4° GdL poetico - Fiore di poesia (1951-1997) di Alda Merini

Minerva6

Monkey *MOD*
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Chi sei

Sei il culmine del monte di cui i secoli
sovrapposti determinano i fianchi,
la Vetta irraggiungibile,
il compendio di tutta la natura
per entro cui la nostra indaga.
Sei colui che ha due Volti: uno di luce
pascolo delle anime beate,
ed uno fosco
indefinito, dove son sommerse
la gran parte delle anime,cozzanti
contro la persistente
ombra nemica: e vanno, in quelle tenebre,
protendendo le mani come ciechi…


Non riesco a capire se Alda qui si riferisce ad un Dio bifronte oppure semplicemente ad un essere umano dal carattere ambiguo, comunque sia mi piace il concetto opposto di bene e male, in fondo credo che siamo tutti così, con una parte che tende al pessimismo ed una che invece è ottimista, un lato oscuro ed uno di luce.
Anche un Dio se esiste è così, decide a chi tocca la gioia e a chi il dolore, altrimenti non si spiega perché non siamo sempre tutti felici e contenti... lo so che esiste il libero arbitrio (e ci potrebbe essere anche il Diavolo), ma io preferisco pensarla così e credere che se sto male non è colpa mia. E credere che posso anche sperare di cambiare la mia situazione se non ci riesco da sola, evitando di brancolare troppo nel buio e afferrandomi ad un'entità superiore che possa ascoltarmi ed aiutarmi. Ogni tanto mi rivolgo a lei pur non sapendo ancora chi sia :boh:.
p.s. scusate le farneticazioni, ma sono in fase di attesa di un miracolo :BLABLA
 
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elisa

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Chi sei

Sei il culmine del monte di cui i secoli
sovrapposti determinano i fianchi,
la Vetta irraggiungibile,
il compendio di tutta la natura
per entro cui la nostra indaga.
Sei colui che ha due Volti: uno di luce
pascolo delle anime beate,
ed uno fosco
indefinito, dove son sommerse
la gran parte delle anime,cozzanti
contro la persistente
ombra nemica: e vanno, in quelle tenebre,
protendendo le mani come ciechi…

L'anima che si domanda chi è l'Essere che determina le nostre vite, l'inquietudine di scoprire che non è tutto amore, pace, beatitudine...
 

elisa

Motherator
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Il testamento

Se mai io scomparissi
presa da morte snella,
costruite per me
il più completo canto della pace!

Chè, nel mondo, non seppi
ritrovarmi con lei, serena, un giorno.

Io non fui originata
ma balzai prepotente
dalle trame del buio
per allacciarmi ad ogni confusione.

Se mai io scomparissi
non lasciatemi sola;
blanditemi come folle!
 

elisa

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da Paura di Dio (1955)

Chi sei
Il testamento
Amo, e Tu sai...
Dies Irae
Lamento di un morto
Solo una mano d'angelo
Maria Egiziaca (Tintoretto)
Pax
Queste folli pupille
Da questi occhi

da Nozze romane (1955)

Nozze romane
Una Maddalena
Io vorrei, superato ogni tremore
Anche se addormentata
La Pietà
La Sibilla Cumana
Giovanni Evangelista
Cristo portacroce
Il fanciullo (statua sepolcrale)
Quando l'angoscia
 

Minerva6

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Il testamento

Se mai io scomparissi
presa da morte snella,
costruite per me
il più completo canto della pace!

Chè, nel mondo, non seppi
ritrovarmi con lei, serena, un giorno.

Io non fui originata
ma balzai prepotente
dalle trame del buio
per allacciarmi ad ogni confusione.

Se mai io scomparissi
non lasciatemi sola;
blanditemi come folle!

La voglio come epitaffio, è stupenda :ad: :ad: :ad:

Poi con calma passo a commentarla
 

elisa

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Se mai io scomparissi
presa da morte snella,
costruite per me
il più completo canto della pace!

Chè, nel mondo, non seppi
ritrovarmi con lei, serena, un giorno.

Io non fui originata
ma balzai prepotente
dalle trame del buio
per allacciarmi ad ogni confusione.

Se mai io scomparissi
non lasciatemi sola;
blanditemi come folle!

La voglio come epitaffio, è stupenda :ad: :ad: :ad:

Poi con calma passo a commentarla

il verso "presa da morte snella" è geniale!
 

elisa

Motherator
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Amo, e Tu sai...

Padre, se questo amore
così grande mi attira
fino a darmi giganti dimensioni;
Padre, se questa ascesa
è simile all’abisso e colorata,
prosperosa ogni vena di ricordo,
dammi morte ossequiosa
dei miei ciechi travagli
e una pura deriva
a cui possa ancorare ogni divieto.

Padre dolce, mi attiri
il Tuo pieno coraggio:
velami Tu di mille accettazioni
che non siano fragili eminenze
di un assente principio.

Amo, e Tu sai che l’anima mi è stanca:
troppe volte abbattuto
fu il fantasma del vuoto alle mie case!
 

elisa

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Amo, e Tu sai...

Padre, se questo amore
così grande mi attira
fino a darmi giganti dimensioni;
Padre, se questa ascesa
è simile all’abisso e colorata,
prosperosa ogni vena di ricordo,
dammi morte ossequiosa
dei miei ciechi travagli
e una pura deriva
a cui possa ancorare ogni divieto.

Padre dolce, mi attiri
il Tuo pieno coraggio:
velami Tu di mille accettazioni
che non siano fragili eminenze
di un assente principio.

Amo, e Tu sai che l’anima mi è stanca:
troppe volte abbattuto
fu il fantasma del vuoto alle mie case!

La Merini è talmente ispirata che a volte i suoi versi sono oltre l'arte: "dammi una morte ossequiosa" e "velami Tu di mille accettazioni" sono profondamente umani e altamente spirituali. Amo la frantumazione delle parole che a volte non permettono di cogliere il senso generale ma danno frammenti di pensieri, emozioni, intuizioni...
 

elisa

Motherator
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Dies Irae

a mio marito

[FONT=&quot]Tu insegui le mie forme, [/FONT]
[FONT=&quot]segui tu la giustezza del mio corpo[/FONT]
[FONT=&quot]e non mai la bellezza[/FONT]
[FONT=&quot]di cui vado superba.[/FONT]
[FONT=&quot]Sono animale all'infelice coppia[/FONT]
[FONT=&quot]prona su un letto misero d'assalti, [/FONT]
[FONT=&quot]sono la carezzevole rovina[/FONT]
[FONT=&quot]dai fecondi sussulti alle tue mani, [/FONT]
[FONT=&quot]sono il vuoto cresciuto[/FONT]
[FONT=&quot]sino all'altezza esatta del piacere[/FONT]
[FONT=&quot]ma con mille tramonti alle mie spalle:[/FONT]
[FONT=&quot]quante volte, amor mio, tu mi disdegni.[/FONT]
 

elisa

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Dies Irae

a mio marito

Tu insegui le mie forme,
segui tu la giustezza del mio corpo
e non mai la bellezza
di cui vado superba.
Sono animale all'infelice coppia
prona su un letto misero d'assalti,
sono la carezzevole rovina
dai fecondi sussulti alle tue mani,
sono il vuoto cresciuto
sino all'altezza esatta del piacere
ma con mille tramonti alle mie spalle:
quante volte, amor mio, tu mi disdegni.

L'inquietudine della Merini la si legge anche nel sentimento che prova duranti gli amplessi, che vive in modo disagiato, tra un suo sentirsi bella e desiderabile ed essere rifiutata o poco valorizzata.
 

elisa

Motherator
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Lamento di un morto

a Padre Camillo De Piaz

Aspettavo la ricomposizione
dei miei sensi disgiunti,
ma un Dio non sospettato
ha disciolte le rime del mio amore...
Credevo commutare
questi pilastri d'ossa con sorgenti
di finissimo cielo,
e in cambio n'ebbi basi di pantano.
Sono finito più che nel dolore...
Ma non è questo il punto
saturo di mia fede:
il mio Dio sta immerso
di là d'un palmo, e ho le dita monche
per raggiungerlo in pieno!​

 

velvet

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Colori

S’io riposo, nel lento divenire
degli occhi, mi soffermo
all’eccesso beato dei colori;
qui non temo più fughe o fantasie
ma la “penetrazione” mi abolisce.

Amo i colori, tempi di un anelito
inquieto, irresolvibile, vitale,
spiegazione umilissima e sovrana
dei cosmici “perchè” del mio respiro.

La luce mi sospinge ma il colore
m’attenua, predicando l’impotenza
del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre.

Ed è per il colore cui mi dono
s’io mi ricordo a tratti del mio aspetto
e quindi del mio limite.


Versi molto elaborati e complicati per me, un bell'insieme piacevole da udire ma impenetrabile.
 

velvet

Well-known member
Non ti preparerò col mio mostrarmiti
ad una confidenza limitata,
ma perché nel toccarmi la tua mano
non abbia una memoria di presagi,
giacerò all'informe
fusa io stessa, sciolta dentro il buio,
per quanto possa, elaborata e viva,
ridivenire caos...

Orfeo novello, amico dell'assenza,
modulerai di nuovo dalla cetra
la figura nascente di me stessa.
Sarai alle soglie piano e divinante
di un mistero assoluto di silenzio,
ignorando i miei limiti di un tempo,
godrai il possesso della sola essenza.

Allora, concretandomi in un primo
accenno di presenza,
sarò un ramo fiorito di consenso,
e poi, trovato un punto di contatto,
ammetterò una timida coscienza
di vita d'animale
e mi dirò che non andrò più oltre,
mentre già mi sviluppi,
sapienza ineluttabile e sicura,
in un gioco insperato di armonie,
in una conclusione di fanciulla...

Fanciulla: è questo il termine raggiunto?
E per l'addietro non l'ho maturato
e non l'ho poi distrutto
delusa, offesa in ogni volontà?
Che vuol dire fanciulla
se non superamento di coscienza?
Era questo di me che non volevo:
condurmi, trascurando ogni mia forma,
al vertice mortale della vita...
Ma la presenza d'ogni mia sembianza
quale urgenza incalzante di sviluppo,
quale presto proporsi
e più presto risolversi d'enigmi!

E quando poi, dal mio aderire stesso,
la forma scivolò in un altro tempo
di più rare e più estranee conclusioni,
quando del mio "sentirmi" voluttuoso
rimase un'aderenza di dolore,
allora, allora preferii la morte
che ribadisse in me questo possesso.

Ma ci si può avanzare nella vita
mano che regge e fiaccola portata
e ci si può liberamente dare
alle dimenticanze più serene
quando gli anelli multipli di noi
si sciolgano e riprendano in accordo,
quando la garanzia dell'immanenza
ci fasci di un benessere assoluto.

Così, nelle tue braccia ordinatrici
io mi riverso, minima ed immensa;
dato sereno, dato irrefrenabile,
attività perenne di sviluppo.


La fanciulla ha bisogno di essere contenuta, dall'abbraccio sicuro di Orfeo, definita, così come nella poesia precedente i colori definiscono le forme.

Anche questa per me è tanto complicata e non mi trasmette molto, percepisco il tema della coscienza di sè ma non riesco ad afferrare molto, si riferisce alla persona, all'amore, alla poetica? Boh :?

Voi che ne pensate?
 

velvet

Well-known member
Il pericolo

Che s’io così mi decanto
sciogliendomi in tempo
dalla forma assoluta che “decide”,
non vedere, amor mio,
dentro la povertà della mia assenza
un assenso, un consenso o solamente
una parola
da richiamare sempre,
da oppormi quasi a specchio ed a condanna
d’ogni mio moto divenuto illecito!

Ho timore di questo:
che qualcuno ricavi dal passato
un simbolo, un accenno
che mi descriva incatenata sempre
ad un unico passo …

Mobile come sono,
cinta di fughe e da sproni tremendi
e incalzanti turbata, esasperata,
non è ancora per me giunto il momento
di riposare queste membra stanche
sull’iniziale della fissità!


Dopo due poesie contorte eccone una che apprezzo molto di più. Mi piace questa difesa del diritto di cambiare, crescere, svilupparsi e non essere legata sull’iniziale della fissità.
 

elisa

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Lamento di un morto

anche io sono d'accordo con velvet, è una poesia ancora troppo personale, legata alla poetessa e quindi arriva poco a livello emotivo se non gomitolo intricato di sentimenti e vissuti.
In quest la poesia forse parla direttamente Padre Camillo Se Piaz oppure un altro morto di cui però non sappiamo nulla se non che, forse, è morto per amore.





a Padre Camillo De Piaz

Aspettavo la ricomposizione
dei miei sensi disgiunti,
ma un Dio non sospettato
ha disciolte le rime del mio amore...
Credevo commutare
questi pilastri d'ossa con sorgenti
di finissimo cielo,
e in cambio n'ebbi basi di pantano.
Sono finito più che nel dolore...
Ma non è questo il punto
saturo di mia fede:
il mio Dio sta immerso
di là d'un palmo, e ho le dita monche
per raggiungerlo in pieno!
 

elisa

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Solo una mano d'angelo

Solo un mano d'Angelo
intatta di sé, del suo amore per sé,
potrebbe
offrirmi la concavità del suo palmo
perché vi riversi il mio pianto.
La mano dell'uomo vivente
è troppo impigliata nei fili dell'oggi e dell'ieri,
è troppo ricolma di vita e di plasma di vita!
Non potrà mai la mano dell'uomo mondarsi
per il tranquillo pianto del proprio fratello!
E dunque, soltanto una mano di Angelo bianco
dalle lontane radici nutrite d'eterno e d'immenso
potrebbe filtrare serena le confessioni dell'uomo
senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.​



 

velvet

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La notte

… Ma con le cifre fervide del cuore
descriverò l’analisi notturna
delle nostre rovine.
Quando su me ti conducevi assorto
come sulle macerie si conduce
un aggraziato termine di maggio
e, tutta illuminandomi, sostavi
alle crepe tremando di un astratto
cenno di salvazione, o d’una piaga
esprimendo il concreto esterrefatto
in bagliori di veli,
o, toccando il mio vertice, in un grido
permutavi il dolore in esultanza
freccia puntata d’ogni tentazione…
E come ti sfuggivo inorridita
delle mie stesse grazie, innamorata
invece
della fragilità delle mie spine.

La notte: quante mai disconoscenze
mi spinsero ad urlare questo frutto
di dannata certezza,
quante dalle mie braccia dolorose
angosce risollevo
ad affogare in turbini sanguigni!


Una passione cantata con termini oscuri, torbidi e angoscianti. Spicca ancora il contrasto tra il corpo e l'anima:
E come ti sfuggivo inorridita
delle mie stesse grazie, innamorata
invece
della fragilità delle mie spine.

Ancora un'oscurità difficile da penetrare.
 

velvet

Well-known member
Lasciando adesso che le vene crescano

Lasciando adesso che le vene crescano
in intrichi di rami melodiosi
inneggianti al destino che trascelse
te fra gli eletti a cingermi di luce.
In libertà di spazio ogni volume
di tensione repressa si modella
nel fervore del moto e mi dissanguo
di canto "vero" adesso che trascino
la mia squallida spoglia dentro l'orgia
dell'abbandono. O, senza tregua più,
dannata d'universo, o la perfetta
nudità della vita,
o implacabili ardori riplasmanti
la già morta materia: in te mi accolgo
risospinta dagli echi all'infinito.


Anche qui criptica, i temi però mi sembra che ritornano, l'amore, la passione , la poesia, il disinteresse quasi disprezzo per la materialità. Ma nel complesso il significato mi sfugge.
 

Minerva6

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Solo un mano d'Angelo
intatta di sé, del suo amore per sé,
potrebbe
offrirmi la concavità del suo palmo
perché vi riversi il mio pianto.
La mano dell'uomo vivente
è troppo impigliata nei fili dell'oggi e dell'ieri,
è troppo ricolma di vita e di plasma di vita!
Non potrà mai la mano dell'uomo mondarsi
per il tranquillo pianto del proprio fratello!
E dunque, soltanto una mano di Angelo bianco
dalle lontane radici nutrite d'eterno e d'immenso
potrebbe filtrare serena le confessioni dell'uomo
senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.​


Questa mi piace molto.
Avrei tanto bisogno anche io di un Angelo che raccolga le mie lacrime che in questo periodo purtroppo sono piuttosto frequenti. Concordo sulla difficoltà per un essere vivente di riuscire a immedesimarsi nel dolore di un altro simile ma non tanto perché non sappia capirlo piuttosto perché a volte ci si sente a disagio e non si sa bene cosa dire per confortare davvero senza scadere nel banale, mentre un Angelo sarebbe di certo più capace :wink:.
Non so se Alda sia credente però ho notato che fa riferimento spesso a figure spirituali... Voi che dite?
 
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elisa

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Solo una mano d'Angelo

Solo un mano d'Angelo
intatta di sé, del suo amore per sé,
potrebbe
offrirmi la concavità del suo palmo
perché vi riversi il mio pianto.
La mano dell'uomo vivente
è troppo impigliata nei fili dell'oggi e dell'ieri,
è troppo ricolma di vita e di plasma di vita!
Non potrà mai la mano dell'uomo mondarsi
per il tranquillo pianto del proprio fratello!
E dunque, soltanto una mano di Angelo bianco
dalle lontane radici nutrite d'eterno e d'immenso
potrebbe filtrare serena le confessioni dell'uomo
senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.​


Un grido di dolore, forse, l'impossibilità di esistere, di confrontarsi con gli uomini, con il limite umano, solo l'Angelo, la purezza e la comprensione totale possono capire un animo così tormentato e sofferente
 
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