XXXVIII G.d.L - Ti con zero di Italo Calvino

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skitty

Cat Member
Il conte di Montecristo

Mmm... non mi è piaciuto questo ultimo racconto, o forse può essere che io non l'abbia capito a fondo.
In sostanza la realtà nella prigione dell'If, si sovrappone alla scrittura del romanzo di Dumas. I vari ragionamenti sui tentativi di fuga, mettono in luce la possibilità che le pagine scritte come sono, oppure variate in alcuni punti, potrebbero fornire ai personaggi un passato, un presente ed un futuro molto differenti.

Potrebbe sottintendere che ciascun piccolo fatto nella vita, può portare a situazioni e finali diversi.

Il concetto dell'evasione dal “dentro” per riemergere nel “fuori”, fa pensare anche alla prigionia dell'uomo nelle sue paure e nei suoi problemi.
Originale la soluzione finale: immaginare la prigione (e quindi traslo nella vita: la sofferenza e gli ostacoli) peggio di quello che sia in realtà, e scoprire che se si ha ragione non si uscirà da essa, ma se si ha torto e si riesce ad evadere nell'immaginazione più contorta, sicuramente sarà possibile farlo anche nella realtà che è meno grave. (uh, cielo, io mi sono capita, ma spero anche voi...:? )
 

skitty

Cat Member
Un raccontino al giorno, e così è già finito :boh:
Scusate se non ho aspettato, ma avrei altre letture in sospeso.
Però resto qui con voi, per leggere i vostri commenti e chiacchierare insieme al riguardo.
Ah, benvenute anche alle nuove entrate nel gruppo di lettura! :)


Commentino finale:
Una serie di racconti che sono involucri di messaggi intensi, espressi con un linguaggio ipnotizzante. Bello, voto: 4.
 

Dory

Reef Member
Sono pronta ai blocchi di partenza per iniziare Calvino... diciamo tra una mezz'oretta circa... :D
 

Dory

Reef Member
Scusate l'Ot,evviva!!evvai!!!:YYora mi sento incoraggiata!!

Dai che ce la fai!! Basta solo entrare nell'ottica Calvino, che è tutta sua, particolarissima e magica.. :wink:

Ho letto il primo racconto, La molle Luna, che dire, fa davvero storcere il naso dal disgusto... :mrgreen:
Molto bello!
 
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ila78

Well-known member
I Cristalli

...Ma non cado nella trappola: so che mi faranno correre tra lisce pareti trasparentie tra angoli simmetriciperchè io creda di essere dentro un cristallo, perchè vi riconosca una forma regolare, un asse di rotazione, una costanza nei diedri, mentre non esiste niente di tutto questo...

Questo passo mi ha colpito molto, mi ha fatto pensare a come, a volte, nella vita in periodi di particolare stress si ha la sensazione di non controllare quello che ci succede intorno, di essere in una trappola, secondo me descrive meravigliosamente questa sensazione.
 

velmez

Active member
sono circa a metà...
non so perchè ma a me ricorda molto il linguaggio delle città invisibili... una sorta di sogno-allucinazione: calvino ha di sicuro una fantasia sfrenata! decisamente godibile:sbav:

comunque, mi è piaciuto molto il racconto sull'origine degli uccelli: l'idea della descrizione a vignette è geniale!

si sente sempre un forte rimpianto di ciò che era, ma non è più e non potrà più ritornare (argomento presente in quasi tutti i libri di calvino, per la verità)
mi sembra adotti un linguaggio un pochino più aspro forse, o delle immagini più che un linguaggio...

un altro racconto che mi è piaciuto moltissimo è quello sul sangue: la descrizione del sangue come oceano, dei movimenti, le vibrazioni, le fluttuazioni, il desiderio di divorare, gli impulsi più primitivi... è magnifico!

ho letto invece il primo capitolo di Priscilla e mi è sembrato un po' pesantuccio...
 

velmez

Active member
Ti con zero

...bisogna che mi abitui a pensare il mio discorso contemporaneamente in tutte le lingue possibili se voglio vivere estensivamente il mio istante-universo.

e comunque... IO ODIO LA FISICA!
 

asiul

New member
Priscilla... metamorfosi di un amore

Definita da Calvino come “una lunga storia d’amore” Priscilla si divide i tre parti


Mitosi


Apro questo lunghissimo commento con un video dove tutto ha inizio

YouTube - Mitosis;

“Io sono qui e ciò di cui sono innamorato è là”..”c’era quella cellula lì che ero io ed è già tanto”…”era questa coscienza la pienezza, era questa pienezza la coscienza, una cosa da non lasciarti dormire la notte,una cosa da non star più nella pelle”
“c’ero io in quel punto e in quel momento…poi un fuori che m’apparteneva come un vuoto che avrei potuto occupare io in un altro momento o punto, in una seri d’altri punti o momenti,insomma una potenziale proiezione di me in cui io però non c’ero,e quindi un vuoto che era insomma il mondo e il futuro ma io ancora non lo sapevo”

S’avverte a volte dopo un primo momento di bastevole esistenza, la sensazione di manchevolezza, s’avverte la presenza e si percepisce il vuoto. Sentiamo la necessità di qualcosa che ancora non sappiamo, ma che non si sa perché o come capiamo esserci sempre stata.


E si ha quella “contentezza che al di fuori di me ci fosse questo vuoto che non era me, che magari avrebbe potuto essere me perché me era l’unica parola che conoscevo, l’unica parola che avrei saputo declinare, un vuoto che avrebbe potuto essere me però in quel momento non lo era e in fondo non lo sarebbe mai stato, era la scoperta di qualcos’altro che non era ancora qualcosa ma comunque non era me”…” questa scoperta mi dava un entusiasmo esilarante, no, straziante, uno strazio vertiginoso, la vertigine di un vuoto che era tutto il possibile, tutto l’altrove l’altravolta l’altrimenti possibile, il completamento di quel tutto che era per me il tutto, ed ecco che traboccavo d’amore per questo altrove altravolta altrimenti muto e vuoto


Bellissimo quest’ultimo passaggio “tutto l’altrove l’altravolta l’altrimenti possibile” .
Si pensa che niente possa esserci oltre noi, fino a quando altro... l’altrove non subentri a riempire quel niente che c’è sempre stato e che noi pieni del nostro vuoto non abbiamo mai immaginato potesse esserci.

L’uscita dall’io unico fatto di mondo interno ed esterno e la consapevolezza dell’esistenza di un altro noi interno ed esterno che si distacca per concedersi all’altrove in questo ritrovarsi.


“distinguere ancora tra nucleo e citoplasma era difficile:il nucleo s’era come dissolto e i bastoncini erano rimasti librati a metà di questo fuso di fibre tese e spasmodiche, pur senza disperdersi, girando su se stessi tutti insieme come in una giostra. Dello scoppio del nucleo a dire il vero non m’ero quasi accorto: sentivo d’essere tutto me stesso in una maniera più che mai totale, e nello stesso tempo di non esserlo più…”


Bellissima metamorfosi di un uomo. Magnifica metafora della cellula uomo amante di sé stesso; dell’io fuori di sé, fino a che il vuoto non lo chiami dal dentro per chiedergli di riempirlo colmando il vuoto che c’è fuori. Non ci si sente più, non ci si accorge del quando o come, succede solo questo resta visibile e percettibile.
Prima l’io è coscienza e innamoramento di sé, poi è distacco inevitabile divisione per l’altro. Un’unica cellula divisa in due cellule perfettamente uguali. Una bisognosa dell’altra seppur bastevoli a loro stesse.


“nello straziante dolore di sentirmi già potenzialmente raddoppiato per potenzialmente possedere qualcosa di potenzialmente mio, e ancora costretto a non possedere, a considerare non mio quindi potenzialmente altrui ciò che potenzialmente sto possedendo”


E ci si ritrova a provare la sensazione di non essere più immuni al dolore, a quel dolore dolce che solo l’innamoramento sa dare.


“l’incontro dei se stessi innamorati e mortali, quel che importa è il momento in cui strappandosi a se stessi si sente in un barbaglio l’unione di passato e di futuro”...

è il momento dell’incontro in Calvino, quello tra un uomo che prima nel passato era “sola” cellula ed oggi nel futuro è uno nell’altro. Il distacco dall’ultimo istante in cui si passa dall’essere unicellulari a mortalmente innamorati di un altro.



Meiosi


Da qui in poi con l’amore si è organismi pluricellulari. L’innamoramento è uno soltanto e il rapporto una indescrivibile alchimia. Non ci sono più leggi che regolino la nostra natura “tutto quel che un patrimonio genetico ha da fare è trasmettere quel che gli è stato trasmesso di trasmettere, infischiandosi di come venga ricevuto.”

Quello che segue è la descrizione di ciò che ci portiamo dietro in un rapporto. L’immagine che abbiamo di un’unione. Quando questa è fatta solo di passato nel presente senza contemplare il futuro si va verso il fallimento.

Cosa portiamo di noi nel rapporto? Cosa siamo noi e chi è l’altro/a? Mi trovo d’accordo con Italo quando parla di passato. Noi ci portiamo dietro l’idea che ci è stata data. L’immagine che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi. “tutto quello che abbiamo è il catalogo delle possibilità non fallite, delle prove pronte a ripetersi”.

Nel racconto è menzionata la possibilità del fallimento, della delusione. Quando questo avviene ci si accorge che “nessuno s’è perso nell’altro , nessuno ha dato né si è dato” ognuno è com’era prima e di sé ha portato soltanto ciò che in lui ha messo il padre e la madre. L’immagine di una coppia, di un rapporto e “il peso di quello che non è stato “ incombe “ addosso non meno schiacciante di ciò che è stato e non poteva non essere”. E si cerca l’immediato distacco, l’allontanamento.

Scatta il meccanismo di separazione che sembra essersi impadronito di noi. La cellula torna ad essere bastante a sé stessa e vede nell’altro l’estraneo.
“così finalmente l’incontro dei passati che non può mai avvenire nel presente di coloro che credono d’incontrarsi, ecco che s’avvera come passato di chi vien dopo e non potrà viverlo nel suo presente. Crediamo d’andare verso le nostre nozze e sono ancora le nozze dei padri e delle madri che si compiono attraverso la nostra attesa e il nostro desiderio. questa che noi pare la nostra felicità forse è soltanto la felicità d’una storia altrui che finisce là dove credevamo cominciasse la nostra”.

Ciò che ci distrugge è l’essere unicellule in un rapporto pluricellulare. Il portare la (non)nostra idea di rapporto dell’unione. Quando si proietta nel rapporto qualcosa che è stato d’altri e si procede come se tutto fosse un copione da seguire è allora che il passato diventa presente,ma quando presente e futuro si confondono e non sappiamo o non vogliamo sapere quale percorso prenderà la nostra unione solo allora…
tutto quel che possiamo dire è che in certi punti e momenti quell’intervallo di vuoto che è la nostra presenza individuale viene sfiorata dall’onda che continua a rinnovare le combinazioni di molecole e a complicarle o cancellarle, e questo basta a darci la certezza che qualcuno è «io» e qualcuno è «Priscilla» nella distribuzione spaziale e temporale delle cellule viventi, e che qualcosa avviene e o è avvenuto o avverrà che ci coinvolge direttamente e –oserei dire- felicemente e totalmente”.

E quando tutto questo avviene si è una e una sola cosa, qualunque definizione essa abbia.


Morte

L’ultimo racconto è riassumibile tutto nell’ultimo capoverso…in queste poche righe…

"Il circuito dell’informazione vitale che corre dagli acidi nucleici alla scrittura si prolunga nei nastri perforati degli automi figli di altri automi: generazioni di macchine forse migliori di noi continueranno a vivere e parlare vite e parole che sono state anche nostre; e tradotte in istruzioni elettroniche la parola io e la parola Priscilla s’incontreranno ancora."
 
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SALLY

New member
Finalmente mi è arrivato il libro,cominciato il primo racconto...

LA MOLLE LUNA
Già mi figuravo una bellissima luce lunare,ed invece "faceva senso" :mrgreen:,ho trovato una certa analogia tra la terra e Sibyl,all'inizio ambedue forti e sicure di se e poi la decadenza...come il rapporto terra-luna mi ha fatto pensare a quanto sia pericoloso sottovalutare una cosa all'apparenza debole...scritto in modo lineare e scorrevole,ma un po cervellotico,nooo?:? :mrgreen: continuo..:MUCCA
 
M

maredentro78

Guest
ok "Cristalli" anche qui si sente un'evoluzione fortemente voluta dal personaggio principale,la terra da amorfa,sbriciolata,a qualcosa di solido e perfetto come il cristallo.Anche qui la sua visione è in netta contrapposizione con la sua presumo compagna,Vug.
"E non era solo la forma a distinguersi datutto il resto;era anche il modo in cui la luce gli entrava dentro,attraversandola e rifrangendosi."Quindi cambia la visione del mondo fuori ma anche dentro.
E poi anche difronte ad un cambiamento da lui voluto,la differenza di come la visione all'interno della stessa situazione possa cambiare.Vug non vedeva la perfezione come il protagonista,ma voleva per forza coglierci piccole imperfezioni,e irregolarità,differenze anche minime.Una visione del mondo diversa e opposta.Per Vug ogni trasformazione porta in sé la distruzione e la sua negazione,per Qfwfq tutto è migliore del passato ma poi si scontra con i limiti del suo stesso sogno.Contorto Calvino e un pò ripetitivo nei suoi schemi!?vedremo il prossimo racconto.:mrgreen:
 

skitty

Cat Member
Ecco, è vero, una caratteristica singolare di questi racconti è la ripetitività.

All'interno di quasi tutti i racconti, pare che i concetti vengano ripetuti e ribaditi diverse volte, ma sempre aggiungendo elementi o prospettive diverse. La cosa "strana" è che (almeno, secondo me) i concetti ripetuti non annoiano, ma al contrario spiegano sempre meglio il pensiero, coinvolgendo fino in fondo chi legge.
 
M

maredentro78

Guest
Cosa intendi esattamente per contorto e ripetitivo?Dove?

ripetitivo nell'usare sempre certi concetti di evoluzione da uno stato all'altro,e in qualche modo di mettere sempre anche in gioco la relazione con qualcuno in questa visione.Non so se riesco a spiegarmi...:mrgreen:contorto perché afferma una cosa e mi sembra che in un secondo momento la neghi.Contorto perché non capisco dove voglia arrivare,vuole solo mettere tutto in dubbio?non credo e quindi...?
 

asiul

New member
ripetitivo nell'usare sempre certi concetti di evoluzione da uno stato all'altro,e in qualche modo di mettere sempre anche in gioco la relazione con qualcuno in questa visione.Non so se riesco a spiegarmi...:mrgreen:contorto perché afferma una cosa e mi sembra che in un secondo momento la neghi.Contorto perché non capisco dove voglia arrivare,vuole solo mettere tutto in dubbio?non credo e quindi...?

A me non sembra ripetitivo. Il concetto è espresso e viene ripreso non ripetuto.Forse sarebbe meglio dire che si riprende il discorso con concetti nuovi, arricchendolo, ma non è la stessa cosa del ripetere.

Quanto al negare ciò che afferma, se puoi portami un esempio concreto. Leggendo m'è parso che proponesse due modi di vedere e vivere le cose.
Prendi ad esempio Priscilla La meiosi. Si parla del rapporto, ma gli esempi fatti sono uno diverso dall'altro.Non possono contraddirsi perchè sono, volutamente ,trattati come esempi e scelte diverse.

Questo però è solo il mio punto di vista, magari tu l'hai letto così :)
 

ila78

Well-known member
ripetitivo nell'usare sempre certi concetti di evoluzione da uno stato all'altro,e in qualche modo di mettere sempre anche in gioco la relazione con qualcuno in questa visione.Non so se riesco a spiegarmi...:mrgreen:contorto perché afferma una cosa e mi sembra che in un secondo momento la neghi.Contorto perché non capisco dove voglia arrivare,vuole solo mettere tutto in dubbio?non credo e quindi...?

Se posso dare il mio modesto parere, Mare, non devi cercare di trovare un senso logico per forza non è un romanzo che ha un inizio una trama e un filo logico, devi farti portare dalle sensazioni e cercare di dare una tua interpretazione a quello che leggi
 

ila78

Well-known member
Il Sangue...

Aiuto, l'ho iniziato ieri sera e mi mette a dura prova:? In una pagina avrò contato venti dentro-fuori...ma non mollo!!! :mrgreen:
 

asiul

New member
Se posso dare il mio modesto parere, Mare, non devi cercare di trovare un senso logico per forza non è un romanzo che ha un inizio una trama e un filo logico, devi farti portare dalle sensazioni e cercare di dare una tua interpretazione a quello che leggi

Brava!Certamente Calvino ha dato un suo senso logico a tutto. Ripeto anche qui un concetto espresso in altri luoghi.La lettura dev'essere puro oblio, non bisogna trovare un messaggio.Si deve poter godere del piacere di leggere, senza cercarci a tutti i costi un senso.

Solo un piccolissimo appunto personale.Questo di Calvino "è" un romanzo che ha una "sua" trama e un filo logico, Italo non scrive mai a caso. :)
 
M

maredentro78

Guest
Brava!Certamente Calvino ha dato un suo senso logico a tutto. Ripeto anche qui un concetto espresso in altri luoghi.La lettura dev'essere puro oblio, non bisogna trovare un messaggio.Si deve poter godere del piacere di leggere, senza cercarci a tutti i costi un senso.

Solo un piccolissimo appunto personale.Questo di Calvino "è" un romanzo che ha una "sua" trama e un filo logico, Italo non scrive mai a caso. :)

è molto bella la cosa del puro oblio,ma credo che per ognuno la lettura soddisfi o non soddisfi certi bisogni,dipende sempre da cosa cerchiamo.Probabilmente questo libro è un pò lontano da me,tutto qui.Sto leggendo "Il sangue,il mare",spero di poter descrivere più emozioni?:mrgreen::wink:
 
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asiul

New member
è molto bella la cosa del puro oblio,ma crede che per ognuno la lettura soddisfi o non soddisfi certi bisogni,dipende sempre da cosa cerchiamo.Probabilmente questo libro è un pò lontano da me,tutto qui.Sto leggendo "Il sangue,il mare",spero di poter descrivere più emozioni?:mrgreen::wink:

Grazie mare,il concetto l'ho fatto mio, perché lo condivido, ma è di un genio chiamato Carmelo Bene per il quale la lettura dovrebbe essere frequentata come oblio, come un non ricordo della pagina scritta.
Certo poi che ognuno di noi ha un suo modo per vivere un testo, ma se puoi prova ad ascoltare solo la musica di Calvino dimenticando le parole. ;)

Ti lascio una citazione tratta da La leggenda del Baal Shem,chissà che non possa aiutarti nella lettura che stai intraprendendo...

«Io porto in me il sangue e lo spirito di coloro che la crearono; e per il sangue e lo spirito essa si è fatta in me nuova. Sono anch'io nella catena dei narratori, anello fra gli altri anelli, e ridico ancora la vecchia storia; se essa suona come fosse nuova, il nuovo dormiva in lei fin da quando fu detta per la prima volta»
 
Stato
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