penso che non conoscere l 'imputazione renda più efficace il messaggio.io con uno straccio di motivazione proverei ad essere indulgente,mi farei prendere dall'ingranaggio aura:
Indulgente verso di lui? Io lo sono anche così, forse anche di più...
penso che non conoscere l 'imputazione renda più efficace il messaggio.io con uno straccio di motivazione proverei ad essere indulgente,mi farei prendere dall'ingranaggio aura:
Indulgente verso di lui? Io lo sono anche così, forse anche di più...
No! Non verso di lui verso l ingranaggio che tenta di inghiottirlo,se mi racconta la "colpa"di K potrei giustificare il sistema :? Troppo kafkiano?
Ci sarebbe tanto da parlare di questo libro... ma per il momento vi dico solo che la parabola Davanti alla legge è spettacolare :ad: :sbav: :ad: ed è li che sta la chiave di lettura del libro!
Beh di sicuro non ti ha aiutato il fatto che il romanzo è incompiuto ed è molto più frammentato che Il castello. Qui per esempio c'è un finale, anche se sembra (non sembra ma è) campato in aria , direi uno dei finali più assurdi di sempre! Cmq sembra che Kafka abbia scelto quel finale per dare un fine al romanzo, se no sarebbe continuato all'infinito (un po come nella parabola :OO )Purtroppo non mi sono potuta godere bene il capitolo nove perché l'ho letto ieri sera mentre fuori c'era un temporale in corso e a me questo evento atmosferico provoca sempre ansia, mi sa che stasera -tempo permettendo- me lo rileggo per capire meglio la parabola di cui parla bonadext.
L'ultimo capitolo letto stamattina poi mi ha lasciato l'amaro in bocca, non me l'aspettavo, credevo solo che andasse a finire in prigione...
La recensione di Dorfles mi è stata molto utile, anche se io il senso di colpa nel protagonista non l'ho riscontrato così forte (e a ragione perché sapeva di non essere colpevole), in fondo lui è sempre stato molto tranquillo e convinto di riuscire a risolvere tutto, non si è lasciato scappare le eventuali "scappatelle" con le varie donne incontrate nel corso della sua vicenda giudiziaria e tranne forse verso il finale in cui inizia a capire che per lui non ci sarebbe stato un lieto fine.
Di certo la libertà che uno stato moderno e civilizzato dovrebbe garantire a tutti gli uomini qui è mancata, essere accusato senza sapere il perché per qualcosa che non si è commesso e poi essere ucciso in modo così brutale e improvviso, senza passare prima per la prigione, io non lo avrei mai previsto aura:.
Mi rendo conto che potrebbe e forse già è accaduto nella realtà e questo mi mette i brividi, però proprio la modernità dello stile spoglio e troppo burocratico non mi ha permesso di apprezzarlo come probabilmente meritava.
Ed anche l'angoscia di K. io non sono riuscita a percepirla fino in fondo perché non ho potuto istaurare con lui il processo dell'empatia in quanto l'ho trovato (come quello de Lo straniero -aveva ragione Fruttero nella prefazione di Aspettando Godot-) troppo distaccato di fronte a ciò che gli era successo ed anche troppo sicuro di sé (pur avendone tutte le ragioni in quanto di certo non colpevole).
Non so se sono stata chiara, ma in sostanza la vicenda, lo stile e il protagonista stesso non sono riusciti a coinvolgermi totalmente come chiedo io ad un romanzo, quindi il mio giudizio finale non è del tutto positivo.
Ora spero di rifarmi con Il castello che molti di voi hanno preferito a questo :wink:.
Ecco... mi sono dimenticata di rileggere la parabola , però quello che hai scritto me l'ha fatta in parte ricordare, proseguiva all'infinito aura:...
Comunque, riflettendo sull'incompiutezza del romanzo, in effetti non è proprio così perché un finale seppur assurdo c'è, quello che manca è la sentenza, non si sa per cosa sia stato condannato né come mai è stato ucciso in quel modo strano senza andare prima in prigione o essere uscita una sentenza regolare.
Ma mi sono resa conto che deve essere preso così senza starmi a fare troppe domande, con Il castello farò altrettanto :wink:.
Non ricordavo ci fosse stato questo minigruppo su Il processo http://www.forumlibri.com/forum/gruppi-lettura/12631-23-minigruppo-il-processo-di-franz-kafka.html
Grazie per averlo scovato Ale!:wink: ho dato un'occhiata per sincerarmi che questa non fosse addirittura la seconda rilettura ma non è così...almeno non in compagnia :wink:Non ricordavo ci fosse stato questo minigruppo su Il processo http://www.forumlibri.com/forum/gruppi-lettura/12631-23-minigruppo-il-processo-di-franz-kafka.html
Sei l'unica che hai nominato il capito incompiuto "Un sogno" quella parte è stata l'unica che mi è piaciuta tra i capitoli incompiuti :wink:Libro difficilissimo - al di là dello stile apparentemente leggero, diciamo pure scarno, in linea con la seppur cruda freddezza degli eventi e dei personaggi, stile che mi è piaciuto molto e mi ha facilitato la lettura - e claustrofobico, elemento che si riscontra anche negli ambienti "fisici". K. è un uomo la cui personalità viene totalmente annullata, tant'è che nemmeno il suo cognome si conosce, e raramente viene pronunciato il suo nome di battesimo, Josef. Forse il processo, culminante nella pena di morte, è solo l'epilogo di una progressiva spersonalizzazione del protagonista? Io non l'ho trovato distaccato nei confronti del processo né convinto della sua futura assoluzione, per me semplicemente non si è lasciato prendere dalla disperazione ma, al contrario, ha cercato di barcamenarsi, mantenendo un certo sangue freddo, cercando vie d'uscita all'interno di un incubo assurdo e surreale, che ha coinvolto tutti gli aspetti della sua vita. Pochi affetti: Elsa di cui si parla pochissimo, una madre lontana che non vede da due anni, uno zio un po' pedante, la vita di K. è tutta lavoro e carriera e le presunte amicizie sono legate a questi aspetti; una solitudine immensa e forse non percepita la pervade, una noia interiore che sfocia in un fatto eclatante come l'accusa per un reato non commesso e di cui non si conosce la natura. Da quel momento viene avviluppato in un terribile e contorto sogno, che sembra un labirinto senza via d'uscita: forse una metafora della sua vita interiore?
Pensando anche a La metamorfosi (che ho preferito a questo, seppure si tratti di un signor libro, molto significativo), non si può fare a meno di identificare i protagonisti di Kafka nello scrittore: personaggi alienati, dalla mente contorta, probabilmente (nonostante le apparenze, in questo caso) privi di autostima. E', sì, una critica del sistema piuttosto realistica, seppur portata all'eccesso, a suo modo anche ironica, a tratti divertente; una critica amara, forse, nei confronti del mondo intero, dove carnefici e vittime sono spesso un tutt'uno, dove non si capisce qual è la verità e se ce n'è una. O forse è soprattutto la storia di un uomo solo e problematico che, nel finale che purtroppo conoscevo perché avevo incidentalmente letto i vostri spoiler , prova quasi sollievo nel porre fine al processo e alla sua vita, come se, subendo una punizione così terribile apparentemente senza causa, esorcizzasse in qualche modo la colpa di essere al mondo.
Mi hanno incuriosito i capitoli incompiuti: in alcuni K. sembra sognare, ma queste parti sono state per lo più cancellate dall'autore. Forse non voleva creare, nemmeno per un attimo, sollievo nel lettore o forse, scrivendole, gli sembrava di cedere ad una debolezza.
Sei l'unica che hai nominato il capito incompiuto "Un sogno" quella parte è stata l'unica che mi è piaciuta tra i capitoli incompiuti :wink: