Caparco, Enrichetta - Tracce Invisibili di Universi Paralleli

Enriquez

Member
Si. Ci saranno e ne discuteremo qui.

Aspetto a giorni il filmato.

Eccomi di nuovo a voi, amici lettori con la seconda domanda che mi è stata posta il :

18 aprile 2015 Colico
I sentimenti come motore del tempo
Dibattito con L’Autrice


E se tutto fosse veramente fermo come dice? La staticità di cui scrive non è, in fondo, la morte?

Il Grande Quadro che ho disegnato con la scrittura rappresenta la vita non la morte. Rappresenta l’energia che la muove e la ordina, E in questo senso è , passatemi la forma una staticità mobile. Vorrei prendere ad esempio il pentagramma, già in altro modo utilizzato nel mio romanzo. Nei suoi segni ci sono pause, ritmi, movimenti; sono la musica che nessuno può definire immobile. Così il “Grande Quadro” dove la realtà si legge, dimora, esiste ed è infinita così come lo sono i numeri, lo spazio e l’immenso mondo dell’immaginazione. Dire che il grande quadro è statico è inesatto poiche statiche sono unicamente le sue infinite configurazioni.
E a questo proposito, riprendo per voi un brano di “Tracce invisibili di universi paralleli”.
….Una misteriosa essenza aveva costruito la prima traccia e a questa altre se ne erano aggiunte; ciascuna era la matrice del¬la seguente. Un insieme incommensurabile, scintille fatte di lei che andavano sommandosi le une alle altre, per formare i suoi giorni, mesi, anni. Lei passava in continuazione la soglia, l’attimo fuggente. Lei che non era una, ma tante. E dove era¬no, adesso tutte quelle bambine, adolescenti, giovani donne? Erano ancora in lei? …
 

Enriquez

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Si. Ci saranno e ne discuteremo qui.

Aspetto a giorni il filmato.

Eccomi di nuovo a voi, amici lettori con la seconda domanda che mi è stata posta il :

18 aprile 2015 Colico
I sentimenti come motore del tempo
Dibattito con L’Autrice


E se tutto fosse veramente fermo come dice? La staticità di cui scrive non è, in fondo, la morte?

Il Grande Quadro che ho disegnato con la scrittura rappresenta la vita non la morte. Rappresenta l’energia che la muove e la ordina, E in questo senso è , passatemi la forma una staticità mobile. Vorrei prendere ad esempio il pentagramma, già in altro modo utilizzato nel mio romanzo. Nei suoi segni ci sono pause, ritmi, movimenti; sono la musica che nessuno può definire immobile. Così il “Grande Quadro” dove la realtà si legge, dimora, esiste ed è infinita così come lo sono i numeri, lo spazio e l’immenso mondo dell’immaginazione. Dire che il grande quadro è statico è inesatto poiche statiche sono unicamente le sue infinite configurazioni.
E a questo proposito, riprendo per voi un brano di “Tracce invisibili di universi paralleli”.
….Una misteriosa essenza aveva costruito la prima traccia e a questa altre se ne erano aggiunte; ciascuna era la matrice della seguente. Un insieme incommensurabile, scintille fatte di lei che andavano sommandosi le une alle altre, per formare i suoi giorni, mesi, anni. Lei passava in continuazione la soglia, l’attimo fuggente. Lei che non era una, ma tante. E dove era¬no, adesso tutte quelle bambine, adolescenti, giovani donne? Erano ancora in lei? …
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
pare che ci risiamo ...


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Enriquez

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Ci risiamo in che senso? Non capisco e vorrei capire.
Mi scuso per i refusi se è questo il problema, accenti che mancano per cui il verbo essere si trasforma in una congiunzione, una virgola che non è al posto giusto, altro. Ma qui scrivo quasi sempre di getto,e quando mi accorgo delle mie "mancanze" mi manca il tempo per correggere.
Ma come dice il proverbio: ogni promessa è un debito e, quando posso, pago sempre i miei debiti.

E dunque:
Cari Lettori,

Ecco la terza domanda che mi è stata posta il

18 aprile 2015 Colico
I sentimenti come motore del tempo
Dibattito con L’Autrice

Se il pensiero- sentimento diventa “tempo”, quali sono i passaggi?

I passaggi avvengono con la seguente sequenza:
L’emozione ( pensiero) che diviene in qualche modo intenzione genera l’azione ovvero il cambiamento che, come abbiamo visto, altro non è che “tempo”.
 

Enriquez

Member
Cari amici lettori,

Eccomi all’ ultima domanda postami il:
18 aprile 2015 Colico
I sentimenti come motore del tempo
Dibattito con L’Autrice


C’è qualcosa di autobiografico nel suo romanzo?

Si e No. Sono valide entrambe le risposte.

Si. Da quando Flaubert disse: “Madame Bovary c’est moi” non è soltanto lecito ma ragionevole pensare ciascun romanzo come autobiografico. E se “La vita si vive o si scrive”, mi permetto di aggiungere che con la scrittura la vita si vive di nuovo e si rielabora momento per momento.
No. Carlotta Campo è il mio alter ego, ma non è certamente me; in altre parole, io sono unicamente il suo modello.
I bambini, le donne e gli uomini tratti dalla realtà mi hanno dato modo di creare, inventare, far vivere? La piccola Francesca Rota, Paolo Cardinale, Alfio Rota,Giacomo Cardinale,Maestra Alessi e tanti altri; ma questo non significa che le loro vicende coincidano con quelle dei modelli utilizzati e neppure che gli somiglino. Da questi ultimi ho preso i tratti che mi occorrevano e le caratteristiche opportune per plasmare, disegnare, tratteggiare i miei personaggi i quali, a un certo punto, mi sono sfuggiti di mano, quasi avessero una vita propria.
E, ancora una volta, utilizzo l’esempio per fornirvi una spiegazione credibile: prendiamo un’opera di pittura : “La morte della vergine” di Caravaggio. Ebbene la storia o leggenda - non so bene - racconta che il pittore scegliesse come modella una prostituta affogata nel fiume. Ma è stata la sua arte ha creare altro, procedendo proprio da quel modello .
E ancora: Il “Cristo alla colonna” del Bramante. Quel busto straordinariamente bello , quell’ anatomia puntualmente messa in evidenza appartiene certamente ad un giovane dell’epoca, ma non è lui ad essere rappresentato, ma la figura del Cristo.
Paragoni prestigiosi? Accostamenti presuntuosamente azzardati? Certo. Ma utili per spiegare che anche la letteratura disegna e crea sulla base di modelli; eppure - quando tutto funziona - ciò che emerge è l’opera, non il modello.
 

Enriquez

Member
artefatto, scontato e alla fine noioso da "grigio 69, gli risponde Carla di Torino.

Cari amici, tempo fa, l' ho già reso pubblico nel mio sito: www. tracce invisibili.it, Grigio 69 ha scritto:
"Questo romanzo non mi è piaciuto, l’ho trovato artefatto, scontato e alla fine noioso".


Ed ecco come risponde alla suddetta critica, un’ altra lettrice: Carla Poggianti di Torino.

Giulio Einaudi era considerato un despota snob ma illuminato e la sua casa editrice, fondata nel 1933 un gioiello nel panorama editoriale dell’epoca.
E’ in questo solco che negli anni ’60,avvalendosi di illustri collaboratori come Calvino, Pavese, Bobbio, Fruttero&Lucentini e molti altri, crea un gruppo di esperti che dovrà emettere dei pareri di lettura. Il programma editoriale preparato per questi critici vivaci e litigiosi – data la contrapposizione dei giudizi – è simile a una partitura sinfonica dove ogni singolo titolo deve legarsi all’altro per affinità o per contrasto: ovviamente con la massima libertà, per cui accadono cose incredibili, discutibili, a volte divertenti. Romanzi stroncati senza pietà e con poca ironia che poi si rivelavano dei capolavori.; per esempio Primo Levi liquida Carlo Emilio Gadda così: “prolisso, diligente ma piuttosto didattico e noioso”; o il critico triestino Bobi Bazlen che giudica “l’uomo senza qualità” di Musil: “troppo lungo, frammentario, noioso, austriaco ecc… Personalmente - ricordando la gran fatica fatta a leggere "Tracce invisibili di Universi paralleli" - condivido il loro parere. Lunghi e noiosi sono attributi che accompagnano sovente i libri corposi, i classici senza tempo, i capolavori dell’800 e del ‘900: Manzoni. Dostoewski, Tolstoi e con un accostamento azzardato potremmo infilarci anche l’attuale Ken Follet con la sua "Trilogia" di novecento pagine.
Ma torniamo a Enrichetta Caparco in quanto autrice. Non voglio e non posso paragonarla con gli autori su menzionati ma ammettere che il termine noioso può essere accettato, visto come è stato usato e abusato sia verso i grandi, sia verso gli altri di minor rilievo. Personalmente ritengo che la varietà dei personaggi del suo romanzo, le loro alterne vicende e specialmente i dialoghi che li definiscono e li accompagnano nel corso della storia abbiano un buon ritmo fino alla fine, senza noia.Mi lasciano invece perplessa gli altri due attributi: artefatto e scontato.
La costruzione del romanzo, che tenta già dal titolo, è interessante. Un romanzo alla ricerca di tracce, sentimenti, informazioni che legano i destini di tre famiglie attraverso un periodo di cento anni. La ricerca è sospensione, movimento, esplosione di un vissuto che non ha tempo poiché si rappresenta sempre in modi diversi. Non c’è ordine cronologico che farebbe della storia una realtà ben definita ma una tensione, un affanno dei personaggi per ritrovare il vero se . I sentimenti sono antichi e autentici, non creati a tavolino per stupire,ma vissuti. E’ una biografia romanzata? Penso di si, non si scrive ciò che non si conosce e non si sente. E’scontata la fine?Non mi pare perché niente è concluso. Carlotta e Paolo che dopo alterne vicende e difficoltà riescono a togliersi la maschera a ritrovare se stessi non hanno concluso i loro percorsi; niente è concluso perché questo romanzo è movimento e possibilità:

---mentre percorre una strada , un’altra se stessa ne percorre una differente senza che nessuna delle due lo sappia. Esistono gli universi paralleli?--- scrive l’autrice.

Si apre quindi un ventaglio di ipotesi dove niente è scontato, perché le combinazioni possono essere infinite. Non ci sono affermazioni, certezze granitiche dietro la dinamicità dei personaggi, ma dubbi e domande che, per loro natura, di ovvio hanno ben poco.
E’ un romanzo che si legge per leggersi; per uscire da se stessi ed entrare nella psicologia degli altri; per ritrovarsi o per perdersi , per ricevere conferme o per mettersi in discussione: certe volte funziono, altre volte no.
L’autrice ha apparecchiato il suo tavolo e sopra ha disposto tutti i piatti del suo ricco menù (569 pagine!!), senza ordine di portata; non c’è il primo, il secondo il dessert: è tutto "adesso". Ciascuno scelga se vuole e come vuole. E secondo me questa non è una cena da rifiutare.

,
 

Enriquez

Member
Cari amici lettori,
“Da cosa nasce cosa” è , oltre che un noto proverbio, lo splendido titolo di un bel libro di Gianni Munari che, con tutto il rispetto che si merita, prendo a prestito per raccontarvi una nuova storia: quella appunto dal mio romanzo: “ Tracce invisibili di universi paralleli” che mi ha dato il modo di creare: “Tracce invisibili” riduzione teatrale “ che andrà in scena il 1 ottore giovedì (prima); il 2 ottobre venerdì il 3 ottobre sabato presso Alta luce Teatro, Alzaia Naviglio Grande 192 ; 20144 Milano con Elizabeth Annable, Maria Teresa Mongella, Gerardo Marinelli, musica del maestro Franco Ballabeni con Daniela De Francesco Soprano.
Mi chiedo e vi chiedo: quali sono le strade che conducono una cosa a diventare un’altra cosa? E che percorso deve compiere un’opera letteraria per creare altra arte quale pittura, filodrammatica, musica ? Sarà questo l’oggetto di un nuovo incontro in Milano che precede lo spettacolo su scritto e del quale conto di informavi puntualmente, nel frattempo, attendo le vostre gradite risposte.
 

Enriquez

Member
Alla domanda: “Che cosa accomuna la letteratura alle altre forme dell’arte? All’architettura, la pittura, la recitazione e, volendo, anche alla musica” Ancora nessuno di voi ha risposto.
Capisco amici che non è una risposta facile ma, tra le pagine del mio romanzo io, Enrichetta Caparco autrice con pseudonimo Enriquez ho cercato di rispondere. Secondo voi, mi sono perlomeno avvicinata alla realtà delle cose?
Da “Tracce invisibili di universi paralleli”:

Che Mulassano fosse un’opera d’arte lei l’aveva sempre so¬stenuto, ma quel mattino, per la prima volta, ne godeva ap¬pieno l’effetto. Andava da un punto all’altro con lo sguardo, mettendo insieme lo spazio di quel piccolo Caffè attraverso segmenti, rette e curve ribassate. L’architetto che era in lei ripercorreva il progetto. Leggeva il lavoro direttamente dalla sua opera, come fa un musicista quando traduce i suoni nelle note di un pentagramma; le veniva facile e l’aiutava a staccarsi, almeno un momento, da quel presente che la stava mettendo a dura prova.
C’è una sequenza nella logica mirabile di un’opera d’arte, che concorre al raggiungimento di un punto unico, il momen¬to nel quale pittura, scultura e architettura diventano una cosa sola: era quella che Carlotta cercava.

Ma qual è quel punto? Mi chiedo adesso. Io intanto ci penso e, per favore, fatelo anche voi, mi rivolgo a cOcOtimbO, del quale ho apprezzato le risposte più d’una volta, a Zingaro di Macombo e anche Hotwirlessa e anche a tutti voi. Infatti questo è l’argomento da dibattere nel prossimo mese di settembre a Milano: siete invitati tutti. Il convegno che precede la prima teatrale di “Tracce Invisibili” riduzione teatrale del mio romanzo della quale vi ho già parlato.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
...Hotwirlessa ? :?

...tracce visibili di universi confusi... :boh:

breve ot

ho espresso la mia attuale opinione
suscettibile, senza alcun problema, di variazioni
qualora riscontrassi tracce visibili
di cambiamento nel tenore dei post di questo 3D.

tenore che non convince me personalmente
ma può benissimo esserlo per tutti gli altri.
quindi non insisto, dato che non miro
a convincere altri a pensarla come me.

inoltre questo è un 3D personale di Enrichetta
regolarmente autorizzato dai responsabili del forum,
per cui non ho il diritto di intromettermi
solo per sindacare su ciò che è libera di scrivere.

per questo non interverro' più.

fine ot.

@Enrichetta: a parte tutte ste menate, sono convinto che il tuo sia un libro intetessante. non mi sembra alieno alla mia personalità aliena, per cui mi ripropongo comunque di leggerlo in futuro. ma a mente libera, senza il terreno preparato dai tuoi post.
un augurio di buon successo.

@Mac: pare che tutti abbiamo in noi una piccola componente femminile. persino tu ...
:mrgreen:
 

ila78

Well-known member
Cazzarola cosa mi son persa in questi mesi! :paura::mrgreen:

Io comunque di solito col "pressing pubblicitario" faccio una sola cosa : cambio canale. :wink:

Senza offesa eh Enriquez/Enrichetta, sono certa che il tuo libro è bellissimo ma io passo. :)
 

Enriquez

Member
...Hotwirlessa ? :?

...tracce visibili di universi confusi... :boh:

Risposta a Hotwireless

“Tracce visibili di universi confusi” è una eccellente definizione, ma non risponde alla domanda, anzi alle domande, alle molte domande che mi sono permessa di porre giorno dopo giorno nel mio spazio.
Io Enriquez, Enrichetta Caparco autrice ora sono scoperta e chiara tanto quanto - lo ammetto - in un primo tempo posso essere sembrata un, come mi avete definita? Ah si, un clone.
Se, caro Hot, non farai più parte di coloro che mi leggono mi dispiace, ma hai tutti i diritti di farlo, così come io ho il diritto di scrivere ciò che penso sia pertinente? Confacente? alla mia opera che, come dice la rubrica vado a proporre, far conoscere. Se a te, quanto ho reso pubblico pare invece un noioso “ciurlare nel manico, il leggermi, cambiare pagina, ignorarmi, non leggermi più è la migliore cosa da fare. Anzi, ciò che farei io al tuo posto.
Ti ringrazio comunque per avermi scritto sino ad ora, suscitando in me, reazioni positive, o almeno questo è quello che credo.
.
 

Enriquez

Member
arte e letteratura. Quali le connessioni? Una descrizione può "dipingere" ?

Se alla parola “Arte” intesa come vocabolo si legge:
Ogni attività umana che porti a forme di creatività e di espressione estetica, La prima domanda che sorge spontanea è che cosa si intenda per creatività ed estetica e, soprattutto, che cosa le due voci stiano a rappresentare qualora vengano unite insieme. Ma per comprendere le relazioni tra questi due termini: creatività ed estetica occorre analizzarli separatamente.
E cominciamo con "Creatività". Poincaré definisce la creatività come la capacità di unire elementi che già esistono in combinazioni nuove, che siano utili, e sostiene che "per riconoscere l’utilità della combinazione nuova è “che essa sia “bella”.
Ed è già la definizione prescelta a portaci alla voce "estetica".
Ovviamente si sta parlando di qualcosa che ha a che fare con l’armonia e con l’economia dei segni, qualità del prodotto che permettono all’ artista di raggiungere in modo funzionale al suo scopo.
Ed ecco che la definizione proposta dal matematico risulta valida non soltanto per l’arte ma anche per le scienze e la tecnologia e individua il fenomeno della creatività come una “produzione di nuove combinazioni" attraverso un processo che prevede l’”unione di elementi preesistenti”.
Questo sarà il dibattito che porterò avanti con Silvana Scaravelli, amica, artista, pittrice… insegnante... i primi di settembre – data da definire – a Milano, luogo da definire. E voi amici lettori ci sarete?
 

Enriquez

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Quando l'inconscio tace il corpo somatizza

Cari lettori.
Cinzia Ragusa su Facebook tiene una rubrica che leggo sempre molto volentieri. In essa leggo: Quando l’inconscio tace il fisico somatizza. E prontamente le rispondo con la pagina di “Tracce invisibili…. che tratta esattamente questo argomento. Leggetela anche voi, sempre che vi piaccia farlo.


A settembre Carlotta piombò nella depressione. La sua crisi la diceva lunga. Quei capogiri, l’insonnia, gli incubi non erano i postumi del trauma appena subìto, ma un campanello d’allarme.
Antonio non capiva, non voleva capire. Le angosce che la giovane donna si portava dentro dall’infanzia, fece l’impos¬sibile per non vederle. Il suo era l’attaccamento del bambino che intuisce il malessere della persona che ama, ma non è in grado di comprenderne le ragioni, tanto che lo rimuove fino a ignorarlo. Se l’animo della fidanzata non l’aveva mai occupato più di tanto, dopo il matrimonio l’aspetto interiore di lei sarebbe divenuto una questione del tutto irrilevante. In realtà il giovane Rota non riusciva neppure a seguire i discorsi dell’amata, i suoi pensieri. L’ascoltava, questo sì, ma subito si distraeva. (---)
«Non ho mai conosciuto una fidanzata così triste», disse una compagna del suo corso di laurea. Eppure, come poteva dire a se stessa che in realtà non voleva sposare Antonio, o perlomeno quell’ Antonio che non la comprendeva? Ormai era troppo tardi. Così, mentre una parte di lei urlava a squarciagola, si strappava le vesti di dosso come se andassero a fuoco, ebbe labirintite, vomito, male al cuore e anche altri sintomi. Fece l’elettrocardiogramma e iniziò tutta una serie di esami clinici.
I medici non trovavano nulla: «È sana come un pesce, signorina! Su, sorrida e vedrà che con un po’ d’ottimismo...».
Ma Carlotta non poteva sorridere e così prostrata non riusciva nemmeno a essere ottimista. Poteva solo "suonare il campanello".
 

Enriquez

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Il grande quadro ovvero la Platonia di Julian Barbour

Cari amici,

IlTema dell’incontro di mercoledì 9- 09-15 c/o
Art IS
Caffetteria Gelateria Centro Incontri culturali
Via Maestri del lavoro n. 4 , zona Niguarda 20162
Milano
è:
Come si passa da una espressione verbale, ad un’espressione grafico- pittorica ?

Nell’Inicipit di “Tracce invisibili di universi paralleli” scrivo;
Nel grande quadro dove il tempo non esiste la realtà si concretizza in una moltitudine di configurazioni in statica perfezione “ dice la nuova Fisica…
Ed eccoci alla dimostrazione e per il metodo scientifico alla prova, all’esperienza vissuta insomma di questa trasformazione: Ciò che ho dipinto con le parole deve diventare icona: La scenografia di “Tracce invisibili”, riduzione teatrale che Alta Luce teatro porterà in scena il 1, 2, 3 ottobre c.a.. Ma rappresentare La Platonia di Julian Barbour, è un’ ardua impresa, direi.
Ecco per voi, il racconto di questa, passatemi la parola, “trasformazione”.
E’ piena estate e fa moto caldo. Sono Borgio Verezzi ma il mare lo vedo solo da casa, oltre la collina. In relativa solitudine stendo bozzetti, schizzi, preparo collages, lay out: è l’inizio del mio progetto.
A Ferragosto con il mio piccolo carico creativo raggiungo Pierangela Brugola a Colico, a due passi dal lago: piove. La sua casa è un tesoro di idee; stracolma di opere d’arte, manifesti , strumenti musicali, tele, fotografie incisioni, libri e pubblicazioni; Il terrazzo è il regno dei suoi gatti mentre il salone è presidiato dal cane che ringhia se ti avvicini al divano ma rispetta il pianoforte a coda. Ottimo prodotto di Brera nonché una bravissima fotografa, Pierangela è la moglie di Franco Ballabeni, compositore di “Universi Paralleli”, la musica scritta per la mia commedia. So bene quanto il suo compito sia impegnativo e cerco di aiutarla: passiamo in rassegna centinaia d immagini, grafici, ritagli di stampa. Confortate da una deliziosa tisana discutiamo. Il grande quadro sarà un quadrato 210 x210, suddiviso in nove tavole da asssemblare. C’è anche la parte tecnico - logistica da prendere in considerazione: occorrerà stampare, ma è’tutto chiuso e lo sarà ancora per almeno una settimana; cambiamo le date dei nostri futuri incontri.
E di improvviso si affaccia al mio immaginario Pinocchio, quel grandissimo patrimonio dell’umanità che l’Isis non potrà mai distruggere. Anche lui comè “il grande quadro” non esisteva o se c’era - secondo Julian Barbour è così - nessuno lo conosceva e sono state esattamente le parole di Collodi a farlo emergere dal nulla. Penso a tutti coloro che l’hanno disegnato e a quanti bambini ha visitato in sogno. bambini che da grandi sono divenuti commissari di polizia, medici, pizzicagnoli, insegnanti, sarti o ingegneri ma non hanno dimenticato le icone dei libri che lo rappresentavano nel suo umanissimo aspetto “legnoso”. Ed è così che - scrivendo quel che ho scritto – mi sono assunta una grande responsabilità: ho aperto un varco oltre il quale c’è la Platonia di di Julian Barbour che nessuno ha mai visto e che, forse, è impossibile vedere. Questo dico a me stessa. .Il mio “grande quadro” quello del mio romanzo è una realtà che si ripete e cambia da un universo all’altro. Che accoglie sia il concreto, sia l’astratto; l’infinitamente grande e infinitamente piccolo.
E le persone, gli oggetti rappresentano gli artefici dei cambiamenti che riempiono le tessere di un mosaico

recita ancora l’incipit.

Ma come si rappresenta il cambiamento senza che nulla muova? Come si dipinge qualcosa senza inizio e nemmeno fine? Si può, mi dico: Boccioni l’ha fatto nella “Città che si muove” E va bene ma una realtà che abbracci passato presente e futuro come la disegni? E come le unisci le une alle altre le icone? Sono le tracce ad unirla, la grande ragnatela, la rete mi suggerisco da sola.


Le tracce:

che, seguendo percorsi precisi, ruotano intorno al filo condut¬tore di ciascuna vicenda per restringersi via via e raggiungere infine quell’obiettivo che nessuno può immaginare prima che accada

questo si legge nell’ Incipit
E ancora:

Secondo il linguaggio che intende i mutamenti come causa ed effetto, si tratta dei coni temporali principe, remoto e intermedio.
Al centro, a comporre gli innumerevoli fotogrammi della tessera, sta ciascuno degli elementi in grado di produrre sen¬tieri che portino ai differenti punti dell’intorno.

C’è sentiero e sentiero, spiego a Pierangela. Quelli che raggiungono il fulcro si formano nei coni temporali, ma ad unire il tutto è la grande rete, leggi che cosa dice la sensitiva alla fine del romanzo:

Vedi il “trascendente” che ci comprende tutti, ci imbriglia…..avvolge tutto. Si identifica con il nome di destino e persino con quello che le differenti religioni chiamano Tao, Brama, Dio. E un insieme in movimento continuo e perenne

“Ma se tutto è “in statica perfezione…” obietta Pierangela. “Ebbene”, le rispondo, il paradosso sta proprio qui: gli estremi si toccano, i contrari coincidono, l’Infinitamente grande è, in altro modo, infinitamente piccolo; la materia è nello stesso tempo energia. Ma allora ciò che dobbiamo rappresentare in fondo è un’astrazione, conclude PierAngela.
Si, è vero, ma bada bene che nel grande quadro si accendono le tessere:

Ecco:


La prima tessera del grande quadro appartiene al cono temporale principe, chiamato così poiché le vicende si susseguono dal prologo all’epilogo. È l’ottobre del 1993 e il secondo millen¬nio sta per concludersi; il pianeta vive un momento difficile. Fatti inspiegabili si compiono ogni giorno e solo a posteriori, attraverso la ragnatela delle relazioni umane, è possibile com¬prenderne le ragioni.
Carlotta Campo, una ex studentessa sessantottina, divenuta suo malgrado “la donna della domenica” con un matrimonio ormai concluso, è l’amante di Paolo Cardinale. Paolo è desapa-recido da un anno e i Cardinale, secondo la Campo, continuano a escluderla dal gioco

“E allora”, mi suggerisce Pierangela,” per la grande rete ci occorre qualcosa di primordiale. Che ne dici delle volute delle conchiglie?

Enriguez
 
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Enriquez

Member
A Julian Barbour fisico inglese che con la violenza non ha niente a che vedere

Cari amici, tutti,
Ho scritto qui perchè sono giorni, forse mesi che non entro in Forum libri e non riuscivo più a ritrovarmi. Si lo so con il mio p.c, sono imbranata !

vi invito a vedere la mia riduzione teatrale, e in particolare invito il fidico inglese che mi ha ispirato dapprima per il romanzo e poi per la riduzione teatrale che andrà in scena l1 , 2 , 3 ottobre.1st, 2nd , 3rd October

At Alta Luce Teatro

Alzaia Naviglio Grande 192

Première of

Tracce invisibili

Theatre piece adapted from the novel

“Tracce invisibili di universi paralleli”

Tracce Invisibili is aiming at the re-examination of Woody Allen and Pirandello works

Tracce invisibili , a short play entertaining the audience for little more than an hour greatly differs from the novel - 600 pages.

Tracce Invisibili represents undoubtedly both the theatre avant-garde for the young direction of Elisabeth Annable and in the meantime a multidisciplinary piece availing itself of the music by Franco Ballabeni and the painting by Pierangela Brugola

Tracce Invisibili denies the existence of time and, in a certain way , of space , too, through the dramatic interpretation of an itinerary into the “ Big Picture “ according to the expression given in primis by Julian Barbour , the English physicist and inspirer of Enrichetta Caparco, the author.

In Tracce Invisibili Elisabeth Annable, Maria Teresa Brugola , Vincenzo Romano and Geraldo Marinelli are the interpreters of a reality that defines its own changes in another
 
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