38° Poeticforum - Le poesie che amiamo

qweedy

Well-known member
...esattamente qweedy :)
Forse ancora non eri iscritta al forum quando abbiamo "dibattuto" sul tema... E' un'antica diatriba nel mondo della letteratura "trovare" il confine tra prosa e poesia.
Diciamo che io sono tradizionalista e i miei riferimenti poetici sono "classici": la struttura, la metrica, la rima, sono elementi fondamentali per la mia visione di poesia...
Un componimento poetico dev'essere musicale, ondeggiante, fluido, morbido, non spigoloso, che non sia "faticoso" quando lo leggi...
E non si tratta per forza di rime: Solo e pensoso/ i più diserti campi/ vo' mesurando/ a passi tardi e lenti... Sempre caro mi fu quest'ermo colle/ e questa siepe che da tanta parte il guardo esclude...
Come vedi in questi esempi immortali non vi è nessuna rima: ma leggi e rileggi e "senti" la "morbidezza", "l'andamento lento", la bellezza dei termini usati, l'amore per le parole...
Questa è, a mio modo di vedere, poesia. :boh: :YY :D

Capisco, ti ringrazio molto per l'eccellente spiegazione e per i sublimi i versi che hai citato.
So che è un tema sempre molto dibattuto.
In effetti molti poeti americani e russi, non solo Evtušenko, scrivono poesie dove il confine con la prosa, se c'è, è davvero molto labile.

Credo sia come voler definire l'arte: molte opere ultramoderne e provocatorie esposte alla Biennale di Venezia per molti non sono arte. Penso ad esempio alla "Venere degli stracci" di Pistoletto, che pure è famosa.

In entrambi i casi, poesia e arte, io accetto senza problemi un'interpretazione molto estensiva, se mi emoziona, se mi piace, per me va bene. Comprendo comunque la necessità di mettere dei paletti, di dare delle regole.
Diversi anni fa ho letto in internet una "poesia" che poesia certo non era, che però mi ha colpito profondamente. Il titolo mi pare fosse "La guerra" e i versi erano una serie di croci, ripetute simmetricamente. Difficile definirla poesia, però posso dire che il messaggio è arrivato forte e chiaro.
 
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shvets olga

Member
In effetti molti poeti americani e russi, non solo Evtušenko, scrivono poesie dove il confine con la prosa, se c'è, è davvero molto labile.
Non sono d'accordo, questo è un difetto di traduzione.

Evtuscenko legge la sua poesia Non ci sono uomini poco interessanti



P.S. Scusate,ero molto occupata.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Uomini

Non ci sono uomini poco interessanti.
Sono i loro destini storie di pianeti.
Tutto, nel singolo destino, è singolare
E non c’è un altro pianeta che gli somigli.
Ma se qualcuno è vissuto inosservato
- e di questo si è fatto un amico -
tra gli uomini è stato interessante
anche col suo passare inosservato.
Ognuno
Ha un mondo misterioso
Tutto suo.
E in esso c’è l’attimo più bello
E l’ora più angosciosa,
solo che noi non ne sappiamo niente.
Se muore un uomo,
con lui muore
la sua prima neve, il primo bacio,
la sua prima battaglia…
E tutto egli porta via con sé.
Restano, è vero, libri e ponti
Macchine e quadri. E’ destino
Che molto rimanga, eppure
Qualcosa se ne va lo stesso.
E’ la legge di un gioco spietato:
non muoiono uomini,
ma interi mondi.
Ricordiamo gli uomini, terrestri e peccatori.
Ma, in sostanza, che ne sapevamo di loro?
Che ne sappiamo di fratelli e amici?
Che ne sappiamo del nostro unico amore?
E anche di nostro padre, sapendo tutto,
noi non sappiamo niente.
Gli uomini passano…
Ed è impossibile richiamarli in vita.
Impossibile risuscitare i loro mondi misteriosi.
Ma ogni volta desidero ancora
Gridare
per questa irrevocabilità.

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko

Nemmeno io entro nel merito poesia/prosa perché non ho gli strumenti adatti per farlo. Di qualsiasi cosa si tratti, però, questo testo mi piace moltissimo perché si sofferma su qualcosa che spesso sfugge alla sensibilità umana. L'importanza di ogni individuo in quanto tale, per il suo mondo interiore qualunque esso sia, ma non solo: parla di un aspetto particolare della solitudine, quello che interessa tutti, la non-conoscenza dell'altro, che non ha eccezioni. Per quanto bene conosciamo una persona, è sempre tanto quello che ci sfugge, talvolta quasi tutto anche se viviamo fianco a fianco. E' una cosa triste - non potremo mai comunicare al cento per cento con altri esseri umani - ma in un certo senso anche rassicurante - siamo noi a decidere quando, a chi e cosa trasmettere della nostra interiorità.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Inserisco la prossima poesia ...


Vado a dormire (Alfonsina Storni)

Denti di fiori, cuffia di rugiada,
mani d'erba, tu, tenera nutrice,
rabboccami le lenzuola di terra
e la trapunta di muschio cardato.
Vado a dormire, nutrice mia, addormentami.
Mettimi una lampada al capezzale;
una costellazione, quella che ti piace;
tutte sono buone;
abbassala un poco.
Lasciami sola:
senti i germogli spuntare...
ti culla un piede celestiale da lassù
e un uccello intona il suo canto
affinché dimentichi... grazie.
Ah, un favore:
se chiama ancora al telefono
digli di non insistere, sono uscita..
 

Ondine

Logopedista nei sogni
La storia di Alfonsina Storni mi ha colpito molto, l'ho scritta in una sezione del forum.
Trovo questa poesia drammatica ma al tempo stesso di una dolcezza infinita, di una ricerca di pace e di armonia con l'universo, forse non è stato un caso che abbia scelto il mare come sua ultima dimora.
L'ultimo pensiero è rivolto al figlio, un addio silenzioso, forte più di mille parole.
 

qweedy

Well-known member
...sono le sue ultime parole al mondo. Parole e suoni che la poetessa scrisse poche ore prima di buttarsi nelle acque dell'Atlantico. Un addio struggente, scritto in un piccolo albergo sul Mar de la Plata, dove lei giunse dopo l'aggravarsi della sua malattia con l'intento di farla finita.
Su quella spiaggia è rimasta una statua a ricordarla.

Poesia struggente, è un ritorno nell'immensità della natura, torna alla terra e al mare. L'ultimo verso delicatissimo: sono uscita. Uscita di scena, uscita dalla vita.
 

shvets olga

Member
La poesia non è tragica, la bellezza delle parole, la bellezza delle metafore danno alla poesia una leggerezza, che proviene dalla comprensione che una persona durante la sua vita e dopo la morte fa parte della natura, dell'universo.La morte fa parte della vita.
Questi versi mi ricordano unaltro poeta, Marina Tsvetaeva (a proposito, sono nati nello stesso anno e anche la Marina Tsvetseva si è suicidata)


...Strappa uno stelo selvatico per te
e una bacca – subito dopo.
Niente è più grosso e più dolce
d’una fragola di cimitero.

Solo non stare così tetro,
la testa chinata sul petto.
Con leggerezza pensami,
con leggerezza dimenticami.

Come t’investe il raggio di sole!
Sei tutto in un polverìo dorato…
E che almeno però non ti turbi
la mia voce di sottoterra.


Dopo aver letto alcuni poesie di ALFONSINA STORNI mi è piaciuta molto questa poesia

Due parole

Questa notte all'orecchio m'hai detto due parole.
Due parole stanche
d'esser dette. Parole
cosi' vecchie da esser nuove.
Parole cosi' dolci che la luna che andava
trapelando dai rami
mi si fermo' alla bocca. Cosi' dolci parole
che una formica passa sul mio collo e non oso
muovermi per cacciarla.
Cosi' dolci parole
che, senza voler, dico: "Com'e' bella la vita!"
Cosi' dolci e miti
che il mio corpo e' asperso di oli profumati.
Cosi' dolci e belle
che, nervose, le dita
si levano al cielo sforbiciando.
Oh, le dita vorrebbero
recidere stelle.
 

maclaus

New member
...Quanto mi sei mancata Olga!
Il tuo modo di "leggere" le poesie è incredibilmente coinvolgente...:ad:
Riesci a penetrare fino a comprendere l'animo del poeta attraverso le sue parole.
La morte come parte integrante della vita è sempre stato il mio pensiero e qui, in questa poesia, viene trattato con delicatezza e dolcezza...
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
...Quanto mi sei mancata Olga!
Il tuo modo di "leggere" le poesie è incredibilmente coinvolgente...:ad:
Riesci a penetrare fino a comprendere l'animo del poeta attraverso le sue parole.
La morte come parte integrante della vita è sempre stato il mio pensiero e qui, in questa poesia, viene trattato con delicatezza e dolcezza...
infatti...
mi piacerebbe moltissimo sapere
la sua interpretazione di Clochard,
figura non rara nei paesi dell'Est

:BLABLA
 

shvets olga

Member
infatti...
mi piacerebbe moltissimo sapere
la sua interpretazione di Clochard,
figura non rara nei paesi dell'Est

:BLABLA

Caro Hot,sinceramente non mi piace il senso di colpa che è visibile nei versi.
Io ai miei figli dico sempre: “Vivere male è facile , per vivere bene dobbiamo lavorare sodo”. Sono convinta, che clochard attraversa diverse fasi, più precisamente le due principali: dalla vergogna all'indifferenza. Li guardo con pietà, ma non con rispetto. E non mi piace la loro pigrizia e la loro spavalderia. Attorno a voi, forse nelle vostre famiglie lavorano persone che non si permettono di diventare clochard.
P.S. L'hai vestito bene, lui indossa cose di marca :BLABLA
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Caro Hot,sinceramente non mi piace il senso di colpa che è visibile nei versi.
Io ai miei figli dico sempre: “Vivere male è facile , per vivere bene dobbiamo lavorare sodo”. Sono convinta, che clochard attraversa diverse fasi, più precisamente le due principali: dalla vergogna all'indifferenza. Li guardo con pietà, ma non con rispetto. E non mi piace la loro pigrizia e la loro spavalderia. Attorno a voi, forse nelle vostre famiglie lavorano persone che non si permettono di diventare clochard.
P.S. L'hai vestito bene, lui indossa cose di marca :BLABLA


cara Holga
rispetto i tuoi commenti, che trovo in parte anche condivisibili, tuttavia ti vorrei agevolare una chiave di lettura alternativa.
per questo provo a mettere in evidenza alcune metafore e simbolismi.
1) salutare con un ringhio significa trasmettere qualcosa, quindi avere un’opinione ma anche una certa volontà di comunicarla. comunicare disappunto può sottintendere un certo livello di partecipazione.
2) una cuffia che poteva essere norvegese è invece tibetana, dove esistono filosofie religiose molto particolari nella considerazione della parte che ha l’uomo nella natura. da quelle parti è normale l’esistenza di santoni eremiti che vivono tra la gente in maniera molto simile ai clochard.
3) l’elmo degli Spartani alle Termopili: chi erano gli Spartani? perché sono considerati eroici? rifiuto della vita? o combattere per essa?
4) le ciocche di capelli che, quasi fossero persone, anelano all’aria pulita da respirare liberamente.
5) gli occhiali da intellettuale, non fanno persona che se ne infischia di tutto. e le parti rotte indicano un combattere non solo per il cibo, ma pure per le idee.
6) l’ultima cena non figura a caso: ogni volta cercare di cambiare in meglio per tutti, ogni volta subire il tradimento, ma ogni volta risorgere.
7) cose di marca, dici? ciò che le collega al consumismo non funziona più: sono utili solo alla pari di tutti gli altri stracci da cui ora sono indistinguibili.
continuo, Olga? no, credo che rileggendo ora tu stessa vedrai forse tutto in maniera un po’ diversa…
vergogna? indifferenza?
questa è una lotta contro un sistema che ti vuole zombie, combattuta da dentro, mostrando che l’essenziale è ciò che nessuno oramai nemmeno più vede, plagiato a gettare nei rifiuti.
e ciò che si è indotti dal sistema a rottamare è proprio quello che ha valore: cose e persone.
la sua compassione è in realtà disappunto, perché si rende conto che la gente si è arresa; ecco perché il grugnito: lui vede in me ciò che non ho ancora compreso di essere...

:MUCCA

*
 
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shvets olga

Member
Caro Hot, penso e ripenso, già caos di pensieri nella mia testa e proverò a descriverlo.
Tu fai una passeggiata, incontri un clochard, il suo sguardo, il suo sorriso e questo genera una tempesta di emozioni dentro di te: divento uno zombi con un algoritmo di vita programmato di un sistema, ma lui,cresciuto nella musica dei Beatles (gli occhiali di John Lennon), aveva viaggiato molto (un consunto Gore-Tex) è riuscito a lasciare tutto e ad opporsi alla società dei consumi. Hai concentrato i risultati culturali e scientifici in un clochard e nella loro forma decadente, facendo di lui uno simbolo della liberta e resistenza ( spartano delle tue Termopili)ю È tutto per niente? È possibile che tutto invano? Se simbolo liberta e resistenza finsce sul lettiera di cartoni, ma per vivere ha preparato il carrello e aspeta Robe gettate da tutti quegli zombie (per averli, devi lavorare). Magari ho tradotto e capito male.
Caro Hot, rispondi, per favore, cosa ti impedisce di lasciare tutto, trovare una lettiera di cartoni, appoggiare le spalle al muro e "salutare" con un sorriso assente la gente? (Domanda seria).
Scusate per gli errori.
 

qweedy

Well-known member
In attesa della risposta di Hot, vorrei dire la mia impressione. Da un lato lo sguardo del poeta verso il clochard è uno sguardo di empatia, si sente il rispetto di chi riconosce nell'altro un essere umano, che per scelta o per necessità si trova al di fuori del ciclo produttivo. Inoltre si intuisce il dubbio che tutto il nostro lavorare, per poter poi comprare e avere, ci privi di qualcosa di importante, di essenziale.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
@ carissima Holga

La vita è un gioco di compromessi, scelti e/o subiti in percentuali variabili per ciascuno di noi.
Paradossalmente, man mano che prendi coscienza, può succedere che più lo accetti e più può venirti al contempo di rifiutarlo: un castello di carte che elevi sempre più, pezzo per pezzo.
Ma senza fondamenta rischia il crollo in ogni istante.
Allora diventi sempre più omologato, più succube nel convincimento che questo sia essere liberi, più operoso perché ciò ti renderebbe artefice della tua esistenza.
Ma nell’intimo, la distanza tra questa esistenza e il tuo istinto libero cresce e cresce, purtroppo sovente in modo inconscio, fino a manifestare punti di dissociazione che ognuno manifesta e gestisce a modo proprio.
C’è quello che rimuove del tutto, quello che diventa uno schizofrenico frustrato abbonato allo psichiatra, quello che si dà alla carriera con arrivismo privo di scrupoli, quello che fa il cittadino modello e poi magari nel chiuso del suo privato dipendente da farmaci, alcol, pornografia…, chi si dà alla meditazione, e via così;
chi si mette da parte facendo il clochard, chi tenta di scrivere poesie…
C’è una radice comune, problematiche che emergono osservando bene tutte le varie categorie.
ma le persone non sono tutte uguali, e le vivono e affrontano (anche non affrontarle è affrontarle) in mille maniere personali.
Potevo sicuramente guardare il clochard con l’occhio omologato del benpensante, additandolo secondo il più becero politically correct come madre di tutti i fallimenti e esempio deleterio da stigmatizzare; o con quello di colui che intende ribellione al sistema solo salire eroicamente sulle barricate e farsi sparare addosso…
Ho preferito, essendo io solo più che un minuscolo poeta, usare le mie risorse, per mettere in rilievo aspetti romantici e simbolici che tali personaggi comunque racchiudono in sé; perché credo che più della sconfitta, spesso alla base dell’immobilismo rassegnato e servile, essi debbano essere interpretati in modo da stimolare in noi la speranza e il desiderio di rivalsa, di rivincita. Tenendo sveglio ciò che resta del nostro istinto, che teniamo sotto la brace affinché non sia la società stessa a esiliarci rendendoci clochard nostro malgrado.
Perché non faccio anch’io il clochard? Perché non mi chiedi parimenti perché non mollo tutto per diventare padre Tereso di Calcutta? o perché non vado a gambizzare certi politici e industriali? o non mi butto col costume alare fino al giorno che mi spiaccico?
Nella precedente risposta scrissi “…ciò che non ho ancora compreso di essere…”. Ebbene non è proprio esatto.
E’ ciò che non voglio (/non vogliamo) prendere atto di poter essere diventato (/i) …
E se ancora mi sento di sperare, è per la mia capacità di trarre le interpretazioni simboliche che leggi in Clochard: essere che paradossalmente non definirei simbolo della sconfitta, ma della capacità di sopravvivere -con le risorse del sistema- sempre e comunque. Nella speranza e col proposito che un giorno…
Certo meno rassegnato e inerte lui sui cartoni, della maggioranza degli altri sui letti dell’Ikea.

:MUCCA
 
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alessandra

Lunatic Mod
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Vado a dormire (Alfonsina Storni)

Denti di fiori, cuffia di rugiada,
mani d'erba, tu, tenera nutrice,
rabboccami le lenzuola di terra
e la trapunta di muschio cardato.
Vado a dormire, nutrice mia, addormentami.
Mettimi una lampada al capezzale;
una costellazione, quella che ti piace;
tutte sono buone;
abbassala un poco.
Lasciami sola:
senti i germogli spuntare...
ti culla un piede celestiale da lassù
e un uccello intona il suo canto
affinché dimentichi... grazie.
Ah, un favore:
se chiama ancora al telefono
digli di non insistere, sono uscita...

Una morte dolce, una decisione certamente ponderata e presa, paradossalmente, con razionalità, come fosse l'unica soluzione possibile. E forse lo era.
Trovo questa poesia struggente e commovente ma al tempo stesso rasserenante. Bellissima.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Eccovi in ritardissimo la prossima poesia :)

Le tre parole più strane

Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.


Wislawa Szymborska
 

shvets olga

Member
All'improvviso mi è venuto in mente che questa poesia è una riflessione sulla morte ( se mettere insieme queste parole)

FUTURO SILENZIO NIENTE
 

Ondine

Logopedista nei sogni
A me fa pensare a come con le parole tendiamo a concettualizzare ogni cosa, come se i concetti ci aiutassero ad avere il controllo su noi stessi e su ciò che ci circonda ma alla fine la poetessa si arrende all'imprevedibilità della vita.
Mi crea un brivido di fredda consapevolezza sulla mia impotenza di controllo.
Forse è un invito a vivere più in modo zen, senza troppa ansia anticipatoria (mio grande problema che sto cercando di gestire).
 
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