maclaus
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Il fine dell’uomo è la felicità.
Tutto quello che l’uomo fa, lo fa per conseguire la felicità.
L’uomo non è libero nei confronti della felicità: la vuole sempre e in ogni momento con tutte le proprie forze e non può non volerla.
È libero nei mezzi che sceglie per conseguirla. Ma la felicità gli si impone. È una necessità della sua natura, un bisogno assoluto delle sue esigenze esistenziali più profonde.
Inoltre la nostra volontà è libera, sì, ma non nei confronti del suo oggetto, che è il bene.
Questo lo vuole sempre e irresistibilmente, sia che questo bene sia reale oppure solo apparente.
Anche il peccato o il male, quando viene scelto, viene scelto per quel poco di soddisfazione o di bene che offre, anche se di fatto ci si dovrà poi pentire, perché si tratta di un bene falso e cioè solo apparente.
Ciò significa che la nostra volontà non è libera nei confronti della propria natura e non è libera neanche nei confronti del suo fine ultimo: il raggiungimento della felicità.
Sulla scia di Aristotele San Tommaso scrive: “Noi siamo padroni dei nostri atti, in quanto possiamo scegliere questa o quella cosa.
Ora la scelta non ha per oggetto il fine, ma "i mezzi che portano al fine", come dice Aristotele.
Perciò l’appetizione dell’ultimo fine non rientra tra le cose di cui siamo padroni”.
Tutto quello che l’uomo fa, lo fa per conseguire la felicità.
L’uomo non è libero nei confronti della felicità: la vuole sempre e in ogni momento con tutte le proprie forze e non può non volerla.
È libero nei mezzi che sceglie per conseguirla. Ma la felicità gli si impone. È una necessità della sua natura, un bisogno assoluto delle sue esigenze esistenziali più profonde.
Inoltre la nostra volontà è libera, sì, ma non nei confronti del suo oggetto, che è il bene.
Questo lo vuole sempre e irresistibilmente, sia che questo bene sia reale oppure solo apparente.
Anche il peccato o il male, quando viene scelto, viene scelto per quel poco di soddisfazione o di bene che offre, anche se di fatto ci si dovrà poi pentire, perché si tratta di un bene falso e cioè solo apparente.
Ciò significa che la nostra volontà non è libera nei confronti della propria natura e non è libera neanche nei confronti del suo fine ultimo: il raggiungimento della felicità.
Sulla scia di Aristotele San Tommaso scrive: “Noi siamo padroni dei nostri atti, in quanto possiamo scegliere questa o quella cosa.
Ora la scelta non ha per oggetto il fine, ma "i mezzi che portano al fine", come dice Aristotele.
Perciò l’appetizione dell’ultimo fine non rientra tra le cose di cui siamo padroni”.