TheBlack
New member
Buongiorno a tutti!
Prima di cominciare con qualsiasi tipo di discussione, chiedo se io abbia fatto bene ad aprire questo Topic autonomamente o se avessi fatto meglio a procedere per altre strade (Quelle che portano direttamente ai Moderatori! :OO).. In quest'ultimo caso, chiedo scusa e vedremmo come fare per commentarlo comunque insieme "Delitto e Castigo".
Ora, credo sia fondamentale, prima di leggere un'opera, conoscerne l'autore e, magari, anche le linee guida del suo lavoro. C'è chi potrebbe non essere d'accordo, chi preferisce costruirsi da sè e autonomamente la prima impressione riguardo uno scrittore e ai suoi libri, ma sono quisquiglie. Dato il fatto, però, io mi senta più vicino alla prima casistica, prima di cominciare la lettura, vorrei esporre qualche base circa il romanzo e Dostoevskij (Da me appresa grazie all'intramontabile Baldi di Letteratura! ).
"Delitto e Castigo" viene scritto nel 1.866, in una Russia ancora molto lontana dallo sviluppo proprio dell'Occidente, dominata da una monarchia assoluta e impoverita dall'assenza di una classe sociale media (Possibile alter ego della borghesia!), oltre che da evidenti condizioni di arretratezza tecnica e culturale. Ciò nonostante, dei cospicui gruppi di letterati animavano la scena intellettuale del Paese, prevalentemente con indirizzi socialisti, ma anche, a volta, liberali e democratici. In questo panorama nasce e cresce Fedor Dostoevskj. "Delitto e Castigo" nasce dalla sua penna e dal suo pensiero, forgiati dagli otto anni di lavori forzati in Siberia, in seguito ad una condanna a morte (Poi convertita, appunto, in reclusione!) per aver preso parte ad un circolo socialista.
I caratteri fondamentali della sua opera vanno ricercati nella doppiezza della psiche, nella narrazione soggettivizzata e nella conseguente polifonia, oltre che nella dilatazione dei tempi narrativi e in alcune formule base tratte dalla tradizione romanzesca (Colpi di scena, assassinii, intrighi complicati.. Personaggi turpi e riprovevoli e altri quasi angelicati per la loro bontà!). Il primo fenomeno è particolarmente interessante (Oltre che essere caro a molti grandi autori!) e consiste nell'azione, a livello psicologico, di forze diametralmente opposte e contrastanti, impossibili da comporre o comprendere a pieno. Forte distacco dalla tradizione romanzesca viene segnato dalla narrazione: Essa, infatti, non è più oggettiva, non richiama un narratore onniscente, ma è soggettiva e, per tanto, il racconto risulta essere spezzettato, oltre che a presentare momenti in cui il personaggio (Che è, intanto, divenuto il narratore della storia!) non è in grado di spiegare a fondo i suoi pensieri o, più banalmente, non riesce a ricostruire e a collocare nello spazio e nel tempo ogni sua azione passata. Si determina uno scritto non lineare, come non lineare è la prosa Dostoievskiana, irregolare e trasandata. La polifonia, poi, si diceva essere conseguenza diretta della soggettivizzazione della narrazione. Infatti, essa rappresenta il dominio pressocchè totale della visione dei personaggi rispetto a quello dell'autore, il quale scompare completamente dalla scena dell'azione, assieme ad ogni suo possibile giudizio. Si determina anche, infine, una dilatazione del tempo impressionante: Infatti, solitamente, le opere Dostoievskiane si sviluppano in pochi giorni, ma pochi giorni densi di avvenimenti e fatti, che, sempre osservati dagli occhi di chi li vive, vengono ad occupare spazi temporali apparentemente più larghi.
Queste sono le premesse. Attendendo un via libera per poter cominciare! :wink:
Prima di cominciare con qualsiasi tipo di discussione, chiedo se io abbia fatto bene ad aprire questo Topic autonomamente o se avessi fatto meglio a procedere per altre strade (Quelle che portano direttamente ai Moderatori! :OO).. In quest'ultimo caso, chiedo scusa e vedremmo come fare per commentarlo comunque insieme "Delitto e Castigo".
Ora, credo sia fondamentale, prima di leggere un'opera, conoscerne l'autore e, magari, anche le linee guida del suo lavoro. C'è chi potrebbe non essere d'accordo, chi preferisce costruirsi da sè e autonomamente la prima impressione riguardo uno scrittore e ai suoi libri, ma sono quisquiglie. Dato il fatto, però, io mi senta più vicino alla prima casistica, prima di cominciare la lettura, vorrei esporre qualche base circa il romanzo e Dostoevskij (Da me appresa grazie all'intramontabile Baldi di Letteratura! ).
"Delitto e Castigo" viene scritto nel 1.866, in una Russia ancora molto lontana dallo sviluppo proprio dell'Occidente, dominata da una monarchia assoluta e impoverita dall'assenza di una classe sociale media (Possibile alter ego della borghesia!), oltre che da evidenti condizioni di arretratezza tecnica e culturale. Ciò nonostante, dei cospicui gruppi di letterati animavano la scena intellettuale del Paese, prevalentemente con indirizzi socialisti, ma anche, a volta, liberali e democratici. In questo panorama nasce e cresce Fedor Dostoevskj. "Delitto e Castigo" nasce dalla sua penna e dal suo pensiero, forgiati dagli otto anni di lavori forzati in Siberia, in seguito ad una condanna a morte (Poi convertita, appunto, in reclusione!) per aver preso parte ad un circolo socialista.
I caratteri fondamentali della sua opera vanno ricercati nella doppiezza della psiche, nella narrazione soggettivizzata e nella conseguente polifonia, oltre che nella dilatazione dei tempi narrativi e in alcune formule base tratte dalla tradizione romanzesca (Colpi di scena, assassinii, intrighi complicati.. Personaggi turpi e riprovevoli e altri quasi angelicati per la loro bontà!). Il primo fenomeno è particolarmente interessante (Oltre che essere caro a molti grandi autori!) e consiste nell'azione, a livello psicologico, di forze diametralmente opposte e contrastanti, impossibili da comporre o comprendere a pieno. Forte distacco dalla tradizione romanzesca viene segnato dalla narrazione: Essa, infatti, non è più oggettiva, non richiama un narratore onniscente, ma è soggettiva e, per tanto, il racconto risulta essere spezzettato, oltre che a presentare momenti in cui il personaggio (Che è, intanto, divenuto il narratore della storia!) non è in grado di spiegare a fondo i suoi pensieri o, più banalmente, non riesce a ricostruire e a collocare nello spazio e nel tempo ogni sua azione passata. Si determina uno scritto non lineare, come non lineare è la prosa Dostoievskiana, irregolare e trasandata. La polifonia, poi, si diceva essere conseguenza diretta della soggettivizzazione della narrazione. Infatti, essa rappresenta il dominio pressocchè totale della visione dei personaggi rispetto a quello dell'autore, il quale scompare completamente dalla scena dell'azione, assieme ad ogni suo possibile giudizio. Si determina anche, infine, una dilatazione del tempo impressionante: Infatti, solitamente, le opere Dostoievskiane si sviluppano in pochi giorni, ma pochi giorni densi di avvenimenti e fatti, che, sempre osservati dagli occhi di chi li vive, vengono ad occupare spazi temporali apparentemente più larghi.
Queste sono le premesse. Attendendo un via libera per poter cominciare! :wink: