4° Poeticforum - Le poesie che amiamo

Nerst

enjoy member
Bhè, che dire, ci ho letto tristezza e rassegnazione in questa poesia, dove la protagonista elenca tutte le cose che, pur non potendo vivere con l' amato, non si arrestano. Ed è così, oltre la morte, la vita continua inesorabilmente. Solo chi resta ha la sensazione che il tutto sia inevitabilmente inutile e l' unico pensiero che si fa avanti è quello della sopravvivenza.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Addio a una vista di Wislawa Szymborska

questa è una poesia che leggo spesso, che mi ricorda tutte le persone a cui sono sopravvissuta, che sono tante, con le quali c'era un affetto profondo che dava il senso alla vita. Adesso che non ci sono più provo lo stesso stato d'animo della poetessa, un'accettazione che è continua mancanza.
 

bluemoon21

New member
il sopravvivere alle persone che amiamo è la chiave di lettura della condiziona umana e il pensiero che ci sarà qualcuno che un giorno dirà questo di noi per metà mi fa raggelare il sangue e per metà mi consola. è una poesia di una bellezza struggente, non la conoscevo. grazie di cuore.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Questa poesia è straziante proprio perchè esprime un dolore struggente ma allo stesso tempo rassegnato. Non si può impedire alla vita di continuare, ma il tormento di rivedere i luoghi cari e di riviverli senza la persona che non c'è più non è sopportabile.
Bellissima, difficile riuscire a esprimere così bene sentimenti di questo tipo e comunicarli in modo da farceli percepire come nostri.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Oggi vi propongo la terza poesia di questo Poeticforum :)

Insonnia - Elizabeth Bishop

La luna nello specchio del comò
guarda milioni di miglia lontano
(e forse con orgoglio, a se stessa,
ma non sorride, non sorride mai)
via lontano lontano oltre il sonno,
o forse è una che dorme di giorno.
Se l’Universo volesse abbandonarla,
lei gli direbbe di andare all’inferno,
e troverebbe una distesa d’acqua
o uno specchio, sul quale indugiare.
Tu dunque metti gli affanni in un sacco
di ragnatele e gettalo nel pozzo
nel mondo alla rovescia dove
la sinistra è sempre la destra,
dove le ombre in realtà sono corpi,
dove restiamo tutta notte svegli,
dove il cielo ha tanto poco spessore
quanto è profondo il mare e tu mi ami d’amore.
 

Nerst

enjoy member
Ad una prima lettura la poesia mi è sembrata un elogio all' universo inverso, dove tutto è possibile e fuori dalle regole. E' bello pensare un mondo così, dove la luna può permettersi si passare dal vetro dello specchio allo specchio d' acqua del fiume. E' forse l' amore, che si riscontra nelle ultime righe, a far sembrare il mondo folle?
 
G

giovaneholden

Guest
Ho messo la poesia di questa altra grande poetessa americana poco conosciuta in Italia come nel precedente poeticforum avevo messo Marianne Moore, per inserire un'altra alta voce poetica di cui molti non avranno sentito parlare. La lirica in questione è particolarmente interessante dato che analizza come il mondo visto nelle notti insonni appaia "all'incontrario",una sensazione che immagino avremo vissuto tutti e che viene reso in modo brillante dalla Bishop grazie alle sue parole. L'amore in questo caso fa da trait d'union tra i due mondi opposti,unico punto di contatto che ci permette di vedere il probabile e l'improbabile.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Nelle notti insonni vedo ogni cosa più terribile di quanto non mi sembri alla luce del giorno, non è che veda il mondo al contrario, ma vedo la sua parte negativa espandersi e ingigantirsi fino a diventare insopportabile (preciso che ciò non mi capita in TUTTE le notti insonni, altrimenti sarei già uscita fuori di testa del tutto). Quando mi capiterà di nuovo, magari questa notte, penserò alla luna nello specchio, aspetterò che arrivi il giorno perchè vada a dormire e raccoglierò i miei affanni in un sacco di ragnatele per gettarli in un pozzo. E penserò a questa poesia che, nonostante non sappia dare un senso ad ogni suo verso, mi riempie di serenità e buon umore, tanto che l'ho già letta diverse volte. E forse riesce a farmi vedere il mondo al contrario, dato che leggendola vedo persino la luna sorridere.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Insonnia di Elizabeth Bishop

Ho cercato di capire questa poesia pensando a come vivo io l'insonnia e forse la difficoltà di commentarla è proprio derivata dalla diversità del sentire quello stato dell'animo che è il non dormire. Per me non è mai un momento allucinato o sottosopra ma è invece una situazione profondamente lucida, di riflessione e raccoglimento, come se la mancanza di sonno accentuasse la sensibilità e la percezione della realtà in maniera più dilatata rispetto al giorno. Per cui il sentire dell apoetessa mi è lontano, sì alla percezione acuita, ma non deformata.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ecco la prossima poesia da commentare :)

Non sono nulla
di Fernando Pessoa

Non sono nulla, non posso nulla,
non perseguo nulla.
Illuso, porto il mio essere con me.
Non so di comprendere,
né so se devo essere,
niente essendo, ciò che sarò.
A parte ciò, che è niente, un vacuo vento
del sud, sotto il vasto azzurro cielo
mi desta, rabbrividendo nel verde.
Aver ragione, vincere, possedere l'amore
marcisce sul morto tronco dell'illusione.
Sognare è niente e non sapere è vano.
Dormi nell'ombra, incerto cuore.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Questa poesia di Pessoa l'ho proposta io :wink:.
Adoro questo autore e il suo spesso illogico modo di esprimersi :ad:.
Però è difficile commentare ciò che le sue parole mi riescono a trasmettere.
L'ho postata soprattutto perchè ultimamente sento in me un senso di impotenza che mi porta a volte a pensare davvero di non essere nulla :boh:.
Nel senso di essere inutile ed incapace a potere e perseguire ciò che voglio,per mia colpa e/o per le circostanze e le situazioni avverse.
 

Nerst

enjoy member
Cara Minerva6, devi amarla davvero questa poesia, visto che l' hai postata per la seconda volta. Svista o fatto apposta? :wink:

Non volermene per l' appunto, era solo che ho avuto la sensazione di averla già commentata. :?

:ABBB
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Per lo scorso poeticforum avevo sempre proposto una poesia di Pessoa,ma era questa:

Non sto pensando a niente di Fernando Pessoa

Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l'aria notturna,
fresca in confronto all'estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!

Non pensare a niente
è avere l'anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
È come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...

Il titolo abbastanza simile vi ha confuso. Vi prometto che la prossima volta cambierò autore :wink:.
 

Nerst

enjoy member
tutto chiaro, grazie Minerva6

Sempre più introspettiva questa poesia. Più la leggo e più mi convinco che l' essere in ognuno di noi forse è legato all' illusione, e a lui tutto il resto, amore compreso. Nelle ultime righe addirittura si pone la situazione d' ombra che perversa su di noi, se ci accorgiamo che neppure i sogni possono nulla contro l' incomprensione dell' essere. Se non conosciamo ciò che ci circonda, su che cosa fondiamo i nostri desideri?
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Mi fa pensare ad un momento di transizione in cui si percepisce un dolore non più intenso, ma sordo, vicino al nulla, al sentire poco o niente, e in questo vedo questa poesia in un certo senso simile a "Non sto pensando a niente". Quasi una sensazione di inconscia protezione dal mondo e dalle vicissitudini esterne, quando l'anima è ancora troppo fragile per affrontarle un'altra volta.
Sono momenti inevitabili nella vita di ciascuno, ma prima o poi necessariamente arriva il vacuo vento del sud, che qui è appena accennato, e ci riporta volenti o nolenti alla vita.
 
G

giovaneholden

Guest
Vuol dire che devo averla letta in un'antologia di Pessoa,per ricordarla... :) La poesia è nihilista,ma con un fondo ironico tipico del grande scrittore lusitano,il non essere nulla non ti può estraniare da ciò che ti circonda,i fenomeni naturali ad esempio, basta un leggero refolo di vento a farti rabbrividire,dunque ti fa cessare di essere nulla,prendi consapevolezza del tuo corpo,al limite decidere di spostarti per prendere meno freddo... Ma subito dopo si può tornare a vagheggiare di non essere nulla...
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Non sono nulla di Fernando Pessoa

è una poesia che mi ricorda Leopardi, questo annullarsi completamente solo che invece di diventare parte del tutto, nell'infinito, ci si annulla nel finito, nel limite, è ancor più agghiacciante. Fa venire i brividi così come quando si pensa al nulla che siamo quando non ci saremo più. Brrr :paura:
 

Nerst

enjoy member
è una poesia che mi ricorda Leopardi, questo annullarsi completamente solo che invece di diventare parte del tutto, nell'infinito, ci si annulla nel finito, nel limite, è ancor più agghiacciante. Fa venire i brividi così come quando si pensa al nulla che siamo quando non ci saremo più. Brrr :paura:

Effettivamente i brividi li mette un pò, anche perchè non è che il poeta esprime il suo sentirsi nulla riferito alla natura. Se così fosse, ciò di cui parla si potrebbe riscontrare in qualcosa di vero, visto che la forza della natura è tale che ci fa apparire come nulla. Ma per il poeta essere il nulla, significa proprio perdere tutto, ogni istinto, ogni sensazione. Ma mi domando, possiamo considerarci nulla con volontà? Come diceva giovaneholden, anche il vento, se soffia, fa rabbrividire ed allora ritorni consapevole che prorio nulla non sei.
 

apeschi

Well-known member
Le mie poesie preferite che ogni tanto rileggo.

Fides (Giovanni Pascoli)

Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso pareva oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
Così fatto è lassù tutto un giardino.

Il bimbo dorme, e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro;
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera.




La neve (Giovanni Pascoli)

Lenta la neve, fiocca, fiocca, fiocca,
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,

La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.



A Zacinto (Ugo Foscolo)

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.



IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI (Ugo Foscolo)

Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de' tuoi gentil anni caduto.

La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.

Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch'io nel tuo porto quiete.

Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.



A Silvia (Giacomo Leopardi)

Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.



L'Infinito (Giacomo Leopardi)

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.



Meriggiare (Eugenio Montale)

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.



E per finire una poesia meno recente (si fa per dire).

Cecco Angiolieri "S'i fossi foco"

S'i fosse fuoco, arderei 'l mondo;
s'i fosse vento, lo tempestarei;
s'i fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i fosse Dio, mandereil' en profondo;
s'i fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei;
s'i fosse 'mperator, ben lo farei;
a tutti tagliarei lo capo a tondo.
S'i fosse morte, andarei a mi' padre;
s'i fosse vita, non starei con lui;
similemente faria da mi' madre.
Si fosse Cecco com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le zoppe e vecchie lasserei altrui.


Le prime due del Pascoli (se ricordo bene sono sulla tematica del fanciullino), le studiai alle elementari e la tematica del fanciullino l'approfondii al liceo.
Leopardi mi e' sempre piaciuto (A Silvia non riuscivo proprio a memorizzarla alle elementari, l'Infinito l'ho scoperta al liceo)
Le poesie del Foscolo proposte mi avevano colpito molto al liceo. (Mi hanno inoltre spinto a conoscere il mare greco, anche se Zacinto, l'attuale Zante non l'ho ancora visitata).
Montale e' stato uno dei miei poeti preferiti, perche' mi ci ritrovo nel suo pessimismo e mi trovo limitato dalla 'muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia', inoltre amo la Liguria che considero la mia seconda regione.
Cecco Angiolieri mi ha sempre divertito (poesia ripresa poi dal grande Faber che l'adatto' e ci fece una bellissima canzone).
Ebbene, sono fondamentalmente pessimista con qualche sprazzo di provocazione.
 
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