"Quello che tu credevi piccolo punto sulla terra,
fu tutto.
E non sarà mai rubato quest'unico tesoro
ai tuoi gelosi occhi dormienti.
Il tuo primo amore non sarà mai violato.
Virginea s'è rinchiusa nella notte
come una zingarella nel suo scialle nero.
Stella sospesa nel cielo boreale
eterna: non la tocca nessuna insidia.
Giovinetti amici, più belli d'Alessandro e d'Eurialo,
per sempre belli; difendono il sonno del mio ragazzo.
L'insegna paurosa non varcherà mai la soglia
di quella isoletta celeste.
E tu non saprai la legge
ch'io, come tanti, imparo,
- e a me ha spezzato il cuore:
fuori del limbo non v'è eliso."
Questa è la poesia di apertura del libro "L'isola di Arturo", di Elsa Morante.
"Quello che tu credevi piccolo punto sulla terra, fu tutto" - questa prima frase mi riporta alla mente una sensazione molto intima.. che nel nostro essere ci sia un piccolo punto fermo che ci accompagna per tutta la vita, che sia questo una felicità infantile, un amore, o il luogo dove ci siamo sentiti per la prima volta veramente al sicuro. Il mondo, la vita è grande, ma con noi restano sempre le stesse piccole immense cose ad accompagnarci.. il tempo arriva, ci affascina, ci illude, ci ferisce, ci rende anche felici.. e passa, ma qualcosa nel nostro intimo filtra qualsiasi nostra esperienza.. ed è qualcosa di troppo profondo per essere rimosso o sostituito. è un tesoro che nel bene e nel male "non sarà mai rubato", anche se nessuno di noi è al sicuro dal dolore della crescita e della presa di coscienza che porta con sé la scoperta di sé stessi e del mondo, che ci spezza anche il cuore.