4° GdL poetico - Fiore di poesia (1951-1997) di Alda Merini

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Colori

S’io riposo, nel lento divenire
degli occhi, mi soffermo
all’eccesso beato dei colori;
qui non temo più fughe o fantasie
ma la “penetrazione” mi abolisce.

Amo i colori, tempi di un anelito
inquieto, irresolvibile, vitale,
spiegazione umilissima e sovrana
dei cosmici “perchè” del mio respiro.

La luce mi sospinge ma il colore
m’attenua, predicando l’impotenza
del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre.

Ed è per il colore cui mi dono
s’io mi ricordo a tratti del mio aspetto
e quindi del mio limite.

Mi piace ma non sono sicura di averla capita... forse la luce è l'aspetto spirituale, divino, legato all'anima mentre i colori sono quello fisico, terreno e quindi possono farci sentire il nostro corpo vivo :boh:.
A me ad esempio trasmettono sicurezza e serenità rispettivamente il rosso e l'arancione
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Il pericolo

Che s’io così mi decanto
sciogliendomi in tempo
dalla forma assoluta che “decide”,
non vedere, amor mio,
dentro la povertà della mia assenza
un assenso, un consenso o solamente
una parola
da richiamare sempre,
da oppormi quasi a specchio ed a condanna
d’ogni mio moto divenuto illecito!

Ho timore di questo:
che qualcuno ricavi dal passato
un simbolo, un accenno
che mi descriva incatenata sempre
ad un unico passo …

Mobile come sono,
cinta di fughe e da sproni tremendi
e incalzanti turbata, esasperata,
non è ancora per me giunto il momento
di riposare queste membra stanche
sull’iniziale della fissità!

"Tutto scorre" come diceva Eraclito, niente è uguale per sempre ma muta di continuo quindi anche Alda non vuole essere etichettata con un simbolo di riconoscimento, lei cambia col tempo, il suo io presente è diverso da quello del passato e lo sarà da quello del futuro.
La parola "incatenata" è da tenere in considerazione visto che è stata in manicomio e incatenata lo sarà stata davvero :paura:. E di certo non voleva essere ricordata solo e sempre per il suo ruolo di internata, ecco perché usa anche le parole mobile, fughe e sproni. Poi magari è stata scritta prima del suo ricovero e quindi non c'entra niente :BLABLA.
Questa poesia mi ha fatto pensare pure alla famosa citazione di Fabio che lodava l'incoerenza e che ora riporto a parole mie: la coerenza è il rifugio per le menti piccole :wink:
 

elisa

Motherator
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Il pericolo

Che s’io così mi decanto
sciogliendomi in tempo
dalla forma assoluta che “decide”,
non vedere, amor mio,
dentro la povertà della mia assenza
un assenso, un consenso o solamente
una parola
da richiamare sempre,
da oppormi quasi a specchio ed a condanna
d’ogni mio moto divenuto illecito!

Ho timore di questo:
che qualcuno ricavi dal passato
un simbolo, un accenno
che mi descriva incatenata sempre
ad un unico passo …

Mobile come sono,
cinta di fughe e da sproni tremendi
e incalzanti turbata, esasperata,
non è ancora per me giunto il momento
di riposare queste membra stanche
sull’iniziale della fissità!


La donna è mobile, direbbe il duca di Mantova, nel Rigoletto. Alda la esprime da par suo, con una poesia...
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La notte

… Ma con le cifre fervide del cuore
descriverò l’analisi notturna
delle nostre rovine.
Quando su me ti conducevi assorto
come sulle macerie si conduce
un aggraziato termine di maggio
e, tutta illuminandomi, sostavi
alle crepe tremando di un astratto
cenno di salvazione, o d’una piaga
esprimendo il concreto esterrefatto
in bagliori di veli,
o, toccando il mio vertice, in un grido
permutavi il dolore in esultanza
freccia puntata d’ogni tentazione…
E come ti sfuggivo inorridita
delle mie stesse grazie, innamorata
invece
della fragilità delle mie spine.

La notte: quante mai disconoscenze
mi spinsero ad urlare questo frutto
di dannata certezza,
quante dalle mie braccia dolorose
angosce risollevo
ad affogare in turbini sanguigni!
 

francesca

Well-known member
Lettere

Rivedo le tue lettere d'amore
illuminata adesso da un distacco,
senza quasi rancore.

L'illusione era forte a sostenerci,
ci reggevamo entrambi negli abbracci,
pregando che durassero gli intenti.
Ci promettemmo il sempre degli amanti,
certi nei nostri spiriti divini.

E hai potuto lasciarmi,
e hai potuto intuire un'altra luce
che seguitasse dopo le mie spalle.

Mi hai resuscitato dalle scarse origini
con richiami di musica divina,
mi hai resa divergenza di dolore,
spazio, per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di un errore.

E mi hai lasciato solo le tue lettere,
onde io le ribevessi nella tua assenza.


Quanto disincanto in questa poesia. Dopo la breve strofa in cui l’amore sembra oro e argento, con però già un presentimento cupo di tragicità, ecco come una lapide la frase: “E hai potuto lasciarmi”.
C’è tutto l’amaro degli amanti lasciati e traditi nel proprio amare in questa frase.
Un’accusa forte all’altro che ha intuito un’altra luce, che ha continuato la sua ricerca e per questo già bugiardo anche nel suo promettere il “sempre degli amanti”.
“il tempo di un errore” è stato questo amore, condannato senza appello al falso fin dall’inizio, perché era solo l’illusione che lo sosteneva.
E’ arrivato per l’amante lasciata il tempo del distacco, che ancora però duole perché è “quasi” ma ancora non del tutto senza rancore. Nel distacco, dopo la sensazione di essere stata usata e di essere stata magnificata da scarse origini solo per essere poi resa “divergenza di dolore”, rimangono solo le lettere, non ci sono più veri sentimenti e corrispondenze d’animo con l’amato perduto, ma vaghi riverberi di ciò che è stato che appena gettano bagliori nella solitudine dell’abbandono.
Poche strofe potenti per ripercorrere tutta la storia di un amore, dal suo inizio, al suo epilogo, fino al suo congelamento nel passato.

Francesca
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La notte

… Ma con le cifre fervide del cuore
descriverò l’analisi notturna
delle nostre rovine.
Quando su me ti conducevi assorto
come sulle macerie si conduce
un aggraziato termine di maggio
e, tutta illuminandomi, sostavi
alle crepe tremando di un astratto
cenno di salvazione, o d’una piaga
esprimendo il concreto esterrefatto
in bagliori di veli,
o, toccando il mio vertice, in un grido
permutavi il dolore in esultanza
freccia puntata d’ogni tentazione…
E come ti sfuggivo inorridita
delle mie stesse grazie, innamorata
invece
della fragilità delle mie spine.

La notte: quante mai disconoscenze
mi spinsero ad urlare questo frutto
di dannata certezza,
quante dalle mie braccia dolorose
angosce risollevo
ad affogare in turbini sanguigni!


Alda Merini spesso ricorre ai puntini di sospensione, sia all'inizio che alla fine di una strofa, questo dà sia il senso della continuità del pensiero o dell'azione ma anche dell'indeterminatezza, del non finito, non concluso...Questa poesia è un po' un'enigma, anche se colgo l'amplesso tra due amanti che porta sia dolore che piacere, i due estremi che non riescono a colmare l'angoscia e il senso di distruzione (macerie, rovine) di qualcosa di cui non si riesce ad afferrare il senso.
 

elisa

Motherator
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Lasciando adesso che le vene crescano

[FONT=&quot]Lasciando adesso che le vene crescano[/FONT]
[FONT=&quot]in intrichi di rami melodiosi[/FONT]
[FONT=&quot]inneggianti al destino che trascelse[/FONT]
[FONT=&quot]te fra gli eletti a cingermi di luce.[/FONT]
[FONT=&quot]In libertà di spazio ogni volume[/FONT]
[FONT=&quot]di tensione repressa si modella[/FONT]
[FONT=&quot]nel fervore del moto e mi dissanguo[/FONT]
[FONT=&quot]di canto "vero" adesso che trascino[/FONT]
[FONT=&quot]la mia squallida spoglia dentro l'orgia[/FONT]
[FONT=&quot]dell'abbandono. O, senza tregua più,[/FONT]
[FONT=&quot]dannata d'universo, o la perfetta[/FONT]
[FONT=&quot]nudità della vita,[/FONT]
[FONT=&quot]o implacabili ardori riplasmanti[/FONT]
[FONT=&quot]la già morta materia: in te mi accolgo[/FONT]
[FONT=&quot]risospinta dagli echi all'infinito.[/FONT]
 

velvet

Well-known member
Scusate il ritardo mostruoso.

Intanto ecco la mia edizione, Einaudi Tascabili, Poesia 2014

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velvet

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Il gobbo

Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall'espressione assente.
Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
... e nessuno m'aiuta.
Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d'allegrezza
che ha il dono di una strana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.


Perfetta l'idea della difficoltà ad uscire dal grigio e guadagnarsi la luce del giorno, perfetta perchè credo dica qualcosa a tutti: ognuno di noi, a suo modo, ha provato questa difficoltà. Ed il gobbo, simbolo di fortuna e allegria, che ci aiuta in questa conquista, è l'elemento, la motivazione che ci trascina e siamo noi a doverla cercare e trovare.
 

velvet

Well-known member
Luce

Qui è la stessa poetessa che interpreta questa lirica; credo che si apiù facile 'afferrarla' sentendola declamata, dalla sua voce, poi.

[video]http://www.teche.rai.it/2016/03/alda-merini-interpreta-luce-1995/[/video]

Qui la luce è divina, inafferrabile, parte dallo sguardo della donna che ama.

I versi che mi hanno colpito di più:

non sia mai che io levi nella notte
della mia vita la lanterna vile
per misurarti
 
Ultima modifica:

velvet

Well-known member
La vergine

Non avete veduto le farfalle
con che leggera grazia
sfiorano le corolle in primavera?
Con pari leggerezza
limpido aleggia sulle cose tutte
lo sguardo della vergine sorella.
Non avete veduto quand’è notte
le vergognose stelle
avanzare la luce e ritirarla?…
Così, timidamente, la parola
varca la soglia
del suo labbro al silenzio costumato.
Non ha forma la veste ch’essa porta,
la luce che ne filtra
ne disperde i contorni. Il suo bel volto
non si sa ove cominci, il suo sorriso
ha la potenza di un abbraccio immenso.


Credo sia un po' un esercizio questa poesia, a me ricorda Dante, ovviamente con le dovute differenze, Tanto gentile e tanto onesta pare...
 

elisa

Motherator
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Lasciando adesso che le vene crescano

Lasciando adesso che le vene crescano
in intrichi di rami melodiosi
inneggianti al destino che trascelse
te fra gli eletti a cingermi di luce.
In libertà di spazio ogni volume
di tensione repressa si modella
nel fervore del moto e mi dissanguo
di canto "vero" adesso che trascino
la mia squallida spoglia dentro l'orgia
dell'abbandono. O, senza tregua più,
dannata d'universo, o la perfetta
nudità della vita,
o implacabili ardori riplasmanti
la già morta materia: in te mi accolgo
risospinta dagli echi all'infinito.


La forma qui ha il sopravvento sul contenuto ed oltre la prima riga che prelude uno scorrere sanguigno del testo il resto è criptico, mero esercizio stilistico
 

elisa

Motherator
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Canzone triste

[FONT=&quot]Quando il mattino è desto[/FONT]
[FONT=&quot]tre colombe mi nascono dal cuore[/FONT]
[FONT=&quot]mentre il colore rosso del pensiero[/FONT]
[FONT=&quot]ruota costante intorno alla penombra.[/FONT]
[FONT=&quot]Tre colombe che filano armonia[/FONT]
[FONT=&quot]e non hanno timore ch'io le sfiori...[/FONT]
[FONT=&quot]Nascono all'alba quando le mie mani[/FONT]
[FONT=&quot]sono intrise di sonno e non ancora[/FONT]
[FONT=&quot]alte, levate in gesti di minaccia...[/FONT]
 

elisa

Motherator
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Canzone triste

Quando il mattino è desto
tre colombe mi nascono dal cuore
mentre il colore rosso del pensiero
ruota costante intorno alla penombra.
Tre colombe che filano armonia
e non hanno timore ch'io le sfiori...
Nascono all'alba quando le mie mani
sono intrise di sonno e non ancora
alte, levate in gesti di minaccia...

Anche qui i puntini di sospensione alla fine dei versi, a sottolineare proprio il pensiero sospeso, tra sogno e realtà. Sembra questo raccontare questa poesia, un sogno che sta tra la pace e la paura, le colombe sono sia simbolo dell'uno che dell'altro.
 

elisa

Motherator
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Sarò sola?

Quando avrò alzato in me l’intimo fuoco
che originava già queste bufere
e sarò salda, libera, vitale,
allora sarò sola?

E forse staccherò dalle radici
la rimossa speranza dell’amore,
ricorderò che frutto d’ogni
limite umano è assenza di memoria,
tutta mi affonderò nel divenire …

Ma fino a che io tremo del principio
cui la tua mano mi iniziò da ieri,
ogni attributo vivo che mi preme
giace incomposto nelle tue misure.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Canzone triste

[FONT=&quot]Quando il mattino è desto[/FONT]
[FONT=&quot]tre colombe mi nascono dal cuore[/FONT]
[FONT=&quot]mentre il colore rosso del pensiero[/FONT]
[FONT=&quot]ruota costante intorno alla penombra.[/FONT]
[FONT=&quot]Tre colombe che filano armonia[/FONT]
[FONT=&quot]e non hanno timore ch'io le sfiori...[/FONT]
[FONT=&quot]Nascono all'alba quando le mie mani[/FONT]
[FONT=&quot]sono intrise di sonno e non ancora[/FONT]
[FONT=&quot]alte, levate in gesti di minaccia...[/FONT]

Anche io amo molto i puntini di sospensione... :wink:
Io l'ho intesa così: le colombe sono simbolo di pace, quella che la poetessa sogna per sé (e come la capisco!), ma poi il colore rosso, simbolo di rabbia, le si palesa nei pensieri e fa infrangere quel desiderio di armonia. Mentre siamo ancora assopiti quindi la pace sembra possibile, peccato che poi quando ci si sveglia e alza dal letto dobbiamo diventare battaglieri nei confronti della vita che non è facile da affrontare senza minacciarla.
 

velvet

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Lettere

Rivedo le tue lettere d'amore
illuminata adesso da un distacco,
senza quasi rancore.

L'illusione era forte a sostenerci,
ci reggevamo entrambi negli abbracci,
pregando che durassero gli intenti.
Ci promettemmo il sempre degli amanti,
certi nei nostri spiriti divini.

E hai potuto lasciarmi,
e hai potuto intuire un'altra luce
che seguitasse dopo le mie spalle.

Mi hai resuscitato dalle scarse origini
con richiami di musica divina,
mi hai resa divergenza di dolore,
spazio, per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di un errore.

E mi hai lasciato solo le tue lettere,
onde io le ribevessi nella tua assenza.


Parte dal proprio vissuto probabilmente questa poesia, per poi rappresentare tutti gli amori, finiti ma non dimenticati.
I versi per me più belli: quel E hai potuto lasciarmi, che stacca completamente la seconda parte dalla prima e il tempo di un errore amara considerazione di chi ha subito la scelta altrui.
 

elisa

Motherator
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Sarò sola?

Quando avrò alzato in me l’intimo fuoco
che originava già queste bufere
e sarò salda, libera, vitale,
allora sarò sola?

E forse staccherò dalle radici
la rimossa speranza dell’amore,
ricorderò che frutto d’ogni
limite umano è assenza di memoria,
tutta mi affonderò nel divenire …

Ma fino a che io tremo del principio
cui la tua mano mi iniziò da ieri,
ogni attributo vivo che mi preme
giace incomposto nelle tue misure.


Questa è una poesia che mi rappresenta, in cui subito mi sono riconosciuto, a parte l'ultima strofa, che fa oramai parte del passato...
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Chi sei

Sei il culmine del monte di cui i secoli
sovrapposti determinano i fianchi,
la Vetta irraggiungibile,
il compendio di tutta la natura
per entro cui la nostra indaga.
Sei colui che ha due Volti: uno di luce
pascolo delle anime beate,
ed uno fosco
indefinito, dove son sommerse
la gran parte delle anime,cozzanti
contro la persistente
ombra nemica: e vanno, in quelle tenebre,
protendendo le mani come ciechi…
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Riassumo intanto i titoli delle poesie postate e le raccolte a cui fanno riferimento

Da Poetesse del Novecento (1951)
Il gobbo
Luce

Da La presenza di Orfeo (1953)
La vergine
Lettere
Colori
La presenza di Orfeo
Il pericolo
La notte
Lasciando adesso che le vene crescano
Canzone triste
Sarò sola?
 
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