LXXVI GdL - L'altra Eszter di Magda Szabò

alessandra

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L'ho iniziato ieri, sono a pag 4 :mrgreen: ossia, di fatto, 2 :D
Per ora ho notato solo uno stile che mi sembra ansiogeno, un po' angosciante (che, detto subito dopo aver letto Il suggeritore di Carrisi, è tutto dire). Però ho la sensazione che mi potrebbe piacere.
 

Minerva6

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Voglio leggerlo anche io ma in libreria arriverà solo giovedì prossimo. Dopo vedo se on line riesco ad averlo prima. Devo comprarlo da Mondadori xché ho un buono sconto della Vodafone da 5 euro.
 

ayuthaya

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Io l'ho ordinato e dovrebbe arrivarmi a breve... Non era in programma, però quasi quasi mi aggiungo! Sono un po' indecisa perché da quanto ho capito è uno stile che mi ricorda Bernhard e ne ho appena finito uno!
 

Minerva6

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Jessamine
Germano
elisa
alessandra

Da iniziare:

francesca
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Minerva6

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Mi sono sbagliata!! Io ho ordinato La porta!!! Sorry!!!

Credevo già di avere una compagna di lettura visto che a me in libreria arriverà solo la prossima settimana :(.
Non ho ancora visto on line, magari se lo prendo lì mi arriva prima di giovedì :boh:.
Però ho ancora francesca su cui contare :wink:.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Pag 50 circa

L'ansia che provavo leggendo le prime pagine si sta placando, forse perché in parte comincio a capirne le ragioni. Una è che lo stile di questa scrittrice per me è molto ungherese, molto simile a quello di Agota Kristof, la scrittrice più meravigliosa e più angosciante che abbia mai incontrato. Simili nel modo di scrivere incalzante e nella maniera spietata di mettere a nudo, in modo diverso ma con uguale naturalezza, sentimenti estremamente negativi. Un'altra è che temevo un po' l'entrata in scena di Angela, oggetto dell'odio dell'autrice, un odio dettato dall'invidia, e ora l'ho superata senza traumi :mrgreen: La terza è che, come già avete notato, confondevo i nomi dei personaggi e non capivo che rapporti ci fossero tra loro e ora, invece, stanno cominciando a delinearsi. Anche se non ho ancora capito se Juli è la figlia, la sorella o chi altro :?
Il libro mi sta piacendo molto, mi affascina e il fatto che sia, in parte, ambientato a Budapest, città che ho visitato quest'estate, aumenta per me la suggestione.
Anch'io adoro il padre della protagonista e anche la madre, incapace di provare sentimenti negativi verso il marito nonostante li abbia messi lui in quella situazione.
 

elisa

Motherator
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capitolo settimo (pagina 110)

commento poco perché purtroppo la mia tastiera mi stà lasciando e fino a quando non ne compro un'altra devo fare una fatica immane...:boh:
 

alessandra

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Pag 120 circa - spoiler

Vorrei aspettarvi ... ma il libro è molto bello e non riesco a interromperlo :)
Eszter racconta nel suo monologo rivolto al compagno (o ex?) la sua brama di denaro, sin dall'infanzia, e l'odio per Angela, bella e soprattutto ricca. Eszter è un'attrice dotata, sin da piccola il suo talento era evidente, e sfrutta questa qualità non solo sul palcoscenico ma nella vita, per fingere ogni qualvolta lo desideri, ossia ogni qualvolta le convenga. Nel suo monologo, al contrario, è di una sincerità spiazzante. E' cresciuta con un padre e una madre che non la amano come si amano tra di loro, costretta a fare i lavori di casa per via di un padre sempre malaticcio e una madre che deve preservare le sue mani per le lezioni di pianoforte, unica fonte di reddito per la famiglia. Cresce in un ambiente tutto sommato sereno e amorevole, ma privo di ogni senso pratico, è costretta a continue umiliazioni per via della sua povertà. E' così strano che in una situazione del genere una ragazza sviluppi venalità e odio per chi possiede ciò che lei, solo per un disegno della sorte, non ha mai avuto? Personalmente trovo umana l'invidia, la gelosia, ma qui si tratta di un odio spietato e peraltro sempre nascosto, di un'ossessione, perché Eszter pensa continuamente ad Angela, gioendo in maniera spropositata delle sue sfortune e soffrendo tremendamente dei suoi successi. E' una cosa inquietante, che pochi ammetterebbero.
 

alessandra

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Pag 176

Sono a pag 176 ... non voglio commentare oltre finché non lo fate voi, però andando avanti ci sono delle sorpresone che non so se sono sorprese vere o se lo sono solo per me che sono tonta e non avevo capito tutto dall'inizio :paura:
 

Jessamine

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Sono a pag 176 ... non voglio commentare oltre finché non lo fate voi, però andando avanti ci sono delle sorpresone che non so se sono sorprese vere o se lo sono solo per me che sono tonta e non avevo capito tutto dall'inizio :paura:

Boh, io mi sa che non avevo capito niente :mrgreen: ci sono diverse sorprese (anche più in là!) che a ripensarci in effetti tanto sorprese non sono, o per lo meno, non sono poi così originali e insospettabili, ma io mi sono fatta totalmente rapire dalla spirale del monologo di Eszter da non esserci minimamente arrivata fino a quando non sono state spiegate in maniera chiara ed esplicita :mrgreen:
 

alessandra

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Attenzione spoileronissimi eccetto jessamine

Boh, io mi sa che non avevo capito niente :mrgreen: ci sono diverse sorprese (anche più in là!) che a ripensarci in effetti tanto sorprese non sono, o per lo meno, non sono poi così originali e insospettabili, ma io mi sono fatta totalmente rapire dalla spirale del monologo di Eszter da non esserci minimamente arrivata fino a quando non sono state spiegate in maniera chiara ed esplicita :mrgreen:

Anch'io!!! Il fatto è che mi sembrava un monologo della protagonista volto esclusivamente all'analisi di se stessa, della sua vita, dei suoi sentimenti, che potessero esserci "colpi di scena" non lo immaginavo proprio :mrgreen: Mi riferisco soprattutto all'identità della moglie di lui, ma anche a quel sangue che lei si immagina nella sua camicia, sto temendo il peggio :paura:
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
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capitolo 8, 45% circa

Dai, incredibile che questa esca di casa alle 5 di mattina per andare a spiare la famiglia di Angela in partenza dalla città, solo per gustarsi la tristezza - o almeno lei spera sia triste - sulla faccia di lei. Un'ossessione che rasenta la morbosità, mi sembra pazzesco. E comunque com'è bugiarda, maliziosa, astuta Eszter, arriva a mentire anche ai genitori sulla visita fatta al signor Domi e alla signora Ilu, va addirittura a nascondersi tra le canne. Dev'essere tremendo, dirompente, il rancore covato quando si è convinti di star subendo un'ingiustizia, quando ci si chiede "perché lei/lui ha tutto e io niente, perché a lei sì e a me no". Eppure non riesco a provare compassione o a essere solidale con Eszter, forse è la prima volta nella mia carriera di lettore che non parteggio per il protagonista.
 
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alessandra

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Quello che hai scritto mi fa riflettere ... perché finora non mi ero chiesta se parteggiavo per lei o meno e, ora che me lo sono chiesta, la risposta è "no, non parteggio per lei, la trovo crudele, patologica, eppure le voglio bene"? Credo che la risposta stia nella bravura della scrittrice che, parlando in prima persona, presenta come naturale un odio eccessivo, spaventoso, malato, e in tal modo ha scatenato in me una sorta di empatia, che non significa comprendere i suoi sentimenti, ma ascoltarla in silenzio senza riuscire a giudicarla e nemmeno a irritarmi più di tanto, almeno per ora (ma sono quasi alla fine) sebbene il suo odio sia rivolto ad una persona buona.La vedo come una persona non sana mentalmente che, da un lato, mi fa inorridire ma dall'altro mi ispira una sorta di strana tenerezza.
 

Jessamine

Well-known member
Concordo con Alessandra. Nemmeno io ho "parteggiato" per Eszter (ma a dire il vero, raramente "parteggio" nel senso vero e proprio per un protagonista :?), ma il punto credo sia proprio il fatto che alla Szabò non interessi minimamente che qualcuno parteggi per le sue protagoniste. Né credo le importi particolarmente che le sue protagoniste siano particolarmente realistiche (ne "La porta" Emerenc è ancora più incredibile, complessa, assurda per certi versi), ma quello che importa a lei è mostrare la complessità di certi sentimenti. L'amore, nei suoi libri, è sempre qualcosa di complicatissimo, qualcosa di incomprensibile, ed Eszter è un personaggio che non sa amare, e quando lo fa, lo fa in maniera del tutto incomprensibile. Il suo atteggiamento nei confronti di Angela non credo possa ridursi ad una semplice invidia, la sua è una vera e propria ossessione, e non ho mai visto nessun ossessionato comportarsi in maniera normale e razionale ;)
 

alessandra

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Concordo con Alessandra. Nemmeno io ho "parteggiato" per Eszter (ma a dire il vero, raramente "parteggio" nel senso vero e proprio per un protagonista :?), ma il punto credo sia proprio il fatto che alla Szabò non interessi minimamente che qualcuno parteggi per le sue protagoniste. Né credo le importi particolarmente che le sue protagoniste siano particolarmente realistiche (ne "La porta" Emerenc è ancora più incredibile, complessa, assurda per certi versi), ma quello che importa a lei è mostrare la complessità di certi sentimenti. L'amore, nei suoi libri, è sempre qualcosa di complicatissimo, qualcosa di incomprensibile, ed Eszter è un personaggio che non sa amare, e quando lo fa, lo fa in maniera del tutto incomprensibile. Il suo atteggiamento nei confronti di Angela non credo possa ridursi ad una semplice invidia, la sua è una vera e propria ossessione, e non ho mai visto nessun ossessionato comportarsi in maniera normale e razionale ;)

Sì, è talmente ossessionata da lei che le gioie di Angela sono il suo principale motivo di dolore e viceversa. Forse è poco realistica (fino a che punto?) nei suoi eccessi ma, temo, non troppo nei sentimenti di base. Mi chiedo (ed è una domanda che mi faccio spesso) quanto incida, sul nostro modo di essere, l'indole e quanto le circostanze in cui nasciamo, cresciamo e viviamo.
L'amore (che è vero e non dettato solo da un capriccio) per il marito di Angela prende Eszter alla sprovvista, arriva improvviso e scorre parallelo all'odio per sua moglie. Il desiderio di avere il suo amato tutto per sé, la rabbia quando lui parla di Angela, quando Eszter capisce che, anche se lui ama lei, una parte di lui apparterrà sempre alla moglie credo sia abbastanza comune in certi tipi di relazione. Ma non lo è l'eccesso e l'imprevedibilità delle reazioni, legate ad un sentimento di odio che Eszter sa tenere perfettamente nascosto, essendo anche una brava attrice, ed è questo che sconcerta e sembra incomprensibile.
 

alessandra

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Finito - spoileroni

Un bellissimo, spietato monologo. La protagonista, rivolgendosi alla persona amata, racconta la sua vita in prima persona con un flusso interminabile di ricordi d'infanzia misti a quelli della Eszter adulta; la vita dell'altra Eszter. Quella vera, quella che lei stessa, essendo una brava attrice di professione, ha tenuto nascosta a tutti, persino al suo amato il quale, per ironia della sorte ma non per caso, è il marito di Angela, la donna che Eszter odia profondamente da sempre. La vita della protagonista è legata con un filo a quella di Angela: se Angela è felice, lei si dispera; se Angela è triste, lei è felice. L'odio per Angela è il fulcro della vita di Eszter: chi non conosce quest'aspetto della sua vita non conosce lei, compreso il suo amante, che crede che le sue reazioni siano causate da semplice gelosia. Angela è una persona buona: sin da piccola è generosa, estremamente partecipe delle disgrazie altrui, affettuosa. Forse è più facile essere buone quando si è belle, ricche e amate? Eszter vive con due genitori che, pur volendole bene ed essendo affettuosi con lei, la amano in maniera meno intensa di quanto si amino tra di loro; il padre è un avvocato che non lavora perché troppo onesto e, piuttosto che accettare compromessi, fa vivere tutta la famiglia in miseria. E' sempre malato e morirà presto. La madre deve preservare le sue mani per le lezioni di pianoforte, unica fonte di reddito, perciò è Eszter che, oltre a studiare, deve mandare avanti ogni incombenza legata alla casa. Nonostante tutto, i genitori sono personaggi buoni, positivi. Eszter li ama, ma non tollera il modo in cui è costretta a vivere, non tollera che ci siano persone che non hanno niente e persone che hanno tutto e non devono preoccuparsi di niente. E' qui che comincia il suo odio smisurato, irrazionale, esagerato: nasce da un'invidia tutto sommato comprensibile che sfocia in un sentimento malato e ossessivo che accompagnerà e condizionerà Eszter per sempre, sentimento di cui Angela, scioccamente (cosa secondo me poco credibile) non si accorgerà mai. Ciò che ha sconvolto me in particolare è proprio la predominanza di quest'odio, nella vita della protagonista, rispetto a qualsiasi altra cosa; e il modo in cui scava dentro se stessa spietatamente, senza sensi di colpa e senza autogiudicarsi o condannarsi, ma senza edulcorare nemmeno per un attimo ciò che prova, il suo dare il giusto nome al suo sentimento senza fare nessuna seduta di psicanalisi :mrgreen: Un personaggio che si mostra in tutta la sua umanità, così incredibile e allo stesso tempo così vero e che non ha niente a che vedere con nessun altro protagonista che io abbia incontrato finora. Romanzo profondo e scomodo, promosso a pieni voti.
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
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cap 11, 63% circa. Spoiler enormi

Non voglio crederci, Lorincc è sposato con Angéla :paura:
Mamma mia, la scena in cui la fa piangere imitando il padre, il signor Domi, solo perché un attimo prima l'aveva fatta ridere nei panni della contadina con gli stracci e non poteva sopportare che fosse ilare e felice, beh, rivela appieno la str****aggine di Eszter. Mi aveva già agghiacciato quando si era fatta un film nella testa in cui lei faceva il giudice e condannava Angéla a morte, oppure quando si augura che il pretendente di Angéla muoia in guerra (o qualcosa di simile, non ricordo benissimo), ma qui va a toccare un affetto, un lutto, un dolore personale e bisogna soltanto essere dei veri str*** per farlo. Questa è cattiveria pura.
Non solo non parteggio per la protagonista, la protagonista mi fa proprio schifo.
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
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Finito. Attenzione spoiler presenti

L’altra Eszter è uno di quei libri che lasciano uno strascico emotivo e psicologico nel lettore anche giorni dopo averlo finito. A me ha lasciato un magone, una sensazione alla bocca dello stomaco che ho faticato a superare.
Nella sua lettera aperta all’uomo che ama, Eszter si mette a nudo, senza inibizioni né filtri, e non si fa scrupolo di ammettere senza mezzi termini che Angéla, per il semplice fatto di essere nata in una famiglia benestante, per il semplice fatto di essere lei, le ha rovinato l’infanzia e la vita, perché incarnava l’emblema dell’opulenza mentre Eszter davanti agli occhi aveva solo povertà, privazioni, anche aridità di affetti e sentimenti, visto che sua madre e suo padre erano troppo occupati a riversare il loro amore l’una sull’altro per pensare alla figlia.
Eppure, trovo che incolpare qualcun altro della miseria e delle difficoltà in cui ci troviamo a vivere, crogiolandosi nell’eterno “a chi tanto e a chi niente” oppure “perché a lei sì e a me no?”, ecco, trovo che sia il comportamento più vigliacco, debole, codardo di cui una persona si possa macchiare. Odiare è troppo facile. È una strada troppo comoda.
Non lo so, è un libro che ti lascia per giorni a riflettere su quanto possa essere malato, contorto, marcio l’animo umano, e su quanto l’ambiente nel quale siamo cresciuti, dove magari ci è mancato non solo l’affetto e la protezione, ma anche la sicurezza economica e la serenità in generale, possa influire sul nostro carattere, sulla nostra anima, sulla nostra stessa crescita.
È la prima volta in vita mia che non parteggio per il protagonista di un romanzo, non sono riuscito a provare empatia né solidarietà né compassione per Eszter, nemmeno in una circostanza. Nonostante capisca benissimo da dove traggano linfa il livore e l’odio che prova, non solo verso Angéla, ma verso la vita tutta e l’ingiustizia a essa connaturata, non riesco, da lettore, ad avallare nessuna sua scelta, nessuna sua affermazione, nessun suo comportamento. Più volte, tra un salto temporale e l’altro, mi si è gelato il sangue al leggere come augurasse la morte ad Angéla, come traesse godimento dal semplice pensiero che lei soffrisse o potesse, eventualmente, soffrire. Non solo: mi ha ghiacciato anche quando prova sollievo, paradossalmente, al vedere Lorinc’ in quelle condizioni (non posso spoilerare). Sollievo perché almeno, adesso, non avrebbe più dovuto preoccuparsi per lui. So bene che la Magda non si era prefissa l’obiettivo di far parteggiare il lettore per Eszter o fargliene comprendere scelte e azioni, senza giudicarle dal piedistallo, lei si limita a presentarci una donna priva di maschera, in tutta la sua essenza più vera. Ci fa vedere chi era l’ALTRA Eszter, quella fuori dal palcoscenico del teatro, quando poteva smettere la sua seconda pelle.
Niente da dire sulla prosa, la Szabò aveva una “mano” che scorreva via liscia nonostante periodi lunghi, appesantiti da subordinate o incisi e inframmezzati da virgole come se piovesse; niente da dire sullo stile – l’impostazione della lettera-confessione e della narrazione in prima persona sono funzionali a renderlo accorato, diretto, sentito e a volte spietato; niente da dire sulla caratterizzazione psicologica della protagonista, dubito che in letteratura si possa trovare una migliore rappresentazione del confine labile che c’è tra odio e amore.
Un libro e un’autrice da leggere assolutamente.
 
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