4° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Bellissime, apeschi, non saprei quale scegliere...in questo momento sono particolarmente "attratta" dalle prime due (Pascoli) ma è una sensazione puramente personale e forse temporanea.
Nel Poeticforum ciascuno di noi (o meglio, chi vuole) propone una poesia e poi le commentiamo tutti insieme. :)
Ti va di sceglierne una tra quelle che hai postato? (eccetto L'Infinito, che è già stata commentata in un precedente Poeticforum)
 

apeschi

Well-known member
Bellissime, apeschi, non saprei quale scegliere...in questo momento sono particolarmente "attratta" dalle prime due (Pascoli) ma è una sensazione puramente personale e forse temporanea.
Nel Poeticforum ciascuno di noi (o meglio, chi vuole) propone una poesia e poi le commentiamo tutti insieme. :)
Ti va di sceglierne una tra quelle che hai postato? (eccetto L'Infinito, che è già stata commentata in un precedente Poeticforum)

Ad esempio questa?

La neve (Giovanni Pascoli)

Lenta la neve, fiocca, fiocca, fiocca,
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,

La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.



nella prima strofa si inizia con la neve... che fiocca, fiocca, fiocca (da' quasi la sensazione onomatopeica del lento ma insistente scendere della neve).
Da lontano si sente una culla che sta muovendosi lentamente, un bambino nella culla che piange (si sente il rumore del bambino che piange con il dito in bocca)
Vicino c'e una vecchia (la nonna che culla il bimbo?) che canta una ninna nanna con il mento posato sulla mano.
La vecchia canta descrivendo un giardino (siamo in inverno ma la vecchia descrive un giardino primaverile), il bimbo si addormenta pensando a questo giardino pieno di fiori, di rose e di gigli.
La poesia termina scambiando la strofa iniziale, ora la neve fiocca lenta, lenta, lenta (sembra di vedere i fiocchi di neve che scendono lentamente e silenziosamente) mentre prima lenta fioccava, fioccava, fioccava.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Eheh...non volevo suggerire :mrgreen:
Visto che apeschi si è lanciato nei commenti :D (e ci fa piacere, ovviamente) procediamo commentando La neve di Giovanni Pascoli, per non creare confusione, poi commenteremo le altre poesie.
 

apeschi

Well-known member
Oppure parliamo di questa?

Meriggiare (Eugenio Montale)

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.


Meriggiare, passare il pomeriggio, provo una sensazione di caldo, di calore, di afa, dietro un rovente muro d'orto.
Immagino un pomeriggio assolato, caldo, un muro di cemento molto caldo. Passo il pomeriggio magari in liguria.
Vicino a questo muro d'orto assolato ascolto i merli (schiocchi di merli, che mi ricorda il suono del merlo) e sento i serpenti (le tranquille biscie delle nostre parti piu' che i serpenti) che frusciano.
Il termine frusciare mi ricorda il rumore della biscia che striscia tra i rovi e nell'erba.
Guardo e vedo una fila interminabile di formiche rosse che camminano su mucchietti di terra, le vedo nelle crepe del suolo.
Tra le foglie delle piante vedo in lontananza il mare che brilla. Una sensazione che mi ricorda il paesaggio ligure. Vedo in lontananza il mare filtrato dalle foglie delle piante, dalla vegetazione, intanto sento il frinire delle cicale.
Rimango abbagliato dal sole verso cui sto camminando, e mi rendo conto della mia limitatezza, dei miei limiti, mi accorgo che la mia vita e' limitata da una muraglia, un muro in cemento, un recinto che non mi consente di uscire,
di ottenere cio' che vorrei. Non posso superare questo muro in quanto in cima ci sono dei cocci di bottiglia che potrebbero tagliarmi e che mi impediscono di superare questo muro. Per quanto io possa cercare di superare questo muro,
il muro stesso mi respinge, evita che io possa oltrepassarlo. Tutta la mia vita, tutte le mie sofferenze, le mie tensioni, i miei desideri sono limitati da questo muro invalicabile.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Apeschi, in teoria dovremmo proporre una poesia a testa :D Mettila in freezer e scongelala per il prossimo poeticforum :D Scusami, sto scherzando, visto che non conoscevi le regole faremo un'eccezione e la commenteremo alla fine, però ora fermati altrimenti diventa l'apeschiforum...con simpatia, i nuovi partecipanti che commentano con passione sono sempre graditi :D
 

apeschi

Well-known member
Apeschi, in teoria dovremmo proporre una poesia a testa :D Mettila in freezer e scongelala per il prossimo poeticforum :D Scusami, sto scherzando, visto che non conoscevi le regole faremo un'eccezione e la commenteremo alla fine, però ora fermati altrimenti diventa l'apeschiforum...con simpatia, i nuovi partecipanti che commentano con passione sono sempre graditi :D

Ok ! la metto in freezer.... :mrgreen::mrgreen::mrgreen: ho abbondato un po'... eh eh eh !
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Visto che apeschi si è lanciato nei commenti :D (e ci fa piacere, ovviamente) procediamo commentando La neve di Giovanni Pascoli, per non creare confusione, poi commenteremo le altre poesie.


La neve (Giovanni Pascoli)

Lenta la neve, fiocca, fiocca, fiocca,
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,

La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
 

Nerst

enjoy member
A leggerla ho avuto la sensazione di leggerezza, proprio come la neve. Bella l' immagine data del poeta della vecchietta che canta al bimbo la dolce melodia.
Ma forse i gigli vogliono dire che il bambino sta addormentandosi per sempre?
Tutto è bianco e tutto è leggero, tutto è silenzio.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La neve (Giovanni Pascoli)

Questo il mondo di Pascoli, il mondo agognato di Pascoli, questa scena idilliaca quasi da presepe, una filastrocca, una ninna nanna, serve a consolare più che l'animo del bimbo l'animo dell'adulto che ha perso per sempre quel senso di pace e di purezza dell'infanzia.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Se la leggo un paio di volte di seguito, mi rilasso talmente tanto che potrei addormentarmi anch'io. Il candore della neve che cade, la vecchia protettiva che rasserena il bambino facendogli sognare di trovarsi in un giardino fiorito, tutto contribuisce a creare quest'immagine di pace da libro di lettura delle elementari...come può essere bella talvolta una poesia così semplice!
 
G

giovaneholden

Guest
Calma,idillio sotto la coltre nevosa,tutto rimane ovattato,il bimbo e di conseguenza il "fanciullino" Pascoliano che è in ognuno di noi,gode di questo "Nirvana".
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ecco a voi un'altra poesia da "assaporare" :)

Dopo la tristezza


Questo pane ha il sapore d'un ricordo,
mangiato in questa povera osteria,
dov'è più abbandonato e ingombro il porto.

E della birra mi godo l'amaro,
seduto del ritorno a mezza via,
in faccia ai monti annuvolati e al faro.

L'anima mia che una sua pena ha vinta,
con occhi nuovi nell'antica sera
guarda una pilota con la moglie incinta;

e un bastimento, di che il vecchio legno
luccica al sole, e con la ciminiera
lunga quanto i due alberi, è un disegno

fanciullesco, che ho fatto or son vent'anni.
E chi mi avrebbe detto la mia vita
così bella, con tanti dolci affanni,

e tanta beatitudine romita!

Umberto Saba
 

Nerst

enjoy member
mi sembra di aver letto con questa poesia la descrizione di una vita da parte di chi ha apprezzato l' averne vissuto ogni attimo.
Il vecchio ricorda i momenti davanti ad un pezzo di pane e all' ultimo sorso di birra e i loro sapori li associa ai ricordi degli attimi che sono stati. Il guardarsi indietro non è amaro, ma anche i momenti duri si ricordano tutto sommato sopportabili, perchè è anche merito loro se lui è quello che è.
Mi è piaciuta l' ultima frase E chi mi avrebbe detto la mia vita così bella, con tanti dolci affanni, e tanta beatitudine romita!
Qui ho letto l' apprezzamento di una vita che, nonostante tutto, vale la pena di vivere e il sorprendersi a definirla bella è commovente
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
E' una poesia che mi infonde ottimismo e amore per la vita, che bello sapere che sei quasi al capolinea ma soddisfatto della persona che sei, della tua vita, saper godere delle piccole cose. Ho la massima stima e il massimo rispetto, quasi una certa invidia nei confronti di chi riesce a definire bella la propria vita con tanta convinzione, figuriamoci poi "i dolci affanni".
 
G

giovaneholden

Guest
La vita è degna comunque d'essere vissuta,qualunque siano gli affanni,i momenti felici il tutto rientra in un oblio consolatorio come ci dice la bella poesia scritta da Saba dopo un brutto momento passato,ricordiamoci che il poeta è di origine ebrea e dunque negli anni del fascismo avrà certo subito problemi importanti.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
La prossima poesia è particolarissima, verrebbe il desiderio di soffermarsi su ogni verso e commentarlo :)

Jorge Luis Borges
Un'altra poesia dei doni

Ringraziare desidero il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l’acqua sciolta
per l’algebra, palazzo di precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare
senza uno stupore antico

per il mogano, il sandalo e il cedro,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giorni del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille notti e una notte,
per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che secoli fa parlai nella Northumbria,
per la spada e l’arpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale d’Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l’oro che sfolgora nei versi,
per l’epico inverno
per il nome di un libro che non ho letto,

per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e di Manhattan,
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale,
e il cui nome, come preferiva, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo
scrissero tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica i passati,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già
questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per questa musica, misteriosa forma del tempo.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Dopo la tristezza di Umberto Saba

Il poeta dopo un grande dolore superato torna alla sua città e la guarda con occhi nuovi, pur nello squallore di una zona degradata del porto riesc a coglire qualcosa di bello che lo riporta all'infanzia, si culla nei ricordi e sente che i dolori cha ha vissuto, sono dolci, forse perché superati. E' il potere dell'oblio e della memoria allo stesso tempo.
 

Nerst

enjoy member
Un'altra poesia dei doni

C' è davvero tanto da ringraziare al mondo!
Forse si dovrebbe ringraziare ogni giorno per le piccole cose, che poi sono le più importanti, questo mi ha comunicato la poesia.
Ringraziare il pensiero dei filosofi, e soprattutto l' arte dell' amicizia, è proprio così, riuscire ad essere un buon amico richiede impegno, amore, e perchè no, anche pazienza, tutte caratteristiche che sono alla base dell' arte.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ho scritto che sarebbe stato bello soffermarsi su ogni verso e invece non riesco a scrivere proprio niente...
E' una poesia particolare, non so se questo sia lo stile solito di Borges perchè non ho mai letto niente di suo (spero di vivere tanto da colmare anche questa, fra le tante, lacuna letteraria!) che parte da un concetto semplice per svilupparlo con versi densi, concreti e decisi, prove di sagacia e vasta cultura.
A chi potrebbe venire in mente di ringraziare per le strisce della tigre? Certo che viene il desiderio di andare a Montevideo o nel Texas di mattina...Ho notato che l'immagine del mattino ricorre più volte, "che ci procura l'illusione di un principio", forse dovrei pensare a questo verso prima di imprecare contro la sveglia.
L'immagine che mi ha colpito maggiormente è quella di chi chiede perdono ai suoi figli perchè muore troppo lentamente.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Jorge Luis Borges - Un'altra poesia dei doni

Borges come San Francesco, una preghiera laica, un inno alla vita, questo per me è ringraziare nel proprio piccolo la bellezza di essere vivi


Altissimo, onnipotente, buon Signore
tue sono le lodi, la gloria e l'onore
ed ogni benedizione.
A te solo, Altissimo, si confanno,
e nessun uomo è degno di te.

Laudato sii, o mio Signore,
per tutte le creature,
specialmente per messer Frate Sole,
il quale porta il giorno che ci illumina
ed esso è bello e raggiante con grande splendore:
di te, Altissimo, porta significazione.

Laudato sii, o mio Signore,
per sora Luna e le Stelle:
in cielo le hai formate
limpide, belle e preziose.

Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e
per l'Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo
per il quale alle tue creature dai sostentamento.

Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua,
la quale è molto utile, umile, preziosa e casta.

Laudato sii, o mio Signore, per frate Fuoco,
con il quale ci illumini la notte:
ed esso è robusto, bello, forte e giocondo.

Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra,
la quale ci sostenta e governa e
produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.

Laudato sii, o mio Signore,
per quelli che perdonano per amor tuo
e sopportano malattia e sofferenza.
Beati quelli che le sopporteranno in pace
perchè da te saranno incoronati.


Laudato sii, o mio Signore,
per nostra sora Morte corporale,
dalla quale nessun uomo vivente può scampare.
Guai a quelli che morranno nel peccato mortale.
Beati quelli che si troveranno nella tua volontà
poichè loro la morte non farà alcun male.

Laudate e benedite il Signore e ringraziatelo
e servitelo con grande umiltate.
 
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