2° Poeticforum - Le poesie che amiamo

elisa

Motherator
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Interessante poi confrontarla con le conclusioni dell'ultimo film di Woody Allen,dove si vorrebbe esser vissuti in un'epoca precedente a quella in cui si è,in pratica meglio vivere il presente piuttosto che rimpiangere il passato.

sai che mi è un po' oscuro questo parallelo tra la poesia e il film di Allen, a meno che tu non voglia equiparare la giovinezza umana con la giovinezza storica.
 
G

giovaneholden

Guest
Si tratta del rimpianto per il passato,che sia per la giovinezza,o per un'epoca storica non ha grande importanza,il meccanismo psicologico è simile.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Si tratta del rimpianto per il passato,che sia per la giovinezza,o per un'epoca storica non ha grande importanza,il meccanismo psicologico è simile.

ma non credi che il fatto di averla realmente vissuta la giovinezza anagrafica mentre per quanto riguarda un'epoca storica precedente non è stato così, possa rendere il sentimento diverso, uno di rimpianto o nostalgia, l'altro di negazione del presente e vagheggiamento di un ipotetica età dell'oro?
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Forse l'unica cosa che mi piace dell'essere diventata un po' più grande è proprio la mancanza di netta divisione tra bene e male. Il passaggio al "grigio" è inevitabile e avviene con l'andare del tempo, quasi senza che ce ne accorgiamo, in seguito ai fatti della vita che modificano e plasmano il nostro punto di vista. Per mia natura non sono mai stata inflessibile, ma da giovane soffrivo di questo, talvolta avevo la sensazione sgradevole di non riuscire mai a prendere una posizione precisa o, appunto, di non riuscire a distinguere ciò che è "giusto" da ciò che è "sbagliato". Oggi mi fa piacere riuscire a vedere le cose da più angolazioni diverse, anche se ovviamente non sempre ci riesco.
 

elisa

Motherator
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The Tyger - William Blake

adesso tocca al grande poeta inglese William Blake con The tyger a sottoporsi ai nostri commenti


The Tyger - William Blake
, traduzione di G.Ungaretti


Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio
Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?

In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?

Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?

Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso empivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l’Agnello creò, creò anche te?

Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osa formare la tua agghiacciante simmetria?
 
G

giovaneholden

Guest
Poesia di una delle personalità più fulgide del romanticismo inglese rivalutato dopo la sua morte sia come scrittore che come pittore,personaggio chiave che ha aperto nuove vie alla percezione visiva portando la modernità nell'arte,ancora ampiamente da scoprire.In questa poesia,che sfiora l'onomatopeicità con questo rimare spezzato,ritmato che ricorda l'agguato delle belve,riesce a descrivere con efficacia tutta la tensione animale,l'essere forgiato da un demiurgo plasmatore dal fuoco,novello prometeo in una formidabile macchina da caccia.
 

Nerst

enjoy member
Non so se ho colto a pieno quello che il poeta vuole dire, ma credo che si stia riferendo del tutto alla tigre come animale, riportando quello che essa ha dovuto affrontare per essere il fiero animale che è. Tutte le esperienze che ha dovuto sopportare, tra cui le catene e quindi il dolore sono l' oggetto e la causa che l' ha resa ciò che è. Bella poesia, ma credo che la rileggerò altre volte.

@ giovaneholden: ho letto il tuo commento, ma mi sfugge qualcosa, forse perchè non conosco l' autore e l' occasione a cui egli si riferisce. é ' forse nella poesia riportata una sua esperienza personale?
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
The Tyger di William Blake ha una forza immaginaria unica, non so se è dovuta alla traduzione di Ungaretti che ne imprime uno slancio e un impeto incredibile, una tigre futurista, piena di energia e di movimento, con dentro la propria immagine già tutta la violenza e la crudeltà della bestia feroce. Ogni volta che la leggo quasta tigre si muove, palpita, la vedo crearsi sotto i miei occhi. Veramente suggestiva. Anche se nell'incisione ch ene fa l'autore sembra più un gattone.


356px-The_Tyger_BM_a_1794.jpg
 
G

giovaneholden

Guest
Nerst cara,quelle particolari immagini presenti nelle poesie e nei quadri di Blake non sono frutto di esperienze personali,ma di visioni cui ha sempre affermato di essere affetto. Dotato per certi versi di una personalità immaginifica al limite della psicopatia,credeva di essere ispirato e guidato dagli arcangeli,il che gli faceva però avere intuizioni poetiche e artistiche non comuni,come è dimostrato da questa singolare poesia.
 

Nerst

enjoy member
Non avrei mai immaginato che dietro allo sviluppo della poesia fosse celato questo particolare del poeta, grazie mille giovaneholden, ora mi è tutto più chiaro. :)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La pioggia nel pineto - Gabriele D'Annunzio

propongo al commento l'ultima poesia

Gabriele D'Annunzio - La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
 
Nascondimi da me.
Colma queste orbite con occhi perché i miei non sono miei.
Nascondimi completamente perché non sono nulla così morto nella vita per tanto tempo.
Sii un’ala e ripara il mio io dal desiderio di essere un pesce preso all’amo.
Il verme del vino sembra dolce e rende cieco il mio io.
E nascondi anche il mio cuore perché altrimenti anche quello finirò per divorare.

Stan Rice.
 

Nerst

enjoy member
La pioggia nel pineto

Una poesia davvero bella e una delle poche che elogia la pioggia e quello che si trasforma, quando questa cade. Quando piove tutto cambia, i profumi, il paesaggio, i colori e se ci si ferma a sentire le prime gocce di pioggia sulla pelle, si percepiscono sensazioni nuove e "si sente" una percezione del tutto diversa da quella che i sensi apprendono. Mi piace, perchè la pioggia non mi disturba affatto.
 
G

giovaneholden

Guest
Un grande esercizio di stile da parte di un esperto dell'uso della parole,quale il vate.Si sente proprio l'effetto che fa un'acquazzone sulla vegetazione che aspetta l'arrivo della pioggia dal cielo. Un pò come la canzone little april shower della colonna sonora di bambi,irriverente paragone forse,ma che calza secondo me.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Nascondimi da me.
Colma queste orbite con occhi perché i miei non sono miei.
Nascondimi completamente perché non sono nulla così morto nella vita per tanto tempo.
Sii un’ala e ripara il mio io dal desiderio di essere un pesce preso all’amo.
Il verme del vino sembra dolce e rende cieco il mio io.
E nascondi anche il mio cuore perché altrimenti anche quello finirò per divorare.

Stan Rice.

Polvere qui commentiamo insieme delle poesie, questa è una proposta oppure un commento? :)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La pioggia nel pineto - Gabriele D'Annunzio

la poesia di D'Annunzio l'avevo imparata a memoria alle medie e ancora oggi ne conosco ampi stralci. Come tutte le cose imparata a memoria, perdono di significato profondo e non è facile rivederle nel tempo, per cui per me rimane una poesia senza un vero e proprio significato, legato più alla ritmica e alla musicalità del testo, un testo sofisticato, di impianto quasi teatrale, bellissimo da declamare come in queste versioni di Vittorio Gassman e di Roberto Herlitzka




 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Nerst cara,quelle particolari immagini presenti nelle poesie e nei quadri di Blake non sono frutto di esperienze personali,ma di visioni cui ha sempre affermato di essere affetto. Dotato per certi versi di una personalità immaginifica al limite della psicopatia,credeva di essere ispirato e guidato dagli arcangeli,il che gli faceva però avere intuizioni poetiche e artistiche non comuni,come è dimostrato da questa singolare poesia.

Ah, ecco! Ora si spiega...:D
Molto spesso una mente disturbata è anche geniale, questo mi affascina e mi inquieta allo stesso tempo, chi ha una sensibilità e un cervello fuori del comune troppe volte è costretto a pagarne il prezzo con la sofferenza e il disagio dell'anima.
La poesia è spaventosamente suggestiva, vedo davanti a me la tigre in tutto il suo splendore e la sua forza e nei minimi dettagli, affascinante e terribile come le allucinazioni che turbavano il poeta. Sarei curiosa di vedere qualche suo quadro, appena ho un momento lo cercherò.
Piccolo OT Giovaneholden, mi chiedo quante vite hai vissuto per sapere tutte queste cose Fine OT
 

alessandra

Lunatic Mod
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La pioggia nel pineto

Non l'ho mai imparata a memoria, ma è comunque una di quelle poesie che si insegnano a scuola e che si analizzano per obbligo, tra uno sbuffo e l'altro (non è, in ogni caso, una poesia che ricordo bene). Oggi, rileggendola, mi ha fatto un effetto diverso; il linguaggio è particolarmente pomposo, alcuni versi li trovo piuttosto criptici, ma l'idea della pioggia come piacere, liberazione e come filtro che mostra le cose sotto una luce diversa mi rasserena (anche se, nella realtà, la pioggia non mi piace). Una poesia che mi fa pensare ad una rinascita, una scossa che poi porterà la quiete dopo la tempesta.
 

elisa

Motherator
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Nascondimi da me di Stan Rice

chiudiamo l'anno in bellezza con l'ultima poesia postata da polvere

Nascondimi da me.
Colma queste orbite con occhi perché i miei non sono miei.
Nascondimi completamente perché non sono nulla così morto nella vita per tanto tempo.
Sii un’ala e ripara il mio io dal desiderio di essere un pesce preso all’amo.
Il verme del vino sembra dolce e rende cieco il mio io.
E nascondi anche il mio cuore perché altrimenti anche quello finirò per divorare.

Stan Rice.
 

elisa

Motherator
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la poesia di Rice credo sia del fratello di Anne Rice, ma se Polvere ci dicesse qualcosa le sarei grata.

Per quanto mi riguarda la trovo un po' "orrorifica" anche se questa richiesta di aiuto di difenderlo dall'autodistruzione è affascinante. Il peggior nemico di noi stessi siamo noi stessi.
 
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