Il grande quadro ovvero la Platonia di Julian Barbour
Cari amici,
IlTema dell’incontro di mercoledì 9- 09-15 c/o
Art IS
Caffetteria Gelateria Centro Incontri culturali
Via Maestri del lavoro n. 4 , zona Niguarda 20162
Milano
è:
Come si passa da una espressione verbale, ad un’espressione grafico- pittorica ?
Nell’Inicipit di “Tracce invisibili di universi paralleli” scrivo;
Nel grande quadro dove il tempo non esiste la realtà si concretizza in una moltitudine di configurazioni in statica perfezione “ dice la nuova Fisica…
Ed eccoci alla dimostrazione e per il metodo scientifico alla prova, all’esperienza vissuta insomma di questa trasformazione: Ciò che ho dipinto con le parole deve diventare icona: La scenografia di “Tracce invisibili”, riduzione teatrale che Alta Luce teatro porterà in scena il 1, 2, 3 ottobre c.a.. Ma rappresentare La Platonia di Julian Barbour, è un’ ardua impresa, direi.
Ecco per voi, il racconto di questa, passatemi la parola, “trasformazione”.
E’ piena estate e fa moto caldo. Sono Borgio Verezzi ma il mare lo vedo solo da casa, oltre la collina. In relativa solitudine stendo bozzetti, schizzi, preparo collages, lay out: è l’inizio del mio progetto.
A Ferragosto con il mio piccolo carico creativo raggiungo Pierangela Brugola a Colico, a due passi dal lago: piove. La sua casa è un tesoro di idee; stracolma di opere d’arte, manifesti , strumenti musicali, tele, fotografie incisioni, libri e pubblicazioni; Il terrazzo è il regno dei suoi gatti mentre il salone è presidiato dal cane che ringhia se ti avvicini al divano ma rispetta il pianoforte a coda. Ottimo prodotto di Brera nonché una bravissima fotografa, Pierangela è la moglie di Franco Ballabeni, compositore di “Universi Paralleli”, la musica scritta per la mia commedia. So bene quanto il suo compito sia impegnativo e cerco di aiutarla: passiamo in rassegna centinaia d immagini, grafici, ritagli di stampa. Confortate da una deliziosa tisana discutiamo. Il grande quadro sarà un quadrato 210 x210, suddiviso in nove tavole da asssemblare. C’è anche la parte tecnico - logistica da prendere in considerazione: occorrerà stampare, ma è’tutto chiuso e lo sarà ancora per almeno una settimana; cambiamo le date dei nostri futuri incontri.
E di improvviso si affaccia al mio immaginario Pinocchio, quel grandissimo patrimonio dell’umanità che l’Isis non potrà mai distruggere. Anche lui comè “il grande quadro” non esisteva o se c’era - secondo Julian Barbour è così - nessuno lo conosceva e sono state esattamente le parole di Collodi a farlo emergere dal nulla. Penso a tutti coloro che l’hanno disegnato e a quanti bambini ha visitato in sogno. bambini che da grandi sono divenuti commissari di polizia, medici, pizzicagnoli, insegnanti, sarti o ingegneri ma non hanno dimenticato le icone dei libri che lo rappresentavano nel suo umanissimo aspetto “legnoso”. Ed è così che - scrivendo quel che ho scritto – mi sono assunta una grande responsabilità: ho aperto un varco oltre il quale c’è la Platonia di di Julian Barbour che nessuno ha mai visto e che, forse, è impossibile vedere. Questo dico a me stessa. .Il mio “grande quadro” quello del mio romanzo è una realtà che si ripete e cambia da un universo all’altro. Che accoglie sia il concreto, sia l’astratto; l’infinitamente grande e infinitamente piccolo.
E le persone, gli oggetti rappresentano gli artefici dei cambiamenti che riempiono le tessere di un mosaico
recita ancora l’incipit.
Ma come si rappresenta il cambiamento senza che nulla muova? Come si dipinge qualcosa senza inizio e nemmeno fine? Si può, mi dico: Boccioni l’ha fatto nella “Città che si muove” E va bene ma una realtà che abbracci passato presente e futuro come la disegni? E come le unisci le une alle altre le icone? Sono le tracce ad unirla, la grande ragnatela, la rete mi suggerisco da sola.
Le tracce:
che, seguendo percorsi precisi, ruotano intorno al filo condut¬tore di ciascuna vicenda per restringersi via via e raggiungere infine quell’obiettivo che nessuno può immaginare prima che accada
questo si legge nell’ Incipit
E ancora:
Secondo il linguaggio che intende i mutamenti come causa ed effetto, si tratta dei coni temporali principe, remoto e intermedio.
Al centro, a comporre gli innumerevoli fotogrammi della tessera, sta ciascuno degli elementi in grado di produrre sen¬tieri che portino ai differenti punti dell’intorno.
C’è sentiero e sentiero, spiego a Pierangela. Quelli che raggiungono il fulcro si formano nei coni temporali, ma ad unire il tutto è la grande rete, leggi che cosa dice la sensitiva alla fine del romanzo:
Vedi il “trascendente” che ci comprende tutti, ci imbriglia…..avvolge tutto. Si identifica con il nome di destino e persino con quello che le differenti religioni chiamano Tao, Brama, Dio. E un insieme in movimento continuo e perenne
“Ma se tutto è “in statica perfezione…” obietta Pierangela. “Ebbene”, le rispondo, il paradosso sta proprio qui: gli estremi si toccano, i contrari coincidono, l’Infinitamente grande è, in altro modo, infinitamente piccolo; la materia è nello stesso tempo energia. Ma allora ciò che dobbiamo rappresentare in fondo è un’astrazione, conclude PierAngela.
Si, è vero, ma bada bene che nel grande quadro si accendono le tessere:
Ecco:
La prima tessera del grande quadro appartiene al cono temporale principe, chiamato così poiché le vicende si susseguono dal prologo all’epilogo. È l’ottobre del 1993 e il secondo millen¬nio sta per concludersi; il pianeta vive un momento difficile. Fatti inspiegabili si compiono ogni giorno e solo a posteriori, attraverso la ragnatela delle relazioni umane, è possibile com¬prenderne le ragioni.
Carlotta Campo, una ex studentessa sessantottina, divenuta suo malgrado “la donna della domenica” con un matrimonio ormai concluso, è l’amante di Paolo Cardinale. Paolo è desapa-recido da un anno e i Cardinale, secondo la Campo, continuano a escluderla dal gioco
“E allora”, mi suggerisce Pierangela,” per la grande rete ci occorre qualcosa di primordiale. Che ne dici delle volute delle conchiglie?
Enriguez