Importanza dell'incipit

Pietro

New member
L'incipit più bello che ho mai letto è quello di Moby Dick: Call me Ismael. Non so perché, ma bastano queste tre semplici parole a catturare l'attenzione del lettore.
 

bornin48

New member
"Era la vigilia di Natale e per il terzo anno consecutivo Leonard stava dando fuoco alla casa dei vicini"

Meno un'ora dopo ero in libreria a comprare questo libro... Adesso ho tutta la serie...
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ho trovato questo incipit su un sito Internet e mi è venuta voglia di leggere il libro :D

L'incantesimo di Frida K. - Kate Braverman

Nella pioggia sono nata e nella pioggia morirò. Che mi conoscano come fiume, come porto. Di me diranno che ero una sgualdrina sboccata come un marinaio. Non ricorderanno l'eleganza e il riserbo. Diranno che guardandomi negli occhi hanno contato centoquarantasei pellicani in volo lungo una linea tremolante su un lungomare al tramonto.
Gli uomini non hanno un lessico per occhi come questi. Castani, calcolatori e predatori. Agli uomini manca la gamma dei colori, la tavolozza.
 
Oggi mi sono imbatutta in un incipit molto insolito, che mi ha colpito tanto:

"Avrei voluto che mio padre e mia madre, o in verità entrambi, poiché entrambi erano tenuto a farlo, pensassero a quello che facevano quando mi hanno concepito; se avessero debitamente considerato quanto alta fosse la posta in gioco; -- che non solo ne sarebbe derivata la procreazione di un Essere razionale, ma che molto probabilmente la felice conformazione e costituzione fisica del suo corpo, forse il suo ingegno e la struttura stessa della sua mente; -- e per quanto potevano saperne, perfino la fortuna di tutta la sua famiglia avrebbero potuto essere condizionati dagli umori e dalle inclinazioni prevalenti in quel momento: --- Se avessero debitamente soppesato e riflettuto a tutto ciò, e agito di conseguenza, --- sono profondamente convinto che il posto da me occupato nel mondo sarebbe stato molto diverso, da quello in cui è probabile che il lettore mi veda."

Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo
 

Apart

New member
Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto.

(John Fante, Chiedi alla polvere)
 

Longher

Wine Drinker Member
Da: L'ulitmo vero bacio di James Crumley

"Alla fine lo beccai, Abraham Trahearne: lo beccai che beveva birra in compagnia di un bulldog alcolizzato, tale Fireball Roberts, in una sgangherata bettola appena fuori Sonoma, California, intento a spremere anche le ultime gocce di un bel pomeriggio di primavera."

Mi sono bastate queste poche righe per farmi acquistare il libro e non sono riuscito a staccarmene finché non l'ho finito, con un incipit così non poteva essere brutto...:ad:
 

Felixx

New member
Tyler mi trova un posto da cameriere, dopodichè c'è Tyler che mi caccia una pistola in bocca e mi dice che il primo passo per la vita eterna è che devi morire. Per molto tempo però io e Tyler siamo stati culo e camicia. La gente sempre a chiedermi se sapevo o no di Tyler Durden. Con la canna della pistola schiacciata in fondo alla gola Tyler dice: "Non moriremo sul serio".

Questo incipit di "Fight club" mi ha molto colpito fino ad acquistare il libro:mrgreen:
 

Nikki

New member
Non servon più le stelle

Una libreria di noce

Lungo le pareti del mio studio c'era una libreria di legno di noce, fatta su misura da un falegname di fama, come ce n'erano una volta. Zoccoli rotondi alla base, un armadio chiuso fino all'altezza di un metro e poi i palchetti con i libri in mostra fino al soffitto. Un'esposizione molto curata.
Ero stato incerto se mettere in fila i libri di una stessa collana oppure di uno stesso argomento e alla fine avevo scelto di tenere unite le collane. Tanti bei colori, una fila verde, una marrone, una bianca, e altro ancora.
Mi era parso che tutte le persone entrate nel mio studio si fossero guardate attorno ammirate. C'era stato però anche chi aveva avuto l'aria di considerarmi solo un maniaco dell'ordine o addirittura uno per il quale i libri altro non sono che arredamento.
Ero comunque convinto del fatto mio: quella accuratezza era dovuta, perché i libri erano la mia storia. Tanto che chi avesse letto anche solo i titoli avrebbe capito tutto di me. Ed essere capiti è tra le cose più importanti di questo mondo.






Io giudico i libri dagli incipit. L'incipit è l'apparenza che suggerisce la sostanza.
 

pigreco

Mathematician Member
Il miglior incipiti di sempre? Troppo facile!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

"Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era cosí recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito."

Vi segnalo un sito in cui sono raccolti gli incipit di un numero considerevole di romanzi:

http://www.incipitario.com/
 

Monica

Active member
Non resisto mai,alla tentazione di aprire i libri che attraggono la mia attenzone(e uno sforzo ancora più grande devo farlo per non guardare l'ultima pagina, il finale :) )
e leggere le prime righe.Spesso mi è capitato di scoprire così i romanzi più belli ,per caso,perchè mi ha attratto il modo in cui l'autore inizia a raccontare.
Anzi,tempo fa, guardando in libreria le collane dei classici e scorrendo tanti titoli così familiari,capolavori letti o conosciuti solo per fama, ho preso in mano senza pensare:"Cristo si è fermato a Eboli",letto per forza anni fa al liceo e dimenicato in fretta.
Ho guardato le prime righe,l'ho comprato e letto come se fosse la prima volta,con entusiasmo.
Adesso rimane uno dei miei preferiti :)


"Sono passati molti anni,pieni di guerra,e di quello che si usa chiamare la Storia.Spinto quà e là alla ventura,non potuto finora mantenere la promessa fatta,lasciandoli,ai miei contadini,di tornare fra loro,e non so avvero,se e quando potrò mantenerla.Ma,chiuso in una stanza,e in un mondo chiuso,mi è grato riandare con la memoria,a quell'altro mondo,serrato nel dolore e neli usi,negato alla Storia e allo Stato,eternamente paziente;a quella mia terra senza conforto e dolcezza,dove il contadino vive,nella miseria e nella lontananza,la sua immobile civiltàsu un suolo arido,nella presenza della morte.
-Noi non siamo cristiani-essi dicono-Cristo si è fermato ad Eboli.
 

darida

Well-known member
Il ventre di Parigi

Lungo il viale deserto, nel profondo silenzio della notte, i carri degli ortolani, diretti verso Parigi, percuotevano con l'eco dei loro monotoni scossoni, a destra e a sinistra, le facciate della case immerse nel sonno dietro i filari confusi degli olmi. Un carro di cavoli e un altro di piselli si erano riuniti sul ponte di Neully ad otto carri di rape e di carote calati da Nanterre; ed i cavalli procedevano a testa bassa, con andatura pigra e uguale rallentata dalla fatica della salita. Su in alto, sdraiati bocconi, sul carico dei legumi, sonnecchiavano i carrettieri coi loro mantelli a righe nere e grigie, le redini arrotolate al polsi

Il Profumo

Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali De Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte ecc., oggi è caduto nell'oblio, non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori.

mi piace quando le parole lasciano una scia olfattiva :mrgreen: quando i colori e i rumori escono dalle pagine :)
 

pigreco

Mathematician Member
Ecco quattro dei tanti incipit che vorrei sottoporre alla vostra attenzione. Non di tutti i libri che leggiamo ne ricordiamo l'inizio... In questo caso sono andato a colpo sicuro scegliendo un quartetto dei tantissimi inizi che sono rimasti impressi nell amia memoria.

Il giardino dei Finzi Contini: mi piace il fatto che tutti i componenti della famiglia vengano subito citati, in realtà in questo incipit non c'è niente di speciale, ma chissà perchè lo trovo gradevolissimo, forse perchè so quanto sarà gradevol eil seguito. Inoltre Micol trovo che sia una delle figure femminili più intriganti della letteratura italiana (senza contare il nome di battesimo che trovo di un fascino unico).

"Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini - di Micòl e di Alberto, del professor Ermanno e della signora Olga -, e di quanti altri abitavano o come me frequentavano la casa di corso Ercole I d'Este, a Ferrara, poco prima che scoppiasse l'ultima guerra. Ma l'impulso, la spinta a farlo veramente, li ebbi soltanto un anno fa, una domenica d'aprile del 1957."

Se una notte d'inverno un viaggiatore: da questo attacco si comprende subito che siamo davanti ad un libro unico nel suo genere. Con un inizio così non si può non essere invogliati a proseguire nella lettura.

"Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: "No, non voglio vedere la televisione!" Alza la voce, se no non ti sentono: "Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!" Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: "Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!" O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace."

Il maestro e Margherita: anche in questo caso si tratta di una scena che mi è rimassa impressa nella mente in maniera assai vivida. Questa ambientazione vicina allo stagno, questa panchina, i due personaggi di cui ancora non sappiamo niente... Non so perchè ma si intuisce già dall'atmosfera che qualcosa di strano sta per accadere...

"Un giorno di primavera, nell'ora di un tramonto straordinariamente caldo, a Mosca, agli stagni Patriarshie, apparvero due signori. Il primo, che indossava un completo estivo sul grigio, era di bassa statura, grasso, calvo, teneva in mano un dignitoso cappello, e sul suo viso ben rasato erano collocati degli occhiali di dimensioni spropositate con la montatura di corno nero. Il secondo - un giovanotto dalle spalle larghe e dai capelli rossicci e arruffati, con un berretto a scacchi appoggiato sulla nuca, - portava una camicia da cow-boy, dei pantaloni bianchi spiegazzati e sandali neri."

Sostiene Pereira: inconfondibile lo stile di questo bellissimo libro, letto troppi anni fa e forse da riprendere in mano. E più leggo questo incipit e più aumenta la mia voglia di visitare Lisbona!

"Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di metter su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte."
 

darida

Well-known member
bene! mi e' venuta voglia di rileggere Sostiene Pereira :)
come se non bastassero le letture da quando vi frequento devo fare i conti anche con le riletture
grazie, neh! :wink:
 
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