LXXVIII GdL - Lo straniero di Camus

isola74

Lonely member
Fine prima parte

La lettura scorre velocemente, ma mi verrebbe da prenderlo a schiaffi al protagonista!!!
Come si fa ad essere così????

E poi la conclusione della prima parte......:OO
 

ayuthaya

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Ho finito adesso la prima parte... Non riesco a pronunciarmi... :?
 

velvet

Well-known member
Fine prima parte

Ho terminato anche io la prima parte.

Mi sta piacendo molto, l'ignavia, l'indolenza e l'apatia del protagonista sono terribili. Mi ha colpito come le uniche sensazioni che prova sono quelle del caldo, del fastidio del sole accecante, della fame, ma niente di più profondo, niente amore, niente paura, nessuno sconvolgimento davanti all'avvenimento più terribile che ci possa essere: l'uccisione di un uomo. Tutto è indifferente, una cosa vale l'altra, è inutile scegliere, tutto è guidato dal caso.

La lettura scorre facilmente, la narrazione fatta dal protagonista è molto semplice, ricalca il poco interesse che l'uomo mostra per tutto quello che lo circonda, non c'è nessun commento a nessun avvenimento stupido o importantissimo che sia.
Un po' in contrasto il bellissimo e terribile finale della prima parte: E furono come quattro colpi secchi che battevo sulla porta della sventura. :ad:
 

ayuthaya

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Ho letto i primi due capitoli della seconda parte e mi sta prendendo di più (no che prima non mi piacesse, ma avevo come una "riserva"...). Magari dopo commento meglio!
 

velvet

Well-known member
Seconda parte, fino al capitolo 3 - qualche spoiler

Mersault affronta con indifferenza anche la sua detenzione e il processo. Però nella prigionia inizia qualche riflessione anche se sempre piuttosto distaccata, sulla condizione di prigioniero, sulle proprie sensazioni. Anche durante il processo, pur guardando gli avvenimenti quasi dall'esterno e rimanendo infastidito esclusivamente dal caldo e dalla confusione, ogni tanto sembra tornare in sè e prendere coscienza di qualcosa (ad esempio che le cose si stanno mettendo male) e di qualche sensazione (come il dispiacere di essere disprezzato dagli altri).

Questa indifferenza anche nei confronti della propria libertà portano gli altri a stizzirsi, a non comprenderlo e a disprezzarlo e il gioco riesce facile all'accusa che lo dipinge come un mostro. E non è forse un mostro una persona che non si scompone, non prova dispiacere davanti alla morte della madre o alla morte di un uomo per mano sua? Secondo Mersault no, lui è solo uno come tanti, e l'unica cosa che pensa è "Alla fine cosa cambia"?
Questo libro fa molto riflettere.
 

ayuthaya

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Mersault affronta con indifferenza anche la sua detenzione e il processo. Però nella prigionia inizia qualche riflessione anche se sempre piuttosto distaccata, sulla condizione di prigioniero, sulle proprie sensazioni. Anche durante il processo, pur guardando gli avvenimenti quasi dall'esterno e rimanendo infastidito esclusivamente dal caldo e dalla confusione, ogni tanto sembra tornare in sè e prendere coscienza di qualcosa (ad esempio che le cose si stanno mettendo male) e di qualche sensazione (come il dispiacere di essere disprezzato dagli altri).

Questa indifferenza anche nei confronti della propria libertà portano gli altri a stizzirsi, a non comprenderlo e a disprezzarlo e il gioco riesce facile all'accusa che lo dipinge come un mostro. E non è forse un mostro una persona che non si scompone, non prova dispiacere davanti alla morte della madre o alla morte di un uomo per mano sua? Secondo Mersault no, lui è solo uno come tanti, e l'unica cosa che pensa è "Alla fine cosa cambia"?
Questo libro fa molto riflettere.

stesso identico punto. belle considerazioni.
PS sì, decisamente questa seconda parte mi sta conquistando. l'assoluta "semplicitaà" che all'inizio mi aveva lasciato un po' perplessa, sta svelando il capolavoro.

"Comunque gli ho risposto che avevo un po' perduto l'abitudine di interrogare me stesso, che mi era difficile informarlo. Naturalmente, volevo bene alla mamma, ma questo non significava nulla."

"Sì, questa era l'ora in cui, tanto tempo fa, mi sentivo contento. Quello che mi aspettava allora era sempre un sonno leggero e senza sogni. Eppure qualcosa era cambiato perché con l’attesa dell’indomani era la mia cella che ritrovavo. Come se le vie familiari tracciate nei cieli d’estate potessero condurre tanto alle prigioni che ai sonni innocenti."
 

isola74

Lonely member
"Al principio della mia detenzione la cosa più dura è stata che avevo dei pensieri di uomo libero "

........è proprio vero che il pensiero è la nostra arma più importante
 

isola74

Lonely member
Mi mancano una ventina di pagine e siamo -secondo me - nella parte più importante del libro. ...con il processo al mostro che non prova sentimenti e nemmeno dolore per la morte della madre. .....perché c'è un codice dell 'apparenza da rispettare
 

isola74

Lonely member
Finito anche io.
Mi ha ricordato a tratti Il processo di Kafka.
Pur essendo molto lineare dal punto di vista della scrittura e della storia, non è un libro semplice. ...un libro sull'ineluttabilita' della vita, senza dubbio triste.
 

isola74

Lonely member
Ah...
Aggiungo che secondo me il titolo italiano non rende per niente. ...non conosco il francese ma io avrei tradotto tutt'al più "l'estraneo" :??
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Fine prima parte

Ho finito la prima parte... venivo da una lettura angosciante e non avevo di certo bisogno di ripeterla :W.
Scorrevole lo è, ma in quanto a piacevole non tanto (almeno finora).

Ho letto e tradotto dei brani in francese durante il Liceo, ma ricordo solo una scena sulla spiaggia coi gabbiani (e non sono neppure sicura che il mio ricordo sia esatto :??).

Meno male che è breve, altrimenti non avrei proseguito, forse in un altro momento lo avrei apprezzato maggiormente..

Poi con calma mi leggo i vostri commenti.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Finito

Finito anche io.
Mi ha ricordato a tratti Il processo di Kafka.
Pur essendo molto lineare dal punto di vista della scrittura e della storia, non è un libro semplice. ...un libro sull'ineluttabilita' della vita, senza dubbio triste.

Ho anche questo in sfida, poi farò un confronto, ma non lo leggerò subito voglio intervallarlo con altro per spezzare il ritmo angosciante anche se la seconda parte l'ho preferita e alla fine ho saputo apprezzare la storia trovandola densa di riflessioni importanti.
Ho capito meglio il comportamento e il pensiero del protagonista.
Però per un commento più ampio voglio metabolizzarlo ancora un po' e rileggere i vostri commenti, ora gli ho dato solo un'occhiata veloce.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Il libro è stato pubblicato nel 1942, ma si svolge sempre in quegli anni :? ?
Quindi (essendo l'Algeria un paese francese) la Francia aveva ancora la ghigliottina come pena capitale in quel periodo :?? ?
Se voi lo sapete già ditemelo, sennò mi toccherà cercare su wiki :wink:.
 

velvet

Well-known member
Finito

Ieri ho terminato anche io la lettura.

Quello che mi ha colpito nell'ultima parte è come Mersault continui a evidenziare la casualità della vita, come un insieme di cose che accadono.
Come era stato un caso la sua amicizia con Raimondo, un caso l'uccisione del caso, allo stesso modo è un caso il verdetto. Poteva essere quello come un altro, poteva essere condannato come assolto, i giurati potevano essere quelli come altri, potevano credere al PM come alla difesa.
Dopo il verdetto il nostro uomo mostra un attaccamento alla vita (forse istintivo) che non aveva mai mostrato prima, inizia a sperare quasi nella grazia, e alla fine ha anche uno scatto di rabbia contro il prete che vuole portargli consolazione attraverso il suo Dio, ma dopo questo scatto rientra in sé, riprende a pensare che alla fine è il caso a decidere di lui come di tutti.
Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo.
 

velvet

Well-known member
Commento finale

Un libro bellissimo. Nel suo protagonista Mersault, nella sua apatia ed estraneità al mondo, alla vita, alle convenzioni sociali, Camus riesce a delineare e insinuare nel lettore l'idea dell'insensatezza e assurdità dell'esistenza umana, vista esclusivamente come la conseguenza di una serie di eventi casuali.
Il protagonista è pienamente cosciente di questa ineluttabilità, per questo non sente la responsabilità delle scelte, dei sentimenti, delle relazioni e decisioni della vita, accetta passivamente tutto quello che accade nel lavoro come negli affetti, e mantiene questa coerenza persino davanti ad una condanna a morte. Non sente bisogno di difendersi, di confutare, di avere un ruolo attivo, perché sarebbe una pura illusione. Gli altri non lo capiscono, si innervosiscono, lo considerano un inetto o un mostro, ma sono loro secondo Camus gli inconsapevoli.
 

isola74

Lonely member
Commento finale

Il libro è di facile lettura, con uno stile asciutto e lineare, ma non è per niente un libro facile.
Tutto sta nel decidere da quale parte schierarsi: dalla parte di coloro che ritengono che siamo artefici del nostro destino e quindi dobbiamo lottare, scalciare, difenderci dalla vita stessa, o dalla parte di chi, come il protagonista, sia convinto dell'ineluttabilità degli accadimenti e si limita a guardare accadere le cose, dall'esterno.
Nel primo caso, Mersaul ti può fare rabbia, nel secondo caso, forse pietà, o tenerezza.
Nemmeno la morte imminente riesce a fargli cambiare idea, ad ammorbidirlo, e fino alla fine resterà "straniero" nella sua stessa vita.

A me è piaciuto ma con qualche riserva, gli estremismi non mi convincono mai del tutto.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi sa che questo è stato il GdL più veloce della storia :mrgreen:.

Io devo ancora commentarlo, ma devo prima trovare il momento giusto per farlo.

Intanto chi altro vuole leggerlo può farlo, qui resterà aperto ancora un po'.
 
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