Hai ragione.
L'ho postato qualche altra volta, magari ancora non eri presente sul forum. Leggi questo:
E una terra bellissima, il Subappenino Dauno: a est, i ri lievi digradano al piano
con rotondità femminee, sensuali; a nord-est, nei giorni tersi, il Gargano si leva
azzurro-nuvola sul Tavoliere che sembra tornare a quel che era: una sterminata laguna
su cui galleggia una bassa foschia, figlia di millenni di umido; a sud-sud-ovest, già si
tocca il massiccio vulcanico del Vulture, montagna che pare aver partorito una civiltà
indipendente e altissima (da quelle pendici scendono grandi cervelli e grandi vini). I
resti dell'immensa foresta che ricopriva tutto spiegano perché Federico II veniva a
caccia qui e il suo studio sulla falconeria (innumerevoli rapaci vi volano sulla testa).
Qui hai isole linguistiche inaspettate: quel "dialetto" musicale, dolce, è franco-
provenzale, la lingua dei trovadori, della chanson des gentes.
Qui, negli anni Sessanta, si visse l'illusione che il miracolo economico fosse
possibile senza emigrare: era stato appena scoperto il più grande giacimento di gas
d'Italia, forse d'Europa: quaranta miliardi di metri cubi di metano. Per quell'area, bella
e depressa, può essere lavoro, aziende di trasformazione, istituti professionali, cultura
industriale e industrializzazione dell'agricoltura, con energia a basso costo. Dio ha
steso la sua mano sui poveri del Subappennino. Che accolgono con i fiori, manco alle
Hawaii, il rappresentante della Snia-Viscosa, ingegner Casini. Ma si capisce che
qualcosa non va, forse lo stato non la pensa come Dio. La gente di Candela, Ascoli
Satriano, Deliceto, Accadia, Ca-stelluccio dei Sauri, Rocchetta Sant'Antonio comincia
una battaglia che durerà anni, coinvolgerà tutti, con forme di auto-organizzazione che
susciteranno la curiosità di osservatori stranieri, il disorientamento dei partiti, la
reazione dello stato. In trentamila, con i vecchi, i bimbi, donne e uomini marciano sul
capoluogo. Temono che il loro metano faccia la fine della bauxite del Gargano, che
semina scorie e disoccupati sul posto, lavoro e ricchezza a porto Marghe-ra. Mario
Giorgio (La sconfitta del Subappennino Dauno) ha raccontato la vicenda giorno per
giorno, quasi. Vi dico come finisce: l'Eni fa quel che vuole, usa stato e partiti ascari a
Roma, politicanti indigeni sul posto; un suo funzionario locale avvia da lì la sua
carriera governativa; i dauni son piegati con promesse disattese, cooptazione di
qualche leader, richieste di centinaia di milioni, per "mancato guadagno", minacce,
brutali interventi di polizia: centinaia di denunciati, molti arresti, espatri negati agli
emigranti, "certificazione di procedimenti in corso" contro diplomati, che rischiano di
essere esclusi dai concorsi pubblici...
Il gas, Eni dixit, serviva all'industria del Nord. E lì andò. Dovettero andarsene pure
i dauni. Un'amnistia cancellò i "reati" della protesta di popolo nonviolenta. L'ordine e
la regola tornarono a regnare nel Subappennino: le risorse predate e condotte altrove,
la gente schiacciata e l'emigrazione quale sola via di sopravvivenza. Poi, il
telegramma: «At seguito interessamento onorevole Romita sottosegretario stato
Interni viene disposta data odierna assegnazione at prefetto Foggia contributo
straordinario lire venti milioni per attuazione interventi assistenziali, tramite Eca
competenti, a sollievo disoccupazione comuni interessati note vicende metanifere»:
non lavoro, ma disoccupazione con elemosina, così, domani, i ladri di metano
potranno urlare: «Basta lavorare noi, per quella gente lì!».
La Daunia è la mia terra.