Ecco quattro dei tanti incipit che vorrei sottoporre alla vostra attenzione. Non di tutti i libri che leggiamo ne ricordiamo l'inizio... In questo caso sono andato a colpo sicuro scegliendo un quartetto dei tantissimi inizi che sono rimasti impressi nell amia memoria.
Il giardino dei Finzi Contini: mi piace il fatto che tutti i componenti della famiglia vengano subito citati, in realtà in questo incipit non c'è niente di speciale, ma chissà perchè lo trovo gradevolissimo, forse perchè so quanto sarà gradevol eil seguito. Inoltre Micol trovo che sia una delle figure femminili più intriganti della letteratura italiana (senza contare il nome di battesimo che trovo di un fascino unico).
"Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini - di Micòl e di Alberto, del professor Ermanno e della signora Olga -, e di quanti altri abitavano o come me frequentavano la casa di corso Ercole I d'Este, a Ferrara, poco prima che scoppiasse l'ultima guerra. Ma l'impulso, la spinta a farlo veramente, li ebbi soltanto un anno fa, una domenica d'aprile del 1957."
Se una notte d'inverno un viaggiatore: da questo attacco si comprende subito che siamo davanti ad un libro unico nel suo genere. Con un inizio così non si può non essere invogliati a proseguire nella lettura.
"Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: "No, non voglio vedere la televisione!" Alza la voce, se no non ti sentono: "Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!" Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: "Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!" O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace."
Il maestro e Margherita: anche in questo caso si tratta di una scena che mi è rimassa impressa nella mente in maniera assai vivida. Questa ambientazione vicina allo stagno, questa panchina, i due personaggi di cui ancora non sappiamo niente... Non so perchè ma si intuisce già dall'atmosfera che qualcosa di strano sta per accadere...
"Un giorno di primavera, nell'ora di un tramonto straordinariamente caldo, a Mosca, agli stagni Patriarshie, apparvero due signori. Il primo, che indossava un completo estivo sul grigio, era di bassa statura, grasso, calvo, teneva in mano un dignitoso cappello, e sul suo viso ben rasato erano collocati degli occhiali di dimensioni spropositate con la montatura di corno nero. Il secondo - un giovanotto dalle spalle larghe e dai capelli rossicci e arruffati, con un berretto a scacchi appoggiato sulla nuca, - portava una camicia da cow-boy, dei pantaloni bianchi spiegazzati e sandali neri."
Sostiene Pereira: inconfondibile lo stile di questo bellissimo libro, letto troppi anni fa e forse da riprendere in mano. E più leggo questo incipit e più aumenta la mia voglia di visitare Lisbona!
"Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di metter su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte."