XCVII GdL - Una storia di amore e di tenebra di Amos Oz

elisa

Motherator
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capitolo 52

prosegue l'autobiografia dell'autore, perché alla fin di questo si tratta la storia sua e della sua famiglia
 

elisa

Motherator
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Capitolo 54

Sto andando avanti molto a rilento, forse perché continuo ad approfondire tutta la parte storica e anche filosofica, vedi Spinoza, che man mano descrive Oz. Che è maestro nel descrivere le persone, basta leggere la parte dedicata a Ben Gurion.
 

elisa

Motherator
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pagina 578

La morte del padre a soli 60 anni, la vita del kibbutz, l'accorgersi di non poter sottrarsi alla sua vocazione di scrittore, le magnifiche pagine sulle letture e le biblioteche e la bulimia da lettore che tanto ci accomuna, lo scoprire che si può scrivere del proprio ambiente e della propria storia senza per questo perdere di senso. Una scrittura sincera, piana, immediata. Anche se lenta è la lettura (con tutti quei nomi ebraici poi, lo stesso vezzo dei russi...) :D
 

elisa

Motherator
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Finito! Ci ho messo un mese perché non di facilissima lettura con tante digressioni storiche, politiche, filosofiche, letterarie ma di grande soddisfazione perché l'autore ti porta dentro casa e dentro gli avvenimenti della sua vita che sono tutt'altro che semplici, anzi drammatici per lo più. Ti sembra di conoscerlo come un amico o un parente con cui hai una consuetudine di frequentazione, Oz ha l'arte del descrivere con molta precisione e colore gli avvenimenti. Bello e consigliato ai più.
 

francesca

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Accidenti, mi scuso con tutti se finora sono stata così poco loquace nel commento di questa lettura.
La sto portando avanti anche con entusiasmo, ma ho proprio poco tempo per mettermi a scrivere le mie impressioni.
E mi dispiace tanto perché il libro mi piace moltissimo.
Sono arrivata alla descrizione delle prime esperienze scolastiche di Amos, ma ho un sacco di considerazioni sulle parti precedenti da condividere.
Come avevo già un po’ detto nel mio primo veloce commento, tutti i riferimenti a scrittori, intellettuali dei capitoli dedicati alla figura dello zio Yosef, mi sono rimasti un po’ difficili perché le mie nozioni al riguardo sono proprio scarse.
Ma lo stile di Oz è così descrittivo, così incredibilmente avvolgente che non ci si sente mai estranei nelle sue pagine.
Mi ha colpito l’estrema poeticità di alcuni capitoli, per esempio quello in cui Amos si lascia trasportare dai pensieri un giorno di estate sdraiato nel cortile mentre gli amici lo hanno lasciato solo perché non ha voluto sottostare al rito di iniziazione per entrare nella loro banda. Entra nell’anima la descrizione del cielo che cambia con il trascorrere delle ore insieme con i suoi pensieri e la sensazione del sassolino in bocca che muta consistenza e sapore via via che viene ammorbidito dalla saliva.
Così come è piena di poesia e di amore la descrizione di Gerusalemme attraverso il ricordo delle strade e dei vicoli della passeggiata del sabato pomeriggio fino a casa dello zio.
Mi ha angosciata la disperazione delle pagine in cui Oz si interroga sul suicidio della madre, in cui riporta i mille pensieri, domande, sensi di colpa che ha attraversato nel tempo dopo quella perdita, ancora incomprensibile e inspiegabile.
Senza parlare poi dell’ironia di alcuni passaggi, primo fra tutti la descrizione del padre che affronta il pezzetto di terra battuta del cortile di casa per coltivare qualche improbabile piantina armato di martello e cacciavite.
E infine colpisce la presenza continua dei libri nella vita del protagonista e delle persone che lo circondano.
Bellissimo il capitolo in cui racconta come il padre gli mostra l’incredibile possibilità di disposizione dei volumi, l’amore, la fantasia, la vita che già esistono nei libri come oggetto in sé, perfino al di là del contenuto.
Questo amore si ritrova nel racconto dell’autore del suo primo approccio alla lettura, e anche nella descrizione dell’accanimento alla lettura della mamma. Così come si ritrova nella descrizione del primo amore di bambino per la maestra Zelda.
I libri come oggetti, i libri come storie, i libri come compagni, i libri come oggetto d’amore: sono loro che sembrano reggere l’intera narrazione, le fondamenta della vita di tutti i personaggi che ne fanno parte.

Francesca
 

francesca

Well-known member
Finito.
E sono sempre dispiaciuta di aver commentato così poco.
Mi è piaciuto tantissimo.
Mi sono commossa, intristita, arrabbiata, divertita…
Mi è sembrato poi che ad un certo punto il libro cambiasse quasi registro, con la parte in cui l'autore descrive il suo presente, il momento in cui stava realmente scrivendo il libro.
Da in lì in poi mi è sembrato che la tragicità si facesse più intensa.
Mi ha emozionato tantissimo la descrizione della notte insonne dopo la dichiarazione della nascita dello stato di Israele e del momento in cui il padre di Amos si corica a letto con lui, lo abbraccia e in un sussurro gli racconta le angherie subite da giovane a scuola in quanto ebreo.
Così come mi ha emozionato la parte in cui Oz analizza i sui sentimenti nei confronti del suicidio della madre, i sensi di colpa, la rabbia, l'incomprensione.
Ma veramente non c'è stato un momento nella lettura di questo libro in cui ho sentito venir meno la mia partecipazione e il mio coinvolgimento.

Raduno le idee e vado a scrivere la recensione, anche se sento che non sarà facile.

Francesca
 
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