E' passato molto tempo da quando ho letto questo libro. Un libro che ti segna dentro. Dopo averlo finito, non ho avuto la forza di leggere nient'altro per più di un mese.
Parlare di questo libro è complesso. Sul piano letterario lo trovo fantastico: una prosa asciutta, fluida, mai difficile. Un libro scritto in modo semplice, come solo i grandi scrittori sanno fare.
Sul piano storico è un documento incredibile, composto di tanti piccoli quadretti di vita (ma si può chiamare vita?) quotidiana in un campo di sterminio. Dà l'idea di cose fosse un lager nazista molto più di tanti saggi sull'argomento.
Sul piano filosofico poi è un libro di quelli che non ti fanno dormire. Levi si fa domande (e le fa a me lettore) fondamentali: cosa è un Uomo, cosa è il Bene e il Male. Non ci racconta la fame, il freddo e la fatica, bensì cosa si prova a non essere più uomini, ma numeri, privati della memoria, della volontà e della dignità di essere uomini.
Libro che non offre vie di scampo: annichilisce, disarma, disorienta. Non è mia intenzione riassumere il testo, nè tanto meno citare dei passi. E' impossibile farlo: in qualche modo ogni parola andrebbe letta e conosciuta, per capire che il negazionismo, il relativismo di quello che nei campi di sterminio è successo è essenzialmente una mancanza di rispetto nei confronti delle vittime. E questo al di là dello schieramento politico, al di là di tutto: qui si parla solo di Vita e di Morte, e certi discorsi sono semplicemente agghiaccianti perchè non contengono quell'empatia che si dovrebbe sentire in ogni caso, quando tante persone sono state falciate. Se questo è un uomo è un libro che ti fa calare nel cuore una tristezza infinita. Perchè puoi vedere la bestialità dell'uomo. Leggetelo. Sarà difficile. Sarà duro. Sarà incredibile. Ma è necessario sapere.