Accidenti, mi scuso con tutti se finora sono stata così poco loquace nel commento di questa lettura.
La sto portando avanti anche con entusiasmo, ma ho proprio poco tempo per mettermi a scrivere le mie impressioni.
E mi dispiace tanto perché il libro mi piace moltissimo.
Sono arrivata alla descrizione delle prime esperienze scolastiche di Amos, ma ho un sacco di considerazioni sulle parti precedenti da condividere.
Come avevo già un po’ detto nel mio primo veloce commento, tutti i riferimenti a scrittori, intellettuali dei capitoli dedicati alla figura dello zio Yosef, mi sono rimasti un po’ difficili perché le mie nozioni al riguardo sono proprio scarse.
Ma lo stile di Oz è così descrittivo, così incredibilmente avvolgente che non ci si sente mai estranei nelle sue pagine.
Mi ha colpito l’estrema poeticità di alcuni capitoli, per esempio quello in cui Amos si lascia trasportare dai pensieri un giorno di estate sdraiato nel cortile mentre gli amici lo hanno lasciato solo perché non ha voluto sottostare al rito di iniziazione per entrare nella loro banda. Entra nell’anima la descrizione del cielo che cambia con il trascorrere delle ore insieme con i suoi pensieri e la sensazione del sassolino in bocca che muta consistenza e sapore via via che viene ammorbidito dalla saliva.
Così come è piena di poesia e di amore la descrizione di Gerusalemme attraverso il ricordo delle strade e dei vicoli della passeggiata del sabato pomeriggio fino a casa dello zio.
Mi ha angosciata la disperazione delle pagine in cui Oz si interroga sul suicidio della madre, in cui riporta i mille pensieri, domande, sensi di colpa che ha attraversato nel tempo dopo quella perdita, ancora incomprensibile e inspiegabile.
Senza parlare poi dell’ironia di alcuni passaggi, primo fra tutti la descrizione del padre che affronta il pezzetto di terra battuta del cortile di casa per coltivare qualche improbabile piantina armato di martello e cacciavite.
E infine colpisce la presenza continua dei libri nella vita del protagonista e delle persone che lo circondano.
Bellissimo il capitolo in cui racconta come il padre gli mostra l’incredibile possibilità di disposizione dei volumi, l’amore, la fantasia, la vita che già esistono nei libri come oggetto in sé, perfino al di là del contenuto.
Questo amore si ritrova nel racconto dell’autore del suo primo approccio alla lettura, e anche nella descrizione dell’accanimento alla lettura della mamma. Così come si ritrova nella descrizione del primo amore di bambino per la maestra Zelda.
I libri come oggetti, i libri come storie, i libri come compagni, i libri come oggetto d’amore: sono loro che sembrano reggere l’intera narrazione, le fondamenta della vita di tutti i personaggi che ne fanno parte.
Francesca