Dostoevskij, Fedor - L'Idiota

Dovrei fare un breve commento per questo romanzo, ma mi trovo un po’ in difficoltà. E’ già la terza volta che cerco di mettere i miei pensieri per scritto. Spero che questa volta esce qualche cosa di sensato.
In primo luogo devo dire che sono rimasta completamente affascinata, lo trovo un romanzo davvero eccezionale partendo dal suo valore letterario, dai personaggi cosi bene delineati, profondi, dal linguaggio, dal ritmo della narrazione, e tante altre cose che fanno da un testo un romanzo. E già questo per se può bastare per definirlo un romanzo bellissimo.
Ma, oltre questo, c’è una idea che mi ha colpito molto, e che mi perseguita ancora.
Secondo me, il titolo L’idiota è una metafora per l’uomo perfetto di cui erano in ricerca tanti grandi filosofi, e che la Bibbia cerca a insegnarci di essere, e l’intero romanzo è una indiretta risposta a quelle teorie (però eviterei la teoria del Cristo).
La domanda è: come deve essere questo uomo perfetto? Di sicuro dovrebbe essere splendido: estremamente buono, puro, candido, altruista, fiducioso nel prossimo, caritatevole, generoso, ottimista, umile, aperto, ma nello stesso tempo riflessivo….
Solo che se una persona possiede tutte queste caratteristiche, per forza dovrebbe essere un bambino, una persona infantile, che non ha avuto nessuna esperienza diretta con la società. Per rendere più realistica questa persona bisogna necessariamente di mettere nel suo vicino passato un motivo dell’isolamento, e per ciò il principe è stato descritto come un ex paziente della casa di cura…. In tal modo l’autore riesce a introdurre il protagonista nel suo stato puro in società. Certamente, la società non riesce non solo a comprendere ma neanche ad accettare e tollerare un personaggio del genere e il finale è inevitabile… la totale distruzione della anima pura, perché neanche l’amore (il più profondo sentimento) è riuscito a purificare ne la passione, ne l’orgoglio….
 

Vladimir

New member
Dovrei fare un breve commento per questo romanzo, ma mi trovo un po’ in difficoltà. E’ già la terza volta che cerco di mettere i miei pensieri per scritto. Spero che questa volta esce qualche cosa di sensato.
In primo luogo devo dire che sono rimasta completamente affascinata, lo trovo un romanzo davvero eccezionale partendo dal suo valore letterario, dai personaggi cosi bene delineati, profondi, dal linguaggio, dal ritmo della narrazione, e tante altre cose che fanno da un testo un romanzo. E già questo per se può bastare per definirlo un romanzo bellissimo.
Ma, oltre questo, c’è una idea che mi ha colpito molto, e che mi perseguita ancora.
Secondo me, il titolo L’idiota è una metafora per l’uomo perfetto di cui erano in ricerca tanti grandi filosofi, e che la Bibbia cerca a insegnarci di essere, e l’intero romanzo è una indiretta risposta a quelle teorie (però eviterei la teoria del Cristo).
La domanda è: come deve essere questo uomo perfetto? Di sicuro dovrebbe essere splendido: estremamente buono, puro, candido, altruista, fiducioso nel prossimo, caritatevole, generoso, ottimista, umile, aperto, ma nello stesso tempo riflessivo….
Solo che se una persona possiede tutte queste caratteristiche, per forza dovrebbe essere un bambino, una persona infantile, che non ha avuto nessuna esperienza diretta con la società. Per rendere più realistica questa persona bisogna necessariamente di mettere nel suo vicino passato un motivo dell’isolamento, e per ciò il principe è stato descritto come un ex paziente della casa di cura…. In tal modo l’autore riesce a introdurre il protagonista nel suo stato puro in società. Certamente, la società non riesce non solo a comprendere ma neanche ad accettare e tollerare un personaggio del genere e il finale è inevitabile… la totale distruzione della anima pura, perché neanche l’amore (il più profondo sentimento) è riuscito a purificare ne la passione, ne l’orgoglio….

Infatti il termine idiota, preso nella sua radice pura significa "uomo privato di qualche cosa", non voleva per forza dire stupido, ma semplicemente privo di qualcosa. Myskin non ha la capacità di stare in società, non conosce le nostre bassezze, i nostri inganni, le nostre ipocrisie. Ecco perché è un idiota.
 
Infatti il termine idiota, preso nella sua radice pura significa "uomo privato di qualche cosa", non voleva per forza dire stupido, ma semplicemente privo di qualcosa. Myskin non ha la capacità di stare in società, non conosce le nostre bassezze, i nostri inganni, le nostre ipocrisie. Ecco perché è un idiota.

No, no, Vladimirjevic... non è cosi.

Idiòta - Dal latino idiota(m) 'ignorante', che è dal greco idiótìs, derivato di ídios, nel significato di '(uomo) privato', che come tale è considerato 'incompetente, inesperto' rispetto a chi riveste incarichi pubblici, successivamente col significato di 'popolare, plebeo' e poi 'ignorante'. Anche, anticamente, idiòto.
Sostantivo maschile e femminile [plurale maschile idioti, femminile idiote].
In medicina chi è affetto da idiozia.
Nell'uso comune, persona stupida e insensata ma anche, anticamente, rozza e incolta.

Tu invece, stai confondendo il significato della parola handicapato, con quello dell'idiota.
E poi il termine l'idiota etichetano a Myskin le persone quando non riescono ad arrivare alla purezza dei suoi pensieri. La gente comune, cosi detta, la natura umana, in generale, è cattiva, e di solito quando non riesce a capire qualche cosa, lo disprezza come minimo, e nei estremi casi, lo distruge. Ti ricordi la storia della volpe e l'uva di Esopo...?
Non è l'autore che eticheta Myskin con Idiota... sono le persone, l'intera società... proprio perchè non riescono a comprenderlo...
 

Brethil

Owl Member
Pur non avendo ancora terminato la lettura del libro in questione mi sento di dire che anche secondo me il significato del titolo è quello riportato da Nicole.
Questa mia affermazione deriva, ad esempio, dal fatto che Myskin si sente offeso nel momento in cui qualcuno lo accusa di idiozia. Se questo termine fosse usato nell'accezione indicata da Vladimir, ovvero semplicemente "uomo privato di qualcosa", perchè mai Myskin dovrebbe aversene a male sentendosi definire così? :)

"Vorrei farvi notare, Gavrila Ardalionovic", disse il principe, "che io, in passato, sono stato malato e che rischiai davvero di diventare idiota. Ora però sono guarito da tempo e, di conseguenza, mi risulta piuttosto spiacevole sentirmi dare dell'idiota."
 

Vladimir

New member
No, no, Vladimirjevic... non è cosi.

Idiòta - Dal latino idiota(m) 'ignorante', che è dal greco idiótìs, derivato di ídios, nel significato di '(uomo) privato', che come tale è considerato 'incompetente, inesperto' rispetto a chi riveste incarichi pubblici, successivamente col significato di 'popolare, plebeo' e poi 'ignorante'. Anche, anticamente, idiòto.
Sostantivo maschile e femminile [plurale maschile idioti, femminile idiote].
In medicina chi è affetto da idiozia.
Nell'uso comune, persona stupida e insensata ma anche, anticamente, rozza e incolta.

Tu invece, stai confondendo il significato della parola handicapato, con quello dell'idiota.
E poi il termine l'idiota etichetano a Myskin le persone quando non riescono ad arrivare alla purezza dei suoi pensieri. La gente comune, cosi detta, la natura umana, in generale, è cattiva, e di solito quando non riesce a capire qualche cosa, lo disprezza come minimo, e nei estremi casi, lo distruge. Ti ricordi la storia della volpe e l'uva di Esopo...?
Non è l'autore che eticheta Myskin con Idiota... sono le persone, l'intera società... proprio perchè non riescono a comprenderlo...

Dostoevskij stesso lo spiega così... allora ha fatto confusione anche lui. Comunque il significato che gli attribuiva è quello che ti ho spiegato, magari ha forzato la radice greca, attribuendogli quel significato di diverso.
 

bonaparten

New member
Ho 22 anni l'ho letto a 16. Bellissimo! Dovrei rileggerlo. Il Principe Myskin è un bambino dolce, per questo è idiota, è dotato di spirito, è il più intelligente tra i protagonisti e cerca di compiere sempre buone azioni, non in quanto timorato di Dio, ma per sua essenza caratteriale. Altri personaggi favolosi sono Rogozin e Nastas'ja. Figure letali e fatali, ricche di quel fascino satanico che molti personaggi di Dostoevskij hanno. Eh si devo proprio rileggerlo!!
 

shvets olga

Member
1.Dialogo tra Ippolit e principe:
"Comunque mi rendo conto che devo far presto a morire,
altrimenti io stesso... Lasciatemi in pace. Arrivederci! Be', va bene, ditemelo voi come, secondo la vostra opinione, sarebbe meglio morire?... Quale sarebbe il modo piu... virtuoso? Su, parlate!»
«Passate oltre e perdonate la nostra felicita!» rispose il principe sommessamente.
«Ah, ah, ah! Come pensavo! Mi aspettavo proprio qualcosa del genere! Tuttavia voi...
tuttavia voi... Be', si! Sapete parlare molto bene! Arrivederci, arrivederci!»
"Passate oltre e perdonate la nostra felicita!" Buon sostegno morale e buona compassione da quasi Christo! Dostoevskij non per niente ha messo queste parole a bocca di principe,tra l’altro pronunciate e articolate chiaro e tondo. Queste parole fanno cadere a pezzi immagine del principe come “uomo completamente buono”,queste sono parole non di bambino,di uomo generoso,ma sono parole di un adulto cinico.Sembra Dostoevskij suggerisce a noi:” Non bisogna idealizzare il principe”. Dostoevskij descrivendo cosi bene altri personaggi con loro pregi e difetti fa capire che l’uomo con tutti i suoi alti e bassi,perplessita,dubbi,sbagli,nell’insistente ricerca di Dio ecc. e’ vero,e’capace cambiarsi.




2.Hans Holbein Christo Morto
http://nearyou.ru/100kartin/100karrt_18.html
"Nel 1867 quando Dostoevskij lo vide a Basilea, s'impressionò al punto di essere quasi colpito da una crisi epilettica"

Citazione dal romanzo:
da SPIEGAZIONE di Ippolit
"Il quadro rappresentava il Cristo appena deposto dalla croce. Mi sembra che i pittori abbiano tuttora l'abitudine di rappresentare Cristo sulla croce, oppure nella deposizione, con un viso di bellezza straordinaria; essi cercano di conferirgli questa bellezza anche fra le torture piu atroci. Nel quadro di Rogožin di bellezza non ce n'e neanche l'ombra, c'e solo il cadavere di un uomo che ha subito indescrivibili torture prima di finire sulla croce. E stato ferito, battuto dalle guardie, percosso dal popolo mentre portava la croce sulle spalle, e caduto sotto il peso della croce e ha subito per sei ore il supplizio sulla croce (cosi per lo meno ho calcolato io). E il viso di un uomo che e stato tolto or ora dalla croce, che ha ancora in se qualche barlume di vita, di calore, non si e ancora irrigidito nella morte. Dal suo viso dunque traspare la sofferenza come se ancora soffrisse (questo l'artista lo ha colto molto bene). Quel viso non e stato affatto risparmiato, esso e esattamente come quello di un cadavere che ha subito tali torture. So che la chiesa cristiana ha stabilito sin dai primi secoli che Cristo non soffri metaforicamente ma realmente e che il suo corpo fu sottoposto sulla croce alle leggi della natura in tutto e per tutto. Nel quadro questo viso e tumefatto dai colpi, gonfio, ricoperto di lividi terribili, sanguinanti, gli occhi sono spalancati, le pupille sono storte, il bianco degli occhi luccica di un riflesso vitreo, cadaverico. Lo strano e che quando guardi quel corpo straziato, ti viene una domanda curiosa e particolare: se era quello il corpo (e doveva essere proprio cosi) che videro I suoi discepoli, soprattutto i suoi futuri apostoli, le donne che lo avevano seguito e assistito vicino alla croce, che credevano in lui e lo adoravano, come potevano essi credere, guardando un cadaver ridotto cosi, che quel martire sarebbe risorto? Viene spontaneo pensare che se la morte e cosi terribile e se sono cosi potenti le leggi della natura, come e possibile sconfiggerle? Come fare a sconfiggerle se non ci e riuscito neanche colui che aveva superato le leggi della natura durante la sua vita, l'aveva piegata a se, colui che aveva pronunciato "Talitha cumi!" e la fanciulla si era alzata; "Lazzaro, alzati!" e il morto era risorto? Contemplando quel quadro la natura appare come una belva enorme, implacabile e cieca, oppure, per usare una espressione piu esatta, anche se strana, come una macchina gigantesca nuovissima, che senza pensarci ha afferrato, dilaniato e inghiottito,senza provare alcuna compassione, un essere sublime e inestimabile, lo stesso essere che da solo valeva piu della natura e di tutte le sue leggi, piu della terra che era stata creata forse solo per consentire la manifestazione di quell'essere! In quel quadro si esprime il concetto di una forza oscura, nuda, eterna e inconsapevole alla quale tutto e assoggettato e concesso malgrado il proprio volere. Le persone che circondavano il morto, che non appaiono nel quadro, quella sera dovevano essere in un terribile stato di ansia e turbamento che aveva distrutto tutte le loro speranze e la loro fede in un colpo solo. Forse si separarono oltremodo impauriti anche se portavano dentro di se un pensiero grandioso che mai niente avrebbe strappato loro. E se il Maestro avesse visto l'immagine del suo cadavere alla vigilia dell'esecuzione, sarebbe salito sulla croce e sarebbe morto cosi? E una domanda che ti viene spontanea, quando contempli quel quadro."
 

Brethil

Owl Member
Terminata da poco la lettura di questo libro, non posso che confermarne la bellezza.
La figura del principe mi è assolutamente indigesta, più andavo avanti nella lettura e più avrei voluto scuoterlo data la sua assoluta mancanza di decisione e incisività rispetto agli altri personaggi, tutti a loro modo interessanti o almeno particolari.
Le continue digressioni e flussi di pensieri dei vari personaggi non mi hanno reso la vita facile, però una volta entrati nella complessa rete tessuta dall'autore si passa sopra a questo e anche al continuo cambio di nomi che all'inizio mi ha disorientata non poco.
I passaggi che più mi hanno colpita riguardano la descrizione che Myskin fa degli attimi che precedono le sue crisi epilettiche, attimi in cui dice di sentirsi vivo:
"Quei momenti erano uno sforzo straordinario dell'io e della sua possibilità di percepire il sè in modo immediato. Se in quel secondo, cioè nell'ultimo istante in cui l'imminenza dell'attacco lo lasciava cosciente, egli, in piena lucidità, fosse riuscito a dire a se stesso:"Sì, per questo istante si può dar la vita!", allora, certamente, quell'istante avrebbe avuto davvero il valore di una vita intera."
I personaggi a cui mi sono più affezionata sono Natass'ja con tutti i suoi eccessi, Rogožin con le sue ossessioni e Kolja che mi ha ricordato in certa misura proprio Myskin.
Nota di merito allo spassosissimo personaggio che è il generale Ivolgin :D
 

shvets olga

Member
Penso che a voi sara' interessante sapere come Dostoevskij immaginava il suo idiota:
il tentativo di determinare il viso d'idiota:
http://az.lib.ru/img/d/dostoewskij_f_m/text_0810/dostoevsky_risunki-4.jpg

immagine del viso dell'idiota nella prima edizione 1867:

http://az.lib.ru/img/d/dostoewskij_f_m/text_0810/dostoevsky_risunki-5.jpg

Schizzo del ritratto dell'idiota:
http://az.lib.ru/img/d/dostoewskij_f_m/text_0810/dostoevsky_risunki-6.jpg

Ultimo ritratto:
http://az.lib.ru/img/d/dostoewskij_f_m/text_0810/dostoevsky_risunki-8.jpg
 

LORENZØ MORO

New member
Io sono alla 156 esima pagina. Confeso che il libro mi sta piacendo molto anche se la figura del principe mi pare un po' sbiadita. Sembrano molto meglio ben tracciati i protagonisti. Sono rimasto incantato dalle descrizioni emotive del condannato a morte e della giovane tisica alla quale diede un bacio... carezzevole. Ma inizio a perdermi coi nomi russi e la quantità di personaggi che entrano in scena. Ero abituato alle Memorie del sottosuolo o a Delitto e castigo dove in fondo il numero dei personaggi era decisamente più gestibile, almeno per me che sono solo al terzo libro di Dostoevskij... cmq, volevo salutare tutti.. mi sono appena iscritto (è la mia prima iscrizione ad un forum)..:)
 

shvets olga

Member


Molti filologi hanno rivolto l'attenzione su nome d'idiota- Lev Nikolaevic Myshkin :

Lev-leone
Myshkin- deriva da parola topo ( in russo мышь). Lev Myshkin in italiano Leone del Topo.


Nulla viene fatto per caso.
 

Zefiro

da sudovest
ciao tesoro!
Teoria interessante la tua sui nomi russi, praticamente una lenta tortura :mrgreen: comunque la prossima volta mi faccio una legenda e me la sbatto in prima pagina :wink:

Funziona Darida. Garantito al limone. Io faccio così da sempre con i grandi romanzi russi e funziona alla grande. In verità mi son trovato a fare cose del genere anche in altri casi, per esempio le mie copie dei libri di Austen sono istoriati di complicatissimi diagrammi che esemplificano le relazioni amicali e parentali: sono così intricate che senza non se ne esce fuori :)

In fondo non è che una variante home made di quanto si trova nei testi teatrali e in molti gialli, che all'inizio propongono la lista dei personaggi principali ciascuno accompagnato da mezza riga di spiega riassuntiva

Ho amici, (ne ho in mente in particolare una) che addirttura si mettono a pc per fare qs lavoretto quando necessario in modo che risulti più ordinato e poi si tengono il foglio a stampa lì come segnalibro pronto per la consultazione. Personalmente non arrivo a questo punto anche perchè così credo sia un livello che si approssima al patologico :wink:.

Vuoi mettere un bel "casino" fatto a penna pieno pieno di correzioni e cancellature che segue un ordine logico comprensibile solo a te stesso? :mrgreen:
 

pigreco

Mathematician Member
Ho terminato stamani la lettura di questo libro. A differenza di quel che ho letto in molti commenti non ho trovato per niente pesante questa lettura, e i punti in cui Dostoevskij si concede delle divagazioni sono stati anzi quelli che ho preferito (penso ai capitoli dedicati alla lettera di Ippolit, penso alle dicagazioni "napoleoniche" del vecchio generale).

Semmai, pur apprezzando nel corso della lettura questo romanzo, arrivato al termine mi mancava un po' il senso profondo che c'era racchiuso dietro (sempre che un senso profondo ci sia... non sono sicuro che ogni romanziere durante la stesura di un capolavoro volesse esprimere tutti quei concetti che gli vengono attribuiti poi dai critici).

Come insegna Calvino, ho sempre cercato di stare alla larga il più possibile da critiche sui romanzi, però in questo caso ammetto che il saggio di Hesse alla fine del volume (edizione Mondadori) mi ha aperto gli occhi su aspetti e significati che di primo acchito mi erano sfuggiti (il rischio di leggere una critica a caldo è quello di essere poi condizionati sulle riflessioni a proposito di un romanzo, ma in questo caso, visto anche lo spessore del critico, ho preferito fare un'eccezione).

Di conseguenza trovo molto interessante il paragone tra il principe e Gesù e soprattutto trovo verosimile la ragione per la quale il protagonista non riesce ad integrarsi a pieno con il resto della società. Sugli scopi filosofici per i quali Dostoevskij ci presenta un personaggio del genere preferisco non entrare in merito, anche se la motivazione di Hesse è assai convincente e intrigante (preferisco non entrare in particolari sia perchè rischierei di svelare troppo del libro a chi non l'ha letto, sia perchè trattandosi di un saggio molto breve credo sia meglio rimandare all'originale piuttosto che "sporcare" dei pensieri molto alti con il mio pessimo italiano).

In conclusione direi che si tratta di un romanzo molto bello, leggerlo è stata sicuramente un'esperienza importante anche se con certi autori si va quasi sempre sul sicuro... Voto? 4/5 (comincia a starmi stretta questa scala da 1 a 5... diciamo 8 e mezzo come ai tempi del liceo!!!).
 

Dallolio

New member
Anche per me è difficile commentare questo testo di una profondità assoluta, anche se nella mia personale classifica arriva quarto, dopo ai fratelli Karamazov, i Demoni, l'Adolescente (secondo me è un libro stupendo anche se spesso la critica così non ha visto).
Tra i personaggi secondari mi è piaciuto particolarmente il vile Ganeka, anche se "scompare" a un certo punto della storia, diventando un personaggio secondario... il finale mi lasciò agghiacciato e senza parole...
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Eccomi (quasi) pronta per inserire il mio commento di questo considerevole romanzo,che ho terminato di leggere ieri con il gruppo di lettura estivo.Riporto di seguito ciò che ho scritto proprio x il GL.
La prima cosa che mi viene da fare è il confronto con Delitto,avendolo letto qualche mese fa.
Ne L'idiota ho trovato un numero superiore di personaggi,ma per fortuna, dopo l'iniziale confusione con i nomi,sono riuscita sempre a distinguerli e conoscerli man mano che le pagine scorrevano.Mi è venuto in mente un paragone tra Rasko e Ganja,riferito al ruolo che entrambe le sorelle rivestono nella loro vita:sono (o vorrebbero) essere un conforto materiale e morale.
Anche io ho notato,come pigreco,l'iniziale dei nomi delle 3 sorelle Epancin (come per Svevo ne La coscienza).
Alcune descrizioni mi hanno fatto pensare anche ad un altro nostro grande autore,Leopardi,quando Dosto parla della natura matrigna,tema sempre presente nelle poetica leopardiana.
La "spiegazione" di Ippolit mi ha molto affascinata e non l'ho trovata per niente superflua,come del resto ogni passo,ogni descrizione,ogni pensiero che ho letto non è stato per me assolutamente in più nel contesto dell'opera.
Ogni personaggio è legato agli altri,in primis il protagonista,Myskin,che con la sua eterna indecisione (mi ricorda molto me stessa) ha coinvolto 2 donne (Nastasja e Aglaja,entrambe affascinanti e desiderabili) e 2 uomini (Ganja e Rogozin,molto diversi tra loro) in un vortice di passione,bugie,intrigo e confusione,fino al tragico epilogo.
Del resto anche le donne si sono comportate in maniera piuttosto indecisa,senza esprimere mai in maniera definitiva la loro scelta d'amore.Probabilmente il principe le amava davvero entrambe,o forse non era assolutamente capace di amare,ma solo di provare pietà e compassione,come diceva lui stesso.
La sua presunta idiozia (crisi epilettiche a parte) era secondo me solo troppa ingenuità e spontaneità nel riferire il proprio pensiero,senza badare,prima di esprimerlo (perchè poi dopo se ne rende conto) a ciò che le altre persone avrebbero potuto intendere.Lui era per l'epoca un vero anticonformista,e forse per questo motivo non poteva essere completamente accettato dalla nobile società russa che teneva molto all'etichetta.
Non importa come sia finita la storia,perchè il piacere di leggere sta in ogni pagina,in ogni sfumatura dei vari personaggi,in tutte le descrizioni presenti,che sanno affascinare il lettore e coinvolgerlo pagina dopo pagina in un racconto con continui cambiamenti e mai noioso.
Il mio giudizio finale è : opera maestosa e coinvolgente,che seduce il lettore attraverso i vari personaggi,con le loro caratteristiche e i loro legami.
 

SALLY

New member
C'ho messo veramente tanto a finirlo,ma è un capolavoro Dostoevskijano,ci sono un 'infinità di personaggi,ogniuno con un proprio carattere (o non carattere) definito,Dosto descrive benissimo le pecche e le storture della Russia del suo tempo,la decadenza al tempo degli zar,il principe Myskin è un'anima candida,un bambino nel corpo di un'uomo,la bellezza salverà il mondo...e lui solo quello vedeva,solo il lato buono delle cose,in una società corrotta e calcolatrice poteva solo essere tacciato di idiozia.I punti che più mi hanno colpito sono la sensazione che provava quando la sua malattia stava arrivando,il monologo che fece sulla chiesa romana e il carattere border line di Nastasja,stucchevoli invece i capricci di Aglaja.Le avrà amate tutte e due? o ha deciso per quella che più gli ispirava pietà? forse Myskin era più proiettato verso una specie d'amore universale che non di coppia,in un certo qual modo mi ha ricordato il piccolo principe (non sò se per associazione di titolo o carattere).Il finale un pò me l'aspettavo.Voto 4,90/5
 

Zefiro

da sudovest
l'idiozia del principe

"L'idea principale del romanzo è di rappresentare un uomo positivamente buono. Non c'è nulla di più difficile al mondo e specialmente adesso. Tutti gli scrittori, non solo i nostri ma anche quelli europei, che hanno affrontato la rappresentazione di un uomo "positivamente" buono, hanno fatto fiasco. È un compito smisurato. Il bello è un ideale, ma l'ideale non è nostro, né la civile Europa l'ha minimamente elaborato. Nel mondo c'è un essere positivamente buono, Cristo, così che l'apparizione di questo essere smisuratamente, illimitatamente buono, è naturalmente un miracolo sconfinato".

Così scriveva Dostoevskij in una lettera alla nipote del 13 gennaio 1867. (Cit. ripresa dall’introduzione dell’ edizione Garzanti)

Non ci sono parole per commentare questo romanzo. Immenso. E con immenso piacere riletto a distanza di anni.

Da qualche parte lessi che Dosto utilizzava il termine “prekrasnyj” che starebbe a significare qualcosa di ultimo ed assoluto, non semplicemente bontà, ma di più: lo splendore della bellezza.

Opera molto cristiana nella sua concezione progettuale, senz’altro. Ma c’è qualcosa di più universale, più umanamente assoluto a mio avviso. Il potere dirompente, eversivo, irresistibile ed finanche violento della compassione. Compassione intesa non meramente come partecipazione più o meno profonda alla sofferenza dell’altro, o caritatevole e pietistica disponibilità ad un aiuto, ma molto di più.

La capacita, la possibilità di un punto di incontro tra la radice del dolore dell’uno e la assoluta disponibilità dell’altro a farsene carico in modo totale prendendola su di sé, travolgendo dell’altro ogni difesa, rendendo all'altro possibile ed inevitabile la cosa più difficile: la resa. “Prekrasnyj”: questa l’diozia del principe Miskin.

Dostoevskij riesce a raccontarci la bellezza assoluta: un capolavoro. 5/5.
 

asiul

New member
La magnificenza de L'Idiota

La “malattia” come salvezza dal mondo che non gli appartiene più.

"Prekrasnyj" ovvero, come già spiegato da Zefiro, lo splendore della bellezza è il/nel principe Lev Nicolaevic Myskin.

E allora perché "L'idiota"?...semplice.Perché come a volte accade, spesso ciò che non si comprende si tende ad etichettarlo come diverso, approfittando della sua bontà.

Questo splendore è il metro della società narrata nel romanzo. Di volta in volta i personaggi dell'Idiota si confrontano con Myskin e rimangono attratti o vengono respinti dal suo prekrasnyj.
M’è piaciuto molto. Per me il migliore di Dostoevskij.

Affascinanti alcuni personaggi..C’è Rozokin, il male,l’oscuro. Un mercante travolto dalla passione. E la bella Nastasja che alla salvezza offertale da Myskin sceglie la perdizione di Rogozin, divenendone la vittima. Poi la "donnetta" tutta capricci innamorata di Myskin. Aglàja.
E soprattutto abbiamo il romanticismo di Myskin che ricorda molto il Don Chisciotte di Cervantes che lotta contro i suoi mulini a vento; con la sua lotta tra il bene e il male. Un male combattuto (come già detto prima di me) con la compassione. Guidata dalla fiducia cieca verso il prossimo che non sa che farsene perché troppo contaminato dalla vita.

Di Dostoevskij ho sempre amato la sua capacità di descrivere la crudezza della vita in tutti i suoi aspetti più amari sempre senza sbavature, con perfezione.

Anche per me un capolavoro 5/5
 

Frundsberg

New member
Lo so Maestro,
sono un "camice bianco", un "zirutja movie" e dovrei pensare ai fatti miei.
Avete ragione da vendere ma, vedete, mia madre è nata e vissuta a lungo a Vladivostok (Russia che non conta, so anche questo), e fin da quando ero un fantolino mi leggeva le vostre opere nella vostra lingua.
Diceva che così mi abituavo alla sonorità della pronuncia.
E questo vostro capolavoro, non conosco parola più grande, l'ho poi riletto. Da solo.
Shine, Maestro!
Che cosa significa? Be', è intraducibile in russo e anche, sì, anche in italiano.
Vuol dire eccezionale, qualcosa che va oltre, insomma, il non plus ultra.
Quante lingue ho scomodato, Maestro, per definire una sola parola: Genio.
Myskin, la sua ingenua purezza, il fiato che si vede quando parla...perché voi lo avete disegnato anche se non sapevate disegnare. E come si infiamma ed accende quando l'inarrivabile Nastas'ja è con lui...
La descrizione della "febbre cerebrale" che noi che abbiamo terminato gli studi di Medicina sappiamo (ma che sappiamo?) chiamarsi epilessia.
La solitudine, Maestro, la tristezza e lo squallore del rapido secondo che intercorre fra l'attesa di vederla ed il sembiante.
Io non lo so, per me Myskin ha un volto...e non è il volto pallido e sofferente che gli editori danno ai ritratti in copertina.
E' il vostro volto, Maestro.
Voi studiavate Medicina, ricordo.
Non l'avete terminata.
Ma sapete che vi dico?
Non vi siete perso nulla, credetemi.
Noi tentiamo di salvare la vita...voi, Maestro, semplicemente, la donate.
Salutatemi Kafka là dove siete ora, Maestro.
Sono sicuro che anche a lui farà un pocolino di piacere sapere che un misero cerusico non ha parole tranne una.
Grazie.

Frundsberg
 

pigreco

Mathematician Member
Lo so Maestro,
sono un "camice bianco", un "zirutja movie" e dovrei pensare ai fatti miei.
Avete ragione da vendere ma, vedete, mia madre è nata e vissuta a lungo a Vladivostok (Russia che non conta, so anche questo), e fin da quando ero un fantolino mi leggeva le vostre opere nella vostra lingua.
Diceva che così mi abituavo alla sonorità della pronuncia.
E questo vostro capolavoro, non conosco parola più grande, l'ho poi riletto. Da solo.
Shine, Maestro!
Che cosa significa? Be', è intraducibile in russo e anche, sì, anche in italiano.
Vuol dire eccezionale, qualcosa che va oltre, insomma, il non plus ultra.
Quante lingue ho scomodato, Maestro, per definire una sola parola: Genio.
Myskin, la sua ingenua purezza, il fiato che si vede quando parla...perché voi lo avete disegnato anche se non sapevate disegnare. E come si infiamma ed accende quando l'inarrivabile Nastas'ja è con lui...
La descrizione della "febbre cerebrale" che noi che abbiamo terminato gli studi di Medicina sappiamo (ma che sappiamo?) chiamarsi epilessia.
La solitudine, Maestro, la tristezza e lo squallore del rapido secondo che intercorre fra l'attesa di vederla ed il sembiante.
Io non lo so, per me Myskin ha un volto...e non è il volto pallido e sofferente che gli editori danno ai ritratti in copertina.
E' il vostro volto, Maestro.
Voi studiavate Medicina, ricordo.
Non l'avete terminata.
Ma sapete che vi dico?
Non vi siete perso nulla, credetemi.
Noi tentiamo di salvare la vita...voi, Maestro, semplicemente, la donate.
Salutatemi Kafka là dove siete ora, Maestro.
Sono sicuro che anche a lui farà un pocolino di piacere sapere che un misero cerusico non ha parole tranne una.
Grazie.

Frundsberg

Beh, caro Frundsberg, a questo punto attendo che tu lasci un commento della stessa levatura anche nel post del romanzo che, per il momento, ho più amato di Dostevskij, ovvero "I demoni". Credo che "L'idiota" sia un libro bellissimo, il protagonista è davvero spettacolare, però nei Demoni ho trovato quella coralità di voci, quegli aspetti politico/sociali che davvero mi hanno aperto la mente e mi hanno fatto crescere.

Mi piacerebbe anche conoscere la tua opinione sull'eterno dilemma "Tolstoj o Dostoevskij?". Purtroppo io non sono ancora in grado di dire la mia dato che se del secondo ho letto abbastanza (dei capolavori mi manca solo "Delitto e castigo", ma è uno di quei libri di cui rimando la lettura per "poterlo ancora leggere...") del primo non ho ancora mai letto nulla, quasi ne provassi una sorta di timore reverenziale. Sicuramente comincerò da "Anna Karenina", non fosse altro che già si trova nella mia libreria. Diciamo che a naso mi sento molto più vicino al buon Fedor.
 
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