Levi, Primo - Se questo è un uomo

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Io sono assolutamente d'accordo. Lo stile di Levi è dovuto a due fattori inconsci, la sua formazione scientifica e la sua profondissima sensibilità. E' la somma di queste due sue peculiarità che rende i suoi libri meravigliosi. Leggete Il sistema periodico per esempio, che è anch'esso autobiografico, uno spaccato della sua vita da studente.
E' allo stesso tempo asciutto, semplice ed estremamente toccante non per una precisa scelta stilistica conscia, ma perché riesce a trasmettere sulla carta il suo modo di sentire direttamente, senza troppi giri di parole o abbellimenti mirati.

Infatti anche io penso che sia la totale aderenza e congruenza dello scritto, del pensiero e del vissuto a rendere i libri di Levi dei capolavori.
 

Mizar

Alfaheimr
Io aggiungerei che sono rivolte all'essenziale.
A cercare di capire la natura delle cose e rappresentarle nel modo più "essenziale" possibile (non mi viene in mente altra parola più adatta).

Concordo

Essi popolano la mia memoria della loro presenza senza volto, e se potessi racchiudere in un'immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto non si possa legger traccia di pensiero.

Quello di Levi è un resoconto di un incubo. Un collettivo incubo dal volto indescritto a trascinarsi alto e solenne. E' incubo come incubi furono quelli di Kafka, Lovecraft o Poe. Ciò che rende grande il Nostro è, dunque, non la mera assurdità; bensì l'assurdità dell'assurdità: il fatto storico di tale assurdità, la veridicità vissuta della assurdità. In ciò il discorso stilistico: le sue placide forme sono di un colore che non è il nero ma il bianco del vivido, del limpido, dell'essenziale (come hai detto) o dell'implacabile marcia di un demone immane.
La sue è dunque aderenza o coerenza stilistica.
Ciò che forse mi colpisce maggiormente nel simmetrico turbine di abominio è il 'salvato'. Non si tratta solo della sua salvezza materiale (che corrisponde in maniera non retorica -perché disgustosamente e nobilmente accaduta- al ridestarsi di occhi e parole umane nei compagni e nella sintassi interna) ma della salvezza delle parole. Della salvezza di ciò che leggamo. Il grande scacco è che quest'opera sia con noi; che queste parole si possa leggere oltre sommersioni ormai impossibili. Questo grande scacco - che è salvezza oltre la morte - è il fine di ogni arte; Egli lo coglie. Oltre il fumo delle ceneri ed il bianco delle nevi polacche la sua voce ci giunge coerentemente limpida parlandoci di umanità. Parlandoci di umanità in un incubo egli ci parla di salvezza. Parlandoci di salvezza egli ci parla di arte. Della sua. Del suo libro. Dei nostri occhi a leggerlo.

schiele_family.jpg


 

Meri

Viôt di viodi
Li ho letti entrambi e Se questo è un uomo lo rileggo a tratti periodicamente. Credo che tutti dovrebbero leggerli x ricordare ciò che è successo non molto tempo fa. Senza dimenticare che in alcune zone del mondo, queste atrocità si presentano ancora.
Sono d'accordo con chi ritiene La tregua un libro positivo: i sopravvissuti dopo un lungo viaggio, non senza difficoltà riescono a tornare a casa, secondo me è un messaggio di ottimismo.:)
 
Nei peggiori momenti della mia vita (che fortunatamente non sono stati molti), rileggo l'incipit e mi vedo sempre come un fortunato. Non riesco nemmeno lontanamente ad immaginare cosa abbiano provato in quei campi.


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a casa
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si o per un no .
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza per ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d?inverno
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa, andando per la via,
Coricandovi e alzandovi;
Ripetete ai vostri figli
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

"Se questo è un uomo" Primo Levi
 

shvets olga

Member
Io sono assolutamente d'accordo. Lo stile di Levi è dovuto a due fattori inconsci, la sua formazione scientifica e la sua profondissima sensibilità. E' la somma di queste due sue peculiarità che rende i suoi libri meravigliosi. Leggete Il sistema periodico per esempio, che è anch'esso autobiografico, uno spaccato della sua vita da studente.
E' allo stesso tempo asciutto, semplice ed estremamente toccante non per una precisa scelta stilistica conscia, ma perché riesce a trasmettere sulla carta il suo modo di sentire direttamente, senza troppi giri di parole o abbellimenti mirati.
d'accordo
Fin adesso da Primo Levi ho letto soltanto La tregua, di la' c'e una frase:
"Alla sera, quando tutte le opere del giorno erano finite, incapace di resistere alla solitudine, balzava a un tratto dal suo giaciglio, e danzava da sola fra letto e letto, al suono delle sue stesse canzoni stringendo affettuosamente al petto un uomo immaginario"( si tratta di Frau Vita)
Sembra una semplice frase ma tutto qua- disperazione e speranza, la Donna descritta senza troppe parole e con profondissima sensibilita.
 

Sir_Dominicus

Knight Member
Nei peggiori momenti della mia vita (che fortunatamente non sono stati molti), rileggo l'incipit e mi vedo sempre come un fortunato. Non riesco nemmeno lontanamente ad immaginare cosa abbiano provato in quei campi.


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a casa
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si o per un no .
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza per ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d?inverno
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa, andando per la via,
Coricandovi e alzandovi;
Ripetete ai vostri figli
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

"Se questo è un uomo" Primo Levi

Ti lascia senza fiato..
 

EgidioN

New member
Non ricordo dove ho letto di una lettrice che ha quest'abitudine, ma credo che anche io come lei comprerò un secondo libro intonso (comprensivo di "la tregua") da tenere in libreria come reliquia, mentre il libro letto e straletto me lo porterò sempre con me per ricordare che c'è sempre da ringraziare. Mai da lamentarsi troppo.

ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE!!
 

beppeb

New member
volevo sapere...

ho trovato se questo e' un uomo la tregua, ma e' uguale a quello da voi menzionato?
 

risus

New member
ho trovato se questo e' un uomo la tregua, ma e' uguale a quello da voi menzionato?

Se questo è un uomo e La tregua sono due libri distinti ma trattano lo stesso tema, più o meno, e sono in qualche modo legati l'uno all'altro.
Il primo racconta la sconvolgente realtà dei lager tedeschi e l'umiliazione dell'uomo di fronte a tanta crudeltà.
Il secondo invece narra il ritorno dei sopravvissuti ai campi di sterminio verso la propria Patria, la propria casa, la propria famiglia... una libertà riconquistata ma con gli orrori ancora vivi nei loro occhi...
Probabilmente quella che hai sotto mano è una edizione che raccoglie entrambe le opere in un unico volume, mi pare di averne viste in giro... ed è abbastanza logico e coerente visto che, come ti dicevo, affrontano lo stesso tema...
Riassumendo: sono due opere distinte ma legate tra loro a doppio nodo.
:):):)
 

helladora

New member
la prima volta lo lessi alle medie... e lo trattai come un libro letto per forza e senza passione... nn lo capii
lo riletto dopo qualke anno... i brivi mi assalivano mentre lo leggevo.. molte volte sono quasi scoppiato in lacrime... è un libro crudo, duro..
Per ki nn sa chi sia Levi, un ebreo italiano mandato in un lager... tornato in patria e poi suicidatosi per l'orrore...
il libro racconta la cattura e il viaggio verso il lager.. le condizioni di esseri vivetni portati ai minimi termini dell'umanità.. la sopravvivenza.. la morte.. la vita dentro un lager nazista...
Da leggere per capire...


E' l'unico libro che,pur piacendomi molto (strano modo per dire di questo libro....),non sono riuscita a terminare.Troppo dolore,troppa tristezza,rabbia, e vergogna per me che sono un essere umano,perchè altri,folli,hanno osato attuare una cosa indicibile come quella.La stessa vergogna che ho provato a Dachau,questa estate.Ai colpevoli io direi "se questo è un uomo".Lo farei leggere come testo obbligatorio in TUTTE le scuole, e non solo per ricordare,ma per dimostrare come i deliri di tanti ignoranti moderni sono stati già attuati da idioti del passato.
scusa lo sfogo!:ad:
 

michelle

New member
Non so voi ma io ho visto le immagini di Primo Levi ritornato dopo anni dalla liberazione ad Auschwitz (le immagini erano disponibili su wikipedia ma anche in un film che ho, di cui ora non ricordo il titolo ma controllerò) - e bisogna notare l'espressione del suo viso nel rivedere i luoghi in cui aveva sperimentato la sua prigionia.. e sopportato tutto l'orrore del campo.
Veramente lasciano un segno nel nostro animo. Cmq ho letto il libro naturalmente ed è uno dei miei preferiti, oltre quello di Alberto Sed "Sono stato un numero".
Se questo è un uomo è davvero un libro bellissimo, che sta avendo una grande rivalutazione e lo consiglio a tutti soprattutto per la scorrevolezza narrativa non priva di enorme cultura.
 

Minerva

New member
Ho finito, già da qualche giorno, di leggere “Se questo è un uomo” e fino ad ora non avevo scritto nulla perché è molto difficile esprimere ciò che lascia la lettura di questo libro senza scadere in banale retorica.
Ammetto che fino a questo momento avevo sempre “messo la testa sotto la sabbia” su questo argomento; sapevo ben poco dei lavori forzati e delle “affinate” tecniche di “annientamento della dignità” elaborate accuratamente dai nazisti.
Sono rimasta colpita dalla lucidità e dalla freddezza con le quali vengono descritte le atrocità subite; sembra quasi non esserci rabbia nelle parole di Levi, non c’è autocompatimento, ma solo un “distaccato” resoconto di un abile “cronista”.
Molto interessante è, anche, l’appendice al libro, che riporta le risposte alle domande più frequenti che, negli anni, sono state poste all’autore.
 

stellonzola

foolish member
anche io come alcuni di voi ho letto questo libro alle medie e ricordo che pochi dei miei compagni di classe erano davvero pronti a capirlo. Io all'epoca leggevo già letteratura per adulti (grazie mille volte mamma per avermi insegnato la passione per la lettura!), ma tanti faticavano a finire i "piccoli brividi"!
Ora mi chiedo: sono stata io quella troppo precoce nella lettura e quindi già mentalmente formata per affrontare un libro di tale peso emotivo? E' secondo voi questa l'età giusta per affrontare questi argomenti così forti?
Ho sempre pensato che alle medie i ragazzi dovrebbero cominciare a pensare con la propria testa e ad essere messi di fronte anche alle realtà più sconvolgenti e crude, supportati da "buoni maestri" (insegnanti, genitori...). Alcune persone mi dicono che sono troppo giovani per capire, che bisogna difendere i ragazzi dalle brutture del mondo...:paura:
Mi angoscia lasciare delle menti fresche al buio per paura che si scottino al sole... Che Uomini possono nascere da un'educazione censurata?
Quando ero alle elementari ci hanno portato a vedere la Risiera di S.Sabba a Trieste, l'unico campo di concentramento italiano ad avere un forno crematorio. Ricordo che ci faceva da guida un superstite, che mentre ci spiegava come funzionava il campo piangeva! Eravamo troppo piccoli per affrontare l'orrore? (Vedere quest'uomo anziano piangere è stato sconvolgente). Io ne sono rimasta scioccata per molto tempo, ma adesso credo che sia giusto affrtontare questi argomenti anche con i bambini, magari preparandoli bene e non mandandoli allo sbaraglio!
Cosa ne pensate?
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
La prima volta l'ho letto a 11 anni, nell'81; poi l'ho letto un paio di mesi fa.
Il libro mi ha ricolpito come allora. Molto bello l'appendice con la risposta che dava alle domande che era solito ricevere: la sua assenza di odio ma la sfiducia nei confronti dei tedeschi.
Ma mi ha colpito anche che 30 anni fa ci fosse un'edizione Einaudi per le medie con titoli di questo genere.
Che voi sappiate, si leggere ancora alle medie questo libro o sono tutti li' con Harry Potter?
Rispondendo a Stellonzola, penso di si', che bisogna far leggere questi libri (IL PRIMA POSSIBILE, PRIMA DI DIVENTARE CINICI) commentarli, confrontarli con le notizie sui giornali, con gli striscioni negli stadi, portare i bambini a Dachau e farli PIANGERE.
Alcuni imparano perche' sono intelligenti, altri perche' sono sensibili, altri non imparano mai. Forse, leggendo questo libro a scuola, si riesce ad ottenere qualcosa da coloro che appartengono al 2ndo gruppo.
Saluti
 
Primo era un uomo senza fede, da quando mise piede il primo giorno nel lager già capì quale doveva essere la propria fine, in tutto il libro è visibilissima questa rassegnazione. Nonostante questo però c'è in lui in tutti quei mesi infernali una voglia matta di lottare, di resistere. Per me SE QUESTO E' UN UOMO" è il paradosso dell'uomo senza fede che lotta senza sosta per la propria vita.
 

Kodiak

New member
... Molto interessante è, anche, l’appendice al libro, che riporta le risposte alle domande più frequenti che, negli anni, sono state poste all’autore.
:roll:Questa è l'unica parte del libro che mi ha lasciato perplesso. Mi riferisco in particolare alla parte nella quale vengono in qualche modo sminuite le atrocità consumatesi nei lager comunisti.
Ciao!
 

Minerva

New member
:roll:Questa è l'unica parte del libro che mi ha lasciato perplesso. Mi riferisco in particolare alla parte nella quale vengono in qualche modo sminuite le atrocità consumatesi nei lager comunisti.
Ciao!

Non ho colto questa sfumatura; prima o poi riguarderò il libro, forse mi è sfuggita.
 

Frundsberg

New member
Per me si va...

Ho sempre un po' di ritegno quando parlo di questo libro.
Da una parte mi frena un po' di pudore, dall'altra è come se, parlando di questo Testimone, inevitabilmente, spalmassi della salsedine su una cicatrice inesausta.
Lessi questo capolavoro dopo quattro anni che mi trovavo in Italia, ma già conoscevo, ovviamente, la fama di Levi.
Il suo stile tecnico parente stretto del gemizio.
Il suo incubo metascritturale freddo e deciso allo stesso tempo, come il pianto di una lama.
Il suo perenne distacco, che fu quello che lo azzannò.
Levi era un chimico, e come un chimico scriveva.
Era stato arrestato,lui torinese, nelle Valli di Lanzo, dove insieme a colleghi universitari aveva costituito un gruppo partigiano indipendente.
Così avvenne quella che Primo chiamò a suo tempo "la slogatura", la dislocazione.
Auschwitz, capitale della Notte.
Levi ridotto a "tuk"...pezzo. L'oggetto su cui il kapò, che si è sporcato le mani, se le netta con tranquillità. Come se l'uomo fosse diventato "cosa".
Levi che insieme ad un docente universitario ebreo tedesco viene spedito, per sfregio, a svuotare i buglioli. E mentre i due barcollano per il peso dei rifiuti organici, nel momento in cui la neve (quella vera, quella polacca)azzanna le loro vertebre ecco, stranamente, il docente che recita con inflessione germanica:
"Per me si va ne la Città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente...".
La condivisione della morte.
Una morte interiore, non esteriore.
Quella arriverà molto più avanti, nella sua Torino, città amata e odiata.
Città che lo lascerà solo.
Ed eccola,la slogatura.
Il tuk Levi rimane, l'uomo muore.
Non tornerà a casa mai.

Ecco, ho voluto ricordare tutto questo ancora una volta.
Perché anche là all'Ade faceva freddo, anche là c'era la notte.
Solo che a nessuno, o a pochissimi, interessava di questa ...gente.
La perduta...gente.
Pio XII (futuro beato) sapeva, Churchill sapeva, gli USA sapevano.
E ora che tanti fanno finta di non aver saputo...be', domandatevi se questo è un uomo.
Non so se la risposta sarà pronta.
Quella di Levi è rimasta scolpita per le scale.
 

erpiccoletto

New member
Sembra una situazione surreale, ma non è stato così!

Ho letto Se questo è un uomo circa un anno fa, e ancora adesso ricordo con precisione molti particolari descritti da Levi.
Spesso mi perdevo nell'immaginazione credendo che quello che stavo leggendo in realtà era una storia di fantascienza, ma purtroppo non era così perchè appena staccavo per un momento gli occhi dalle parole mi accorgevo che tutto quello che stavo leggendo era realmente accaduto, e mi stupivo, mi domandavo come fosse stato possibile, senza però darmi una risposta, forse neanche lo stesso Levi se ne era data una figuriamoci se me la davo io una risposta!
è un libro essenziale, che consgilio a tutti di leggere.
 

Holly Golightly

New member
Non l'ho trovato bello. Perché sicuramente chi si aspetta il libro canonicamente bello rimane disorientato. E' un libro disarmante, mi è piaciuto tantissimo. Trovo meraviglioso il modo in cui ogni virgola rispecchi la ferita profonda di chi ha scritto, e lo fa in un modo assolutamente inconvenzionale. E' un libro scritto in un momento di assoluta debolezza, eppure io l'ho avvertita poco. La lingua scientifica con cui è scritto è la cosa più dolorosa del libro. Mi è parso evidente come una forma scientifica e rigorosa sia stata usata come mezzo dall'autore per prendere le distanze da una realtà di caos, una realtà inspiegabile come quella del lager. C'è l'urgenza di raccontare, eppure non traspare. E la trovo una cosa disarmante. E' la storia disperata di chi sente l'esigenza di raccontare e ha a stento la forza di farlo.

Non c'era niente di tradizionalmente bello, e che Levi non fosse "del mestiere" - la sua non era assolutamente una formazione umanistica - è evidente. E' aspro, crudo, duro, vero, assolutamente vero. Non c'è spazio per nemmeno un personaggio. Viene a più riprese nominato il suo migliore amico, eppure il discorso sembra troppo doloroso per essere affrontato. Sono tutti dei tipi piatti, anzi, solo due tipi: i sommersi e i salvati. E anche i salvati non sono uomini. E' una descrizione feroce di una realtà che è nel mondo ma non è nel mondo, non è nelle regole convenzionali che ci hanno insegnato... eppure è successo. Nient'altro da aggiungere se non "eppure è successo".

E il capitolo sul XXVI dell'Inferno è meraviglioso =)
 
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