Dostoevskij, Fedor - Delitto e castigo

Giorni fa, scorrendo l'elenco dei libri, ho notato che di Fedor Dostoevskij c'è ben poco e soprattutto non c'è Delitto e castigo (libro che il 50% del forum ha letto e amato) quindi ho pensato di rimediare.
Commentare questo libro mi riesce difficile, forse perchè non troverei le parole per rendere giustizia alla sua grandezza e all'effetto magnetico che ha avuto su di me.
Il malessere di Rodion Romanovič Raskol'nikov, il suo odio e i suoi conflitti interni sono uno dei punti di forza del romanzo.

Da Wikipedia:

Delitto e castigo (in russo, Преступление и наказание, Prestuplènie i nakazànie, prʲɪstup'lʲɛniɪ i nəka'zaniɪ/]) è un romanzo scritto nel 1866 dallo scrittore russo Fedor Dostoevskij. Insieme a Guerra e pace di Lev Tolstoj, questo libro fa parte dei romanzi russi più famosi ed influenti di tutti i tempi. Esso esprime i punti di vista religiosi ed esistenzialisti di Dostoevskij, con una focalizzazione predominante sul tema del conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza.
Il romanzo è diviso in sei parti con un epilogo. Ogni parte contiene fra i cinque e gli otto capitoli, mentre l'epilogo ne ha due. L'intero romanzo è scritto in terza persona al passato da una prospettiva non onnisciente, perlopiù dal punto di vista del protagonista, Raskol'nikov, sebbene si sposti brevemente su altri personaggi, come Dunja, Svidrigajlov e Sonja, durante la narrazione.

Nel 1971, una scena non pubblicata scritta in prima persona dal punto di vista di Raskol'nikov fu rilasciata con il manoscritto annotato di Dostoevskij della serie russa Monumenti letterari. Una traduzione di quella scena è disponibile nella maggior parte delle edizioni moderne del romanzo.
Lo svolgimento dei fatti è quasi tutto a Pietroburgo, nel corso di un'afosa estate. L'epilogo invece si svolge nella prigione-fortezza di una località non espressamente nominata, sulle rive del fiume Irtya¡ (fiume del bassopiano della Siberia occidentale). Dovrebbe trattarsi di Omsk, ove era presente una struttura per lavori forzati, conosciuta bene da Dostoevskij per avervi scontato egli stesso una condanna.

Il romanzo ha il suo evento chiave in un duplice omicidio a scopo di rapina: quello premeditato di un'avida vecchia usuraia e quello imprevisto della sua mite sorella più giovane, per sua sfortuna comparsa sulla scena del delitto appena compiuto. L'autore delle uccisioni è il protagonista del romanzo, un indigente studente pietroburghese chiamato Raskol'nikov, e il romanzo narra la preparazione dell'omicidio ma, soprattutto gli effetti emotivi, mentali e fisici che ne seguono.

Dopo essersi ammalato di "febbre cerebrale" ed essere stato costretto a letto per giorni, Raskol'nikov viene sopraffatto da una cupa angoscia, frutto di rimorsi, pentimenti, tormenti intellettuali e soprattutto la tremenda condizione di solitudine in cui l'aveva gettato il segreto del delitto; presto subentra anche la paura di essere scoperto, che logora sempre di più i già provati nervi del giovane: troppo gravoso per lui è sostenere il peso dell'atto scellerato. Fondamentale sarà l'inaspettato incontro con una povera giovane, Sonja, un'anima pura e pervasa di una fede sincera e profonda, costretta però a prostituirsi per mantenere la madre tisica e i fratelli. La giovane offre alla solitudine del nichilismo di Raskol'nikov la speranza e la carità della fede in Dio. Questo incontro sarà determinante per indurlo a costituirsi e ad accettare la pena. Ma il vero riscatto avverrà per l'amore di Sonja che lo seguirà anche in Siberia. Il delitto era stato compiuto: non è stata la Siberia il castigo, ma la solitudine e la mancanza di vero amore.

Oltre al destino di Raskol'nikov, il romanzo, con la sua lunga e varia lista di personaggi, tratta di temi comprendenti la carità, la vita familiare, l'ateismo, l'alcolismo e l'attività rivoluzionaria, con la pesante critica che Dostoevskij muove contro la società russa coeva. Sebbene rifiutasse il socialismo, il romanzo sembra criticare anche il capitalismo che si stava facendo strada nella Russia di quel tempo.

Raskol'nikov reputa di essere un "superuomo" e che avrebbe potuto commettere in modo giustificato un'azione spregevole ” l'uccisione della vecchia usuraia” se ciò gli avesse portato la capacità di operare dell'altro bene, più grande, con quell'azione. In tutto il libro vi sono esempi di ciò: menziona Napoleone molte volte, pensando che, per tutto il sangue che versava, faceva del bene. Raskol'nikov pensa di poter trascendere questo limite morale uccidendo l'usuraia, guadagnando i suoi soldi, ed usandoli per fare del bene. Sostiene che se Newton o Keplero avessero dovuto uccidere un uomo, o addirittura un centinaio di uomini, per illuminare l'umanità con le loro leggi e le loro idee, ne sarebbe valsa la pena.

Il vero castigo di Raskol'nikov non è il campo di lavoro a cui è condannato, ma il tormento che sopporta attraverso tutto il romanzo. Questo tormento si manifesta nella suddetta paranoia, come anche nella sua progressiva convinzione di non essere un "superuomo", poichè non ha saputo essere all'altezza di ciò che ha fatto.
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
Io credo sia uno dei libri che mi hanno più segnato sia nel pensiero che nella concezione di romanzo.
Ho vissuto il vissuto di Raskol'nikov come un percorso interiore che mi apparteneva. Credo che sia uno di quei libri che può cambiare la visione della vita.
 

mado84

New member
il CAPOLAVORO per eccellenza. nessun aggettivo può descrivere questo libro. non ho mai letto niente, e credo che non leggerò mai, un altro libro che possa essere paragonato a questo.
 

ludmilla

New member
Assolutamente grandioso nella descrizione di una psicologia deviata ma in verità reale e naturale. Il tormento di Raskolnikov è il tormento di un ragazzo vittima di un atto volontario e dovuto a fattori esterni di cui però non risce a sopportare l'enorme fardello. Come non ci si può innamorare del fascino di una psicologia che potrebbe divenire la nostra. L'insegnamento più grande del maestro russo è che ognuno di noi può arrivare a commettere il peccato dei peccati ma non tutti siamo pronti a subirne le conseguenze con noi stessi, poichè alla fine solo noi stessi rimaniamo, il mondo attorno diventa una commedia di personaggi a cui non vogliamo assistere.
 
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zolla

New member
cosa aggiungere a quello che avete detto,una vera perla di una collana di capolavori di un genio assoluto...
 

elena

aunt member
Brava darkay.....mancava proprio il grande Dostoevskij!!!

Delitto e castigo, in particolare, è un romanzo splendido .....io l'ho apprezzato in realtà come se fossero 2 libri .....sarà perchè in effetti mi è "costato" due libri....avevo appena finito la parte del Delitto....e ho perso il libro durante uno scalo in Messico......ho ripreso la lettura dal Castigo.....ovviamente acquistando un altro libro.
Semplicemente sublime!!!
 
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Alfredo_Colitto

scrittore
Io credo sia uno dei libri che mi hanno più segnato sia nel pensiero che nella concezione di romanzo.
Ho vissuto il vissuto di Raskol'nikov come un percorso interiore che mi apparteneva. Credo che sia uno di quei libri che può cambiare la visione della vita.
Quoto in pieno. Poi quoto anche ludmilla. Grande darkay, riempi una grave lacuna con questo topic.
 

siasiqueneau

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La scena della mamma che costringe i suoi figlioletti a ballare per strada è una delle più strazianti di tutta la letteratura.
Questo libro è un pilastro della mente universale.

Darkay: bello il Silenzio di Fussli. La malinconia fatta a pennello. Stupenderrimo.

Baz
 
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Elena.90

Curly member
Dio benedica tutti voi che riconoscete il genio del povero Fedor Michailovic!
Io lo idolatro, ha avuto un'influenza enorme sul mio modo di vedere il mondo e me stessa.
Delitto e Castigo, oltre alle tematiche esistenziali e morali trattate, merita una menzione particolare come "thriller": io non sono molto impressionabile, ma devo riconoscere che in questo romanzo ci sono dei passi di autentica "violenza psicologica", che suscitano sentimenti di ansia e autentico terrore che non ho mai provato leggendo nessun altro romanzo!!! Elisa ha ragione: leggendolo, tu SEI Raskolnikov!
 

Simenon

New member
Ok, Raskolnikov. E' lui il centro del romanzo, la sua spina dorsale. C'è dall'inizio alla fine, cosa che non sempre avviene per i romanzi di Dostoevskji (la stessa cosa, ad esempio, non succede per il principe Myskin nell'Idiota o per Stavrogin dei Demoni, e tantomeno per uno dei fratelli Karamazov).
Tuttavia, anche in Delitto e castigo ci sono personaggi fantastici:

Zosimov: il dottore interessato alla psiche e alle nevrosi. Quasi un antesignano di Freud
Katerina Ivanovna: una figura tragica, scomposta, esasperata. Secondo molti fu tagliata addosso alla prima moglie di Fedor. La sua agonia e i giorni che la precedono sono tra le parti più strazianti del romanzo.
Razumichin: l'amico fraterno, lo spirito mai domato dalle avversità, il buonumore fatto persona senza diventare il solito buontempone
Luzin: il borghese liberale capace di ogni falsità' e calunnia
Porfirji Petrovic: il superispettore, un virtuoso dellinchiesta psicologica. Forse il mio personaggio preferito. Gli bastano tre incontri con Raskolnikov (tre incontri fenomenali per scrittura, profondità, intelligenza) e il ragazzo crolla.
Svidrigalov: beh, qua le cose si complicano. Perchè, per quanto sia "negativo"�, non si riesce ad odiarlo. Io almeno non ci sono riuscito. E' un personaggio di una statura tragica inarrivabile, credo.
Ho anche letto da qualche parte che "Di tutti i tipi creati da Dostoevskij solo Svidrigalov rimarrà immortale"�. Gusto per l'esagerazione, ovvio. Certo è che quando c'è lui, 'attenzione del lettore viene catturata in modo quasi esclusivo.

Quali tra i personaggi del Delitto vi hanno colpito? E perchè?
:?:
 
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Per me Petrovic, per la "forza" che ha.......quella di distruggere le certezze che ha Raskolnikov facendolo crollare
 

cjale

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Ammetto..l'ho appena preso in biblioteca, solo che l'edizione è decisamente datata e consumata.
ne sto cercando una in condizioni migliori e soprattutto con caratteri più grandi per poter leggerlo senza difficoltà!! :D
 
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Masetto

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ludmilla ha scritto:
Assolutamente grandioso nella descrizione di una psicologia deviata ma in verità reale e naturale. Il tormento di Raskolnikov è il tormento di un ragazzo vittima di un atto volontario e dovuto a fattori esterni di cui però non risce a sopportare l'enorme fardello. Come non ci si può innamorare del fascino di una psicologia che potrebbe divenire la nostra. L'insegnamento più grande del maestro russo è che ognuno di noi può arrivare a commettere il peccato dei peccati ma non tutti siamo pronti a subirne le conseguenze con noi stessi, poichè alla fine solo noi stessi rimaniamo, il mondo attorno diventa una commedia di personaggi a cui non vogliamo assistere.
Quoto!
 

Masetto

New member
Simenon ha scritto:
Porfirji Petrovic: il superispettore…un virtuoso dell’inchiesta psicologica. Forse il mio personaggio preferito. Gli bastano tre incontri con Raskolnikov (tre incontri fenomenali per scrittura, profondità, intelligenza) e il ragazzo crolla.
E', con Raskolnikov, anche il mio preferito 8)
 

Dallolio

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Assolutamente Svidrigalov!!! Misticismo, carnalità, doppiezza, disperazione, cattiveria, magnanimità... ma c'è tutto in questo personaggio... oscura quell'altro personaggio già meno efficace che è Luzin!!! Delitto e castigo è semplicemente un capolavoro, difficile parlarne senza profondersi. La parte più agghiacciante è quando Petrovic, dopo aver a lungo detto che il crimine non poteva essere stato commesso da Raskolnikov, alla domanda chi fosse dunque l'autore dice un raggelante: ma lei, è ovvio!, stordendo il lettore (e Raskolnikov)
 
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