Carcarlo
Nave russa, vaffanculo!
Sono particolarmente affezionato al guazzetto di zampe di gallina e vi racconterò perchè.
Era il 2004 ed erano 11 anni che ci provavo inutilmente con Lei, talmente inutilmente che si era addirittura sposata un altro!
Era anche la prima volta che andavo in Portogallo per lavoro.
Arrivai a Lisbona in macchina, dal sud della Spagna, di venerdì.
Il primo appuntamento di lavoro era lunedì mattina, perciò ebbi un po’ di tempo a disposizione per girare bene la città e comprarmi un po' di libri di Josè Mauro de Vasconcelos in un giardino botanico.
Poi, la domenica sera, stufo della città, volli prendere la macchina e zingareggiare su per il Tago cercando un posto per cenare.
Mi andò male e non trovai nulla, finchè ad un certo punto quando iniziavo a disperare, trovai sulle sponde del fiume una festa popolare con i festoni, i tavolacci e le panche.
Posteggio, mi siedo e aspetto che arrivi qualcuno a chiedermi cosa voglio.
Come per miracolo, arriva Lei e mie chiede cosa desidero.
Non ci potevo credere: Lei a fare la cameriera ad una festa di paese in Portogallo!
No, non era Lei, ma le somigliava tantissimo, da restare come di sale.
- Vorrei cenare. Cosa avete di buono? – domando io in un portoghese non proprio accademico e una faccia che dovevo sembrare il Coniglio Pasquale.
- mi dispiace – rispose Lei – ma non abbiamo nulla per cena –
Io non capii: tutti che mangiavano a quattro palmenti una specie di stufato.
- Ma stanno mangiando tutti... – provai a ribattere io
- Non è un posto per stranieri, mi dispiace –
- Guardi che pago – la rassicuro io, tiro fuori il portafogli e (anche se so che è da maleducati, ma non sapevo cosa fare) le faccio vedere che non è vuoto.
- No, no – insiste lei – vado a chiamare mio padre –
- Ma cosa centra tuo padre! – pensai io.
Arriva sto qui che sembrava Juan Miranda di Giù la testa! e in uno spagnolo titubante come il mio portoghese, mi ripete che non è un posto per stranieri, ma era tardi e rischiavo di saltare la cena, perciò insistetti per restarci e gli feci vedere i soldi anche a lui.
- non è questione di soldi – disse lui – è che sono zampe di gallina –
- va bene risposi io, le mangio anch’io –
- OK – rispose lui che fece cenno alla figlia che stizzita mi portò il coperto, il pane e mezzo litro di vino.
Dopo un po’, Lei o la sua sosia, mi portò un piattone di stufato di zampe di gallina in un brodino leggermente piccante con pezzettoni di pomodori dolci.
Io ringraziai vivamente, anche perchè mi avrebbe fatto piacere che Lei si sedesse un po’ con me e farci due chiacchiere, ma non mi guardò nemmeno (anche Lei).
Prima mi bevetti il brodo col pane e poi mi rosicchiai le zampette: mi sembrò tutto buonissimo.
Mi sembrò talmente buono che aspettai che mi passasse vicino per dirle che era buonissimo e ne volevo un’alta porzione.
- Não há mais.– mi rispose disinteressata, appunto come Lei.
- Ha mais alguma coisa? –
- Não, não há nada mais –
Oltre a somigliare a Lei, rispondeva anche come Lei.
Dopo cena aspettai seduto sperando di poterle parlare: sapevo che non era Lei, ma un miraggio, per sgarbato che sia, a volte è meglio di nulla, e invece finii per parlare con suo padre che mi chiese cosa volessi da bere.
- Um bagasso – chiesi io, cioè una grappa ruvida.
- Não há – rispose lui – mais se gosta, hà licor de beirao – un liquore dolciastro di ciliegie che sembra il rosolio di un funerale.
Non c’era altro e accettai.
Chiesi il conto, e pensando al rimborso spese, anche lo scontrino.
Lui mi strappo un pezzo di tovaglia di carta unta di brodino di zampe di gallina e ci scrisse sopra 3,50€.
Io dico che è stato meglio mangiare le zampe di gallina pensando a Lei e illudendomi di avercela vicino, che qualsiasi altra cosa da soli e senza pensieri.
E feci bene, perchè ancora per due anni e fu l’unico ricordo che ebbi di Lei.
Poi una volta Lei accettò di vedermi di nascosto dal marito, e per essere sicuri di essere lontani da occhi indiscreti, al largo, sulla mia barca, che allora avevo un piccolo cabinato a vela: il giorno dopo lo lasciò, andammo a vivere insieme e siamo ancora insieme, e ai nostri bambini ho raccontato delle zampe di gallina che è la prima cosa che mangiamo del bollito.
Era il 2004 ed erano 11 anni che ci provavo inutilmente con Lei, talmente inutilmente che si era addirittura sposata un altro!
Era anche la prima volta che andavo in Portogallo per lavoro.
Arrivai a Lisbona in macchina, dal sud della Spagna, di venerdì.
Il primo appuntamento di lavoro era lunedì mattina, perciò ebbi un po’ di tempo a disposizione per girare bene la città e comprarmi un po' di libri di Josè Mauro de Vasconcelos in un giardino botanico.
Poi, la domenica sera, stufo della città, volli prendere la macchina e zingareggiare su per il Tago cercando un posto per cenare.
Mi andò male e non trovai nulla, finchè ad un certo punto quando iniziavo a disperare, trovai sulle sponde del fiume una festa popolare con i festoni, i tavolacci e le panche.
Posteggio, mi siedo e aspetto che arrivi qualcuno a chiedermi cosa voglio.
Come per miracolo, arriva Lei e mie chiede cosa desidero.
Non ci potevo credere: Lei a fare la cameriera ad una festa di paese in Portogallo!
No, non era Lei, ma le somigliava tantissimo, da restare come di sale.
- Vorrei cenare. Cosa avete di buono? – domando io in un portoghese non proprio accademico e una faccia che dovevo sembrare il Coniglio Pasquale.
- mi dispiace – rispose Lei – ma non abbiamo nulla per cena –
Io non capii: tutti che mangiavano a quattro palmenti una specie di stufato.
- Ma stanno mangiando tutti... – provai a ribattere io
- Non è un posto per stranieri, mi dispiace –
- Guardi che pago – la rassicuro io, tiro fuori il portafogli e (anche se so che è da maleducati, ma non sapevo cosa fare) le faccio vedere che non è vuoto.
- No, no – insiste lei – vado a chiamare mio padre –
- Ma cosa centra tuo padre! – pensai io.
Arriva sto qui che sembrava Juan Miranda di Giù la testa! e in uno spagnolo titubante come il mio portoghese, mi ripete che non è un posto per stranieri, ma era tardi e rischiavo di saltare la cena, perciò insistetti per restarci e gli feci vedere i soldi anche a lui.
- non è questione di soldi – disse lui – è che sono zampe di gallina –
- va bene risposi io, le mangio anch’io –
- OK – rispose lui che fece cenno alla figlia che stizzita mi portò il coperto, il pane e mezzo litro di vino.
Dopo un po’, Lei o la sua sosia, mi portò un piattone di stufato di zampe di gallina in un brodino leggermente piccante con pezzettoni di pomodori dolci.
Io ringraziai vivamente, anche perchè mi avrebbe fatto piacere che Lei si sedesse un po’ con me e farci due chiacchiere, ma non mi guardò nemmeno (anche Lei).
Prima mi bevetti il brodo col pane e poi mi rosicchiai le zampette: mi sembrò tutto buonissimo.
Mi sembrò talmente buono che aspettai che mi passasse vicino per dirle che era buonissimo e ne volevo un’alta porzione.
- Não há mais.– mi rispose disinteressata, appunto come Lei.
- Ha mais alguma coisa? –
- Não, não há nada mais –
Oltre a somigliare a Lei, rispondeva anche come Lei.
Dopo cena aspettai seduto sperando di poterle parlare: sapevo che non era Lei, ma un miraggio, per sgarbato che sia, a volte è meglio di nulla, e invece finii per parlare con suo padre che mi chiese cosa volessi da bere.
- Um bagasso – chiesi io, cioè una grappa ruvida.
- Não há – rispose lui – mais se gosta, hà licor de beirao – un liquore dolciastro di ciliegie che sembra il rosolio di un funerale.
Non c’era altro e accettai.
Chiesi il conto, e pensando al rimborso spese, anche lo scontrino.
Lui mi strappo un pezzo di tovaglia di carta unta di brodino di zampe di gallina e ci scrisse sopra 3,50€.
Io dico che è stato meglio mangiare le zampe di gallina pensando a Lei e illudendomi di avercela vicino, che qualsiasi altra cosa da soli e senza pensieri.
E feci bene, perchè ancora per due anni e fu l’unico ricordo che ebbi di Lei.
Poi una volta Lei accettò di vedermi di nascosto dal marito, e per essere sicuri di essere lontani da occhi indiscreti, al largo, sulla mia barca, che allora avevo un piccolo cabinato a vela: il giorno dopo lo lasciò, andammo a vivere insieme e siamo ancora insieme, e ai nostri bambini ho raccontato delle zampe di gallina che è la prima cosa che mangiamo del bollito.