Savage, Sam - Firmino

Marlene

New member
Il libro alla fine mi e' piaciuto. La storia e' ben sviluppata, la lettura e' molto scorrevole pero' non mi ha conquistato come pensavo..
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Mi avete fatto venire una gran voglia di leggerlo!!!:)
 

lucilla

New member
carino, però.....
sarà che mi ero creata una certa aspettativa, evidentemente troppo alta..
lo consiglio, ma anche dal mio punto di vista, non è un diamante come immaginavo...
:boh:
 

stern

New member
"Se leggere è il vostro piacere e il vostro destino, questo libro è stato scritto per voi".
Detto da Baricco a proposito di questo libro!! Come resistere alla tentazione di leggerlo?? :D
 
Letto, e devo dire che l'ho trovato bello...triste ma bello...mi aspettavo il solito caso editoriale "pompato" invece l'ho letto in pochissimo tempo e mi è dispiaciuto quando è finito. Sono stata molto soddisfatta di averlo letto grazie a voi! ^___^
 

Masetto

New member
Sottoscrivo questa recensione dal Web:

<< Bisogna ammettere che i topi in narrativa non costituiscono una novità: basti pensare a Il topo di campagna e il topo di città di La Fontaine o a Il pifferaio magico dei fratelli Grimm. Senza dimenticare poi l’iconografia cinematografica che ha fatto del fumetto Mickey Mouse un mito, creando successivamente tutta una serie di epigoni targati Disney e non: da Bianca e Bernie a Stuart Little sino a Ratatouille, passando per Topo Gigio e altri.
Al lungo elenco oggi aggiungiamo anche il ratto bibliofilo a firma Savage, benchè il piccolo roditore ci tenga a far distinzioni, lanciando sprezzanti giudizi verso i suoi colleghi di successo: “L’unico genere di letteratura che non riesco a tollerare è quella che riguarda i ratti, e anche i topi. Provo disprezzo nei confronti del buon vecchio Ratto del Vento nei salici. Su Topolino e Stuart Little, ci piscio sopra. Affabili, bonari, carini e astuti, mi rimangono conficcati in gola come lische.
Eccolo Firmino: un personaggio per molti versi fastidiosamente borghese che riscuoterà certo simpatia tra i lettori, specie tra quelli più giovani, senza tuttavia andare a scomodare aggettivazioni superlative.
Firmino è un topo che si nutre di libri, nel senso più ampio del termine. Le pagine sono la sua casa e il suo cibo, per il corpo e per l’anima. È un emarginato che supplisce alla cattiva sorte di tredicesimo figlio malnutrito, con la carta. E la sua, diventa fame capace di superare il mero soddisfacimento del bisogno fisico, per diventare condotta di vita. Sceglie la letteratura come vocazione e le si dedica completamente, impersonificando lo stereotipo del lettore bulimico che elude l’avvilimento generato dalla realtà, mediante la lettura: straordinaria via di fuga verso il sogno, ubriacatura d’inchiostro.
Ne conseguono deliziosi passaggi sul rapporto tra libro e lettore, su quel legame inscindibile con la parola scritta, che si insinua nei pensieri fino a confondersi con la vita vissuta, mescolandosi ai ricordi.
Il plot è semplice e accattivante: un vecchio negozio di libri sito in una Boston fatisciente; un ratto dallo stupefacente quoziente intellettivo che si vorrebbe uomo e che si identifica a tal punto con Fred Astaire, da arrivare a costruirsi un’identità a sua immagine e somiglianza faticando, dunque, ad accettare la propria natura animale riflessa nello specchio; nonché una pioggia di citazioni reali e fittizie con cui l’autore si balocca nel tentativo di far sfoggio della propria conoscenza. Questi i principali ingredienti di un romanzo che sembra ammiccare al lettore, facendo leva su un argomento che non può non stargli a cuore: il culto del libro. L’importanza di quell’isolamento dorato tra le righe che scorrono veloci davanti agli occhi, creando interi mondi nello spazio di pochi capitoli. Quel rapporto simbiotico che si instaura col testo. Quella dipendenza che è veleno e antidoto alla vita.
Anche qui, niente di nuovo. Libri di libri se ne contano parecchi e non di rado gli scrittori hanno puntato il loro interesse sull’atto del leggere e sul suo inestimabile valore.
L’ex professore della Carolina segue, quindi, una scia ben delineata. Nessuno sperimentalismo, solo una variazione in chiave fantastica.
Ma se è vero che è già stato scritto tutto, è vero anche che alla mancata originalità, non risponde uno stile superbo che possa far prediligere il come al cosa. La forma alla sostanza.
E allora perché parlare di romanzo straordinario, come ha fatto Piero Citati?
Firmino è e resta lettura d’intrattenimento, una buona favola. Niente di più.
C’è da interrogarsi su cosa legga Citati, su quali siano i suoi termini di paragone e sul perché di certi entusiasmi facili.
Mistero. >>

Insomma non è un libro che entrerà nella storia. Comunque Savage non scrive affatto male; parecchie pagine (Norman nella libreria, Firmino che immagina di essere Fred Astaire o che vorrebbe usare la macchina da scrivere...) sono davvero belle. Cura molto i dettagli e sa essere spiritoso. Val la pena leggerlo secondo me.
 
Ultima modifica:

risus

New member
... che delusione questo libro... eppure l'idea era buona!!!...:boh:
:boh: non ti rimane niente, si aspetta che la storia decolli, una svolta, un colpo di scena che non arriverà mai... accettabile come lettura, ma non lo regalerei a nessuno 'sto libro... e nemmeno lo consiglierei:mrgreen:
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Per me è un piccolo gioiellino...lo vedo come una fiaba tenerissima, l'autore ci parla attraverso il simpatico "topolino" (ratto!?) dell'incomunicabilità, dell'incapacità o impossibilità di mostrarsi come si è, delle piccole grandi delusioni umane e del contrasto tra apparenza e sostanza (vedi anche il mitico Jerry...). Veramente carino. :D
 

Teina

New member
Ce l'ho sul comodino da un pò di tempo.. Avevo iniziato a leggerlo, ma non mi aveva entusiasmata e quindi, esercitando uno dei diritti del lettore, l'ho abbandonato dopo poche pagine... :D
Visti i giudizi contrastanti però sono proprio curiosa di riprenderlo in mano per decidere a quale delle due fazioni aderire!
 

Spilla

Well-known member
L'ho letto appena uscito ed anche io ho avuto l'impressione che il libro non valesse quanto le critiche davano ad intendere. Un racconto carino, non privo di qualche ridondanza, con qualche squarcio poetico ma che in generale mi ha dato la sensazione di cose già viste.
 

mame

The Fool on the Hill
E' uno di quei libri che restituirei volentieri al libraio. E ho pure speso una cifra perché l'edizione inglese aveva la copertina rigida con il bordino rosicchiato dal topo. Adesso glielo farei mangiare tutto!
 

Spilla

Well-known member
E' uno di quei libri che restituirei volentieri al libraio. E ho pure speso una cifra perché l'edizione inglese aveva la copertina rigida con il bordino rosicchiato dal topo. Adesso glielo farei mangiare tutto!

:D Beh, fossi in te lo terrei solo per la copertina simpatica:mrgreen:
 

mame

The Fool on the Hill
Io l'ho trovata una storia terribilmente stupida. Forse era anche buona l'idea, ma il libro non ha spessore. I personaggi non sanno di niente, non c'è tutta questa profondità umana del topo preannunciata nelle pubblicità al libro, si ammicca in maniera idiota a pulsioni sessuali, anche incestuose (perché tra topi parenti non ce ne sono). In conclusione ci si ricorda solo che il protagonista è un topo. Nient'altro.
 

DoppiaB

W I LIBRI !
Anche io mi associo a chi dice che l'idea di partenza non è male, ma poi...poi niente! Perchè non c'è granchè di esaltante in questo libro.
Voto 2.:boh:
 
Noioso

Pensavo decollasse, invece s'è mantenuto sempre a volo radente. Leggevo e mi aspettavo qualcosa in più, non saprei dire cosa, ma una scintilla che accendesse tutta la legna portata da Savage. Termino il libro e mi sembra di aver buttato via il mio tempo.
L'unico sorriso che mi ha strappato è quando descrive il tentativo di comunicare con delle signore al parco. Mi sono immaginato un ratto che attraversa la strada, si ferma, si alza su due zampe e cade all'indietro. Forse un po' avrei avuto paura se un ratto si fosse fermato e mi avesse guardato.
Non è un libro da rileggere, l'unica cosa positiva è che mi ha permesso di terminare la sfida.
La mia seconda sfida. Per la terza ho scelto (spero), libri più divertenti o più leggibili.
 
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