Riletto a quest'età vi ho scorto altri significati e approdo ad una nuova comprensione.
Il percorso di formazione del giovane Siddharta si impone con una spinta verso la ricerca di un qualcosa che non c'è. Così il giovane decide di abbandonare il padre, l'agiatezza della casa, per recarsi, insieme all'amico Govinda, presso i Samana, dai quali cercherà di apprendere una via che lo porti alla liberazione dell'Io. Ma in quel percorso di vita ascetico si accorge che una mentalità basata sull'autoimposizione, che frustra continuamente le proprie passioni, non fa che rimanere vittima del proprio Io perchè continua a rapportarsi con esso nel momento stesso in cui cerca di vincerlo. Così se ne va di nuovo assieme all'amico Govinda.
Entrambi hanno un incontro fugace con Gotama, il Buddha, e ne rimangono profondamente colpiti. E' interessante leggere il dialogo fra quest'ultimo e Siddharta. Ma mentre Govinda diventa un seguace del Buddha, Siddharta abbandona a malincuore l'amico e va per la sua strada, deciso a fare un percorso proprio.
Incontra così un giorno la bellissima Kamala, una donna che porta il giovane a conoscere la passione e il sesso. Siddharta è colpito dal fascino della donna, di cui pian piano comincia ad innamorarsene. E' grazie alla donna che poi conosce un mercante e ne diventa l'aiutante. Se inizialmente riesce a mantenere una sorta di purezza, di distacco dagli affari, dalla mentalità da commerciante, successivamente Siddharta si perde: diventa avido, si da agli affari, al gioco, all'alcol.
Passano tanti anni finchè giunto al limite decide di abbandonare nuovamente tutto. In preda ormai alla disperazione, confuso e smarrito, arriva a pensare al suicidio. Ma è l'incontro con il barcaiolo Vasudeva ad aprirgli una nuova prospettiva di vita. I due diventano amici inseparabili. Vasudeva insegna a Siddharta ad ascoltare il fiume.
Passa così il tempo fra lavoro e bei momenti, ma quando Siddharta è diventato vecchio, un giorno riappare Kamala, che ormai sul punto di morte gli consegna un bambino, quello che è suo figlio avuto da lui a sua insaputa quando erano amanti. Siddharta spiazzato e disperato per la morte di quella che un tempo era stata la sua amante, accoglie il figlio presso di sè, a vivere in casa con lui e Vasudeva. Siddharta ama il bambino, ma si accorge quanto è difficile far breccia nel suo cuore. Il bambino non ama il padre, gli manca di rispetto, non lo ascolta, arriva anche ad odiarlo nonostante le sue attenzioni, le sue premure, nonostante l'amore dato. Così un giorno Siddharta disperato lascerà andare il figlio fuggito, si separerà da lui con la consapevolezza della sua impotenza. Pieno di tristezza, Siddharta troverà vicinanza ancora nell'amico Vasudeva. E un giorno, in uno stato meditativo, quasi onirico, teso all'ascolto del fiume, arriverà a trovare quella saggezza e quella serenità tanto cercata. Siddharta ha capito come il mondo sia già di per sè perfetto, ha imparato ad amarlo, a smettere di confrontarlo con un certo mondo immaginato, desiderato, per lasciarlo così com'è e appartenergli con gioia. Siddharta ha imparato che sono soltanto le parole e il pensiero a separare ogni cosa, che tutto è unito, che il tempo è abolito in quanto tutto è già presente e che una pietra, come qualsiasi altra cosa è separata da noi soltanto perchè la si considera tale.
Il bellissimo incontro finale con Govinda renderà quest'ultimo partecipe della saggezza acquisita dall'amico.
Siddharta è un libro stupendo, mai credo smetterà di affascinarmi tanto. E' una storia di formazione toccante, che anche se ammicca alla via della liberazione del Buddha, mantiene una sua unicità, un suo aspetto proprio. Nel libro emergono tanti significati, frasi su cui riflettere. Si è pervasi continuamente da un sentimento d'amore per l'uomo, per il mondo, si è raggiunti alla fine da una forte sensazione di pienezza, di bellezza, di equilibrio. E rimane sempre la consapevolezza che ogni tentativo di comprensione del testo non sarà mai del tutto concluso.