40° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ma è davvero così? Il nulla può trasformarsi in crescita, o è già di per sé una crescita che noi non avvertiamo? E' bellissimo pensare questo, pensare che l'apparente staticità non sia un gettare al vento giorno per giorno un piccolo pezzo di anima, ma che in essa avvenga un cambiamento sotterraneo che prepara ... i frutti del compenso, non ci sono altre parole per definirli. La poetessa è stata mostruosamente brava nel descrivere il tutto, non avrebbe potuto trovare termini migliori o una maggiore armonia del testo. Secondo me almeno. La rileggerò quando sarò particolarmente demotivata, ossia molto spesso.
Mi piacerebbe fare un discorso più personale su questa poesia, se ne avete voglia: qualcuno ha percepito il giungere di questi frutti e si sente di raccontarlo?
 

qweedy

Well-known member
Non è il nulla che si trasforma in crescita, è che la crescita che noi vediamo all'esterno è solo la punta dell'iceberg: sotto c'è tutta la preparazione necessaria per arrivare a quel punto.
Credo che non a caso abbia usato la parola -frutti-, che dà l'idea di un lungo processo di maturazione che arriva a compimento solo alla fine. Credo che le scelte, quelle più importanti, abbiano necessariamente bisogno un lungo periodo di incubazione, in cui apparentemente nulla avviene di visibile all'esterno, ma in realtà preparano il terreno all'esplosione finale.
Non si arriva a una scelta d'impulso, anche se così potrebbe sembrare, ma ci si arriva quando si è pronti, quando il lavorio interiore dei giorni di noia ha reso quella scelta l'unica possibile per noi.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non è il nulla che si trasforma in crescita, è che la crescita che noi vediamo all'esterno è solo la punta dell'iceberg: sotto c'è tutta la preparazione necessaria per arrivare a quel punto.
Credo che non a caso abbia usato la parola -frutti-, che dà l'idea di un lungo processo di maturazione che arriva a compimento solo alla fine. Credo che le scelte, quelle più importanti, abbiano necessariamente bisogno un lungo periodo di incubazione, in cui apparentemente nulla avviene di visibile all'esterno, ma in realtà preparano il terreno all'esplosione finale.
Non si arriva a una scelta d'impulso, anche se così potrebbe sembrare, ma ci si arriva quando si è pronti, quando il lavorio interiore dei giorni di noia ha reso quella scelta l'unica possibile per noi.

Sì, mi riferivo a un nulla apparente.
 

Jessamine

Well-known member
Questa poesia ha colpito molto anche me: non conoscevo la sua autrice, ma sicuramente la approfondirò.
Non so, mi ha colpito a livello molto personale, quindi cercare di fare un discorso coerente senza scendere in dettagli di cui ovviamente non è il caso di parlare qui è difficile, però voglio provarci.
Io ho dissipato tanti giorni nel chiasso e nella noia, e ho creduto spesso di averli semplicemente buttati via, sprecati nell'apatia e nel malessere. Ci sono state in particolare due crisi particolarmente acute, e in quei momenti, davvero, i frutti del compenso sembravano qualcosa semplicemente appartenente ad una altro mondo, qualcosa con cui io non sarei mai potuta entrare in contatto. E invece, anche sotto il mio deserto c'erano delle radici. Delle radici che non hanno certo creato qualcosa dal nulla, ma mi hanno quantomeno insegnato a mettere le cose in prospettiva. Ad accettare quei giorni di crisi, riconoscerli, sapere che, per ora, sono inevitabili, ma che non sono tutto il mio orizzonte.
E non l'ho ancora capito cosa succeda di preciso quando finalmente un giorno mi sveglio e capisco che, sotto sotto, la forza di alzarmi dal letto e andare a farmi una doccia ce l'ho. Forse si tratta davvero solo del livello di qualche sostanza chimica nel mio cervello che torna al proprio posto, oppure i giorni di apparente apatia sono stati la culla di un lentissimo lavorio interiore.
Ecco, non lo so, queste parole sono davvero confortanti.
E il mio commento non ha senso, ma in fondo, ne ha tantissimo.
Grazie per avermi fatto conoscere questa poetessa.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Prossimi versi...

La mano.
Ventisette ossa,
trentacinque muscoli
circa duemila cellule nervose
in ogni polpastrello delle nostre cinque dita.
E’ più che sufficiente
per scrivere Mein Kampf
o Winnie the Pooh.
(Wislawa Szymborska)
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Questa poesia è curiosa: mescola un trattato di medicina con una dose di provocatoria ironia.
Siamo tutti dei potenziali scrittori solo perché possiamo scrivere? No, poter scrivere non equivale a saper scrivere.
Forse è una velata critica a qualche collega poeta o scrittore o forse è un invito rivolto a tutti gli aspiranti poeti o scrittori a migliorarsi e a credere nelle proprie potenzialità.
Rileggendola infatti la vedo più come un incoraggiamento, un consiglio da "saggia zia".
Molto sintetica.
 

Jessamine

Well-known member
Dirò probabilmente un'eresia, ma a me le poesie della Szymborska non piacciono :boh: non mi lasciano mai molto.
In questo caso, io ho dato una lettura un po' diversa rispetto a Ondine: io non ci ho visto molto un consiglio o una critica a colleghi poeti e scrittori. Mi è sembrato che volesse andare oltre il parlare semplicemente di scrittura, che non volesse fare un discorso di merito, ma che volesse parlare in generale dell'essere umano. L'umanità è tante cose diverse, pur essendo biologicamente e "chimicamente" sempre uguale. Eppure, intrinsecamente umana è l'arte, la scienza, il progresso, le grandi opere. E intrinsecamente umani sono la violenza, le armi, i campi di concentramento.
Mi ha ricordato la riflessione di Bataille, secondo il quale non può più esistere (Vado un po' a memoria) un'antropologia umana che non parli di campi di sterminio. Perché, per quanto ci piaccia dire che cose del genere sono "inimmaginabili e disumane", in realtà sono esattamente espressione dell'animo umano.
Ecco, qui la Szymborska mi sembra voler ribadire che la mano o il pensiero umano è uno strumento potente e per questo pericoloso: puó portare a qualcosa di fondamentalmente innocuo come Winnie the Pooh con la stessa facilità con cui può arrivare al Mein Kampf.
Più che un invito a credere nelle nostre potenzialità, lo vedo un invito a riflettere sulle conseguenze delle nostre potenzialità.
Un concetto molto interessante e importante, ma espresso con uno stile che francamente non mi lascia nulla (ma del resto, ci sarà un motivo se sono qui e non in un'accademia svedese :HIPP)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Io la interpreto più o meno come Jessamine. La nostra mano può essere vista sotto l'aspetto freddamente scientifico o sotto l'aspetto più ampio delle sue potenzialità: sta al cuore e al cervello inviarle i comandi giusti. Ho trovato originale ed efficace il modo di esprimere questo.
In realtà io amo le poesie della Szymborska perché sono, paradossalmente ... prosaiche, forse. Purtroppo non capisco gran che di poesia classica e le sue sono semplici e dirette, fanno centro subito.
 

qweedy

Well-known member
Nel 1996 Wislawa ha ricevuto il Premio Nobel con la seguente motivazione: “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà”.

Mi ha fatto sorridere leggere la motivazione del Nobel, perchè in questa poesia è evidente l'ironica precisione con cui elenca le parti anatomiche che compongono una mano. :D
Questa è una poesia semplice e breve, la mano è lo strumento delle nostre opere, e l'essere umano è capace di bene e di male.
Sinceramente non mi piace molto.

Era l'ottobre del 2011 quando Wislawa promise all'editore l'ultima raccolta di versi della sua gloriosa carriera che avrebbe dovuto sintomaticamente intitolarsi «Basta così». Il caso ha voluto che l'opera rimanesse incompiuta, perché l'autrice è scomparsa a febbraio con soltanto 13 componimenti della nuova opera messi nero su bianco (tra cui La mano). Sarebbero andati alle stampe postumi.
 

maclaus

New member
Ho già espresso il mio modo di vedere e di intendere la poesia in altre occasioni... comprendo il contenuto ma la forma, come sempre, mi lascia insoddisfatto.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Oggi partiamo con la poesia di maclaus :)

Tramonto siciliano

Un altro giorno
Lento se ne va
E una dolce malinconia
S'insinua nell'anima
Mentre rosseggiando il sole
Si nasconde dietro la collina.
Si trasforma
Il paesaggio d'intorno
In mille colori
Confusi tra i tanti pensieri,
Qualche speranza
E troppe illusioni...
Si muove, stanco,
Tra gli uliveti
Un contadino
Lungo il sentiero,
Perdendosi
Tra gli ultimi bagliori
Di questo tramonto.
E mentre nel cielo
S'affaccia
La prima stella della sera,
Il sole scompare
Dietro l'ultimo orizzonte.
Ultimi bagliori
Nel crepuscolo del giorno
Per il tempo che va via
E non fa più ritorno...

(maclaus)
 
Ultima modifica:

shvets olga

Member
È una meravigliosa descrizione della vita, la poesia scritta con incredibile talento e delicatezza, è così eccellente, traboccante di affetti , è la migliore delle tue poesie, caro maclaus :ad::ad:
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Leggendo la poesia di maclaus mi è arrivato alla mente un dipinto di Van Goh, con questi colori vivi e intensi e profondamente malinconici.
Il momento del passaggio tra il tramonto, nell'ora del crepuscolo, e il primo timido bagliore lunare, quando ancora le stelle si nascondono, è lento, meditativo, rilassante, rappacificante.
L'ultima strofa Per il tempo che va via/E non fa più ritorno... a me trasmette un invito a vivere il presente, a lasciarsi il passato alle spalle.
Mi piace molto questa strofa:

Si trasforma
Il paesaggio d'intorno
In mille colori
Confusi tra i tanti pensieri,
Qualche speranza
E troppe illusioni...


Come se ogni colore fosse una proiezione delle nostre emozioni, molto bella.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Questa poesia mi sembra quasi il "compendio" di tutte le poesie di maclaus che ho letto finora. Sembra che il poeta osservi con serena rassegnazione e un po' di malinconia il tempo che passa inesorabile, e osservando i colori del paesaggio è come se osservasse anche quelli della sua vita.
 

qweedy

Well-known member
Pare un quadro, un paesaggio. Leggendo la poesia, si visualizza l'immagine del sole al tramonto e della natura.
E' una poesia visiva, dolce. Si avverte anche il senso del tempo che passa e non torna più e una lieve malinconia di vita:
Qualche speranza
E troppe illusioni...
 

maclaus

New member
Involontariamente, penso, Alessandra ha cambiato il titolo della poesia 😄 ... Mi piace anche questo... però, per amore di verità, il titolo è Tramonto siciliano.
Così si capisce il contesto in cui l'ho scritta...
 

maclaus

New member
Intanto ringrazio tutti per il giudizio lusinghiero sulla poesia... Quasi quasi comincio a credere di essere veramente un bravo poeta 😊...
Grazie Olga: il tuo commento mi riempie di orgoglio.
Ondine, invece, mi ha fatto riflettere sul come scrivo. In effetti quasi sempre scrivo di getto... Un momento, un attimo, un panorama, un profumo, un ricordo, una melodia, possono essere fonte di ispirazione...
Guardo, ascolto, annuso, gusto e... scrivo ☺
In questo caso, ero in Sicilia difronte a un tramonto mozzafiato.
Sono felice di aver condiviso con voi quel momento...
 

shvets olga

Member
In effetti quasi sempre scrivo di getto...

E questo è eccellente, questo è il tuo vantaggio, penso sia per questo che il tuo stile calmo, tranquillo diventa non noioso, non deliberamente e calcolatamente complicato, ma pieno di pace, di luce, d’amore per ciò di cui scrivi.
Credi, sei un bravo poeta! Veramente! :)
 
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