Zingaro di Macondo
The black sheep member
Dante per quanto profondamente religioso, è uno studioso, uno che crede, o forse spera, che anche la pratica delle virtù morali ed intellettuali, possano dare in qualche misura dei meriti, non solo nel mondo reale, ma anche nell'aldilà: infatti il castello della virtù è l'unico luogo nell'inferno ad essere illuminato; ma Dante, nel mettere i sapienti dell'antichità nel limbo, vuol sottolineare che senza la fede, qualsiasi altro merito non è sufficiente per ottenere la grazia Divina.
In questo canto, come nel canto d'Ulisse, Dante è combattuto tra l'ammirazione per la sapienza (o la curiosità intellettuale di Ulisse) e l'accettazione del mistero della fede.
Per questo scelgo la terzina che, secondo me, evidenzia maggiormente questo conflitto:
"Gran duol mi prese al cor quando lo 'intesi,
però che gente di molto valore
conobbi che'n quel limbo eran sospesi."
In questo quarto canto, Dante si fa una domanda, affrontando direttamente una delle più grandi perplessità teologiche del Medioevo: che fine hanno fatto le anime precedenti la nascita di Gesù, morte senza aver avuto la possibilità di adorare Dio nelle forme cristiane? Come può essere "giusto" il fatto che tutte le persone non battezzate, stiano in quel "lembo" di inferno quasi al pari degli ignavi, che vi stanno solo poco prima?
Perché Dio deve punirli?
Da buon cristiano medioevale, Dante si poneva domande del genere, domande che arrivarono forse a tormentarlo.
Nella Divina Commedia, a quanto pare, non esiste risposta, almeno non in questo canto.
Per adesso abbiamo visto solo i margini dell’inferno (il suo "lembo"), ma abbiamo comunque assistito a vere e proprie torture: persone punte senza sosta da insetti dolorosissimi e uomini che con il loro sangue e le loro lacrime sfamano i vermi. Vien da domandarsi chissà cosa ci sarà più sotto.
Comunque sia Dante ci tiene a salvare tutti coloro che, pur non battezzati, hanno fatto grande la civiltà umana attraverso i loro pensieri e le loro opere. Se è vero che mette nel limbo tutti i grandi pensatori greci, è altrettanto vero che riserva loro un trattamento speciale. E tra loro spunta addirittura anche (il feroce) Saladino, morto appena un secolo prima. Hanno un intero castello a loro disposizione per discutere, un castello ben protetto dal "volgo" degli altri peccatori. Una specie di fortino del sapere, all’interno del quale solo pochi sono ammessi. E Dante, con la sua combricola, riesce ad entrare. Un'altra scelta ell'autore in cui la modestia non è di certo protagonista.
Anche i patriarchi antidiluviani hanno un trattamento di favore: infatti coloro che secondo la Genesi hanno calpestato la Terra per primi, creati direttamente da Dio, usufruiscono di una specie di salvacondotto divino; Gesù in persona (meglio detto; il suo Spirito) è venuto a prendersi "il primo parente" (Adamo) e i suoi primi discendenti, per portarli dritto in Paradiso. Evidentemente nella loro personale bilancia dei meriti, il fatto di aver "avviato" l’umanità pesa molto di più rispetto al fatto di non aver preso il Battesimo.
Ma solo per loro, per i filosofi e per i fondatori della razza umana, Dante riserva un trattamento speciale, come se ci fosse un limbo di serie a e uno di serie b. Per quelli di serie b solo dolore e sofferenza.
Il motivo di tale pena è inconoscibile e l’unica cosa che rimane da fare a Dante è attaccarsi al dogma della giustizia divina.
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