La poesia del giorno....

qweedy

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Un monologo, più che una poesia:

“O troppo alta, o troppo bassa
Le dici magra, si sente grassa
Son tutte bionde, lei e’ corvina
Vanno le brune, diventa albina
Troppo educata, piaccion volgari
Troppo scosciata per le comari
Sei troppo colta preparata
Intelligente, qualificata
Il maschio e’ fragile, non lo umiliare
Se sei piu’ brava non lo ostentare
Sei solo bella ma non sai far niente
Guarda che oggi l’uomo e’ esigente
L’aspetto fisico piu’ non gli basta
Cita Alberoni e butta la pasta
Troppi labbroni non vanno piu’
Troppo quel seno, buttalo giu’
Bianca la pelle, che sia di luna
Se non ti abbronzi, non sei nessuna
L’estate prossima con il cotone
Tornan di moda i fianchi a pallone
Ma per l’inverno la moda detta
Ci voglion forme da scolaretta
Piedi piccini, occhi cangianti
Seni minuscoli, anzi giganti
Alice assaggia, pilucca, tracanna
Prima e’ due metri, poi e’ una spanna
Alice pensa, poi si arrabatta
Niente da fare, e’ sempre inadatta
Alice morde, rosicchia, divora
Ma non si arrende, ci prova ancora
Alice piange, trangugia, digiuna
E’ tutte noi, e’ se stessa, e’ nessuna.”

Lella Costa
 

qweedy

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NEL MESE DI MAGGIO​

Dal mio giardino si vedono così e non si possono spiegare
l’accordo dell’azzurro rarefatto e quello del verde
che sale e si fa spazio in certe mattine di maggio
quando il calore viene sulle braccia scoperte
e tocca il tendine d’azzurro e il tendine di verde
che credevamo spenti, nella nostra testa di oggi,
tanti anni fa. In mattine così, la terra si piega
e si anima in cose inanimate come i sassi
nel brulichìo nascosto dalle foglie, nel nostro
essere muti e felici di non avere un nome.

Forse daremo un nome a questa luce sugli occhi,
alla rondine scolpita dall’aria mentre passa,
all’ombra durata un battito sulle nostre mani;
forse saremo infanzia e chiuderemo il pericolo
nel nome del pericolo e allontaneremo le nostre spalle
dalla città abbagliata e splenderanno amate dal caso
e dal vento le nostre impronte quando qualcuno chiuderà
il cancello dietro a noi, e ci guarderà partire.

Pierluigi Cappello
 

qweedy

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Mi porto dentro
i miei volti precedenti
come un albero
contiene i suoi anelli.
Io sono la loro somma.
Lo specchio vede solo
il mio ultimo volto
ma io sono anche tutti
quelli precedenti.

Tomas Tranströmer
 

Shoshin

Goccia di blu

NEL MESE DI MAGGIO​

Dal mio giardino si vedono così e non si possono spiegare
l’accordo dell’azzurro rarefatto e quello del verde
che sale e si fa spazio in certe mattine di maggio
quando il calore viene sulle braccia scoperte
e tocca il tendine d’azzurro e il tendine di verde
che credevamo spenti, nella nostra testa di oggi,
tanti anni fa. In mattine così, la terra si piega
e si anima in cose inanimate come i sassi
nel brulichìo nascosto dalle foglie, nel nostro
essere muti e felici di non avere un nome.

Forse daremo un nome a questa luce sugli occhi,
alla rondine scolpita dall’aria mentre passa,
all’ombra durata un battito sulle nostre mani;
forse saremo infanzia e chiuderemo il pericolo
nel nome del pericolo e allontaneremo le nostre spalle
dalla città abbagliata e splenderanno amate dal caso
e dal vento le nostre impronte quando qualcuno chiuderà
il cancello dietro a noi, e ci guarderà partire.

Pierluigi Cappello
Magnifica.Struggente.Pierluigi allunga la mano sua sui nostri cuori.
 

Shoshin

Goccia di blu
Ninna nanna pagana.

Sotto il mandorlo
c'è una bambina che prega:
"Nuvole fatemi le ali
per volare oltre il mio vestito
vento fammi i capelli verdi
lunghi come le alghe
pioggia fammi gli occhi
spilli per valicare le fortezze
delle facce, gli scudi
dei cappotti, foresta
fammi il cuore
di lupo e di grandine
per vegliare sopra i malumori
e tu dio del sonno
fammi un morbido aperto
petto che vengano tutti
tutti a bere, i sogni affollati
dietro il vetro della fronte”.

Chandra Candiani da 'La nave di nebbia.' Ninnenanne per il mondo. La biblioteca di Vivarium
 

qweedy

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L'ora del piombo

Dopo un grande dolore
viene un sentimento formale
i nervi, siedono cerimoniosi come tombe
il cuore irrigidito si chiede
se proprio lui ha sopportato,
e se fu ieri, o secoli fa.
I piedi, meccanici,
vagano su una strada legnosa
se di terra o di aria o niente
ormai indifferenti.
Appagamento di quarzo, come pietra.
Questa è l’ora di piombo,
ricordata da chi sopravvive,
come gli assiderati ricordano la neve:
prima il gelo, poi lo stupore,
poi l’abbandono.

Emily Dickinson
 

Shoshin

Goccia di blu
Ninna nanna tibetana.

Le campane non suonano
aprono un vuoto nel petto
che risuona a ogni suono.
Se proprio vuoi dormire,
guarda oscillare il corpo:
il sogno di un mondo
con le pareti.
Porta con te i grani del mala
infilàti sul filo dell'eternità
ti diranno come tornare
da ogni luogo sveglio,
vivi come in un libretto d'istruzioni
per diventare invisibili.

Chandra Candiani da 'La nave di nebbia'

FB-IMG-1716072355442.jpg


Dalla pagina FB di Chandra.
 

qweedy

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RONDEAU

Con questa lingua nuda e in nessun luogo,
né visto mai in piena luce da alcun occhio,
se non dai miei guardando i tuoi celesti,
io mare chiamerei quel tuo celeste,
castello il lume del tuo tacere straniero
e primavera il solco lungo del tuo petto;
guardandoti, nella bufera di me che cresce,
sarei falchetto se non tacessi guardandoti,
in questa lingua nuda e in nessun luogo.

In nessun luogo, amore, ma soltanto in questo,
l’amore ti direi che è come un cerchio,
il sotto e il sopra, gemma e radice in rima
e nel chiarore sul filo della tua schiena,
grido il chiaro della luna del medesimo chiarore,
bellezza sono le mani strette in una treccia,
le mie, le tue, e attorno il braccio della notte
che si apre in luce, fiutandoti, e in bianco,
in nessun luogo, amore, ma soltanto in questo.

In nessun luogo ma qui io ti vorrei,
cullandoti nel su e giù delle parole,
parole come fragole ti darei,
che la vita attorno è una tempesta,
io e te mare fermo in mezzo alla tempesta
e mescolando i tuoi con i miei capelli,
più tuo, amore, il volto tuo sarebbe,
più nome il nome tuo, con tutto il resto straniero,

in questa lingua nuda e in nessun luogo.

Pierluigi Cappello
(da Dittico, Liboà, 2004)
 

qweedy

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Cuore nel cuore. E respiro nel respiro.
Così vicino a me, tanto da non vederti.
Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro.
Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti.

Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle.
Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie.
Mi aprivo alle ombre dei boschi che venivano incontro
e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte.

La lontananza inspiravo in un sorso enorme.
Premevo vento, nubi e stelle al mio petto.
E nel cerchio stretto di un abbraccio
ho rinchiuso l’infinito intero del mondo

Blaga Dimitrova - Abbraccio
 

qweedy

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Che l'amore sia tutto quel che c'è
E' quello che sappiamo dell'amore.
Talvolta con il cuore
Raramente con l'anima
Quasi mai con la forza
Pochi amano veramente.
A tutti è dovuto il mattino
Ad alcuni la notte
A solo pochi eletti
La luce dell'aurora.

Emily Dickinson
 

qweedy

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Non esistono al mondo uomini non interessanti.
I loro destini sono come le storie dei pianeti.
Ognuno ha la sua particolarità
e non ha un pianeta che gli sia simile.
E se uno viveva inosservato
e amava questa sua insignificanza,
proprio per la sua insignificanza
egli era interessante tra gli uomini.
Ognuno ha il suo segreto mondo personale.
In quel mondo c’è l’attimo felice
e c’è l’ora più terribile,
ma tutto ci resta sconosciuto.
Quando un uomo muore,
muore con lui la sua prima neve,
e il primo bacio e la prima battaglia.
Tutto questo egli porta con sé.
Rimangono certo i libri,
i ponti,
le macchine,
le tele dei pittori.
Certo, molto è destinato a restare,
eppur sempre qualcosa se ne va.
È la legge d’un gioco spietato.
Non sono uomini che muoiono, ma mondi.

(Evgenij Aleksandrovič Evtušenko - da “Uomini”)
 
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