Nel mio caratteristico disordine e l’assoluta mancanza di metodo e programmazione, ho letto , in questi giorni, In sequenza , due opere, “FURORE” di Steinbeck e questo libro, considerati, giustamente, capolavori dalla critica competente, anche se, a mio avviso, di diverso spessore. Sono libri esattamente agli “antipodi” Da una parte la durissima battaglia quotidiana per la sopravvivenza, e dall’altra la battaglia giornaliera della ricchissima nobiltà inglese di fine ottocento per sconfiggere “la noia” derivata anche dall’eccessiva disponibilità di mezzi. E’ in questo contesto che si celebra la bellezza assoluta, una volta tanto (e forse non a….caso), maschile, di Dorian Gray. Si tratta di una bellezza talmente perfetta che quasi sembra trascendere il genere umano, e per di più, tenuto conto dell’età giovanile del soggetto, sembra associata anche ad una purezza d’animo che la vita non ha ancora toccato. Un pittore ne fa il ritratto, e qui c’è la prima “contaminazione” perché ne esce un’opera così perfetta che il pittore riconosce di non averci messo non solo la propria arte, ma anche un po’ della sua anima. Entra poi in scena un amico del pittore, lo scettico e disincantato Lord Henry Wotton che fa notare a Dorian Gray che fra qualche anno la sua bellezza sarà destinata, inesorabilmente, a regredire, mentre quella del quadro rimarrà intatta. Questa riflessione sconvolgerà i pensieri di Dorian, tanto da fargli desiderare, intensamente, di acquisire le proprietà di eternità del quadro. Da qui si dipana la trama, accattivante, del libro, che non descrivo per non “spoilerare”. Ci sono molte riflessioni e aforismi, degni della massima considerazione, anche se magari non tutti possono essere condivisi, soprattutto nelle esternazioni di Lord Henry. Tra quelle che condivido mi ha impressionato molto quello che lui dice a proposito degli artisti, per il fatto che, conoscendoli personalmente, molto spesso egli dice che la loro personalità appare deludente e ciò è dovuto al fatto che tutto quello che hanno dentro di valore assoluto lo riversano nelle loro opere. Penso che in questo ci possa essere un fondo di verità. Per quanto riguarda il finale del libro penso si possa associare a diverse interpretazioni, la più semplice credo sia il fatto che solo le grandi opere d’arte hanno il diritto della sopravvivenza nel tempo, senza altre considerazioni morali.