Hesse, Hermann - Siddharta

(Neige)

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Voto: 5

Contribuisco con il mio voto, molto di parte, essendo stato scritto da Hermann Hesse :)

Leggerlo fa assaporare l'emozione dei tempi in cui il digiuno non era pazzia ma virtù, ma fa comprendere anche che la distruzione e ricostruzione interiore non si ferma mai. Mai.

("Quando ci siamo noi, la morte non c'è. Quando la morte arriva, non già non ci siamo.")
 

badboy

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libro eccezionale.....avventuroso,ccoinvolgente e profondo assolutamente da leggere. permette al lettore di immedesimarsi in ciò che siddharta prova e lo indirizza verso una maggiore conoscienza di se stesso utilizzando il giovane figlio di bramino come esempio per aumentare l'interesse di riscoprire il proprio IO.
merita i 4/5
 

Apart

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Mi unisco a quanto ha scritto Sir. Per me è un libro eccezionale. Quando lo lessi la prima volta, a diciannove anni, percepii dei significati errati, che andarono ad alimentare quell'idealismo da cui invece il libro vuol fuggire. Una rilettura, oggi, mi ha dato modo di capire che in questo piccolo e prezioso libretto vi è un messaggio tanto profondo quanto inafferrabile. Un messaggio indicibile. E' qui che sta tutto il fascino di questo libro; della meravigliosa storia di Siddartha.
 

Apart

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"Il mondo, caro Govinda, non è imperfetto o impegnato in una lunga via verso la perfezione; no, è perfetto in ogni istante, ogni peccato porta già in sè la grazia, tutti i bambini portano già in sè la vecchiaia, tutti i lattanti la morte, tutti i morenti la vita eterna."
 

skitty

Cat Member
“E così cominciò a credere: questo sapere non ha nessun peggior nemico che il voler sapere, che l'imparare.”

“Anche questo ho imparato dal fiume: tutto ritorna!”

“L'amore si può mendicare, comprare, regalare, si può trovarlo per caso sulla strada, ma non si può estorcere.”

“ - Ognuno prende, ognuno dà, così è la vita.
- Ma permetti, se tu non possiedi nulla cosa vuoi dare?
- Ognuno dà di quel che ha. Il guerriero dà la forza, il mercante la merce, il saggio la saggezza, il contadino il riso, il pescatore pesci.
- Benissimo. E cos'è dunque che tu hai da dare? Cosa hai appreso, che sai fare?
- Io so pensare. So aspettare. So digiunare. ”

Questo, romanzo fa riflettere intensamente su chi siamo e cosa andiamo cercando. Nella parte iniziale il protagonista si pone questi interrogativi in termini veramente estremi ed astratti... Mi è capitato di immergermi totalmente con grande concentrazione in questo mondo “mentale”, e di trovarmici malissimo. Pensavo: ma caspita, va bene aspirare alla perfezione, ma almeno un po' di praticità, visto che alla fine siamo di carne ed ossa e viviamo in un mondo reale!
E infatti ho capito in seguito che probabilmente proprio questo era l'intento dell'autore: mostrare un percorso del pensiero che dall'astratto si cala nel concretissimo mondo, anche troppo, fino a viverlo all'eccesso e spudoratamente, per poi arrivare finalmente ad un equilibrio tra questi due limiti. Ecco la vera saggezza e la serenità, raggiunte da Siddharta solo alla fine, quando comprende l'amore, quando capisce che non si può essere felici né di non toccare alcuna emozione, né di cercarne a forza troppe. Solo vivendo al meglio le cose che incontriamo sulla nostra strada si può essere soddisfatti di sé.
Un romanzo stupendo. Voto 5.
 

sharazad

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Di questo libro in particolare c'è una frase in particolare che mi ha folgorato: la maggior parte degli uomini sono come una foglia secca, che si libra nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come le stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.
 

fernycip

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Bel racconto intriso di nozioni filosofiche. Per me il messaggio più significativo è questo: non esiste una dottrina che insegni a vivere!
 

Apart

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Riletto a quest'età vi ho scorto altri significati e approdo ad una nuova comprensione.

Il percorso di formazione del giovane Siddharta si impone con una spinta verso la ricerca di un qualcosa che non c'è. Così il giovane decide di abbandonare il padre, l'agiatezza della casa, per recarsi, insieme all'amico Govinda, presso i Samana, dai quali cercherà di apprendere una via che lo porti alla liberazione dell'Io. Ma in quel percorso di vita ascetico si accorge che una mentalità basata sull'autoimposizione, che frustra continuamente le proprie passioni, non fa che rimanere vittima del proprio Io perchè continua a rapportarsi con esso nel momento stesso in cui cerca di vincerlo. Così se ne va di nuovo assieme all'amico Govinda.
Entrambi hanno un incontro fugace con Gotama, il Buddha, e ne rimangono profondamente colpiti. E' interessante leggere il dialogo fra quest'ultimo e Siddharta. Ma mentre Govinda diventa un seguace del Buddha, Siddharta abbandona a malincuore l'amico e va per la sua strada, deciso a fare un percorso proprio.
Incontra così un giorno la bellissima Kamala, una donna che porta il giovane a conoscere la passione e il sesso. Siddharta è colpito dal fascino della donna, di cui pian piano comincia ad innamorarsene. E' grazie alla donna che poi conosce un mercante e ne diventa l'aiutante. Se inizialmente riesce a mantenere una sorta di purezza, di distacco dagli affari, dalla mentalità da commerciante, successivamente Siddharta si perde: diventa avido, si da agli affari, al gioco, all'alcol.
Passano tanti anni finchè giunto al limite decide di abbandonare nuovamente tutto. In preda ormai alla disperazione, confuso e smarrito, arriva a pensare al suicidio. Ma è l'incontro con il barcaiolo Vasudeva ad aprirgli una nuova prospettiva di vita. I due diventano amici inseparabili. Vasudeva insegna a Siddharta ad ascoltare il fiume.
Passa così il tempo fra lavoro e bei momenti, ma quando Siddharta è diventato vecchio, un giorno riappare Kamala, che ormai sul punto di morte gli consegna un bambino, quello che è suo figlio avuto da lui a sua insaputa quando erano amanti. Siddharta spiazzato e disperato per la morte di quella che un tempo era stata la sua amante, accoglie il figlio presso di sè, a vivere in casa con lui e Vasudeva. Siddharta ama il bambino, ma si accorge quanto è difficile far breccia nel suo cuore. Il bambino non ama il padre, gli manca di rispetto, non lo ascolta, arriva anche ad odiarlo nonostante le sue attenzioni, le sue premure, nonostante l'amore dato. Così un giorno Siddharta disperato lascerà andare il figlio fuggito, si separerà da lui con la consapevolezza della sua impotenza. Pieno di tristezza, Siddharta troverà vicinanza ancora nell'amico Vasudeva. E un giorno, in uno stato meditativo, quasi onirico, teso all'ascolto del fiume, arriverà a trovare quella saggezza e quella serenità tanto cercata. Siddharta ha capito come il mondo sia già di per sè perfetto, ha imparato ad amarlo, a smettere di confrontarlo con un certo mondo immaginato, desiderato, per lasciarlo così com'è e appartenergli con gioia. Siddharta ha imparato che sono soltanto le parole e il pensiero a separare ogni cosa, che tutto è unito, che il tempo è abolito in quanto tutto è già presente e che una pietra, come qualsiasi altra cosa è separata da noi soltanto perchè la si considera tale.
Il bellissimo incontro finale con Govinda renderà quest'ultimo partecipe della saggezza acquisita dall'amico.

Siddharta è un libro stupendo, mai credo smetterà di affascinarmi tanto. E' una storia di formazione toccante, che anche se ammicca alla via della liberazione del Buddha, mantiene una sua unicità, un suo aspetto proprio. Nel libro emergono tanti significati, frasi su cui riflettere. Si è pervasi continuamente da un sentimento d'amore per l'uomo, per il mondo, si è raggiunti alla fine da una forte sensazione di pienezza, di bellezza, di equilibrio. E rimane sempre la consapevolezza che ogni tentativo di comprensione del testo non sarà mai del tutto concluso.
 
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Apart

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"D'ogni verità anche il contrario è vero! In altri termini: una verità si lascia enunciare e tradurre in parole soltanto quando è unilaterale. E unilaterale è tutto ciò che può essere concepito in pensieri ed espresso in parole, tutto unilaterale, tutto dimidiato, tutto privo di totalità, di sfericità, di unità. Quando il sublime Gotama nel suo insegnamento parlava del mondo, era costretto a dividerlo in samsara e nirvana, in illusione e verità, sofferenza e liberazione. Non si può far diversamente, non c'è altra via per chi vuol insegnare. Ma il mondo in sè, ciò che esiste intorno a noi e in noi, non è unilaterale. Mai un uomo, o un atto, è tutto samsara o tutto nirvana, mai un uomo è interamente santo o interamente peccatore. Sembra così, perchè noi siamo soggetti all'illusione che il tempo sia qualcosa di reale. Il tempo non è reale, Govinda; questo io l'ho appreso ripetutamente, in più di un'occasione. E se il tempo non è reale, allora anche la discontinuità che sembra esservi tra il mondo e l'eternità, tra il male e il bene, è un'illusione."
 

Marty Wilde

Outsider is better
Lo sto leggendo in questi giorni, in coincidenza con il fatto che stiamo affrontando l'argomento del buddhismo a scuola.
Richiede attenzione, certo, ma dal punto di vista dei contenuti è uno dei libri più ricchi che abbia mai letto.
Mi rispecchio molto in Siddharta e nella sua ricerca.
 

Athana Lindia

Πάντα ρει
Riletto dopo tantissimi anni, all'epoca non lo apprezzai perchè non ci avevo capito granchè, adesso invece l'ho bevuto a grandi sorsate. Ed ho capito il motivo: ci vuole la giusta maturità per affrontare un libro simile.
Bello, bello, bello: non si può dire altro.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
... a me è successo il contrario: adorato da ragazzina (non ricordo se è stato il primo che ho letto di Hesse, ma cmq è diventato -all'epoca- il mio scrittore preferito...) mentre, riletto in età adulta (quindi quasi quindici anni dopo), l'ho trovato molto meno forte... Hesse è un grande autore, non si discute (anche se lo preferisco in altre opere), ma l'effetto "rivelazione" che un libro del genere mi aveva provocato quando ero molto giovane, ho faticato a riprovarlo ora che, oltre ad essere cresciuta, ho letto anche centinaia di libri in più...
 

Zedka

New member
Ok, io ho dei problemi seri con il Signor Hesse. Mi ha rubato il cuore con "Il lupo della steppa", mi ha lasciata trasognante con "Knulp"...ma Siddharta? è un sacco di mattoni sbattuto dove non batte il sole, per me.
Non è che sia scritto male, perché le capacità dell'autore sono indiscusse. Semplicemente, dopo 100 pagine di quant'è bello Siddharta, quanto è amato Siddharta, Siddharta cammina sui fiori senza piegarli...mi sono veramente sfasciata le gonadi. Un personaggio volutamente irreale, ma che mi ha impedito di proseguire la lettura...perché se tutti lo idolatravano e l'amavano, io l'avrei preso a sberle. Lui e l'amico-cagnolino che gli stava sempre appresso.

non ce l'ho fatta, Hermann. Mi dispiace.
 

ayla

+Dreamer+ Member
Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare sempre un pò diverso quando lo si esprime, un pò falsato, un pò sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d'accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d'un uomo suoni sempre un pò sciocco alle orecchie degli altri.
Parole magiche. E' un pò come se Hesse avesse voluto dirci che anche se siamo tutti accumunati dalla stessa meta, la felicità, la pace e armonia interiore, quello che ci distinguerà sempre sarà il viaggio per giungere fino ad essa. Ognuno di noi percorrerà il suo personale percorso, ognuno incontrerà il suo destino, darà un senso alla propria vita e al concetto stesso di vita a modo suo, ognuno creerà un proprio credo, ognuno diventerà libero, consapevole e saggio in base al proprio vissuto e alla proprie esperienze ed è proprio questo bagaglio di esperienze e il modo in cui si vivono che ci distingue l'uno dall'altro. Questo vivere, nel bene e nel male, questo imparare e ricercare giorno per giorno non è comunicabile, rimane dentro di noi, ci rende noi...bel libro.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
(contiene SPOILER)

Dal mio punto di vista questo è un libro ampiamente sopravvalutato e, di certo, non il migliore di H.Hesse.

Potrete leggere le peripezie spirituali di un ragazzo alla ricerca della Verità. Un ragazzo che passerà attraverso diverse esperienze, tutte tra loro in netto contrasto. Asceta, seguace di dottrine, libertino, barcaiolo e dispensatore di consigli.
Tutto andrà bene e tutto andrà male, perché come nel fiume venerato dal barcaiolo, tutto scorre, nulla è eterno e niente cambia per davvero, essendo ogni parte, parte del tutto.

Pur essendo fortemente connotato a livello spirituale, questo "poema indiano" non è (nè vuole esserlo) la storia del Buddhismo, tanto meno quella del Buddha. Personaggio, quest'ultimo, che troverete nel romanzo, pur non essendone il protagonista. I due si conosceranno e Siddharta ne diventerà seguace per un breve tratto della sua vita, per poi prenderne le distanze, così come prenderà le distanze da qualsiasi forma di inquadramento e da qualsiasi forma di legame.

Si avvicinerà a tutti e a tutti lascerà libertà, anche al figlio avuto dalla prostituta Kamala. Un figlio totalmente diverso dal padre, una specie di delinquente che ad un certo punto fuggirà nel bosco, lasciando Siddharta con i propri inutili tormenti.

Insomma, alla fine del romanzo il protagonista ormai vecchio e felice, dice all’amico Govinda che la saggezza non può essere insegnata.

Libro consigliato; votato 3/5.
 
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c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Da quando Timothy Leary, profeta della droga, negli anni sessanta definì Hermann Hesse la guida spirituale della psichedelia e tutti i seguaci della Beat Generation cercavano un'alternativa alla vita comune, un atteggiamento differente nei confronti della società, disinibizione, i giovani incominciarono a girare con "Siddharta" nella tasca interna della giacca.
Fu uno di quei boom che ogni tanto scoppiavano in quel periodo. Zingaro ha ragione. Il libretto è alquanto sopravvalutato. In realtà gli americani, perché fu in America che principalmente scoppiò la Hesse-mania, non sapevano nemmeno come si pronunciava il nome di questo nuovo santone che santone non voleva essere.

Per me Hesse rimane un bravissimo scrittore, l'autore dell'interiorità per il movimento non politico del '68, come dicono nelle sue biografie, ma i suoi lavori migliori sono altri.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Da quando Timothy Leary, profeta della droga, negli anni sessanta definì Hermann Hesse la guida spirituale della psichedelia e tutti i seguaci della Beat Generation cercavano un'alternativa alla vita comune, un atteggiamento differente nei confronti della società, disinibizione, i giovani incominciarono a girare con "Siddharta" nella tasca interna della giacca.
Fu uno di quei boom che ogni tanto scoppiavano in quel periodo. Zingaro ha ragione. Il libretto è alquanto sopravvalutato. In realtà gli americani, perché fu in America che principalmente scoppiò la Hesse-mania, non sapevano nemmeno come si pronunciava il nome di questo nuovo santone che santone non voleva essere.

Per me Hesse rimane un bravissimo scrittore, l'autore dell'interiorità per il movimento non politico del '68, come dicono nelle sue biografie, ma i suoi lavori migliori sono altri.

Aggiungo che, secondo me, Herman Hesse è uno degli autori più fraintesi della letteratura europea. Questo romanzo, poi, raggiunge l’acme del malinteso.

Scritto nel 1922, “Siddharta” non è un libro contro il denaro, per lo mento non più di quanto non sia contro le forme di indottrinamento, religioso, politico o filosofico. Direi che è il libro del sincretismo, perchè se è vero che si allontana dalla prostituta e dal mercante, è altrettanto vero che si allontana da Buddha e dal filosofo-barcaiolo. Da tutti impara e tutti respinge, allo stesso identico modo.

Sedotti a distanza di 40 anni da questo, che per Hesse era un semplice “poema”, frotte di giovani si rifugiarono in India alla ricerca della Verità, ma non solo Hesse non aveva elevato l’India a paese spirituale, ma addirittura non ci mise mai piede.

E' vero che partì per un viaggio in Oriente, ma fu in Indonesia, in Malesia e in Sri Lanka. E tornò piuttosto affranto da quell’esperienza, tanto che le sue cronache dirette riportano atteggiamenti di repulsione nei confronti dei mendicanti. L'Oriente visto gli fece schifo, purtroppo, schifo in tutti i sensi.

Metaforicamente mi piace credere che Hesse girò “attorno” all’india, senza mai andarci, perché la spiritualità non ti arriva da fuori e puoi solo sfiorarla, che poi, credo, è il concetto principale del libro.
 

velmez

Active member
bè se leggi su wikipedia perché non riusci ad arrivare in India... ti passa un po' la poesia! preferisco anch'io sposare la tua metafora!

comunque sono d'accordo con Zingaro!! libro assolutamente sopravvalutato... anche perché, a mio parere e a detta dello stesso Hesse, trattasi di una poema indiano: ovvero del racconto liberamente ispirato al Buddhismo... insomma Hesse ci avrà aggiunto un po' di fantasia ma ha più che altro raccontato una religione/filosofia...
La scrittura mi è parsa semplice e diretta, ma nulla di eclatante...
più che un 3/5 non gli darei...
vorrei leggere Il giuoco delle perle di vetro (il titolo stesso mi attrae da sempre!)
 
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