Laos. Non credo che i cinesi si facciano scrupoli a buttargli dentro cose di ogni tipo. Ma a vederlo non sembra, non sembra proprio, io c'ho fatto il bagno dentro e ho mangiato pure i suoi pesci, ma io non conto, sono spesso un po' incosciente.

E' navigabile, ovvio, ma è navigabile per modo di dire, nel senso che proprio a causa dell'irruenza e della conformazione montuosa che ti dicevo (quasi il 90% del Laos è montagna) non può essere navigato per lunghi tratti. Ragion per cui non vedrai navi sul Mekong, ma tante piccole imbarcazioni, bellissime da fotografare e che fanno solo brevi tragitti.
 

ila78

Well-known member
Ziggy scrivi ancora!!!! Leggere te è molto ma molto meglio di qualunque documentario sui viaggi!

:wink:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Luang Prabang, la forza delle tradizioni.

Nel lontano 1993 Terzani descriveva la seconda città più importante del Laos come una città in triste evoluzione.
Con una sorta di malinconia anticipata, parlava del suo aeroporto come di un piccolo snodo con una piccola sala d’attesa semi vuota. Un aeroporto di provincia, dunque, non ancora quello internazionale che il governo laotiano avrebbe dovuto costruire da lì a poco, obbligato com’era dalle spinte di modernità della Cina e della Thailandia sempre più insistenti.

Diceva che la città era fortemente ancorata alle proprie tradizioni, ma diceva anche che lo sarebbe stato per poco ancora. Tradizioni religiose, anzitutto, che si riflettevano sui comportamenti, sugli usi e sui costumi delle persone. Tradizioni secondo lui in via di rapida estinzione, destinate a sciogliersi nel via vai frenetico della modernità, tristemente rappresentata da quella superstrada che la Thailandia chiedeva di costruire, volendola far passare proprio nel bel mezzo del centro cittadino. Una mega strada che avrebbe dovuto unire la Cina con la Thailandia per scopi commerciali, macchiando il Laos del peccato più grande.

La gente, diceva Tiziano, si svegliava presto. Alle 6 al massimo erano tutti in piedi, ma senza quei modi travolgenti delle nostre città, colme come sono di invasati che suonano ai semafori e si fanno venire infarti per un ritardo di 5 minuti.
Non poteva, Terzani, parlare di Luang Prabang senza citare il bellissimo fenomeno del “Tak Bat”. All’alba file sterminate di monaci scendevano dai loro monasteri e facevano l’elemosina. Il monaco buddhista non deve lavorare, quanto meno non in senso prettamente materialista. Non deve, in altre parole, guadagnarsi da vivere facendo delle cose, perché il lavoro del monaco deve essere il solo pensiero. Deve meditare per trovare quella pace interiore che dovrebbe unire il mondo intero, un’unione simbolicamente rappresentata da quel filo bianco che lega i monaci nei loro movimenti. Che poi è un po’ quello che fanno i nostri preti con la preghiera.
Bello pensare che il mondo abbia bisogno di pensiero, di meditazione, di certo rassicura il fatto che qualcuno se ne stia chiuso davanti ad un altare o di fronte ad un crocefisso e che attraverso l’utilizzo delle sole facoltà mentali, riesca a sollevare il peso dei malaffari delle società.

I monaci buddhisti, detto per inciso, in realtà lavorano, e spesso molto duramente. Costruiscono a ammodernano, spesso loro soli, i templi e i monasteri, ma lo fanno solo per il bisogno concreto di fare le cose. Mai per denaro e mai per cibo. Quello gli deve venire offerto gratuitamente per l'appunto durante il Tak Bat.
Capita di vedere monaci intenti a tinteggiare le pareti di un monastero o a spostare grosse pietre da costruzione, ma se lo fanno è solo ed esclusivamente perché la parete è sporca o perché devono ampliare una zona di un monastero. "Fanno" quando hanno bisogno di qualcosa, ma non vendono manodopera.
Tutto questo a me pare estremamente romantico, è bello credere che in un qualche modo le guerre e le atrocità vengano contro bilanciate da chi prega e da chi medita. Forse per davvero il mondo ha bisogno di più pensiero e di meno azione. In fondo "meno si fa" e meno si fanno danni. Il Buddha è iconograficamente rappresentato sempre in pace, seduto o sdraiato. Addirittura in Cina è grasso, grassissimo, probabilmente perchè non si muove mai, e ride sempre con atteggiamento un po' superficiale.

Quello che volevo dirvi è che, 23 anni dopo, ho visto le stesse cose di Terzani e rileggendo le sue pagine di storia, mi sembrava di avere a che fare con una cronaca in presa diretta.

L’aeroporto di Luang Prabang è ancora piccolo ed è costruito all’interno di una bella foresta fatta di alberi così fitti e crespi, che quando atterri sembra di volare dentro un grosso broccolo.
La dogana sembra il salotto di casa di persone gentili e il ritiro bagagli ha un solo rullo lento e svogliato. Sembra volerti comunicare in anticipo che lì fuori, dentro alla città, nessuno avrà fretta.

Luang Prabang è rimasta come Terzani la descriveva, con il Wat Pussy, la sua bella collina, a proteggere delicatamente la via centrale, che per fortuna non è diventata una superstrada di camion e ruggiti.
E’ bella Luang Prabang, così bella da non farsi quasi notare. Calma, placida, sonnacchiosa. Nel mercato notturno c’è vita, ma nessuno ti frigge il cervello con ossessive richieste di acquisto.

E veniamo al Tak Bat, questa commovente cerimonia di elemosine alla quale pure io ho assistito.
E’ emozionante vedere all'alba centinaia di monaci attraversare la via del paese, mollemente e quasi senza pretesa e allungare le mani verso chi è inginocchiato ai lati della strada.
Ci sono delle regole da rispettare durante il Tak Bat; quando qualcuno fa l’elemosina al monaco, ad esempio, non lo deve guardare negli occhi, deve rimanere inginocchiato e nessuno dei due deve proferire parola. A dire il vero la cerimonia dovrebbe svolgersi nel silenzio più assoluto, in realtà oggi interrotto da qualche rumore di scatti fotografici ai quali però nessuno pare fare caso. Vietato, vietatissimo, ad ogni modo toccare il monaco.
Allora Terzani si sbagliava? Forse fu troppo pessimista? In fondo un po' lo era di natura e poi era troppo ancorato alle tradizioni asiatiche, un po' chiuso al moderno, quasi schifato da tutto ciò che poteva essere minimamente tecnologico, così tanto che a volte mi dava l'idea di quei vecchietti che ti dicono sempre che si stava bene quando si stava peggio. Al mio primo impatto con la città ho subito pensato di sì, che Terzani fosse divorato da una mania di assolutismo negativo, e che avesse toppato alla grande, perchè ciò che vedevo non si discostava in nulla dalle sue memorabili descrizioni di 23 anni prima.

Finchè non ho visto un turista urlare ad un monaco di tornare un po' più indietro e di rifare il gesto di poco prima, mostrandogli un po' stizzito la posa che doveva assumere affinchè la foto venisse meglio, per poi prenderlo sotto braccio per un selfie, abbracciandolo e dandogli sonore pacche sulle spalle.

Ecco quando ho visto questa bestemmia in chiesa ho capito che Terzani forse ha sbagliato i tempi, ma non la previsione, perché il Laos è duro a morire, ma morirà come tutte le cose del mondo.
 
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Zingaro di Macondo

The black sheep member
la gentilezza e il pensiero.

Terzani disse che “i vietnamiti lavorano il riso, i cambogiani lo guardano crescere e i laotiani lo ascoltano”. E ancora, disse che il “Laos non è un posto, il Laos è uno stato mentale”.

Tutte frasi che, prima dipartire, mi sembravano un po’ buttate lì, come si fa spesso con le mete esotiche che per definizione più sono lontane più sono affascinanti. Quanti miti ho sfatato nei miei diversi pellegrinaggi attorno al mondo!
Armato del mio scetticismo, sono partito e quando sono tornato mi sono dovuto ricredere.

I laotiani hanno un modo di vivere tutto loro, hanno modi di rapportarsi con il prossimo ai quali noi non siamo più abituati. "Pensano meno", intrisi di buddismo come sono. Non pensano il mondo del lavoro come lo pensiamo noi, nessuno "fa carriera", nessuno ti frega e nessuno ti chiederà se c'è vita dopo la morte. Tutti pensieri e atteggiamenti che, in occidente, ci avvolgono soffocando la semplice gioia del vivere che dovrebbe essere così naturale...e invece la cerchiamo quasi come fosse un tesoro nascosto.

Il sorriso noi l’abbiamo perso lungo qualche piega dell’evoluzione. Vi capita mai di sorridere ad un estraneo? Se lo si fa si rischia lo stupro, la denuncia, la derisione.

In Laos ti sorridono tutti e le prime volte pensi di avere una macchia di sugo sulla maglia. Poi ti rendi conto che la macchia di sugo ce l’hai veramente, ma il sorriso non ha nulla a che vedere con quella. Nessuno ti prenderà in giro perchè hai una macchia, ma tutti vorranno sapere qualcosa di te.

Sono tutti gentili e il denaro non è il motore della società. Io sono abituato ad uno stupido pensiero; se qualcuno è affabile con me oltre misura (c’è una misura per la gentilezza?!) significa che quella persona vuole qualcosa da me. Probabilmente soldi. O in qualche modo fregarmi.

Io non posso sapere se i laotiani siano il popolo più gentile della terra, ma di certo hanno una dolcezza nei modi che avrei voluto esportare a tonnellate, magari scambiandole con i miei vestiti nuovi, che di quelli ne ho un sacco.
Ti fermi in un posto per mangiare qualcosa e qualcuno ti offre una birra e ti chiede di dove sei, ma giuro che non vuole vendere droga e nemmeno rubarti il portafoglio.

Strano, eh?
 
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ila78

Well-known member
Terzani disse che “i vietnamiti lavorano il riso, i cambogiani lo guardano crescere e i laotiani lo ascoltano”. E ancora, disse che il “Laos non è un posto, il Laos è uno stato mentale”.

Tutte frasi che, prima dipartire, mi sembravano un po’ buttate lì, come si fa spesso con le mete esotiche che per definizioni più sono lontane più sono affascinanti. Quanti miti ho sfatato nei miei diversi pellegrinaggi attorno al mondo!
Armato del mio scetticismo, sono partito e quando sono tornato mi sono dovuto ricredere.

I laotiani hanno un modo di vivere tutto loro, hanno modi di rapportarsi con il prossimo ai quali noi non siamo più abituati. "Pensano meno", intrisi di buddismo come sono. Non pensano il mondo del lavoro come lo pensiamo noi, nessuno "fa carriera", nessuno ti frega e nessuno ti chiederà se c'è vita dopo la morte. Tutti pensieri e atteggiamenti che, in occidente, ci avvolgono soffocando la semplice gioia del vivere che dovrebbe essere così naturale...e invece la cerchiamo quasi come fosse un tesoro nascosto.

Il sorriso noi l’abbiamo perso lungo qualche piega dell’evoluzione. Vi capita mai di sorridere ad un estraneo? Se lo si fa si rischia lo stupro, la denuncia, la derisione.

In Laos ti sorridono tutti e le prime volte pensi di avere una macchia di sugo sulla maglia. Poi ti rendi conto che la macchia di sugo ce l’hai veramente, ma il sorriso non ha nulla a che vedere con quella. Nessuno ti prenderà in giro perchè hai una macchia, ma tutti vorranno sapere qualcosa di te.

Sono tutti gentili e il denaro non è il motore della società. Io sono abituato ad uno stupido pensiero; se qualcuno è affabile con me oltre misura (c’è una misura per la gentilezza?!) significa che quella persona vuole qualcosa da me. Probabilmente soldi. O fregarmi, in qualche modo fregarmi.

Io non posso sapere se i laotiani siano il popolo più gentile della terra, ma di certo hanno una dolcezza nei modi che avrei voluto esportare a tonnellate, magari scambiandole con i miei vestiti nuovi, che di quelli ne ho un sacco.
Ti fermi in un posto per mangiare qualcosa e qualcuno ti offre una birra e ti chiede di dove sei. E, giuro, non vuole vendere droga e nemmeno rubarti il portafoglio lo fa solo per gentilezza, giuro.

Strano, eh?

Se gli porti la maglietta di Homer smettono di sorridere, scommetti? :mrgreen::wink:

Scherzo né....un pensiero bellissimo e molto vero. :wink:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Fermare la violenza si può.

In giro per il mondo esistono delle cose che possono fermare la violenza degli uomini. Ad esempio pare che durante una visita in Italia, Hitler rimase talmente impressionato dalla bellezza di Ponte Vecchio che decise di salvarlo dalla distruzione. Bello pensare che persino il demonio si possa fermare di fronte all’arte, al bello, all'estetica. Hitler amava gli animali: i cani come Ponte Vecchio lo facevano commuovere. C’è sempre qualcosa che può fermare la guerra, la distruzione, la violenza dei personaggi cattivi, così come c’è sempre qualcosa che può bloccare la dolcezza di un uomo buono. E’ il potere dell’arte, del bello, dell’emozione, dell’estremo. La suggestione, positiva o negativa che sia, ha il dono di aprire un canale comunicativo strano, per altri versi inaccessibile. Un modo diverso di rapportarsi che può dare frutti insperati.

In Laos esiste un tempio, il Wat Mai, che si trova nel pieno centro della graziosa Luang Prabang. Fu per diverso tempo la residenza del più grande dignitario buddista laotiano, una specie di Dalai Lama del sud est asiatico.
E’ molto bello con i suoi tetti a cinque livelli che accarezzano il terreno e quando all’inizio del XIX secolo i terribili invasori cinesi (Haw) distrussero Luang Prabang, lasciarono intatto il solo Wat Mai, perché c’è un limite a tutto.

C’è sempre qualcosa che può fermare la violenza.
 

zanblue

Active member
I tuoi post sul Laos Ziggy, sono belli come il rumore del vento, fra le foglie di un albero in un bel giorno d'estate. :D
 

malafi

Well-known member
I tuoi post sul Laos Ziggy, sono belli come il rumore del vento, fra le foglie di un albero in un bel giorno d'estate. :D

Sai cosa gli ho scritto in privato?
Che se non pubblica il suo libro coi pensieri dal Laos, glielo rubo, lo pubblico io e gli riconosco un 10% giusto perchè è un amico.

Sono, in tutta onestà, tra le pagine più belle che mi è capitato di leggere in questi ultimi tempi.
Sai Zan che cosa hanno di altro comune col vento?
Vanno via leggere leggere, ma hanno una grande forza.
 

SALLY

New member
In giro per il mondo esistono delle cose che possono fermare la violenza degli uomini. Ad esempio pare che durante una visita in Italia, Hitler rimase talmente impressionato dalla bellezza di Ponte Vecchio che decise di salvarlo dalla distruzione. Bello pensare che persino il demonio si possa fermare di fronte all’arte, al bello, all'estetica. Hitler amava gli animali: i cani come Ponte Vecchio lo facevano commuovere. C’è sempre qualcosa che può fermare la guerra, la distruzione, la violenza dei personaggi cattivi, così come c’è sempre qualcosa che può bloccare la dolcezza di un uomo buono. E’ il potere dell’arte, del bello, dell’emozione, dell’estremo. La suggestione, positiva o negativa che sia, ha il dono di aprire un canale comunicativo strano, per altri versi inaccessibile. Un modo diverso di rapportarsi che può dare frutti insperati.

In Laos esiste un tempio, il Wat Mai, che si trova nel pieno centro della graziosa Luang Prabang. Fu per diverso tempo la residenza del più grande dignitario buddista laotiano, una specie di Dalai Lama del sud est asiatico.
E’ molto bello con i suoi tetti a cinque livelli che accarezzano il terreno e quando all’inizio del XIX secolo i terribili invasori cinesi (Haw) distrussero Luang Prabang, lasciarono intatto il solo Wat Mai, perché c’è un limite a tutto.

C’è sempre qualcosa che può fermare la violenza.

La bellezza salverà il mondo. (DOSTOEVSKIJ)
 

zanblue

Active member
Sai cosa gli ho scritto in privato?
Che se non pubblica il suo libro coi pensieri dal Laos, glielo rubo, lo pubblico io e gli riconosco un 10% giusto perchè è un amico.

Sono, in tutta onestà, tra le pagine più belle che mi è capitato di leggere in questi ultimi tempi.
Sai Zan che cosa hanno di altro comune col vento?
Vanno via leggere leggere, ma hanno una grande forza.

È vero Malafi hanno una grande forza.Ziggy scrive senza manie di protagonismo, con grande umiltà e riesce a rendere lieve anche quello che lieve non è.Io non vedo l'ora di leggere il prossimo post.Dò ragione a Malafi, dovrebbe scriverlo un libro sul Laos.
 
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