fine capitolo 42
Sto cominciando a capire qualcosa di più della complessa storia dello Stato di Israele. Il mandato britannico in Palestina è giunto ormai alla fine e sta per nascere lo Stato di Israele.
L'episodio di Amos bambino con la ragazzina araba mi ha fatto provare pena per l'imbarazzo che lui deve avere provato.
Certo che ad Amos bambino veniva chiesto davvero molto, i suoi genitori avevano aspettative molto alte su di lui, che doveva comportarsi sempre in modo perfetto e adulto.
Bello il capitolo in cui Amos e il padre si improvvisano giardinieri: senza nessuno strumento, solo con forchetta e martello, cercano di dissodare un pezzo di terreno per poi seminarlo, con grandissimo impegno e volontà ma con notevole imperizia. Il padre di Amos era decisamente un intellettuale, incapace di abilità pratiche, come già aveva raccontato all'inizio, con la spassosa la descrizione dell’unico abitante in mezzo a tanti letterati in grado di aggiustare un rubinetto o piantare un chiodo, perciò soprannominato Baruch mani d’oro, mentre ” tutti gli altri erano in grado di analizzare con fiera retorica quanto fosse importante che il popolo ebraico tornasse finalmente alla vita nei campi e al lavoro manuale: di intellettuali, dicevano, ne abbiamo fin sopra i capelli ”.
Come pure mi ha divertito la scenetta, all'inizio, in cui il padre di Amos, spinto dalla necessità di trovare qualcosa da mangiare, prende a malincuore alcuni libri per andare a venderli, e torna con altri libri, occasioni imperdibili a cui non aveva saputo rinunciare. C'era grande amore per i libri e per la conoscenza, in questa famiglia.
„C'era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. Quand'ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand'anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.“