3° GdL poetico - Allegria di naufragi di Giuseppe Ungaretti

Marzati

Utente stonato
LEVANTE



La linea
vaporosa muore
al lontano cerchio del cielo

Picchi di tacchi picchi di mani
e il clarino ghirigori striduli
e il mare è cenerino
trema dolce inquieto
come un piccione

A poppa emigranti soriani ballano

A prua un giovane è solo

Di sabato sera a quest’ora
Ebrei
laggiù
portano via
i loro morti
nell’imbuto di chiocciola
tentennamenti
dei vicoli
di lumi

Confusa acqua
come il chiasso di poppa che odo
dentro l’ombra
del
sonno


Una poesia che crea immagini e suoni. Mi ha colpito particolarmente l'uso degli spazi, dei versi che contengono talvolta una sola parola. Negli ultimi ad esempio quell'andare a capo ad ogni parola sembra proprio rappresentare l'avanzare del sonno.

Concordo, è una poesia molto sensoriale. Mi ha colpito per il suo suono questo verso: Picchi di tacchi picchi di mani, veramente si sentono i rumori, e poi sembra uno scioglilingua. Placido e "da sonno" l' intero componimento, mi fa pensare la facilità con cui vengono visti alcuni momenti ( gioia, morte, solitudine), quasi sembrano momentanee increspature nell' acqua del piccolo mondo in cui si trova, irrilevanti nella loro ordinarietà.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ricordo d'Affrica

Non più ora tra la piana sterminata
E il largo mare m'apparterò, né umili
Di remote età, udrò più sciogliersi, chiari,
Nell'aria limpida, squilli; nè più
Le grazie scerbe andrà nudando
E in forme favolose esalterà
Folle la fantasia,
Nè dal rado palmeto Diana apparsa
In agile abito di luce,
Rincorrerò
(In un suo gelo altiera s'abbagliava,
Ma le seguiva gli occhi nel posarli
Arroventando disgraziate brame,
Per sempre
Infinito velluto).

E' solo linea vaporosa il mare
Che un giorno germogliò rapace,
E nappo d'un miele, non più gustato
Per non morire di sete, mi pare
La piana, e a un seno casto, Diana vezzo
D'opali, ma nemmeno d'invisibile
Non palpita.

Ah! questa è l'ora che annuvola e smemora.


Inizialmente ricorda Zacinto di Foscolo per la consapevolezza che non potrà più rivivere i momenti vissuti in Africa, dove il raddoppio antico della f per Affrica la rende ancor più dolentemente lontana e legata al passato. E poi c'è un tripudio di aggettivi e immagini per raccontare la nostalgia, il ricordo, la tristezza dell'appannamento lento della memoria.

 

velvet

Well-known member
Ricordo d'Affrica

Il sole rapisce la città

Non si vede più

Neanche le tombe resistono molto


Nella mia edizione c'è questa poesia con lo stesso titolo di quella postata da Elisa, che sta invece più avanti.:?

La città è Alessandria d'Egitto, inondata dal sole, dal deserto, non c'è più o è la lontananza che non la fa più vedere? Lapidaria.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Il sole rapisce la città

Non si vede più

Neanche le tombe resistono molto


Nella mia edizione c'è questa poesia con lo stesso titolo di quella postata da Elisa, che sta invece più avanti.:?

La città è Alessandria d'Egitto, inondata dal sole, dal deserto, non c'è più o è la lontananza che non la fa più vedere? Lapidaria.

strana questa cosa, tutte e due le poesie con lo stesso titolo e sembra che l'una escluda l'altra...mi metto a cercare per capire l'arcano!
 

velvet

Well-known member
Notte di maggio

Il cielo pone in capo
ai minareti
ghirlande di lumini


Questi versi sono stupendi e immaginifici. Sembra di vedere le stelle che come lumini illuminano i merli delle torri dei minareti. Si percepisce malinconia.:ad:
 

velvet

Well-known member
In galleria

Un occhio di stelle
ci spia da quello stagno
e filtra la sua benedizione ghiacciata
su quest'acquario
di sonnambula noia


L'acquario di sonnambula noia è la galleria a Milano il cui tetto filtra lo sguardo del cielo. Chi potrebbe dirlo meglio?

lale_tezcan_galleria_vittorio_emanuele_people_sat_res.jpg
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Casa mia

Sorpresa
dopo tanto
d'un amore
.
Credevo di averlo sparpagliato
per il mondo


Una poesia che riscopre le proprie radici, e l'amore che resta intatto al proprio ritorno, per quei ricordi, per quelle stanze, per quel tornare dopo aver tanto vagato, e non credo solo fisicamente.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Notte di maggio
Il cielo pone in capo
ai minareti
ghirlande di lumini


Anche qui un ricordo della sua terra natale, come è diversa la sensazione che si avrebbe oggi quando si parla di minareti, luoghi sacri della religione musulmana che evocano a volte pensieri dissonanti, cosa si può temere da un luogo illuminato dalle stelle come in una festa paesana?


 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
In galleria

Un occhio di stelle
ci spia da quello stagno
e filtra la sua benedizione ghiacciata
su quest'acquario
di sonnambula noia

Quale maggior distacco di un poeta dalla routine quotidiana per chi passeggia, per essere visto non per vedere, in quel salotto commerciale e alla moda che è la Galleria Vittorio Emanuele a Milano? La Galleria quindi diventa un acquario e quello che filtra dalla cupola è sì una benedizione ma "ghiacciata", corre quasi un brivido lungo la schiena.​
 
Ultima modifica:

velvet

Well-known member
Chiaroscuro

Anche le tombe sono scomparse

Spazio nero infinito calato
da questo balcone
al cimitero

Mi è venuto a ritrovare
il mio compagno arabo
che s’è ucciso l’altra sera

Rifà giorno

Tornano le tombe
appiattate nel verde tetro
delle ultime oscurità
nel verde torbido
del primo chiaro

Si alternano la notte è il giorno, il buio è sostituito dalla luce, che però non sembra riuscire a dissolvere la tristezza e e il vuoto che ha arrecato la morte, quella dell'amico suicida ma non solo, di tutti quelli che non sono più.
 

velvet

Well-known member
Nella mia edizione , quella finale del 1942, a questo punto finisce la raccolta Ultime e inizia Il porto sepolto .

Ho trovato queste citazioni in cui il poeta spiega da dove deriva questo titolo.
"Verso i diciassette anni, forse più tardi, ho conosciuto due giovani ingegneri francesi, i fratelli Thuile, Jean e Henri Thuile…Abitavano fuori d’Alessandria, in mezzo al deserto, al Mex. Mi parlavano d’un porto, d’un porto sommerso, che doveva precedere l’epoca tolemaica, provando che Alessandria era un porto già prima d’Alessandro, che già prima d’Alessandro era una città. Non se ne sa nulla. Quella mia città si consuma e s’annienta d’attimo in attimo. Come faremo a sapere delle sue origini se non persiste più nulla nemmeno di quanto è successo un attimo fa? Non se ne sa nulla, non ne rimane altro segno che quel porto custodito in fondo al mare, unico documento tramandatoci d’ogni era d’Alessandria. Il titolo del primo libro deriva da quel porto."

"Il porto sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile."

 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Chiaroscuro

Anche le tombe sono scomparse

Spazio nero infinito calato
da questo balcone
al cimitero

Mi è venuto a ritrovare
il mio compagno arabo
che s’è ucciso l’altra sera

Rifà giorno

Tornano le tombe
appiattate nel verde tetro
delle ultime oscurità
nel verde torbido
del primo chiaro


Spazio nero infinito calato/da questo balcone/al cimitero: in questo verso tutto il dolore che riempie completamente anche lo spazio e lo annulla. La notte e il giorno come simboli dell'anima e dell'emozione più o meno celata agli occhi.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Nella mia edizione , quella finale del 1942, a questo punto finisce la raccolta Ultime e inizia Il porto sepolto .

Ho trovato queste citazioni in cui il poeta spiega da dove deriva questo titolo.
"Verso i diciassette anni, forse più tardi, ho conosciuto due giovani ingegneri francesi, i fratelli Thuile, Jean e Henri Thuile…Abitavano fuori d’Alessandria, in mezzo al deserto, al Mex. Mi parlavano d’un porto, d’un porto sommerso, che doveva precedere l’epoca tolemaica, provando che Alessandria era un porto già prima d’Alessandro, che già prima d’Alessandro era una città. Non se ne sa nulla. Quella mia città si consuma e s’annienta d’attimo in attimo. Come faremo a sapere delle sue origini se non persiste più nulla nemmeno di quanto è successo un attimo fa? Non se ne sa nulla, non ne rimane altro segno che quel porto custodito in fondo al mare, unico documento tramandatoci d’ogni era d’Alessandria. Il titolo del primo libro deriva da quel porto."

"Il porto sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile."


Questa è invece l'elenco nella mia versione della raccolta Ultime

Eterno
Noia
Levante
Tappeto
Nasce forse
Ricordo d'Affrica
Casa mia
Notte di maggio
In Galleria
Chiaroscuro
Popolo
 

velvet

Well-known member
Questa è invece l'elenco nella mia versione della raccolta Ultime

Eterno
Noia
Levante
Tappeto
Nasce forse
Ricordo d'Affrica
Casa mia
Notte di maggio
In Galleria
Chiaroscuro
Popolo

Rispetto a me hai tre poesia in più e Ricordo d'Affrica è diversa.

Questo il mio elenco per Il Porto sepolto:

In memoria
L'indoro di deserto
Veglia
Stasera
Silenzio
Peso
Fratelli
C'era una volta
Sono una creatura
In dormiveglia
I fiumi
Pellegrinaggio
Monotonia
La notte bella
Universo
Sonnolenza
San Martino del Carso
Distacco
Italia
Commiato
 

velvet

Well-known member
In memoria

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria

Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono

L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa

Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse


Il porto sepolto inizia con una poesia sul suicidio dell'amico cui aveva fatto riferimento nell'ultima poesia di Ultime.
Il tema principale è lo sradicamento dalla terra d'origine e la mancanza di integrazione, il non sentirsi appartenenti alla nuova terra ne' più alla vecchia, un tema molto attuale.
 
Ultima modifica:

Marzati

Utente stonato
Cavolo, avevo sentito parlare di questa poesia, ma non l'avevo mai letta

nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono

La prima strofa citata mi pare una bellissima descrizione della vecchia vita e della "vecchia cultura", ma soprattutto sa di normalità... La seconda mi infonde un senso di forte malinconia e confusione.

E forse io solo
so ancora
che visse

Dolorosissima strofa. Una condizione irrimediabile; la triste consapevolezza; la potenza del mutare continuo delle cose che evolvono verso l'oblio.

Ungaretti mi spiazza, ha uno stile particolarissimo, talvolta la sua poesia mi sembra uno stridore che è come se fosse un suono dolcissimo, indefinibilmente soave.
P.s scusate se i miei interventi sono molto meno che sporadici, ma non ho il tempo di far nulla.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Popolo

[h=5][/h]Fuggì il branco solo delle palme
e la luna
infinita su aride notti


La notte più chiusa
lugubre tartaruga
annaspa


Un colore non dura


La perla ebbra del dubbio
già sommuove l’aurora e
ai suoi piedi momentanei
la brace


Brulicano già gridi
d’un vento nuovo


Alveari nascono nei monti
di sperdute fanfare


Tornate antichi specchi
voi lembi celati d’acqua


E
mentre ormai taglienti
i virgulti dell’alta neve orlano
la vista consueta ai miei vecchi
nel chiaro calmo
s’allineano le vele


O Patria ogni tua età
s’è desta nel mio sangue


Sicura avanzi e canti
sopra un mare famelico



[h=5]Milano 1914-1915[/h]
Più ermetica di così non si può, qui pura emozione, suggestione delle parole, dei ricordi e di ciò che evoca il suono, l'emozione che fa venire la pelle d'oca se declami questi versi ad alta voce. L'ultima poesia della prima sezione "Ultime".
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
In Memoria

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria

Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono

L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa

Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse


Questa poesia commuove, muove emozioni da condividere, perché parla di una solitudine inimmaginabile, quella di chi si sente completamente sradicato dal passato e dal presente e non spera nel futuro, perché troppo diverso il mondo che lascia dal mondo in cui cerca di integrarsi.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Il porto sepolto

Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde

Di questa poesia

mi resta

quel nulla

d’inesauribile segreto

Chi è il poeta se non chi con la sua sensibilità e la sua capacità espressiva scende nel profondo, nel luogo dove sono sepolte le emozioni, il segreto che coltiviamo dentro di noi. Il poeta torna alla superficie e "canta" quel segreto, lo disperdo, non c'è un perché lo fa. Lo fa e basta.
 

Marzati

Utente stonato
Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde

Di questa poesia

mi resta

quel nulla

d’inesauribile segreto

Chi è il poeta se non chi con la sua sensibilità e la sua capacità espressiva scende nel profondo, nel luogo dove sono sepolte le emozioni, il segreto che coltiviamo dentro di noi. Il poeta torna alla superficie e "canta" quel segreto, lo disperdo, non c'è un perché lo fa. Lo fa e basta.
Concordo con Elisa, il poeta è colui che si spinge, forse rischiando anche di annegare, negli abissi insondabili del sentire umano. La cosa che più colpisce è la suggestione , che muove il poeta e che riceve il lettore, ossia quel qualcosa che è di indefinibile bellezza, spesso incomprensibile e irrazionale.
 
Alto