Kundera, Milan - L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere

Emma96

New member
Finito. E' sicuramente un romanzo di un certo spessore, ma non tanto fresco. Troppo introspettivo, mortalmente noioso, ma sicuramente un'opera d'arte.
 

ayla

+Dreamer+ Member
E' una lettura che ha appesantito il mio io di riflessioni sulla morte, l'esistenza, l'amore e il sesso. All'inizio ho avuto qualche difficoltà ad appassionarmi alle vicende dei protagonisti, però l'ho rivalutato molto nella seconda parte, specialmente il capitolo su Karenin che mi ha commosso. Nonostante questo non sono riuscita ad apprezzare fino in fondo queso libro che ho trovato un pò freddo e noioso, forse, perchè a pelle i personaggii non mi hanno suscitato una particolare simpatia.
 

Felixx

New member
Non mi è piaciuto più di tanto questo romanzo-saggio di Kundera, l'ho trovato noioso e pesante, anche se ben scritto
 

Zefiro

da sudovest
“Soltanto nel 1980 abbiamo potuto sapere dal Sunday Times come morì il figlio di Stalin, Jakov. Catturato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, fu internato in un campo di prigionia insieme a un gruppo di ufficiali inglesi. Avevano in comune le latrine. Il figlio di Stalin le lasciava sempre sporche. Agli inglesi non piaceva vedere le loro latrine sporche di merda, anche se si trattava della merda del figlio dell'uomo più potente della terra. Glielo rimproverarono. Lui si offese. Glielo rimproverarono di nuovo più volte e lo obbligarono a pulirle. Lui si arrabbiò, iniziò una lite, venne alle mani. Alla fine chiese di essere ascoltato dal comandante del campo. Voleva che fosse lui a fare da arbitro. Ma l'arrogante tedesco si rifiutò di parlare di merda. Il figlio di Stalin non poté sopportare l'umiliazione. Urlando al cielo terribili ingiurie russe, si lanciò contro il filo spinato percorso dalla corrente elettrica che cingeva il campo di prigionia. Vi cadde sopra. Il suo corpo, che non avrebbe mai più sporcato le latrine degli inglesi vi rimase appeso.
(...)
Il figlio di Stalin ha dato la sua vita per della merda. Ma morire per della merda non vuol dire morire senza un senso. I tedeschi che sacrificarono la loro vita per estendere più a oriente i territori del Reich, i russi che morirono perché la potenza del loro paese arrivasse più a occidente, loro sì che morirono per qualcosa di stupido e la loro morte è priva di senso e di validità generale. La morte del figlio di Stalin invece fu, nella generale stupidità della guerra, la sola morte metafisica."


M. Kundera: Da: L’insostenibile leggerezza dell’essere
 

shvets olga

Member
“Soltanto nel 1980 abbiamo potuto sapere dal Sunday Times come morì il figlio di Stalin, Jakov. Catturato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, fu internato in un campo di prigionia insieme a un gruppo di ufficiali inglesi. Avevano in comune le latrine. Il figlio di Stalin le lasciava sempre sporche. Agli inglesi non piaceva vedere le loro latrine sporche di merda, anche se si trattava della merda del figlio dell'uomo più potente della terra. Glielo rimproverarono. Lui si offese. Glielo rimproverarono di nuovo più volte e lo obbligarono a pulirle. Lui si arrabbiò, iniziò una lite, venne alle mani. Alla fine chiese di essere ascoltato dal comandante del campo. Voleva che fosse lui a fare da arbitro. Ma l'arrogante tedesco si rifiutò di parlare di merda. Il figlio di Stalin non poté sopportare l'umiliazione. Urlando al cielo terribili ingiurie russe, si lanciò contro il filo spinato percorso dalla corrente elettrica che cingeva il campo di prigionia. Vi cadde sopra. Il suo corpo, che non avrebbe mai più sporcato le latrine degli inglesi vi rimase appeso.
(...)
Il figlio di Stalin ha dato la sua vita per della merda. Ma morire per della merda non vuol dire morire senza un senso. I tedeschi che sacrificarono la loro vita per estendere più a oriente i territori del Reich, i russi che morirono perché la potenza del loro paese arrivasse più a occidente, loro sì che morirono per qualcosa di stupido e la loro morte è priva di senso e di validità generale. La morte del figlio di Stalin invece fu, nella generale stupidità della guerra, la sola morte metafisica."


M. Kundera: Da: L’insostenibile leggerezza dell’essere

1. Chiedo scusa per il mio italiano.
2. Secondo me con questo episodio Kundera e' caduto nella trappola e provo spiegare perche:
fin adesso ci sono discussioni sulla morte di Yakov Stalin, lui e' morto e non si puo spiegare a Kundera come era morto e difendere il suo onore. Poco fa Kundera e' stato acussato che collaboro' con la polizia comunista. Lui e' vivo e possa difendersi. Ma e' stato gia imbrattato di supposizione.
Sono convinta che usando il nome d'uomo visuto tempo fa o vivo e usando i fatti non e' verificati e' sporco. In caso di Kundera anche e' bumerango.


Kundera lo sa:
"Sachsenhausen è il nome di un campo di concentramento nazista, istituito nel 1936 nella zona denominata Sandhausen (oggi Sachsenhausen) della località di Oranienburg, a 35 chilometri a nord di Berlino. Era già attivo dal 22 marzo 1933[1] come campo di lavoro per prigionieri politici.
Fu uno dei più grandi campi di concentramento in Germania, dove circa 100.000 prigionieri morirono per fucilazione, di stenti, di fame, di dissenteria e di polmonite, oltre che di esperimenti medici. Molti furono anche eliminati con i gas di scarico dei camion. A Sachsenhausen furono inoltre uccisi gli uomini del commando dell'Operazione Musketoon, tra i quali il campione di automobilismo William Grover-Williams."
"I prigionieri vengono impiegati come lavoratori coatti in industrie di vari generi fatte costruire dalle SS nei dintorni del campo, le condizioni di lavoro a cui erano sottoposti erano estremamente crudeli, senza nessuna cura medica, frequenti maltrattamenti, e una parte diventavano vittime di esecuzioni sommarie praticate in maniera sistematica dalle SS, per questi motivi le vittime erano in continuo aumento, e per disfarsi dei cadaveri le SS avevano fatto costruire dei forni crematori nel muro esterno al campo, nel 1942 questi forni erano diventati insufficienti e e venne costruito un nuovo edificio che oltre a nuovi forni conteneva anche una camera apposita per la fucilazione dei deportati. Nel campo molti detenuti furono anche destinati a sperimentazioni mediche, iniettandogli il virus di varie malattie per provare l'efficacia di nuovi farmaci, sui bambini veniva condotta una sperimentazione sulla reazione del fegato nei casi di epatite, da cui venivano contagiati con l'iniezione del virus. Nel campo vennero anche sperimentate le camere a gas costruite sui camion. E venne realizzata una grande impresa di contraffazione dei soldi delle nazioni che formavano gli Alleati per minarne l'economia. Nel 1940 alcuni deportati furono costretti a marciare per giornate intere per provare la suola delle nuove calzature che sarebbero state date in dotazione alla Wehrmacht. Nell'aprile del 1945 , mentre le truppe dell'Armata Rossa marciano ormai verso Berlino, il campo viene evacuato, quei detenuti che erano riusciti a sopravvivere, vennero uccisi durante l'evacuazione del campo in quella che venne battezzata la Marcia della Morte. Il 22 aprile 1945 quando le truppe dell'Armata Rossa liberano il campo trovano vivi solo 3000 tra i malati, i medici e gli infermieri. I russi subito trasformano il lager in un ospedale da campo per tentare di assistere i 3000 sopravissuti, in seguito il campo servirа all'amministrazione militare sovietica come campo di prigionia per circa 60.000 prigionieri di guerra tedeschi. Di questi 12000 moriranno per malnutrizione e malattie prima della definitiva chiusura del campo nel 1950. Viene stimato che in questo campo i tedeschi sterminarono circa 100000 persone."

Sachsenhausen è il nome di un campo di concentramento nazista dove era o non era (discussione continua) Yakov Dzugascvili.
 
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Zefiro

da sudovest
Grazie per le informazioni e le precisazioni Olga. Non ero personalmente al corrente dei dettagli che hai postato.

Mi preme comunque precisare che a me il brano che ho riportato ha colpito per il suo contenuto generale. In particolare, intendo dire, per la scardinatura della cesura tra infinitamente prosaico e infinitamente metafisico o epico che esso opera.

Sul fatto che sia citata una persona in particolare, superficialità forse, in verità, non mi ero soffermato affatto. Poteva benissimo essere un nome di fantasia e l'episodio stesso inventato di sana pianta, come magari è, non saprei dire, Kundera a sua volta cita il Sunday Times.
 
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asiul

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Mi sono sbagliata con il voto. Beh! pazienza.

Di questo libro odio il titolo. So che è insolito come giudizio,ma è così.L'ho acquistato per curiosità quando ero ancora una fanciulla con le treccine lunghe...però l'ho letto tutto d'un fiato. Forse non vedevo l'ora di finirlo:)?)...scherzo.:mrgreen:
Per me non è un capolavoro, ma nemmeno brutto. Diciamo che gli do un 3/5.
 

Nikki

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" Dopo quattro anni passati a Ginevra, Sabina si era stabilita a Parigi senza riuscire a riprendersi dalla malinconia. Se le avessero chiesto che cosa le era successo, non avrebbe trovato le parole per dirlo.
Un dramma umano si può sempre esprimere con la metafora della pesantezza. Diciamo, ad esempio, che ci è caduto un fardello sulle spalle. Sopportiamo o non sopportiamo questo fardello, sprofondiamo sotto il suo peso, lottiamo con esso, perdiamo o vinciamo. Ma che cos'era successo in realtà a Sabina? Niente. Aveva lasciato un uomo perché voleva lasciarlo. Lui l'aveva forse perseguitata? Aveva cercato di vendicarsi? No. Il suo non era un dramma della pesantezza, ma della leggerezza. Sulle spalle di Sabina non era caduto un fardello, ma l'insostenibile leggerezza dell'essere
".
 

Biancaneve

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Questo è uno di quei libri che si amano o si odiano. Diciamo che io oscillo tra i due opposti. Mi è piaciuto il personaggio di Tereza, molto ben delineato, simbolo della pesantezza di vivere che incontra la sua metà, Tomas, simbolo al contrario della leggerezza. Kundera cita infatti, il mito del Simposio di Platone: all'inizio gli esseri umani erano ermafroditi e Dio li spaccò in due metà che da allora vagano per il mondo cercandosi. L'amore è il desiderio della metà perduta di noi stessi. Ma tutto il libro in generale è pervaso da questa dualità leggerezza/pesantezza. Anche nello stile di scrittura la ritroviamo, questo alternarsi di saggio e romanzo, pesante e leggero, permanente ed effimero. Sono interessanti i sogni di Tereza che mostrano le sue paure più profonde, la notte il suo inconscio esplode e la mette a nudo. La paura dell'abbandono la opprime e rende pesante il suo cuore. Solo alla fine, si ha un ricongiungimento delle due metà Tereza-Tomas, quando lui capisce che anche se trovasse la donna del suo sogno, avrebbe abbandonato il suo Paradiso, avrebbe tradito l'"Es nuss sein!" del suo amore per andar via insieme a Tereza, la donna nata da sei ridicole coincidenze.
Il mio voto è 4/5, non è perfetto, proprio perchè ha quei tratti insostenibilmente pesanti ma dopotutto è un bel libro, da inserire sicuramente tra i classici della letteratura del Novecento.
 

Nikki

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Ok allora comincio a postare dalla suddetta conferenza: "L'insostenibile leggerezza dell'essere,rappresenta una svolta rispetto alle opere precedenti,sia nelle tematiche,che nel respiro internazionale della vicenda. Dietro ad ogni credo vi è la convinzione che il mondo sia stato creato in modo giusto e ciò prende il nome di accordo categorico con l'essere,il cui ideale estetico è un mondo dove la merda è negata. Questo ideale estetico si chiama Kitsch,affermazioni derivate dalla lettura di alcuni saggi di Broch,Benjamin e Belocratzky. Kitsch,cattivo gusto,assurto anche come termine artistico del tardo liberty,non necessariamente definizione negativa,anzi al contrario,anche nelle cose di cattivo gusto c'è un alone di poesia. Kitsch è pure un modo di praticare e intendere il potere. Kundera da questa definizione di kitsch: nell'arte l'insincerità,costruire sopra la realtà,coprirla e tentare di nasconderla. Il liberty è l'ultimo tentativo di salvare la natura dalla tecnica,ma con esiti infelici,provocando un puzzo di morte. La ricerca dell'effetto per l'effetto,tipico dell'età moderna. Nell'insostenibile si parla molto di escrementi,che vengono continuamente negati,un pò come la morte. Sono cose scomode pur se esistenti,dunque rimosse. Il kitsch è l'atteggiamento mentale che fa si che noi non la si tenga in considerazione. La dittatura del cuore,l'esaltazione stucchevole dei buoni sentimenti. Ideale estetico degli uomini politici,il cattivo gusto è la cosa che accomuna gli uomini,essi non guardano la realtà in faccia,vogliono convincersi che è bella e idilliaca.Il kitsch nasconde la morte. Fra l'esistenza e l'oblio ci sta il cattivo gusto. La vera bontà sta nel non fare del male agli esseri più deboli,gli animali unici esseri viventi felici,perché la loro esistenza è fatta di ripetizioni,carezza,cibo,sonno,il tempo circolare del cane Karenin,splendida figura molto toccante nel romanzo. Da notare che proprio nel finale,quando finalmente i protagonisti si sentono finalmente felici grazie a delle piccole cose,avendo gettato alle ortiche l'impegno politico,trovano inopinatamente la fine. Romanzo di grande pessimismo,ma punto fermo della letteratura di questi decenni.

Se devo essere sincera, questa relazione la trovo quantomeno riduttiva... Si sa chi era il relatore e di che conferenza si trattava?
 

Nikki

New member
Dici che è un libro da ragazzo che ha appena scoperto il sesso...beh credo che tu voglia intendere che la riflessione sentimentale è solo abbozzata, non è approfondita. In effetti è vero, ma è vero anche che il 95% della popolazione mondiale ha una coscienza sentimentale solo abbozzata :D

Quasi quasi ti metterei in firma! :mrgreen::mrgreen:
 

Nikki

New member

Ho trovato eccezionale il suo saggio sul Kitsh ... però non so per quanto lo può comprendere fino in fondo una persona se non aveva vissuto il clima dei comunisti sulla propria pelle.

Io credo che la cultura del kitsch pervada molti settori e ambienti dell'attuale occidente (anche oriente, ma, insomma, io qui parlo per me). Non credo cioè sia vincolata al regime comunista in sé, ma piuttosto una categoria di pensiero, e quindi di azione, che è trasversale ad ogni regime, non necessariamente politico. Forse davvero appartiene più all'umana natura che alla storia.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Se devo essere sincera, questa relazione la trovo quantomeno riduttiva... Si sa chi era il relatore e di che conferenza si trattava?

la conferenza in questione risale al 1987, tenuta da Francesco Cataluccio a Milano, dal titolo " La crisi dell'Europa centrale attraverso gli scritti di Kundera"
 

pigreco

Mathematician Member
Che dire? Mi è piaciuto moltissimo, un libro davverio stupefacente. Il modo di narrare di Kundera è scorrevole, le pagine scorrono senza che nemmeno uno se ne accorga. La storia mi ha personalmente intrigato, gli intrecci dei personaggi sono molto piacevoli e anche la modalità con la quale l'autore salta da una situazione all'altra la trovo ben riuscita. Ben descritte anche le situazioni sessuali che imperversano abbastanza insistentemente nel testo senza fargli perdere quella delicatezza costante che attraversa le pagine dall'inizio fino al termine. Numerose sono le frasi che ho sottolineato e che aggiungerò alle mie liste di citazioni letterarie. Solitamente per quel che mi riguarda già solo questo fattore basta a collocare un romanzo nell'olimpo dei miei preferiti.
 

ValeG

New member
Questo libro mi è piaciuto moltissimo: o si ama o si odia, come avete detto. E io penso di amarlo. Sin dall'inizio della lettura ho iniziato ad appassionarmi al modo di scrivere di Kundera.
La storia è debole, anche se Kundera riesce a creare un intreccio di fatti e vite dei personaggi molto interessante. L'autore non esprime giudizi, non si schiera a favore di nessuno, sta a noi prendere le parti di uno o dell'altro personaggio: subito mi son trovata in sintonia con il personaggio di Tereza, vera protagonista del romanzo a mio avviso: è lei che deve combattere con la leggerezza di un essere, che ama profondamente, Tomas. E in effetti, di questa donna, non si può non apprezzare l'infinito amore di cui è capace, nonostante sia stata mandata a marciare nuda con altre donne (Coinvolgenti i sogni di Tereza). E' Tereza che ci spinge a riflettere sui sentimenti e sulla vita. Il vero corpus del libro sono proprio i pensieri che Kundera sviscera in maniera eccezionale: la narrazione scorre fluida e non è mai rallentata dalle dissertazioni filosofiche in cui si perde l'autore, sono curiosa, infatti, di proseguire nella lettura di altri suoi romanzi per vedere se questa bravura-chiarezza di pensiero è una costante.
Dal punto di vista narrativo mi è piaciuto moltissimo il passaggio dedicato alla morte di Karenin, è stato molto commovente, soprattutto perchè Karenin era l'altra medaglia della leggerezza dell'essere, a mio avviso, l'altra costante affettiva della vita di Tereza ( Non a caso Karenin è un regalo di Tomas). Se la leggerezza di Tomas stava nell'incapacità di realizzare un amore "totale" con la sua donna, tanto da cercare un continuo appagamento sessuale con altre, Karenin era l'esempio perfetto di un amore adorante, sbocciato e nutrito senza troppi ma e se, senza tradimenti di sorta, come è tipico dei cani che amano il loro padrone indipendentemente dalla condotta morale, dal carattere, dalla bellezza, un amore così bello e puro che mi auguro esista anche tra gli uomini.
Nonostante il comportamento riprovevole di Tomas, è profondo il pensiero che accompagna le sue azioni, e la forza di un amore che è altro rispetto al sesso. Personalmente non credo si possano scindere le due componenti sesso e amore, ma questa storia sembra raccontare proprio questo. Per questo è magica la storia di questo amore nato da sei ridicole coincidenze.
 

darida

Well-known member
L'Insostenibile leggerezza dell'essere -e sulla bellezza del titolo non ci piove :mrgreen:....- ha destato in me sensazioni contrastanti.
Da appassionata di romanzi trovo la storia un tantino carente, non sono riuscita ad entrare in completa sintonia con i personaggi un po' 'freddini' a mio vedere, fatta eccezione per il capitolo del sorriso di Karenin che mi ha letteralmente strapazzato il cuoricino ripagandomi delle mancanze.
Ma il libro non e' solo romanzo, tutt'altro: storia, filosofia e certamente una sostanziale parte autobiografica; stimola pensieri interessanti ed altri sui quali si puo', -sempre a mio modestissimo avviso- anche sorvolare.

Non so quanto il tutto verra' trattenuto dalla mia debole memoria, sono comunque lieta di averlo letto e ringrazio l'amico che me lo ha consigliato :)
 
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skitty

Cat Member
Già rapita da “L'immortalità”, ho voluto leggere come primo libro del nuovo anno “L'insostenibile leggereza dell'essere”.
E di nuovo mi sono trovata nel cuore di ogni personaggio, e di nuovo ogni loro pensiero e riflessione rispecchiava temi già noti all'anima, mia o di chi mi circonda...
Gli argomenti sono semplici, eppure così tanti, e spaziano dalla visione della storia Ceca dopo la seconda guerra mondiale, all'amore di coppia, dalla relazione tormentata con i figli, all'amore incondizionato per gli animali.
Riflessioni molto intime sulla famiglia e sulla coppia, nonché sulla politica e la religione... Uno spunto infinito di emozioni e di pensieri, da leggere e rileggere, e di cui fare tesoro. Come molti lettori hanno precisato, molti temi sono in contrasto anche con le mie convinzioni, e non condivido il comportamento dei protagonisti. Ma è proprio questa diversità dalle mie idee, che spinge alla riflessione.

Alcuni passi che ho evidenziato strada facendo:
Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica.”
“Non si può mai sapere cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può né confrontare con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future”.
“Nemmeno il nostro proprio dolore è così pesante come un dolore che si prova con un altro, verso un altro, al posto di un altro, moltiplicato dall'immaginazione, prolungato in centinaia di echi.”
“(Karenin, il cane) Il momento del risveglio era una vera e propria gioia per lui: si meravigliava ingenuamente e stupidamente di essere ancora al mondo e ne provava una felicità sincera.”
“La gente di solito si rifugia nel futuro per sfuggire alle proprie sofferenze. Traccia una linea immaginaria sulla traiettoria del tempo, al di là della quale le sue sofferenze di oggi cessano di esistere.”
“La gente era troppo contenta di vedere l' umiliazione morale di un altro per lasciarsi rovinare quel piacere da una spiegazione.”
“Quando parla il cuore non sta bene che la ragione trovi da obiettare.”
“Non potremo mai stabilire con certezza fino a che punto i nostri rapporti con gli altri sono il risultato dei nostri sentimenti, del nostro amore, del nostro non-amore, della nostra bontà o del nostro rancore e fino a che punto sono condizionati dal rapporto di forze tra gli individui.”
Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l'amore) dall'altro invece di avvicinarsi a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.”

Indimenticabile. Voto 5.
 

happytelefilm

New member
mi dispiace di non aver sottolineato tutte le massime e i mille spunti di riflessione che si presentavano pagina dopo pagina, quando lo lessi. Dovrò riprenderlo in mano prima o poi.
Di sicuro questo libro mi ha confermato, come già Tolstoj relativamente al matrimonio, che la monogamia è una forzatura della natura umana.
Siamo esseri così leggeri e questa leggerezza è insostenibile.
 
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