LXXXIX GdL - La mia lotta per la libertà di Yeonmi Park

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Il libro ha un forte valore di testimonianza se pensiamo che è stato scritto da una ragazza giovanissima che ha vissuto tutte quelle vicissitudini durante la sua adolescenza. Traumi fortissimi quelli legati alla fuga dalla Corea, forse maggiori per impatto di quelli vissuti negli anni precedenti perché almeno aveva un'dentità, un paese, un'appartenenza. E' la tratta delle vite umane, la brutalità dei "passeur", l'insensibilità di chi dovrebbe accogliere, ospitare, dare libertà.
Forse è questa la parte più importante che questo libro racconta e bisogna rendere onore alla protagonista di essere diventata una testimone dei diritti dei profughi, dei richiedenti asilo, dei "disertori" (come vengono definiti chi scappa dalla Corea del Nord), di chi scappa dall'inferno e che purtroppo rischia non solo di attraversarne un altro ma di trovarne uno ben peggiore.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Tra dittature dichiarate, "repubbliche" mono partitiche e monarchie, circa il 50% degli stati nel mondo non conosce democrazia. Più della metà degli abitanti del mondo non sa nulla di quelle libertà che per noi sono invece fondamentali.

Sono al capitolo 5 (pagina 41 su 235 del pdf) e al momento le lucidissime descrizioni dell'autrice sulla miseria e la povertà del paese, non mi fanno pensare in alcun modo che la Corea del Nord sia un paese tanto diverso dagli altri.

Lo stile, in effetti, ha un taglio molto giornalistico e il libro si legge in grande scioltezza. Ma è uno stile freddo, che crea poca empatia, quasi come se gli episodi raccontati non le bruciassero più di tanto.
 

qweedy

Well-known member
Lo stile, in effetti, ha un taglio molto giornalistico e il libro si legge in grande scioltezza. Ma è uno stile freddo, che crea poca empatia, quasi come se gli episodi raccontati non le bruciassero più di tanto.

Anch'io ho notato questa freddezza e mancanza di pathos, ho pensato sia riconducibile al modo orientale di non mostrare al mondo sentimenti e emozioni.
E anche forse in situazioni estreme le emozioni vengono azzerate, conta solo la sopravvivenza.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
forse se avesse dovuto lasciarsi andare alle emozioni credo che questo libro non l'avrebbe neanche scritto. La grande forza di queste persone, il loro eroismo, è quello di aver guardato in faccia il male e non esserne stati schiacciati, travolti, annientati, ma aver trasformato esperienze così traumatiche in testimonianza e forza di andare avanti.
 

Kira990

New member
Concordo con voi sulla "freddezza" del libro ma anche così descrive situazioni talmente brutali che sembrano impossibili. Quello che mi lascia molto amaro in bocca è pensare a cosa stavo facendo io negli anni in cui Yeonmi e la sua famiglia lottavano per sopravvivere contro la fame e la miseria. E, avendo una figlia di quasi 5 anni, non posso e non voglio immaginarla a vivere quello che sta descrivendo Yeonmi, è veramente crudele.
Il confronto con le nostre vite con situazioni del genere è difficile e doloroso.
Ammiro molto la sua forza di volontà e il coraggio di mettersi in gioco e raccontare la sua vita in questa realtà.
Proseguo nella lettura. Sto leggendo lentamente per non perdere nulla e dare la giusta attenzione a questo libro e alla sua autrice. Non voglio che diventi una lettura frettolosa che tra qualche mese avrò dimenticato
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Più o meno ogni mattina ci svegliavamo con il suono trillante dell’inno
nazionale proveniente dalla radio fornita dal governo. In ogni casa doveva
essercene una e non si poteva mai spegnere. Era sintonizzata su una sola
stazione ed era così che lo stato riusciva a controllarti persino quando eri
dentro casa tua.

Come fa, uno stato, a controllare le persone attraverso una radio?

Bella l'osservazione di Qweedy sullo stile "piatto" e quasi apatico dell'autrice, tipico delle società orientali.

Sono sempre più dubbioso sull'autenticità dei racconti dell'autrice. Non dico che siano sicuramente falsi o che la Corea del Nord sia un paese senza problemi, solo che nutro qualche perplessità.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Più o meno ogni mattina ci svegliavamo con il suono trillante dell’inno
nazionale proveniente dalla radio fornita dal governo. In ogni casa doveva
essercene una e non si poteva mai spegnere. Era sintonizzata su una sola
stazione ed era così che lo stato riusciva a controllarti persino quando eri
dentro casa tua.

Come fa, uno stato, a controllare le persone attraverso una radio?

Bella l'osservazione di Qweedy sullo stile "piatto" e quasi apatico dell'autrice, tipico delle società orientali.

Sono sempre più dubbioso sull'autenticità dei racconti dell'autrice. Non dico che siano sicuramente falsi o che la Corea del Nord sia un paese senza problemi, solo che nutro qualche perplessità.

il controllo è sulla mente, non su quello che stai facendo, tipico delle dittature, il martellamento, il lavaggio del cervello, il pensiero unico senza contraddizioni. Non ti dà il tempo di pensare, di avere uno spirito critico. E' un sistema scientifico.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
il controllo è sulla mente, non su quello che stai facendo, tipico delle dittature, il martellamento, il lavaggio del cervello, il pensiero unico senza contraddizioni. Non ti dà il tempo di pensare, di avere uno spirito critico. E' un sistema scientifico.

Qui l'autrice fa riferimento a una vigilanza vera e propria credo. Non mi pare voglia intendere la manipolazione dell'opinione pubblica, cosa per cui la radio è stata il mezzo per eccellenza. Per le dittature così come per le democrazie.

Non so, a me l'autrice non convince per niente.
 

qweedy

Well-known member
Più o meno ogni mattina ci svegliavamo con il suono trillante dell’inno
nazionale proveniente dalla radio fornita dal governo. In ogni casa doveva
essercene una e non si poteva mai spegnere. Era sintonizzata su una sola
stazione ed era così che lo stato riusciva a controllarti persino quando eri
dentro casa tua.

Come fa, uno stato, a controllare le persone attraverso una radio?

Su questo punto del libro io ho rilevato un'incongruenza, se ricordo bene più o meno in queste pagine dice anche che l'elettricità continuava a saltare, era raramente disponibile, il paese (case, strade) era tutto buio, perciò mi sono chiesta come potevano avere una radio sempre accesa... e chi pagava la corrente se non avevano da mangiare nè da scaldare la casa?

Tenendo conto che non avevano giornali, tv e internet, penso che l'indottrinamento attraverso la radio potesse essere efficace, nel caso avessero la corrente elettrica, però.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
L’argomento è senz’altro delicato. Ma continuo a non credere troppo, per lo meno non fino in fondo, alle storie della protagonista.

Abbiate pazienza, ma il mio contributo a questa discussione è questo e spero venga accettato nell'ottica di una parlata tra amici di libri che magari non hanno lo stesso punto di vista.

Lungi da me sostenere che la Corea del Nord non sia una dittatura, così come non vorrei mancare di rispetto a persone che hanno sofferto situazioni del genere. Il fatto è che non ho certezze rispetto allo specifico caso della Nord Corea.

Il libro è abbastanza pieno di incongruenze. Si dice che il cibo non c’era, si mangiavano solo patate nere e poi, all’improvviso, salta fuori che la piccola protagonista prepara zucche e ravanelli per la madre rinchiusa in un campo di lavoro. Certo, possono esserci eccezioni e non tutto va preso alla lettera, ma diciamo che ci sono tante cose che non mi convincono. Mi sembra in sostanza un libro preparato sull'impronta di ciò che il lettore "medio" occidentale si aspetta di leggere su un paese lontano e dalle tinte fosche. Mi sembra uno scritto "pre-fabbricato", per così dire.

Ripeto il concetto: non metterei la mano sul fuoco sul fatto che parte delle storie siano inventate, ma nemmeno la metterei sostenendo il contrario.

Non sono mai stato in Corea del Nord e non ho mai conosciuto nord coreani. Ma ho conosciuto persone che a loro volta hanno intrattenuto rapporti con cittadini di quel paese. Quest’estate sono stato a Vancouver, presso la scuola EF, a migliorare il mio inglese. Tutti i docenti mi hanno confermato che alcuni nord coreani vanno in Canada a fare esattamente ciò che sono andato a fare io. E che sono persone “normali” con un vissuto del tutto “normale”. Certo, chi si può permettere viaggi del genere farà parte di quella minuscola fetta di società benestante. Non ho dubbi sul fatto che i nord coreani siano per la stragrande maggioranza poveri in canna. E nemmeno ho dubbi sulla grande carestia degli anni ’90 che ha ridotto il paese alla fame. Il fatto è che la stessa carestia ha colpito buona parte dell'Asia, anche se la Nord Corea, per motivi di politica internazionale, ne ha sofferto ancor di più. Esattamente come fu per Cuba che scelse di aprirsi al turismo per sostituire con i dollari dei visitatori gli introiti che provenivano dall’ex Unione Sovietica.

Quello che leggo, poi, rispetto al cibarsi di cavallette o del fatto che i salari dei pochi che lavorano siano bassissimi, potrebbe essere riportato pari pari a tutti i paesi del sud est asiatico e al 90% di quelli dell’Estremo Oriente. Quello che viene fatto passare, qui, come una terribile eccezione dovuta alla dittatura, è la realtà precisa del Laos, del Vietnam, della Cambogia. E del 99% della Cina, delle Filippine, e di molti altri paesi la cui popolazione mangia insetti, i cui bambini aiutano gli adulti nei lavori più pesanti e in cui le società sono grezzamente patriarcali. Non vedo nulla di particolare nelle descrizioni della protagonista, tranne quando parla di situazioni censorie, che mi paiono esasperate e poco credibili.

Anche i resoconti dei turisti che ci sono stati sono estremamente contradittori: c'è chi dice che non sia vero che non si possano avvicinare i cittadini e parlare con loro liberamente. Si possono fare fotografie, anche se non a tutto e non a tutti. Che è poi quello che succede in Birmania o in Iran. Non esiste Internet e il paese è fortemente autarchico. La dittatura controlla e direziona, senza ombra di dubbio, la società in tutte le sue logiche e l'intera (scarsa) economia gira attorno al contesto militare. Ma da qui a disegnare situazioni orwelliane, per me del tutto paradossali, ce ne corre. Non credo alla storia degli agenti militari che arrivano in casa se lo zio ha espresso dubbi su Kim Jong Il. Il quale ha preso da Stalin, pari pari, il culto della sua personalità, probabilmente esacerbandola in modi ridicoli. Ma lo hanno fatto in tanti in passato, soprattutto nelle dittature di stampo musulmane.

La situazione politica del Laos, ad esempio, è del tutto simile a quella della Nord Corea. Anche il Laos ha conosciuto una rivoluzione alla fine della seconda guerra mondiale, anche il Laos finì per cacciare i giapponesi traballanti e anche il Laos, tramite i famosi Pathet Lao, uscì da quella situazione con un governo socialista tutt’ora in vigore. In Laos la società è agricola e condizionata dagli elementi atmosferici che, loro soli, decidono le sorti di milioni di persone.
Non esiste economia di mercato, né la libertà di parola, ma i laotiani vivono, nella povertà, all’incirca come mio padre negli appenini tosco emiliani non più di 50 anni fa o come oggi i nord coreani o i vietnamiti.

Nessuno parla della dittatura del Laos o di quella, di opposto segno politico, della Birmania, perché i reciproci governi sono molto più rilassati nelle relazioni internazionali.

Mi pare che le spudoratezze di questo Kim Jong Il alimentino leggende e focalizzino l’attenzione su un paese che, credo io, non è tanto diverso da tanti altri della regione o dell'Africa nera.
 

Tanny

Well-known member
Condivido il pensiero dello zingaro relativamente al fatto che questo libro è stato fatto per compiacere il pensiero occidentale e per dipingere la corea del nord come il nemico per eccellenza e questa cosa mi puzza tanto di mossa commerciale.
Pur non conoscendo direttamente la situazione, avendo letto un altro libro sullo stesso argomento qualche informazione in più l'ho, nell'altro caso la protagonista appartiene ad una famiglia che potrei definire privilegiata, quella raccontava che la maggior parte dei ricordi che aveva della corea del nord erano felici in quanto non conosceva niente d'altro al di fuori di quel paese e dato che la sua famiglia non se la passava male la cosa non gli pesava molto, ma nel contempo raccontava che parecchie sue coetanee che non avevano di che mangiare, come racconta del fatto che molti avevano una specie di orto "abusivo" per il sostentamento che nei periodi di magra era praticamente l'unica fonte di cibo e poteva essere oggetto di controlli, quelli che non l'avevano erano messi veramente male (la madre della protagonista dell'altro libro poteva permettersi di piantarci i fiori).
Per quanto attiene ad esempio la storia della corrente elettrica la cosa risulta essere facilmente verificabile, basta guardare le foto notturne scattate dallo spazio scattate dalla ISS per comprendere che c'è qualcosa che non va in quel paese (provate a scrivere "nord corea di notte" in google), in merito alla repressione da parte del regime sinceramente ho trovato questo libro abbastanza scarno, l'altro descriveva molto meglio come funzionavano le cose e di come operava il partito nella sua propaganda, soprattutto per quanto attiene le associazioni giovanili.
Per quanto attiene gli altri paesi del sud-est asiatico domenica parlavo con una ragazza che era ai seggi con me che era appena tornata da quei posti (come guida) e mi ha raccontato un sacco di cose, parlava soprattutto di come fosse corrotto il Laos; ho un altra amica che è stata in cina per 4 anni e mi ha riferito che la situazione non è rosea ma neppure completamente nera.
Che il libro sia spinto verso una certa direzione non lo metto in dubbio, ma nonostante certe incongruenze se si cercano sul web informazioni in merito ai diritti umani in nord corea non si trovano cose molto differenti da quelle raccontate dal libro, ci sono state parecchie inchieste da parte di organismi internazionali dove sono stati sentiti molti testimoni e la storia è più o meno sempre quella.
 

qweedy

Well-known member
basta guardare le foto notturne scattate dallo spazio scattate dalla ISS per comprendere che c'è qualcosa che non va in quel paese (provate a scrivere "nord corea di notte" in google)

Ho provato, è davvero impressionante!

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Tanny

Well-known member
Di quale altro libro parli Tan?

Il libro è "La ragazza dei sette nomi" ed era una delle proposte del sondaggio; è molto simile a questo ed i posti sono più o meno gli stessi (le due ragazze sono entrambe della stessa città) e la descrizione che viene fatta della corea del nord è abbastanza simile, anche se ritengo che l'altro libro sia curato maggiormente rispetto a questo.
In ogni caso questi libri (non so a che punto sei arrivato) si rivelano in tutta la loro tragicità nel racconto della fuga dalla corea del nord più che nella fase di permanenza del paese stesso, le descrizioni relative alla vita in corea sono certamente tragiche, ma per loro che vivevano in quel posto la cosa risultava essere abbastanza normale perchè non avevano termini di paragone, loro erano convinte di vivere nel paese più grande del mondo perchè era quello che gli propinava la propaganda, per poi scoprire soltanto a seguito della fuga che le cose non erano così.


Edit: il libro l'ho finito già da qualche giorno, ma aspetto per il commento finale, per quanto attiene il libro sui dittatori africani fatemi un fischio quando siete pronti che mi organizzo con la biblioteca per farmelo arrivare
 
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Zingaro di Macondo

The black sheep member
Sono a poco più di metà.

Questa lettura continua a lasciarmi piuttosto perplesso. Dal punto di vista prettamente tecnico è scritto in modo molto tiepido, non è di certo un capolavoro. Ma non credo fosse intenzione dell'autrice essere ricordata come la scrittrice del secolo.

Sui contenuti, che sono la vera anima del libro, continuo a credere che il gioco al massacro di questa che è senz'altro una dittatura, abbia molti punti in comune con le vicissitudini dei vari Saddam Hussein e Gheddaffi del passato. Nessuno di loro era uno stinco di santo, ma nemmeno erano gli unici a fare ciò che facevano. Eppure, a un certo punto, l'opinione pubblica mondiale si focalizzò prima sull'uno, poi sull'altro, come se improvvisamente fossero diventati gli unici criminali dell'umanità. Quando per molto tempo furono amici e più volte salutati come grandi governanti. Hussein, quando negli anni '80 gasò curdi e iraniani non era poi così malaccio. Anzi, veniva pure armato a dovere. Poi quando ha voluto mettere le mani sul petrolio, si è scoperto essere il più grande dittatore. Lui solo, l'unico nemico della pace nel mondo.

La dittatura di Kim Jong Il credo sia, oggi, sotto la lente di ingrandimento più per logiche di politica globale, che per una vera peculiarità del loro modo di fare politica interna.

La famiglia governa da oltre sessant'anni, ma solo negli ultimi mesi saltano fuori queste storie incredibili, folli, che vanno oltre l'immaginazione più sadica.

A che pro, poi, un governo dovrebbe affamare il proprio popolo? Si dice per aver maggior controllo sulle menti. A me pare, invece, che un popolo felice o con una buona percezione di felicità sia più facile da gestire.
 
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Kira990

New member
Sono a poco più di metà lettura e in generale penso solo: boh...
Non mi prende così tanto da non staccarmi dal libro per sapere come si conclude. Ho apprezzato molto la parte dove viene spiegato come si vive in Corea del Nord e la parte sulla Cina. Abbastanza credibile ma mi domando anche io, come altri di voi, se sia effettivamente tutto realmente accaduto. Che magari abbia ripreso fatti accaduti ad altre ragazze e li abbia raccontati come suoi per rendere più "appetibile" il libro? Non contesto che abbia passato le pene dell'inferno questa povera ragazza, ma in alcuni momenti mi viene da pensare: anche questa?!?!
boh...
Continuo comunque nella lettura perchè voglio sapere se riesce a ritrovare la sorella...
 

Kira990

New member
Lettura terminata proprio ora. Alla fine non puoi restare distaccata da questo tipo di storie, a prescindere da stili di scrittura o pregiudizi vari. È toccante soprattutto perché è una storia che si sta svolgendo ora, non lontana anni, e quindi io regolarmente confronto quello che leggo con la mia vita in quel momento. È duro leggere di queste cose partendo poi da una ignoranza elevata sull'argomento; è più facile, e forse più diffusa come "abitudine", leggere storie difficili sui paesi arabi, quindi sul discorso Corea del Nord ero proprio impreparata.
Tutto il mio rispetto per Yeonmi e la sua famiglia per voler raccontare la loro storia e ammirazione per essere sopravvissute e voler cercare di fare comunque la differenza. Tanti, raggiunta una parvenza di stabilità, avrebbero vissuto egoisticamente senza cercare altri problemi.
Nel complesso la lettura mi è piaciuta e devo ringraziarvi perché, senza questa lettura condivisa, non credo avrei mai affrontato né questo libro né altri simili.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Anch'io ho finito e anch'io ringrazio tutti.

Una lettura particolare che va affrontata per forza di cose dal punto di vista "politico".

Seguirà post in PB.

Grazie ancora!
 
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